Crepuscolo letterario di Luciana Fredella
Nel ricordo di Kurt Cobain “Come Spiriti Adolescenti”
La parola a Piero Ferrante autore dell’antologia e Christian Di Furia
domenica 14 aprile 2019
10.20
Il 5 aprile ricorreva il XXV anniversario della morte di Kurt Cobain(1967-1994), statunitense, frontman dei Nirvana, uno dei più grandi cantautori e chitarrista della storia della musica di fine anni 80 inizi anni 90. Da molti considerato portavoce della generazione X, Kurt Cobain è in realtà una vera e propria icona che con il suo grunge ha influenzato intere generazioni di musicisti . Molte sono le biografie scritte in ricordo del cantante dei Nirvana, ma la genialità di Piero Ferrante ha reso possibile una pubblicazione diversa. Dalla seconda di copertina di Come Spiriti Adolescenti: "25 anni: quelli trascorsi dalla morte di Kurt Cobain. 25 canzoni diverse, tutte dei o interpretate dai Nirvana. 25 autori con 25 penne in mano, a fare di quelle canzoni un pretesto per tornare spiriti adolescenti. Come in quella canzone: la più cantata, la più famosa dice qualcuno. Quella che ha segnato indelebilmente gli anni Novanta, rivoluzionando una volta e per sempre la storia del rock mondiale". Per la ricorrenza, Canosaweb nell'ambito della rubrica "Crepuscolo Letterario" ha incontrato Piero Ferrante e Christian Di Furia che spiegano cos'è e com'è nata quest'antologia.
Il 3 aprile è uscita l'antologia Come Spiriti Adolescenti curata da lei Piero Ferrante. Innanzitutto perchè Kurt Cobain? La risposta è presto detta. Perché quest'anno cadono i 25 anni dalla sua morte. Tutto questo può sembrare macabro, addirittura cinico. Prendi la scusa della morte di una persona e ci fai intorno un libro. E invece non c'è niente di funebre e niente di opportunistico. Semplicemente, certe volte arriva il momento di prendersi carico di cose conservate nello scrigno del passato e relegate in chissà quale diavolo di cantina della memoria per riusarle nel presente. Magari di botto faranno ridere o sorridere, sarà difficile inquadrarle in un contesto diverso da quello in cui sono nate. Ma poi basta farci l'occhio, l'abitudine allo sguardo. Ecco, questa è stata la nostra azione collettiva. Un'azione buona a nostro modo, ma non necessariamente utile.
Per l'antologia hanno scritto alcuni autori, 25 per la precisione. Come sono stati scelti gli scrittori, con quale criterio? Questa è una domanda che mi fa sempre sorridere. Perché confesso di non aver usato un criterio specifico. Avevo in testa 25 persone, alcune tra loro clamorosamente diverse, e ho pensato che queste 25 persone potessero anzi no, dovessero stare con me su questa strada. Allora un giorno mi sveglio, metto insieme i loro indirizzi mail e scrivo un messaggio che ancora oggi fatico a capire come loro abbiano fatto a tollerare senza menarmi. Questo per dire che in questo turbinio polveroso e confuso, abbiamo costruito piano e insieme un progetto che è cambiato svariate volte in corsa. Alla fine, mi sono ritrovato con 25 scrittori che hanno scelto, come ispirazione, 25 canzoni diverse dei Nirvana per scrivere i loro 25 racconti. Tra tutti, solo in un caso e per ragioni assolutamente comprensibili, c'è stato un ritiro dal progetto. da qui anche la presenza mia tra i 25. Il risultato è una specie, stando in metafora, di libro di ricette pieno zeppo di odori, sapori, gusti, evocazioni.
Non è una biografia, non parla della morte di Kurt, non vuole aggiungere nulla a ciò che già si sa, cos'è dunque quest'antologia? Non mi interessava parlare di Kurt Cobain. Non mi interessava parlare dei Nirvana. Tutto quello che era possibile dire sull'uno e sugli altri è già stato detto e più ancora scritto. E sta per lo più dentro ai Diari di Cobain. A me, a noi, interessava parlare di quello che eravamo noi al tempo dei Nirvana e a quante e quali sensazioni fossero ancora vive di quelle sensazioni, che erano un mucchio disordinato ma vero, che provavamo ascoltando questo o quel pezzo, questo o quell'album. Volevamo restituire al mondo non l'ennesima agiografia, ma il prodotto dei nostri circuiti mentali attivati da un testo o da una vibrazione di chitarra o da uno di quelle laceranti urla che spezzavano il ritmo delle canzoni dei Nirvana. Per questo la mia sola regola è stata: niente verità, niente ricordi, niente aneddoti. Come ogni regola ovviamente disattesa in parte. Ma anche questo è grunge.
