Storia e dintorni
Centenario della pandemia “Spagnola”.
La nonna racconta a Canosa di “tetùcce”
martedì 9 ottobre 2018
17.49
In questo anno 2018, mentre ricorre il Centenario della Grande Guerra, si ricorda anche il Centenario dell'influenza detta "Spagnola". Mentre nelle trincee la Guerra mieteva vittime, nelle case la guerra di un virus letale uccideva più della Guerra (16 milioni di Caduti), funestando famiglie e paesi in tutto il mondo, dall'India al Brasile, dalla Persia alla Spagna, dal Sudafrica all'Ucraina. Abbiamo seguito con interesse all'inizio di questo anno, il servizio interessante di TGR Leonardo sul Virus, che segnò una catastrofe sanitaria mondiale. Ma nel mio vissuto e nei racconti di mia nonna Rosinella Catalano, a colmare il vuoto dei libri scolastici di Storia, ho appreso del morbo a Canosa di Puglia nelle parole in dialetto rievocate ripetutamente sulla morte del fratello maggiore: "teùcce morì alla Spagnole". Le abbiamo scritte nella pagina del 2015 "Sulle vie dei ciottoli del Dialetto Canosino", che riportiamo di seguito per fare memoria e rendere omaggio e pietà cristiana alle vittime della Spagnola a Canosa, rimaste anonime, senza segno e ammassate in dodici fosse comuni chiuse da una botola di pietra, riaperte faticosamente con un progetto volontario nell'estate del 1996. Il sito cimiteriale di Santa Maria dei Raccomandati va risanato e recintato. Si presume che a Canosa siano decedute circa 600 persone per il morbo della Spagnola. Il simbolo della pandemia sono le croci bianche del cimitero delle isole Svalbard nell'Artico, da dove il virus nel 2005 è stato riesumato, individuato e studiato.
Dal Libro "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" di Giuseppe Di Nunno.
Spagnòle (sost. f.). Pandemia virale letale che nel 1918 provocò la morte di decine di milioni di persone in Europa e nel mondo.
Etimologia: la pandemia influenzale fu denunciata solo dalla Spagna, che non era belligerante nel conflitto mondiale, per cui fu denominata "Spagnola".
Fu un flagello dovuto al virus Myxovirus A influenzale, isolato nel 1933, con 4,5 milioni di morti in Italia, tra Luglio e Ottobre del 1918, quando i cadaveri venivano ammassati nelle fosse comuni, come nel Camposanto di Canosa (la carnère, il carnaio). Le fosse sono state recuperate nella memoria storica, curate e valorizzate da un mio progetto nel 1996, patrocinato dal Commissario Prefettizio Giuseppe Iaculli, con il concorso della Presidente di Legambiente, dott.ssa Carmelinda Lombardi e con la partecipazione della Scuola Elementare "De Muro Lomanto". Fu una faticosa ricerca di autorizzazioni del Sindaco, dell'Ufficiale Sanitario Dott. Sorrenti, del Pretore Dott. Montedoro e infine del Custode del Cimitero Sig. Sabino Iannuzzi con cui provvedemmo ad aprire qualcuna delle dodici botole delle fosse presenti, entrando, a sinistra della Cappella Maggiore del Camposanto. L'amico Ing. Tobia Caputo firmò il progetto, che prevedeva una lapide documentale e una croce di pietre, incompiuta, sul sito delle dodici botole. Con il Cappellano del Cimitero Don Mario Porro, concordammo il testo della lapide, su cui ogni anno il 2 Novembre l'Amministrazione Comunale pone una corona di alloro. Diceva mia nonna Rosinella: "tetùcce murò a la Spagnòle!", riferendosi al fratello Catalano Nicola di venti anni che al mattino lavorava nei campi e poi si recava alle "scuole serali". Per evitare le fosse comuni (a la carnère), lo seppellirono in terra, in una tinozza zincata usata come bara. Ho ritrovato il suo loculo nella cappella cimiteriale del Santissimo Sacramento. Dal racconto della nonna nacque il mio progetto, per il recupero delle fosse anonime e abbandonate, nell'omertà del 1918. Nella cultura popolare ho raccolto dalla voce della collega Patrizia Falcetta, il detto, "Óne sfussète a la Spagnòle" (hanno riesumato una salma della Spagnola). Il detto si attribuisce all'aspetto macilento di una persona, accostandolo al cadavere dell'epidemia della Spagnola del 1918, che iperbolicamente viene riesumato, mentre in realtà questi cadaveri non sono stati mai riesumati o riposti nei loculi dell'ossario. La Spagnòle fu la guerra virale mondiale del 1918.
