Crepuscolo letterario di Luciana Fredella
L’ombra del campione
Luca Crovi propone il suo romanzo “giallo”
sabato 24 novembre 2018
23.01
Tra gli ospiti che di recente sono stati alla libreria Ubik di Foggia per lo spazio live c'è Luca Crovi: scrittore, critico letterario, musicale milanese e redattore presso la Sergio Bonelli Editore. Ha debuttato come autore con un racconto dal titolo Bietole al forno, inserito nell'antologia Misteri (Camunia 1992), dopodiché si è dedicato allo studio delle origini e degli sviluppi della narrativa poliziesca in Italia pubblicando il saggio Delitti di carta nostra. Una storia del giallo italiano (2000) e l'antologia del brivido, curata assieme il musicista Franz Campi, L'assassino è il chitarrista (2001), entrambi per le edizioni Puntozero. Per Marsilio ha realizzato la monografia Tutti i colori del giallo (2002), libro che si è trasformato nel 2003 nella omonima trasmissione radiofonica di Radiodue, che ha condotto per nove anni. Molti i suoi racconti noir apparsi in varie antologie, un «rock thriller in salsa olandese» scritto con Seba Pezzani, intitolato Tuttifrutti (Passigli 2004) e Noir. Istruzioni per l'uso (Garzanti 2013), raccolta di recensioni e di interviste – alcune immaginarie – ai protagonisti del genere. Annarita Briganti dice di lui: «Se sei un giallista e non ti ha mai intervistato Luca Crovi, non conti niente».
Quest'anno è stato pubblicato L'ombra del campione un libro molto intrigante sia per i personaggi ivi presenti che per le vicende raccontate: 30 capitoli, 30 racconti su aspetti particolare della Milano di fine anni Venti. Con grande capacità narrativa, l'autore accompagna il lettore nei meandri della storia milanese raccontando ad esempio, la storia di San Vittore, grazie alla voce di Pierino, un malnatt rinchiuso al Due, oppure il percorso della Gioconda, il tram che trasportava i defunti senza intralciare il traffico e così chiamato perché la Gioconda non ha sorriso e c'era poco da ridere a veder passare quei cortei su rotaie, ma si parla anche di povertà e del sogno di un ragazzo che è diventato la storia di Milano, Giuseppe Peppin Meazza fino all'attentato a Vittorio Emanuele III in Piazza Giulio Cesare. Un vero gioiellino che entra nella grande e fortunata collana della NeroRizzoli. A dialogare sul romanzo L'ombra del campione e non solo, è con noi Luca Crovi che ha risposto alle domande di Canosaweb per la rubrica "Crepuscolo Letterario" tesa a promuovere la lettura e al contempo far conoscere scrittori, generi letterari e le variegate sfaccettature della cultura.
Il suo libro, L'Ombra del Campione, è uno straordinario spaccato storico della Milano del 1928, una Milano innovativa e all'avanguardia che lei ha conosciuto sin da piccolo attraverso il racconto dei suoi nonni. Tuttavia credo che tra l'ascoltare un racconto e il narrarlo ci sia molta differenza. È stato facile per lei raccontare la sua città di quegli anni? Partire dai ricordi della mia bisnonna è stato in realtà successivo al fatto che stavo lavorando sul 1928. Mi sono trovato a raccontare quell'anno perché quasi magicamente potevo farvi incontrare Meazza e De Vincenzi. Poi ho scoperto che il 1928 era stato l'anno dell'attentato a Vittorio Emanuele III davanti alla Fiera Campionaria ma che era anche quello della nascita dei modelli a carrello dei tram che girano ancora per la nostra città. Tutte queste situazioni incrociate, che mi davano già un tessuto narrativo definito, mi hanno portato a recuperare foto, canzoni, libri e giornali di quell'epoca. E in particolare l'accesso alle pagine del Corriere della Sera che mi è stato concesso on line dalla Sormani mi ha permesso di leggere giorno per giorno che cos'era davvero successo all'epoca, di sbirciare pubblicità, di analizzare recensioni di concerti, articoli di cronaca nera che ho usato per costruire il mio romanzo.
Come ha esplicitato nel libro, lei ha voluto ricordare Augusto De Angelis, inserendo nel suo romanzo il commissario De Vincenzi. Ma di citazioni ce ne sono altre, alcune palesi, come quella ad Andrea Vitali, altre meno, quasi a voler ringraziare chi, in qualche modo, ha influenzato le sue scelte letterarie. È un'impressione sbagliata? Nel libro ci sono alcune citazioni dalle opere di De Angelis, altre dalle poesie di De Marchi, altre dalle canzoni di Giovanni D'Anzi, altre dalla vita personale di Andrea Vitali (di cui ho spostato le vicende nel 1928), altre dai ricettari della cucina milanese. Tutte le citazioni che ho inserito in una sorta di mosaico servono a costruire l'intenso puzzle narrativo della mia storia.
