Funerale di Carnevale
Funerale di Carnevale
Storia e dintorni

A Carnevèle passe péure la sùste

Rinnovata la tradizione del funerale

Il funerale a Carnevale è una tradizione che si ripete con entusiasmo e sarcasmo nel giorno del martedì grasso a Canosa di Puglia(BT). Quest'anno la location ha spiazzato tutti rispetto all'anno scorso, annunciata sui social con post scritti dai componenti del Comitato Castello indicando il ritrovo nella piazza antistante la Chiesa del Carmine. La morte di Carnevale ha lasciato increduli conoscenti e amici, provenienti anche dall'Africa, che addolorati hanno reso le condoglianze. Le news on line e le voci di strada ricorrenti hanno riportato che al pranzo del martedì grasso, Carnevale e consorte seduti a tavola si sono abbuffati all'inverosimile, così tanto da lasciare le penne. Dopo l'estrema unzione si è composto il corteo funebre che ha accompagnato la salma deposta su un carretto. Lungo il tragitto i parenti, tra i quali i figli e la vedova seguita dalle comare, piangevano a dirotto mentre giungevano tante invettive da parte dei creditori contro Carnevale per i debiti lasciati dal de cuius, ormai tutti rassegnati di non poter recuperare i crediti vantati. Durante le soste che il corteo ha effettuato ci sono stati momenti di euforia con canti e balli eseguiti dagli accompagnatori, molto simpatici nell'invitare gli spettatori, grandi e piccoli intervenuti in massa alla festa per Carnevale.

«Carn'val' mij', sì muort' …» Recitano così a Napoli in una litania burlesca, le donne, gli uomini e i ragazzi nel giorno del Martedì Grasso, quando si inscena la morte e il funerale di Carnevale, fra lamenti, urla, parolacce e finti piagnistei. Una memoria storica che riaffiora nel tempo. Ogni Paese ha la sua tradizione. In alcune frazioni di Napoli e provincia, vive ancora intatto questo rituale della morte di Carnevale messo in piedi come un vero spettacolo, dove tutta la cittadinanza partecipa al corteo funebre tra lo stupore delle nuove generazioni, con il fantoccio su un carretto. Durante questa plateale manifestazione, gli esponenti della famiglia di Carnevale (cioè gli organizzatori) intonano il canto funebre, fatto di testi tramandati da famiglia a famiglia mentre gli uomini in processione, sorseggiano del vino; poi il fantoccio viene bruciato nel falò e ridotto in cenere mentre si prosegue con il corteo, fra lamenti, risate, baldorie e leccornie. Lascia a noi il suo testamento fatto di speranze e di progetti futuri che dovremo rispettare. Prima di morire ha goduto di tutte le gioie terrene, ed ora chi lo ama lo segue in corteo sfoggiando il celebre lamento funebre sceneggiato tutto in napoletano che auspica il ritorno di Carnevale, negli anni a venire. Tra i lamenti funebri napoletani, spicca il finto consulto col medico tenutosi nei più importanti quartieri di Napoli che auguravano il ritorno di Carnevale: «"Comme si' muorto, gioia mia! gioia, mo moro! /Ha ditto u miedeco de lu Mercato / Che Carnevale sta malato. // E gioia! // Ha ditto u miedeco de lu Pennino / Che Carnevale sta ma lato dint'i stentine. // E gioia! // Ha ditto u miedeco de vascio Puorto / Che Carnevale sta malato n'cuorpo. // E gioia! // E comme l'avite vista st'anno / Lu puzzate b'bedè a ca'a cient'anno"» (Anonimo 1882).

Per l'occasione il maestro Peppino Di Nunno, cultore del dialetto e delle tradizioni popolari, peculiarità importanti della cultura locale, ha proposto la poesia rievocativa dal titolo "Carnevèle e la megghière".
Carnevèle e la megghière
Carnevèle e la megghière
poverìdde, che na facce amère,
ma quanne arròve la féste de Carnevèle
allègre màngene la carne du maièle,
po' mòre e la megghière u chiange apprìse o funerèle…
"cè pecchète, cè pecchète, ò mùrte Carnevèle!"
Mù na resète a Carnevèle
a niscéune de nèu fèce mèle,
se decève na vòlte ca stévene li canèle,
néh, ròte Carnevèle appòse o canèle!.

Assìtete dù e mangème che gùste,
a Carnevèle passe péure la sùste,
mangème le chiàcchiere e la ciambélle,
quane jà dolce, la vòte jà cchiù bélle!

U dòice l'àneme du pòpele e nu dìtte
sàupe a na chiànche ò rumèse scrìtte:
"pìte le bùne quàne vèneca le trìste nan mànghe mèje"

Carnevale e la moglie
Carnevale e la moglie,
poveri con una faccia amara,
ma quando arriva la festa di Carnevale
allegri mangiano la carne di maiale,
poi muore e la moglie lo piange appresso al funerale
"che peccato! che peccato! è morto Carnevale!"
Ora una risata a Carnevale
a nessuno di noi fa male,
si diceva una volta, e c'erano i canali,
neh! ride Carnevale appeso al canale!..
Siediti qui e mangiamo con gusto,
a Carnevale passa pure il cruccio,
mangiamo chiacchiere e ciambella,
quando è dolce, la vita è più bella!

Lo dice l'anima del popolo in un detto,
sopra una pietra è rimasto scritto:
"prenditi il bene quando viene,
perché i guai non mancano mai".


Il termine "carnevale" deriva dal latino "carnem levare" ovvero "eliminare la carne" poiché anticamente indicava il banchetto organizzato l'ultimo giorno di carnevale (il martedì grasso), prima del periodo di astinenza e digiuno quaresimale che inizia con il mercoledì delle ceneri, precedente la prima domenica di quaresima. Infatti, nelle chiese cattoliche di rito romano e in alcune comunità riformate, coincide con l'inizio stesso della quaresima, ossia il primo giorno del periodo liturgico "forte" a carattere battesimale e penitenziale in preparazione della Pasqua cristiana. "Morte di Re Carnevale" è il post scritto dall'ispettore capo della polizia di stato in quiescenza, Nunzio Di Giulio scrittore per hobby che anche in questa ricorrenza non ha fatto mancare la sua testimonianza narrativa.
Morte di Re Carnevale
A mezzanotte annunziante,
mercoledì delle Ceneri
la campana a morte impressionava,
e bimbo, sotto coperta mi rannicchiavo.
Moriva Carnevale,
di Quaresima avvento.
In futuro capirò,
che Carnevale è tutti i giorni.
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