Storia e dintorni
1° Marzo 1945 la tragedia di Pantanelle
Francesco Morra: era il 1° Marzo 1945, ormai 65 anni fa, quando verso le ore 16
lunedì 1 marzo 2010
LA TRAGEDIA DI PANTANELLA
Il 1° Marzo 1945 scoppiava un deposito di munizione causando 30 vittime di cui 9 di Canosa
Era il 1° Marzo 1945, ormai 65 anni fa, quando verso le ore 16 si udì una terribile esplosione all'aeroporto militare americano di Pantanella: a scoppiare un deposito di munizioni e di bombe d'aereo.
Fu una carneficina: 30 le persone che persero la vita; tra questi 9 i canosini: Giovanni Candida, Sabino Caporale, Gennaro Delli Santi, Pasquale Di Palma, Francesco Forina, Luigi Forina, Savino Rinella, Antonio Turturro, Agostino Eulisse. Giovanni Candida, Savino Rinella e Luigi Forina erano poco più che ragazzi: avevano rispettivamente 18, 17 e 16 anni. Lavoravano a Pantanella come operai, scaricavano e caricavano munizioni, bombe, armamenti degli americani; si guadagnavano la giornata lavorando a stretto contatto con gli aviatori, guardando da vicino i terribili B-24, i famosi Liberators, i bombardieri americani strategici a lungo raggio.
Una nuova tragedia della guerra colpiva così, nuovamente, duramente la città di Canosa provocando il lutto in altre 9 famiglie. Cosa potesse essere successo a Pantanella, come un deposito di bombe potesse essere scoppiato fu oggetto di dibattiti e commenti anche all'interno della stessa comunità canosina.
Oggi, a distanza di 65 anni, possiamo leggere le relazioni ufficiali sulla tragedia, da noi ritrovate presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma (fondi Ministero dell'Interno): il 4 maggio 1945, infatti, il Capo della Polizia trasmetteva al Ministero dell'Interno la relazione del Prefetto di Bari sull'esplosione di Pantanella; la riportiamo integralmente:
"Dalle ulteriori indagini, in merito all'esplosione delle bombe verificatesi il 1° marzo u.s. al deposito di Fornovecchio in agro di Canosa di Puglia, nessun elemento di colpabilità è risultato da parte di operai che lavoravano al predetto deposito.
Dei nove operai italiani, che al momento dell'esplosione si trovavano presenti, non restava alcun resto umano sul terreno. L'esplosione si attribuisce a difetto di costruzione di una delle bombe per aereo di 320 chilogrammi, che con lo scoppio provocò il grave disastro.
Si esclude, quindi, trattarsi di atto di sabotaggio da parte di elementi italiani perché tutto il personale addetto ai vari lavori del campo alleato di Fornovecchio risulta di buona condotta in genere e non capace di commettere delitti del genere".
Nel memoriale scritto da un canosino, all'epoca adolescente, uno tra i ragazzi che lavorava a Pantanella, sentiamo ancora l'eco della tragedia:
"[…] Nella città di Canosa la notizia della sciagura delle bombe giunse prima che noi tornassimo dal campo d'aviazione. Tra la popolazione, e soprattutto tra coloro che avevano parenti che andavano a lavorare con gli americani si propagò panico, stupore e pianto. Non vi nascondo che anche i miei piansero quando sentirono la notizia della sciagura. Si rassicurarono quando alle ore sette di sera tornai a casa e sentirono che la sciagura non era avvenuta al campo d'aviazione dove io lavoravo ma era accaduto un chilometro dopo il campo e quindi lontano da dove io lavoravo[…]".
Ai canosini periti nell'incidente "[…] fu fatto loro un degno funerale e fu dichiarato lutto cittadino […].
FRANCESCO MORRA
Il 1° Marzo 1945 scoppiava un deposito di munizione causando 30 vittime di cui 9 di Canosa
Era il 1° Marzo 1945, ormai 65 anni fa, quando verso le ore 16 si udì una terribile esplosione all'aeroporto militare americano di Pantanella: a scoppiare un deposito di munizioni e di bombe d'aereo.
Fu una carneficina: 30 le persone che persero la vita; tra questi 9 i canosini: Giovanni Candida, Sabino Caporale, Gennaro Delli Santi, Pasquale Di Palma, Francesco Forina, Luigi Forina, Savino Rinella, Antonio Turturro, Agostino Eulisse. Giovanni Candida, Savino Rinella e Luigi Forina erano poco più che ragazzi: avevano rispettivamente 18, 17 e 16 anni. Lavoravano a Pantanella come operai, scaricavano e caricavano munizioni, bombe, armamenti degli americani; si guadagnavano la giornata lavorando a stretto contatto con gli aviatori, guardando da vicino i terribili B-24, i famosi Liberators, i bombardieri americani strategici a lungo raggio.
Una nuova tragedia della guerra colpiva così, nuovamente, duramente la città di Canosa provocando il lutto in altre 9 famiglie. Cosa potesse essere successo a Pantanella, come un deposito di bombe potesse essere scoppiato fu oggetto di dibattiti e commenti anche all'interno della stessa comunità canosina.
Oggi, a distanza di 65 anni, possiamo leggere le relazioni ufficiali sulla tragedia, da noi ritrovate presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma (fondi Ministero dell'Interno): il 4 maggio 1945, infatti, il Capo della Polizia trasmetteva al Ministero dell'Interno la relazione del Prefetto di Bari sull'esplosione di Pantanella; la riportiamo integralmente:
"Dalle ulteriori indagini, in merito all'esplosione delle bombe verificatesi il 1° marzo u.s. al deposito di Fornovecchio in agro di Canosa di Puglia, nessun elemento di colpabilità è risultato da parte di operai che lavoravano al predetto deposito.
Dei nove operai italiani, che al momento dell'esplosione si trovavano presenti, non restava alcun resto umano sul terreno. L'esplosione si attribuisce a difetto di costruzione di una delle bombe per aereo di 320 chilogrammi, che con lo scoppio provocò il grave disastro.
Si esclude, quindi, trattarsi di atto di sabotaggio da parte di elementi italiani perché tutto il personale addetto ai vari lavori del campo alleato di Fornovecchio risulta di buona condotta in genere e non capace di commettere delitti del genere".
Nel memoriale scritto da un canosino, all'epoca adolescente, uno tra i ragazzi che lavorava a Pantanella, sentiamo ancora l'eco della tragedia:
"[…] Nella città di Canosa la notizia della sciagura delle bombe giunse prima che noi tornassimo dal campo d'aviazione. Tra la popolazione, e soprattutto tra coloro che avevano parenti che andavano a lavorare con gli americani si propagò panico, stupore e pianto. Non vi nascondo che anche i miei piansero quando sentirono la notizia della sciagura. Si rassicurarono quando alle ore sette di sera tornai a casa e sentirono che la sciagura non era avvenuta al campo d'aviazione dove io lavoravo ma era accaduto un chilometro dopo il campo e quindi lontano da dove io lavoravo[…]".
Ai canosini periti nell'incidente "[…] fu fatto loro un degno funerale e fu dichiarato lutto cittadino […].
FRANCESCO MORRA