Ammetto, con molto rammarico, di non aver mai ascoltato la sua trasmissione TUTTI I COLORI DEL GIALLO in onda su Radio2 e dunque le chiedo: quanti colori ha il giallo? Per me sono infiniti come infinita è la gamma delle possibilità espressiva del mezzo radiofonico. La radio non la fai mai da solo ma con gli ascoltatori e per questo rispecchia la sensibilità di tantissime persone.
Ne L'ombra del campione utilizza spesso il milanese e trovo che far parlare i personaggi nel loro dialetto, li renda veri, vivi. In tal modo il lettore diventa partecipe della storia, viene coinvolto emotivamente e si crea intimo rapporto sia con la storia stessa che con i personaggi. Ha mai pensato durante la stesura di non utilizzare più il milanese e correggere i termini dialettali, oppure ritiene che solo il dialetto possa esprimere meglio un concetto, un pensiero…? Ci sono parole come scighera, ligera, pulé, ghisa, nagot, ninin, bagaj che tradotte in italiano non hanno la stessa forza evocativa, volevo che i miei personaggi parlassero come lo facevano davvero all'epoca e credo che se non avessi usato il milanese la mia storia avrebbe avuto sicuramente un altro sapore.
Lei ha intervistato tanti autori, cantanti, a volte anche autori defunti, ora che ha scritto un romanzo, quale sensazione prova a trovarsi dall'altra parte? Devo dirti che la sensazione è bellissima perché comunicare con i lettori è bellissimo. Io ho sempre comunicato presentando gli altri, adesso lo faccio presentando me stesso. Non sono cambiato nel mio modo di essere estroverso e mi fa piacere essere contagioso sia nelle presentazioni che nelle storie che scrivo.
Uno dei protagonisti della sua storia è De Vincenzi, il poeta-commissario che "istruisce" il lettore e lo accompagna nella storia di Milano attraverso le sue vicende personali. Ciò che colpisce di quel periodo è la dignità insita nei personaggi, guardie o ladri che siano: i poliziotti non usano le armi e la ligéra rispetta le forze dell'ordine. Quando a suo parere è cambiato tutto? Le regole cambiarono già nel 1928 con l'avvento della polizia segreta fascista sino agli sessanta, sino all'arrivo a Milano della banda Cavallero che fece una strage di civili durante una rapina in banca, la criminalità lombarda manteneva delle regole di codice che rispettava e che anche la polizia rispettava. Ovviamente le armi dopo la guerra arrivarono nelle case e alcune erano rimaste proprio dopo i giorni della resistenza, la presenza di queste ha portato qualcuno a usarle e a usarle contro le persone innocenti. La ligera degli anni Vento-Trenta era rispettata nei quartieri per il suo modo di comportarsi, i banditi che invasero Milano e la misero a ferro e fuoco negli anni successivi vennero temuti e portarono la polizia a rispondere nei conflitti a fuoco.
Il campione cui fa riferimento la sua storia è Giuseppe Meazza. Studiando e facendo ricerche su el Balila, cosa ha scoperto su questo straordinario uomo? Ho scoperto che i suoi natali poveri gli permisero un percorso atletico onesto e lo portarono a far guardare con altri occhi il gioco del calcio da parte dei milanesi. Meazza ha dato il nome allo Stadio di San Siro perché per davvero venne guardato come un eroe dai suoi contemporanei. I Giornali commentavano le sue imprese, c'erano vignette umoristiche e fumetti su di lui, persino le figurine Fu uno dei primi sportivi italiani a cui vennero dedicati racconti e persino un giallo.
Uno dei personaggi che mi piace di più è la sciura Maria perché mi ha ricordato molto la portinaia di quando ero bambina, perché era un punto di riferimento e all'occorrenza, qualunque cosa fosse necessario, ovvero, una mamma, un'amica, una zia… Quanto è stato importante per la storia inserire una figura come la sciura Maria? Quando Rizzoli mi ha chiesto esplicitamente di inserire un lato sentimentale nella mia storia ho pensato subito alla mia bisnonna e alla sua storia, alla sua umanità, al suo poter vivere con niente, al suo sopravvivere con dignità anche in mezzo alla povertà come aveva fatto la mamma di Meazza.
