Crepuscolo letterario di Luciana Fredella
Scrivere potenzia il linguaggio, lo amplifica enormemente.
A tu per tu con Letizia Vicidomini
mercoledì 25 aprile 2018
10.00
Una delle figure più versatili del panorama culturale nazionale è Letizia Vicidomini che vive a Nocera Inferiore, lavora a Napoli e gira in tutta Italia per la promozione dei suoi libri. Si, perché Letizia tra una trasmissione radio, il teatro e una docenza in corsi di scrittura creativa, scrive, scrive noir. Nel 2006 con "Nella memoria del cuore" esce il suo primo romanzo, cui segue "Angel" e qualche anno dopo "Il segreto di Lazzaro". Nel 2014 per Homo Scrivens pubblica "La poltrona di seta rossa" che narra la saga di una famiglia raccontata dalla protagonista Ernestina e che inaugura la trilogia dei colori cui seguirà "Nero. Diario di una ballerina", finalista del Festival Garfagnana in giallo 2015. A chiudere il ciclo arriva Notte in bianco un noir che vi lascerà senza respiro, intenso, vivo come un thriller di Hitchcock, dalla definizione di Maurizio de Giovanni. "Napoli, zona Materdei. Il rione viene sconvolto da un atroce ed efferato delitto a danno di Viola Carraturo detta "la tabaccaia", la cui morte ha aperto molte porte non solo nel passato della vittima ma anche di tutti coloro che in un modo o nell'altro sono venuti in contatto con lei: innanzitutto i due nipoti Annunziata e Benedetto, i primi sospettati a causa della loro dipendenza dal gioco che provocava liti continue con la zia, poi Vincenza Caputo, proprietaria dell'immobile, Matteo Spina l'usuraio, Alfredo Magliolo amministratore della Caputo. Indaga sul caso il commissario Michele Loffredo che si avvale della consulenza esterna dell'ex collega in pensione Andrea Martino, suo mentore e amico, già comparso in "Nero. Diario di una ballerina" ma che in questo caso, assume un ruolo determinante alla soluzione del caso per la sua straordinaria capacità di entrare in empatia con i suoi interlocutori". Attraverso la bella penna di Letizia Vicidomini, si entra nel cuore di Napoli, con le sue storie mai scontate, con i suoi suoni, i suoi colori e dove nulla è come appare. Mai. Attualmente è in fase creativa, la concessione di un'intervista è un vero privilegio che la scrittrice Letizia Vicidomini ha riservato a noi di CanosaWeb, per la rubrica "Crepuscolo Letterario" che ringraziamo VIVAmente.
Letizia, lei è molto brava a descrivere i luoghi in cui è ambientata la storia, tanto da indurre il lettore a "guardare" ciò che descrive e ad avere un rapporto confidenziale con gli abitanti del quartiere. Questa capacità le deriva dall'osservazione attenta di ciò che la circonda, o, lavorando da 20 anni a Napoli che conosce così a fondo da riuscire a descriverla con facilità? Sono vere entrambe le affermazioni. Tutto ciò che mi circonda e quanto accade mi suggerisce cosa raccontare, a maggior ragione quello che vedo e vivo a Napoli, mia casa adottiva. Non posso azzardarmi ad affermare di conoscerla a fondo questa città multiforme e sfaccettata, ma certamente mi è entrata nel cuore, accogliendomi nel suo.
La tabaccaia Viola Carraturo viene descritta come una persona trasandata, sporca, la cui vita è trascorsa all'interno della tabaccheria anch'essa lercia, e ad occuparsi di due nipoti che non avrebbe mai voluto accudire, se avesse potuto scegliere. Com'è nato questo personaggio?A volte basta una suggestione a scatenare il processo creativo, che poi risulta essere una specie di magia. Un po' di tempo fa mi è capitato di osservare una donna, una clochard con le stesse caratteristiche che ho attribuito a Viola. Mi aveva colpito la sua estraneità al contesto, quel camminare ossessivo da criceto in gabbia, le mani agganciate dietro la schiena. Avevo provato un misto di sensazioni contrastanti: ripugnanza, rabbia, ma soprattutto pena per quella vita sprecata.Da lì, da quel fotogramma, è nata la storia.