Sono rimasta colpita dal fatto che ogni capitolo è una canzone e alcune non le conoscevo: chi le ha scelte? Le hanno scelte loro. E la cosa più sorprendente è che sin dall'inizio nessuno si è sovrapposto alla scelta dell'altro. Per me leggere 25 persone che senza pensare hanno scelto 25 brani diversi è suonato come un segno. E siamo andati...
Da sempre è impegnato nel sociale dunque non fa eccezione questo libro. Infatti il ricavato della vendita del libro sarà devoluto a un progetto.... Sì, in verità solo una parte di esso. Nel senso che tutti gli autori, sollecitati da me, hanno scelto di donare i diritti al Gruppo Abele, l'associazione fondata 53 anni fa a Torino da don Luigi Ciotti. In particolare, i proventi serviranno ad aiutare un progetto che si chiama Drop House e consiste nell'accoglienza, in bassa soglia, di donne che vivono un periodo di vulnerabilità: economica, sociale, familiare, emotiva, psicologica. La Drop House è una specie di casa comune, un grande contenitore di bene dove si prova, attraverso la relazione, non solo a lenire ma a superare le difficoltà e dove non esistono demarcazioni sociali o culturali. Il che, in un tempo in cui l'alimentazione dell'odio è arma politica, è già una missione importante.
Complimenti davvero per la finalità! Riunire i testi di 25 autori presumo non sia stato facile, come non credo sia stato facile editarli. Quali sono state le maggiori difficoltà che ha trovato durante la redazione dell'antologia? Mettere insieme manipoli di persone perché procedano in un senso identico non è propriamente semplice. Guarda che fatica fanno già le maestre che chiedono ai bimbi delle classi di mettersi in fila per uno o per due. Metterne insieme 25, facendolo nel nome del grunge, la musica del caos, della confusione, del nichilismo, della distorsione, dell'indisciplina, è come provare a far mettere in fila per due tutti i bambini di tutte le classi di tutte le scuole elementari di Italia, Francia e Spagna (i tedeschi no perché sono disciplinati e là ti piace vincere facile). Questo la pensa così, quella colà; questo dice di spostare una cosa e questa di rimetterla com'era. Insomma, materialmente la composizione della struttura dei racconti è stata difficile. Ma la parte più dura, a un certo punto, è stata quando ho capito che, in molti casi, stavo maneggiando materiale sensibile, facile a esplodere: le emozioni figlie dei ricordi. In definitiva, Come spiriti adolescenti è un affresco lucido, dove più colorato dove un po' fosco, delle speranze deluse di almeno due/tre/quattro generazioni che sono state toccate dalla tempesta del grunge.
Dunque è vero che ci sono state difficoltà, ma ci sono state anche cose belle. Qual è stata la cosa più bella che è emersa? Letterariamente: la vita. Che siano allegri o nostalgici, che siano claustrofobici o divertenti, che siano pulp o sognanti, questi racconti tracimano di vita. Non ti stanno tra le mani. Li leggi, li senti leggere e capisci che ciascuno di loro potrebbe avere un risvolto a sé, un prosieguo a sé. E poi, umanamente, un forte senso di coesione nato tra autori che in molti casi, prima di sapersi insieme in questo libro, neppure sapessero delle loro rispettive esistenze. E' il potere dell'idea unificante che, se perseguita, aiuta a superare tutto: distanze, remore, timori.
Con noi oggi c'è anche un autore dei 25 che hanno collaborato all'antologia: Christian di Furia. Solo un paio di domande: quando Piero le ha proposto di scrivere un racconto partendo da una canzone dei Nirvana, come ha reagito? Mi è sembrato un esperimento interessante perché tutto sarebbe stato imprevedibile. In più sembrava un'operazione di moltiplicazione virtuosa: può una bellissima canzone originare un racconto altrettanto degno? E cosa succede nel passaggio dal suono alla parola, dalla musica alla pagina? Piero ci ha dato l'opportunità di osservare qualcosa di molto affascinante.
Quale canzone ha scelto? La canzone l'ho scelta esclusivamente per la sua qualità: Frances Farmer will have her revenge on Seattle è sempre stata una delle mie tracce preferite. Quando ho cominciato a riflettere sul racconto, per prima cosa ho riletto il testo e, fatte le prime ricerche, è venuta fuori lei, Frances Farmer, attrice di Seattle. Pian piano ho scoperto la sua storia e ho capito che nel racconto avrei dovuto narrare le sue vicende biografiche. Ovviamente però, non mi si chiedeva un articolo o un saggio. Dovevo far della letteratura, dunque in maniera naturale, ma ben studiata, ho deciso di raccontare la storia di Frances Farmer reinterpretandola in maniera immaginaria, avvalendomi, peraltro, di tante altre storie: un'interpretazione tra realtà, immaginazione e documenti.