Radici etimologiche della Spagnola
Nel febbraio 1918 l'Agenzia di stampa spagnola FABRA comunicava «una strana forma di malattia a carattere epidemico è comparsa a Madrid … L'epidemia è di carattere benigno non essendo risultati casi mortali». La stampa europea, soggetta alla censura di guerra, non dichiarava la diffusione del morbo. A Canosa senza esequie, anche per motivi igienici, i cadaveri sui carretti venivano gettati e ammassati nelle fosse comuni del "carnaio". Mia nonna diceva che un giorno erano morte quaranta persone!
Il Virus della Spagnola
Il Virus H1N1 aggressivo, che contagiava per via aerea, anche con uno starnuto, da cui ci si bendava bocca e naso, causava una polmonite, con emorragia polmonare, dovuta anche alla reazione esorbitante del sistema immunitario nei giovani. Tra i 18 e 20 anni i più colpiti furono i giovani, perché non avevano avuto alcun impatto con ceppi virali analoghi. Non esistendo vaccini ci si curava con il chinino di stato, un antisettico inefficace. Mia nonna di 18 anni, come racconta, si ammalò, perse i capelli forse a causa del chinino di stato, che come alcaloide, sarebbe stato un chemioterapico, ma si salvò .... perciò esisto!
La spagnola nell'arte
Egon Schiele, pittore austriaco, nato nel 1890 ha espresso la tragedia della Spagnola nel dipinto «La famiglia».. Schiele aveva ritratto la moglie Edith incinta di sei mesi, quando, alla fine di ottobre del 1918, la stessa, contagiata dal virus, morì senza poter dare alla luce quel bimbo bruno e riccioluto che il pittore aveva immaginato. Lo stesso artista seguì nella tomba la moglie appena tre giorni dopo. Il dipinto è riportato sulla copertina del volume «1918: l'influenza spagnola. L'epidemia che cambiò il mondo» edito da Marsilio. L'opera pubblicata nel giugno 2017, scritta dalla giornalista scientifica Laura Spinney riporta l'epidemia in un contesto scientifico, storico, economico e culturale. Facciamo memoria dopo 100 anni dei Caduti del morbo della Spagnola, che fanno coesione e affratellano tutti i popoli della terra, perché la Salute è patrimonio mondiale dell'umanità, soprattutto in un'epoca di viaggi degli uomini senza frontiere. Facciamo memoria alle fosse comuni in tutti i Comuni d'Italia e nella nostra Canosa di Puglia, dando un'anima ai morti rimasti senza nome senza tomba. Cento anni fa mancarono le esequie in Chiesa.
Proponiamo che nella cerimonia del 2 Novembre 2018 il Cappellano del Cimitero Don Mario Porro benedica con acqua santa le dodici botole di pietra prima dell'omaggio della corona da parte del Sindaco. Proponiamo che in Cattedrale Mons. Felice Bacco celebri una Santa Messa in suffragio e gloria delle anime delle vittime cittadine della Spagnola. La Vergine Maria, come riporta l'iscrizione in latino sulla Cappella Maggiore del Camposanto di Canosa, dia loro dignità e pace nel regno dei cieli. E così sia!
maestro Giuseppe Di Nunno
Dal Libro "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" di Giuseppe Di Nunno.
Spagnòle (sost. f.). Pandemia virale letale che nel 1918 provocò la morte di decine di milioni di persone in Europa e nel mondo.
Etimologia: la pandemia influenzale fu denunciata solo dalla Spagna, che non era belligerante nel conflitto mondiale, per cui fu denominata "Spagnola".