Leggendo il romanzo, ciò che emerge è che nulla è come appare. La tabaccaia apparentemente fredda, distaccata, cinica nei confronti dei nipoti, è stata una ragazza piena d'amore, vittima degli eventi. Annunziata e Benedetto, ludopatici, trovano nel gioco ciò di cui sono stati privati, dagli affetti alla vita vissuta, quindi ancora delle vittime. Matteo Spina l'usuraio "sciupafemmine" trova la tenerezza nell'unica donna che non avrebbe mai immaginato di amare…. Quanto è importante per lei il concetto di non fermarsi alle apparenze?Dopo aver "incontrato" Viola Carraturo questo concetto è diventato un imperativo, per me. Da amante delle tematiche pirandelliane avevo sempre condiviso l'importanza dell'apparenza, che inganna, beffa, confonde. Ho sempre cercato di non lasciarmi fuorviare dagli occhi, provando ad arrivare al cuore delle cose, e descrivendole in un romanzo spero di aver consolidato questa necessità, a me e ai lettori di "Notte in bianco".
La prima persona che si incontra nel romanzo è il commissario in pensione Andrea Martino, un uomo che immagino come un bonaccione che ispira fiducia e sicurezza tanto da indurre l'altro ad aprirsi in confidenze altrimenti impensabili. Quando ha capito che Martino era necessario per questa indagine? Andrea Martino personifica l'accoglienza, io lo percepisco come un abbraccio: caldo, rassicurante e forte. Già da "Nero" ne avevo compreso l'importanza ai fini umani e narrativi, anche se in quella vicenda aveva avuto un ruolo minore, pur se essenziale. Scrivendo la storia della tabaccaia ho sentito che la sua presenza avrebbe dato un senso a tutto il resto. Solo la sua pratica della misericordia, l'empatia con il dolore altrui, poteva donare a chi legge qualcosa in più.
Il condominio del palazzo che si affaccia sul giardino della tabaccaia ospita inquilini molto eterogenei e con "molta voglia" di fornire il loro contributo alle indagini sulla vita di Viola Carraturo. Crede che se il delitto fosse stato commesso in un luogo altro rispetto a Napoli, sarebbe stato possibile ricevere tali confidenze? Sono certa che la vicenda di Viola ambientata in un'altra città italiana o addirittura in un paese diverso, non avrebbe avuto lo stesso iter. Napoli è unica anche in questo: è diffidente ma apre le porte delle case e spalanca il cuore. Racconto spesso che facendo la pendolare mi sento Forrest Gump alla fermata dell'autobus. Le persone che si avvicendano sulla panchina mi lasciano tutte un obolo, un ricordo, un "fattariello" che poi magari diventa una storia. Penso sarebbero contenti, se sapessero di alimentare la mia vena narrativa ...
Una delle cose che mi ha fatto molto riflettere leggendo Notte in bianco è che spesso i rapporti si danno per scontati, e dunque spesso si rimanda una telefonata, una visita, una parola. Pare assurdo ai tempi dei social eppure succede. Leggere serve molto a leggersi dentro. Quando scrive pensa a quanto possa influire il contenuto sul lettore? Quanto invece la scrittura influisce su di lei? Rispondo in ordine inverso. La scrittura mi migliora, decisamente, perché da sempre ho compreso che mettere su carta quello che penso e sento mi aiuta a capire me stessa. In tempi remotissimi, quando ero una giovane fidanzatina, annotavo su un quaderno condiviso con il mio lui quello che non riuscivo a dirgli a voce. Non ho mai avuto difficoltà a comunicare, ma scrivere potenzia il linguaggio, lo amplifica enormemente. Per lo stesso motivo non scrivo con l'intento di influire sul lettore ma, una volta che il libro arriva in altre mani, sono certa che lo faccia. Dopotutto sono lettrice, prima che scrittrice, e so bene quanto i miei autori preferiti abbiano forgiato anche la mia anima.
Qual è il metodo, se esiste, di cui si avvale per scrivere?Non ho metodo, sono una scrittrice indisciplinata e con poco tempo a disposizione, quindi mi arrangio. Utilizzi tutti gli spazi che trovo per prendere appunti sparsi e fare lavoro di ricerca, se occorre, poi creo una pseudo scaletta. Ovviamente questa struttura cambia mentre procedo con la stesura, arrivando a diventare un guazzabuglio di asterischi e frecce che portano a deviazioni. La strada dal punto A al punto B, però è tracciata dal principio.