Cosa sta leggendo in questi giorni Luca Crovi? Una raccolta di racconti gotico-fantastici di un autore foggiano Rosario Vitale che si intitola "Benedetta Degli Esposti e altre storie di donne fantastiche" (Bookabook), se vi piaccion Poe, Hoffman, Landolfi, Leopardi, Matheson e amate le storie a lume di candela che parlano di spettri, apparizioni, creature e maledizioni ve la consiglio caldamente. Se siete troppo paurosi e amate i viaggi vi consiglio il mondografico "Giappone" uscito nella collana The Passenger di iperborea che mi è appena arrivato sulla scrivania.
Progetti futuri? Rizzoli mi ha chiesto di dare un seguito alle avventure di De Vincenzi, per cui sto già lavorando a una storia ambientata nel 1928. E per Natale e Capodanno aspettatevi anche due racconti inediti dedicati a lui.
Luciana Fredella
Quest'anno è stato pubblicato L'ombra del campione un libro molto intrigante sia per i personaggi ivi presenti che per le vicende raccontate: 30 capitoli, 30 racconti su aspetti particolare della Milano di fine anni Venti. Con grande capacità narrativa, l'autore accompagna il lettore nei meandri della storia milanese raccontando ad esempio, la storia di San Vittore, grazie alla voce di Pierino, un malnatt rinchiuso al Due, oppure il percorso della Gioconda, il tram che trasportava i defunti senza intralciare il traffico e così chiamato perché la Gioconda non ha sorriso e c'era poco da ridere a veder passare quei cortei su rotaie, ma si parla anche di povertà e del sogno di un ragazzo che è diventato la storia di Milano, Giuseppe Peppin Meazza fino all'attentato a Vittorio Emanuele III in Piazza Giulio Cesare. Un vero gioiellino che entra nella grande e fortunata collana della NeroRizzoli. A dialogare sul romanzo L'ombra del campione e non solo, è con noi Luca Crovi che ha risposto alle domande di Canosaweb per la rubrica "Crepuscolo Letterario" tesa a promuovere la lettura e al contempo far conoscere scrittori, generi letterari e le variegate sfaccettature della cultura.
Il suo libro, L'Ombra del Campione, è uno straordinario spaccato storico della Milano del 1928, una Milano innovativa e all'avanguardia che lei ha conosciuto sin da piccolo attraverso il racconto dei suoi nonni. Tuttavia credo che tra l'ascoltare un racconto e il narrarlo ci sia molta differenza. È stato facile per lei raccontare la sua città di quegli anni? Partire dai ricordi della mia bisnonna è stato in realtà successivo al fatto che stavo lavorando sul 1928. Mi sono trovato a raccontare quell'anno perché quasi magicamente potevo farvi incontrare Meazza e De Vincenzi. Poi ho scoperto che il 1928 era stato l'anno dell'attentato a Vittorio Emanuele III davanti alla Fiera Campionaria ma che era anche quello della nascita dei modelli a carrello dei tram che girano ancora per la nostra città. Tutte queste situazioni incrociate, che mi davano già un tessuto narrativo definito, mi hanno portato a recuperare foto, canzoni, libri e giornali di quell'epoca. E in particolare l'accesso alle pagine del Corriere della Sera che mi è stato concesso on line dalla Sormani mi ha permesso di leggere giorno per giorno che cos'era davvero successo all'epoca, di sbirciare pubblicità, di analizzare recensioni di concerti, articoli di cronaca nera che ho usato per costruire il mio romanzo.
Come ha esplicitato nel libro, lei ha voluto ricordare Augusto De Angelis, inserendo nel suo romanzo il commissario De Vincenzi. Ma di citazioni ce ne sono altre, alcune palesi, come quella ad Andrea Vitali, altre meno, quasi a voler ringraziare chi, in qualche modo, ha influenzato le sue scelte letterarie. È un'impressione sbagliata? Nel libro ci sono alcune citazioni dalle opere di De Angelis, altre dalle poesie di De Marchi, altre dalle canzoni di Giovanni D'Anzi, altre dalla vita personale di Andrea Vitali (di cui ho spostato le vicende nel 1928), altre dai ricettari della cucina milanese. Tutte le citazioni che ho inserito in una sorta di mosaico servono a costruire l'intenso puzzle narrativo della mia storia.
Ammetto, con molto rammarico, di non aver mai ascoltato la sua trasmissione TUTTI I COLORI DEL GIALLO in onda su Radio2 e dunque le chiedo: quanti colori ha il giallo? Per me sono infiniti come infinita è la gamma delle possibilità espressiva del mezzo radiofonico. La radio non la fai mai da solo ma con gli ascoltatori e per questo rispecchia la sensibilità di tantissime persone.