Grazie Christian! Piero torniamo a lei, prossimi progetti? Un grande sogno, che è anche un pungolo. Metterli insieme tutti, tutti e 25, perché possano incontrare le donne della Drop House,in un rovesciamento dei ruoli: ascoltare storie invece che scriverle.
Spero che si faccia una diretta di questo bellissimo evento. Intanto grazie ancora per la Vostra disponibilità e in bocca al lupo per le carriere professionali e per il libro.
Luciano Fredella
Il 3 aprile è uscita l'antologia Come Spiriti Adolescenti curata da lei Piero Ferrante. Innanzitutto perchè Kurt Cobain? La risposta è presto detta. Perché quest'anno cadono i 25 anni dalla sua morte. Tutto questo può sembrare macabro, addirittura cinico. Prendi la scusa della morte di una persona e ci fai intorno un libro. E invece non c'è niente di funebre e niente di opportunistico. Semplicemente, certe volte arriva il momento di prendersi carico di cose conservate nello scrigno del passato e relegate in chissà quale diavolo di cantina della memoria per riusarle nel presente. Magari di botto faranno ridere o sorridere, sarà difficile inquadrarle in un contesto diverso da quello in cui sono nate. Ma poi basta farci l'occhio, l'abitudine allo sguardo. Ecco, questa è stata la nostra azione collettiva. Un'azione buona a nostro modo, ma non necessariamente utile.
Per l'antologia hanno scritto alcuni autori, 25 per la precisione. Come sono stati scelti gli scrittori, con quale criterio? Questa è una domanda che mi fa sempre sorridere. Perché confesso di non aver usato un criterio specifico. Avevo in testa 25 persone, alcune tra loro clamorosamente diverse, e ho pensato che queste 25 persone potessero anzi no, dovessero stare con me su questa strada. Allora un giorno mi sveglio, metto insieme i loro indirizzi mail e scrivo un messaggio che ancora oggi fatico a capire come loro abbiano fatto a tollerare senza menarmi. Questo per dire che in questo turbinio polveroso e confuso, abbiamo costruito piano e insieme un progetto che è cambiato svariate volte in corsa. Alla fine, mi sono ritrovato con 25 scrittori che hanno scelto, come ispirazione, 25 canzoni diverse dei Nirvana per scrivere i loro 25 racconti. Tra tutti, solo in un caso e per ragioni assolutamente comprensibili, c'è stato un ritiro dal progetto. da qui anche la presenza mia tra i 25. Il risultato è una specie, stando in metafora, di libro di ricette pieno zeppo di odori, sapori, gusti, evocazioni.
Non è una biografia, non parla della morte di Kurt, non vuole aggiungere nulla a ciò che già si sa, cos'è dunque quest'antologia? Non mi interessava parlare di Kurt Cobain. Non mi interessava parlare dei Nirvana. Tutto quello che era possibile dire sull'uno e sugli altri è già stato detto e più ancora scritto. E sta per lo più dentro ai Diari di Cobain. A me, a noi, interessava parlare di quello che eravamo noi al tempo dei Nirvana e a quante e quali sensazioni fossero ancora vive di quelle sensazioni, che erano un mucchio disordinato ma vero, che provavamo ascoltando questo o quel pezzo, questo o quell'album. Volevamo restituire al mondo non l'ennesima agiografia, ma il prodotto dei nostri circuiti mentali attivati da un testo o da una vibrazione di chitarra o da uno di quelle laceranti urla che spezzavano il ritmo delle canzoni dei Nirvana. Per questo la mia sola regola è stata: niente verità, niente ricordi, niente aneddoti. Come ogni regola ovviamente disattesa in parte. Ma anche questo è grunge.
Sono rimasta colpita dal fatto che ogni capitolo è una canzone e alcune non le conoscevo: chi le ha scelte? Le hanno scelte loro. E la cosa più sorprendente è che sin dall'inizio nessuno si è sovrapposto alla scelta dell'altro. Per me leggere 25 persone che senza pensare hanno scelto 25 brani diversi è suonato come un segno. E siamo andati...