So che sta lavorando ad un nuovo romanzo. Può anticiparci qualcosa? Andrea Martino tornerà? La nuova storia sta prendendo forma, rapidamente, e anticipo solo che avrà una protagonista di nome Iris (di nuovo un fiore). Ancora una volta sto cercando di esplorare l'animo umano, di scandagliare le reazioni di fronte a qualcosa di enorme, doloroso e spiazzante, e spero di riuscirci. Martino tornerà, se avrà qualcosa di bello da raccontare, per ora non voglio che diventi seriale solo per il fatto che piace.
I prossimi impegni… Sono felice per il tour dell'antologia "Diversamente amici" (ed. Ad Est dell'Equatore), voluta dall'AMI e seguita amorevolmente da Maurizio de Giovanni, che ha reclutato un gruppo di scrittori e li ha messi ad esplorare le varie forme della diversità come valore aggiunto, non più come limite. Approfitto per invitare gli amici pugliesi alla presentazione del 26 maggio, al Club Unesco di Canosa di Puglia, dove verrò a parlarne con te, leggendo la storia de "La danzatrice hawaiana", il mio contributo all'antologia.
Letizia, lei è molto brava a descrivere i luoghi in cui è ambientata la storia, tanto da indurre il lettore a "guardare" ciò che descrive e ad avere un rapporto confidenziale con gli abitanti del quartiere. Questa capacità le deriva dall'osservazione attenta di ciò che la circonda, o, lavorando da 20 anni a Napoli che conosce così a fondo da riuscire a descriverla con facilità? Sono vere entrambe le affermazioni. Tutto ciò che mi circonda e quanto accade mi suggerisce cosa raccontare, a maggior ragione quello che vedo e vivo a Napoli, mia casa adottiva. Non posso azzardarmi ad affermare di conoscerla a fondo questa città multiforme e sfaccettata, ma certamente mi è entrata nel cuore, accogliendomi nel suo.
La tabaccaia Viola Carraturo viene descritta come una persona trasandata, sporca, la cui vita è trascorsa all'interno della tabaccheria anch'essa lercia, e ad occuparsi di due nipoti che non avrebbe mai voluto accudire, se avesse potuto scegliere. Com'è nato questo personaggio?A volte basta una suggestione a scatenare il processo creativo, che poi risulta essere una specie di magia. Un po' di tempo fa mi è capitato di osservare una donna, una clochard con le stesse caratteristiche che ho attribuito a Viola. Mi aveva colpito la sua estraneità al contesto, quel camminare ossessivo da criceto in gabbia, le mani agganciate dietro la schiena. Avevo provato un misto di sensazioni contrastanti: ripugnanza, rabbia, ma soprattutto pena per quella vita sprecata.Da lì, da quel fotogramma, è nata la storia.
Leggendo il romanzo, ciò che emerge è che nulla è come appare. La tabaccaia apparentemente fredda, distaccata, cinica nei confronti dei nipoti, è stata una ragazza piena d'amore, vittima degli eventi. Annunziata e Benedetto, ludopatici, trovano nel gioco ciò di cui sono stati privati, dagli affetti alla vita vissuta, quindi ancora delle vittime. Matteo Spina l'usuraio "sciupafemmine" trova la tenerezza nell'unica donna che non avrebbe mai immaginato di amare…. Quanto è importante per lei il concetto di non fermarsi alle apparenze?Dopo aver "incontrato" Viola Carraturo questo concetto è diventato un imperativo, per me. Da amante delle tematiche pirandelliane avevo sempre condiviso l'importanza dell'apparenza, che inganna, beffa, confonde. Ho sempre cercato di non lasciarmi fuorviare dagli occhi, provando ad arrivare al cuore delle cose, e descrivendole in un romanzo spero di aver consolidato questa necessità, a me e ai lettori di "Notte in bianco".