Ne L'ombra del campione utilizza spesso il milanese e trovo che far parlare i personaggi nel loro dialetto, li renda veri, vivi. In tal modo il lettore diventa partecipe della storia, viene coinvolto emotivamente e si crea intimo rapporto sia con la storia stessa che con i personaggi. Ha mai pensato durante la stesura di non utilizzare più il milanese e correggere i termini dialettali, oppure ritiene che solo il dialetto possa esprimere meglio un concetto, un pensiero…? Ci sono parole come scighera, ligera, pulé, ghisa, nagot, ninin, bagaj che tradotte in italiano non hanno la stessa forza evocativa, volevo che i miei personaggi parlassero come lo facevano davvero all'epoca e credo che se non avessi usato il milanese la mia storia avrebbe avuto sicuramente un altro sapore.
Lei ha intervistato tanti autori, cantanti, a volte anche autori defunti, ora che ha scritto un romanzo, quale sensazione prova a trovarsi dall'altra parte? Devo dirti che la sensazione è bellissima perché comunicare con i lettori è bellissimo. Io ho sempre comunicato presentando gli altri, adesso lo faccio presentando me stesso. Non sono cambiato nel mio modo di essere estroverso e mi fa piacere essere contagioso sia nelle presentazioni che nelle storie che scrivo.
Uno dei protagonisti della sua storia è De Vincenzi, il poeta-commissario che "istruisce" il lettore e lo accompagna nella storia di Milano attraverso le sue vicende personali. Ciò che colpisce di quel periodo è la dignità insita nei personaggi, guardie o ladri che siano: i poliziotti non usano le armi e la ligéra rispetta le forze dell'ordine. Quando a suo parere è cambiato tutto? Le regole cambiarono già nel 1928 con l'avvento della polizia segreta fascista sino agli sessanta, sino all'arrivo a Milano della banda Cavallero che fece una strage di civili durante una rapina in banca, la criminalità lombarda manteneva delle regole di codice che rispettava e che anche la polizia rispettava. Ovviamente le armi dopo la guerra arrivarono nelle case e alcune erano rimaste proprio dopo i giorni della resistenza, la presenza di queste ha portato qualcuno a usarle e a usarle contro le persone innocenti. La ligera degli anni Vento-Trenta era rispettata nei quartieri per il suo modo di comportarsi, i banditi che invasero Milano e la misero a ferro e fuoco negli anni successivi vennero temuti e portarono la polizia a rispondere nei conflitti a fuoco.
Il campione cui fa riferimento la sua storia è Giuseppe Meazza. Studiando e facendo ricerche su el Balila, cosa ha scoperto su questo straordinario uomo? Ho scoperto che i suoi natali poveri gli permisero un percorso atletico onesto e lo portarono a far guardare con altri occhi il gioco del calcio da parte dei milanesi. Meazza ha dato il nome allo Stadio di San Siro perché per davvero venne guardato come un eroe dai suoi contemporanei. I Giornali commentavano le sue imprese, c'erano vignette umoristiche e fumetti su di lui, persino le figurine Fu uno dei primi sportivi italiani a cui vennero dedicati racconti e persino un giallo.
Uno dei personaggi che mi piace di più è la sciura Maria perché mi ha ricordato molto la portinaia di quando ero bambina, perché era un punto di riferimento e all'occorrenza, qualunque cosa fosse necessario, ovvero, una mamma, un'amica, una zia… Quanto è stato importante per la storia inserire una figura come la sciura Maria? Quando Rizzoli mi ha chiesto esplicitamente di inserire un lato sentimentale nella mia storia ho pensato subito alla mia bisnonna e alla sua storia, alla sua umanità, al suo poter vivere con niente, al suo sopravvivere con dignità anche in mezzo alla povertà come aveva fatto la mamma di Meazza.
Cosa sta leggendo in questi giorni Luca Crovi? Una raccolta di racconti gotico-fantastici di un autore foggiano Rosario Vitale che si intitola "Benedetta Degli Esposti e altre storie di donne fantastiche" (Bookabook), se vi piaccion Poe, Hoffman, Landolfi, Leopardi, Matheson e amate le storie a lume di candela che parlano di spettri, apparizioni, creature e maledizioni ve la consiglio caldamente. Se siete troppo paurosi e amate i viaggi vi consiglio il mondografico "Giappone" uscito nella collana The Passenger di iperborea che mi è appena arrivato sulla scrivania.
Progetti futuri? Rizzoli mi ha chiesto di dare un seguito alle avventure di De Vincenzi, per cui sto già lavorando a una storia ambientata nel 1928. E per Natale e Capodanno aspettatevi anche due racconti inediti dedicati a lui.
Luciana Fredella