Da sempre è impegnato nel sociale dunque non fa eccezione questo libro. Infatti il ricavato della vendita del libro sarà devoluto a un progetto.... Sì, in verità solo una parte di esso. Nel senso che tutti gli autori, sollecitati da me, hanno scelto di donare i diritti al Gruppo Abele, l'associazione fondata 53 anni fa a Torino da don Luigi Ciotti. In particolare, i proventi serviranno ad aiutare un progetto che si chiama Drop House e consiste nell'accoglienza, in bassa soglia, di donne che vivono un periodo di vulnerabilità: economica, sociale, familiare, emotiva, psicologica. La Drop House è una specie di casa comune, un grande contenitore di bene dove si prova, attraverso la relazione, non solo a lenire ma a superare le difficoltà e dove non esistono demarcazioni sociali o culturali. Il che, in un tempo in cui l'alimentazione dell'odio è arma politica, è già una missione importante.
Complimenti davvero per la finalità! Riunire i testi di 25 autori presumo non sia stato facile, come non credo sia stato facile editarli. Quali sono state le maggiori difficoltà che ha trovato durante la redazione dell'antologia? Mettere insieme manipoli di persone perché procedano in un senso identico non è propriamente semplice. Guarda che fatica fanno già le maestre che chiedono ai bimbi delle classi di mettersi in fila per uno o per due. Metterne insieme 25, facendolo nel nome del grunge, la musica del caos, della confusione, del nichilismo, della distorsione, dell'indisciplina, è come provare a far mettere in fila per due tutti i bambini di tutte le classi di tutte le scuole elementari di Italia, Francia e Spagna (i tedeschi no perché sono disciplinati e là ti piace vincere facile). Questo la pensa così, quella colà; questo dice di spostare una cosa e questa di rimetterla com'era. Insomma, materialmente la composizione della struttura dei racconti è stata difficile. Ma la parte più dura, a un certo punto, è stata quando ho capito che, in molti casi, stavo maneggiando materiale sensibile, facile a esplodere: le emozioni figlie dei ricordi. In definitiva, Come spiriti adolescenti è un affresco lucido, dove più colorato dove un po' fosco, delle speranze deluse di almeno due/tre/quattro generazioni che sono state toccate dalla tempesta del grunge.
Dunque è vero che ci sono state difficoltà, ma ci sono state anche cose belle. Qual è stata la cosa più bella che è emersa? Letterariamente: la vita. Che siano allegri o nostalgici, che siano claustrofobici o divertenti, che siano pulp o sognanti, questi racconti tracimano di vita. Non ti stanno tra le mani. Li leggi, li senti leggere e capisci che ciascuno di loro potrebbe avere un risvolto a sé, un prosieguo a sé. E poi, umanamente, un forte senso di coesione nato tra autori che in molti casi, prima di sapersi insieme in questo libro, neppure sapessero delle loro rispettive esistenze. E' il potere dell'idea unificante che, se perseguita, aiuta a superare tutto: distanze, remore, timori.
Con noi oggi c'è anche un autore dei 25 che hanno collaborato all'antologia: Christian di Furia. Solo un paio di domande: quando Piero le ha proposto di scrivere un racconto partendo da una canzone dei Nirvana, come ha reagito? Mi è sembrato un esperimento interessante perché tutto sarebbe stato imprevedibile. In più sembrava un'operazione di moltiplicazione virtuosa: può una bellissima canzone originare un racconto altrettanto degno? E cosa succede nel passaggio dal suono alla parola, dalla musica alla pagina? Piero ci ha dato l'opportunità di osservare qualcosa di molto affascinante.
Quale canzone ha scelto? La canzone l'ho scelta esclusivamente per la sua qualità: Frances Farmer will have her revenge on Seattle è sempre stata una delle mie tracce preferite. Quando ho cominciato a riflettere sul racconto, per prima cosa ho riletto il testo e, fatte le prime ricerche, è venuta fuori lei, Frances Farmer, attrice di Seattle. Pian piano ho scoperto la sua storia e ho capito che nel racconto avrei dovuto narrare le sue vicende biografiche. Ovviamente però, non mi si chiedeva un articolo o un saggio. Dovevo far della letteratura, dunque in maniera naturale, ma ben studiata, ho deciso di raccontare la storia di Frances Farmer reinterpretandola in maniera immaginaria, avvalendomi, peraltro, di tante altre storie: un'interpretazione tra realtà, immaginazione e documenti.
Grazie Christian! Piero torniamo a lei, prossimi progetti? Un grande sogno, che è anche un pungolo. Metterli insieme tutti, tutti e 25, perché possano incontrare le donne della Drop House,in un rovesciamento dei ruoli: ascoltare storie invece che scriverle.
Spero che si faccia una diretta di questo bellissimo evento. Intanto grazie ancora per la Vostra disponibilità e in bocca al lupo per le carriere professionali e per il libro.
Luciano Fredella