La prima persona che si incontra nel romanzo è il commissario in pensione Andrea Martino, un uomo che immagino come un bonaccione che ispira fiducia e sicurezza tanto da indurre l'altro ad aprirsi in confidenze altrimenti impensabili. Quando ha capito che Martino era necessario per questa indagine? Andrea Martino personifica l'accoglienza, io lo percepisco come un abbraccio: caldo, rassicurante e forte. Già da "Nero" ne avevo compreso l'importanza ai fini umani e narrativi, anche se in quella vicenda aveva avuto un ruolo minore, pur se essenziale. Scrivendo la storia della tabaccaia ho sentito che la sua presenza avrebbe dato un senso a tutto il resto. Solo la sua pratica della misericordia, l'empatia con il dolore altrui, poteva donare a chi legge qualcosa in più.
Il condominio del palazzo che si affaccia sul giardino della tabaccaia ospita inquilini molto eterogenei e con "molta voglia" di fornire il loro contributo alle indagini sulla vita di Viola Carraturo. Crede che se il delitto fosse stato commesso in un luogo altro rispetto a Napoli, sarebbe stato possibile ricevere tali confidenze? Sono certa che la vicenda di Viola ambientata in un'altra città italiana o addirittura in un paese diverso, non avrebbe avuto lo stesso iter. Napoli è unica anche in questo: è diffidente ma apre le porte delle case e spalanca il cuore. Racconto spesso che facendo la pendolare mi sento Forrest Gump alla fermata dell'autobus. Le persone che si avvicendano sulla panchina mi lasciano tutte un obolo, un ricordo, un "fattariello" che poi magari diventa una storia. Penso sarebbero contenti, se sapessero di alimentare la mia vena narrativa ...
Una delle cose che mi ha fatto molto riflettere leggendo Notte in bianco è che spesso i rapporti si danno per scontati, e dunque spesso si rimanda una telefonata, una visita, una parola. Pare assurdo ai tempi dei social eppure succede. Leggere serve molto a leggersi dentro. Quando scrive pensa a quanto possa influire il contenuto sul lettore? Quanto invece la scrittura influisce su di lei? Rispondo in ordine inverso. La scrittura mi migliora, decisamente, perché da sempre ho compreso che mettere su carta quello che penso e sento mi aiuta a capire me stessa. In tempi remotissimi, quando ero una giovane fidanzatina, annotavo su un quaderno condiviso con il mio lui quello che non riuscivo a dirgli a voce. Non ho mai avuto difficoltà a comunicare, ma scrivere potenzia il linguaggio, lo amplifica enormemente. Per lo stesso motivo non scrivo con l'intento di influire sul lettore ma, una volta che il libro arriva in altre mani, sono certa che lo faccia. Dopotutto sono lettrice, prima che scrittrice, e so bene quanto i miei autori preferiti abbiano forgiato anche la mia anima.
Qual è il metodo, se esiste, di cui si avvale per scrivere?Non ho metodo, sono una scrittrice indisciplinata e con poco tempo a disposizione, quindi mi arrangio. Utilizzi tutti gli spazi che trovo per prendere appunti sparsi e fare lavoro di ricerca, se occorre, poi creo una pseudo scaletta. Ovviamente questa struttura cambia mentre procedo con la stesura, arrivando a diventare un guazzabuglio di asterischi e frecce che portano a deviazioni. La strada dal punto A al punto B, però è tracciata dal principio.
So che sta lavorando ad un nuovo romanzo. Può anticiparci qualcosa? Andrea Martino tornerà? La nuova storia sta prendendo forma, rapidamente, e anticipo solo che avrà una protagonista di nome Iris (di nuovo un fiore). Ancora una volta sto cercando di esplorare l'animo umano, di scandagliare le reazioni di fronte a qualcosa di enorme, doloroso e spiazzante, e spero di riuscirci. Martino tornerà, se avrà qualcosa di bello da raccontare, per ora non voglio che diventi seriale solo per il fatto che piace.
I prossimi impegni… Sono felice per il tour dell'antologia "Diversamente amici" (ed. Ad Est dell'Equatore), voluta dall'AMI e seguita amorevolmente da Maurizio de Giovanni, che ha reclutato un gruppo di scrittori e li ha messi ad esplorare le varie forme della diversità come valore aggiunto, non più come limite. Approfitto per invitare gli amici pugliesi alla presentazione del 26 maggio, al Club Unesco di Canosa di Puglia, dove verrò a parlarne con te, leggendo la storia de "La danzatrice hawaiana", il mio contributo all'antologia.