Fu un flagello dovuto al virus Myxovirus A influenzale, isolato nel 1933, con 4,5 milioni di morti in Italia, tra Luglio e Ottobre del 1918, quando i cadaveri venivano ammassati nelle fosse comuni, come nel Camposanto di Canosa (la carnère, il carnaio). Le fosse sono state recuperate nella memoria storica, curate e valorizzate da un mio progetto nel 1996, patrocinato dal Commissario Prefettizio Giuseppe Iaculli, con il concorso della Presidente di Legambiente, dott.ssa Carmelinda Lombardi e con la partecipazione della Scuola Elementare "De Muro Lomanto". Fu una faticosa ricerca di autorizzazioni del Sindaco, dell'Ufficiale Sanitario Dott. Sorrenti, del Pretore Dott. Montedoro e infine del Custode del Cimitero Sig. Sabino Iannuzzi con cui provvedemmo ad aprire qualcuna delle dodici botole delle fosse presenti, entrando, a sinistra della Cappella Maggiore del Camposanto. L'amico Ing. Tobia Caputo firmò il progetto, che prevedeva una lapide documentale e una croce di pietre, incompiuta, sul sito delle dodici botole. Con il Cappellano del Cimitero Don Mario Porro, concordammo il testo della lapide, su cui ogni anno il 2 Novembre l'Amministrazione Comunale pone una corona di alloro. Diceva mia nonna Rosinella: "tetùcce murò a la Spagnòle!", riferendosi al fratello Catalano Nicola di venti anni che al mattino lavorava nei campi e poi si recava alle "scuole serali". Per evitare le fosse comuni (a la carnère), lo seppellirono in terra, in una tinozza zincata usata come bara. Ho ritrovato il suo loculo nella cappella cimiteriale del Santissimo Sacramento. Dal racconto della nonna nacque il mio progetto, per il recupero delle fosse anonime e abbandonate, nell'omertà del 1918. Nella cultura popolare ho raccolto dalla voce della collega Patrizia Falcetta, il detto, "Óne sfussète a la Spagnòle" (hanno riesumato una salma della Spagnola). Il detto si attribuisce all'aspetto macilento di una persona, accostandolo al cadavere dell'epidemia della Spagnola del 1918, che iperbolicamente viene riesumato, mentre in realtà questi cadaveri non sono stati mai riesumati o riposti nei loculi dell'ossario. La Spagnòle fu la guerra virale mondiale del 1918.
Radici etimologiche della Spagnola
Nel febbraio 1918 l'Agenzia di stampa spagnola FABRA comunicava «una strana forma di malattia a carattere epidemico è comparsa a Madrid … L'epidemia è di carattere benigno non essendo risultati casi mortali». La stampa europea, soggetta alla censura di guerra, non dichiarava la diffusione del morbo. A Canosa senza esequie, anche per motivi igienici, i cadaveri sui carretti venivano gettati e ammassati nelle fosse comuni del "carnaio". Mia nonna diceva che un giorno erano morte quaranta persone!
Il Virus della Spagnola
Il Virus H1N1 aggressivo, che contagiava per via aerea, anche con uno starnuto, da cui ci si bendava bocca e naso, causava una polmonite, con emorragia polmonare, dovuta anche alla reazione esorbitante del sistema immunitario nei giovani. Tra i 18 e 20 anni i più colpiti furono i giovani, perché non avevano avuto alcun impatto con ceppi virali analoghi. Non esistendo vaccini ci si curava con il chinino di stato, un antisettico inefficace. Mia nonna di 18 anni, come racconta, si ammalò, perse i capelli forse a causa del chinino di stato, che come alcaloide, sarebbe stato un chemioterapico, ma si salvò .... perciò esisto!
La spagnola nell'arte
Egon Schiele, pittore austriaco, nato nel 1890 ha espresso la tragedia della Spagnola nel dipinto «La famiglia».. Schiele aveva ritratto la moglie Edith incinta di sei mesi, quando, alla fine di ottobre del 1918, la stessa, contagiata dal virus, morì senza poter dare alla luce quel bimbo bruno e riccioluto che il pittore aveva immaginato. Lo stesso artista seguì nella tomba la moglie appena tre giorni dopo. Il dipinto è riportato sulla copertina del volume «1918: l'influenza spagnola. L'epidemia che cambiò il mondo» edito da Marsilio. L'opera pubblicata nel giugno 2017, scritta dalla giornalista scientifica Laura Spinney riporta l'epidemia in un contesto scientifico, storico, economico e culturale. Facciamo memoria dopo 100 anni dei Caduti del morbo della Spagnola, che fanno coesione e affratellano tutti i popoli della terra, perché la Salute è patrimonio mondiale dell'umanità, soprattutto in un'epoca di viaggi degli uomini senza frontiere. Facciamo memoria alle fosse comuni in tutti i Comuni d'Italia e nella nostra Canosa di Puglia, dando un'anima ai morti rimasti senza nome senza tomba. Cento anni fa mancarono le esequie in Chiesa.
Proponiamo che nella cerimonia del 2 Novembre 2018 il Cappellano del Cimitero Don Mario Porro benedica con acqua santa le dodici botole di pietra prima dell'omaggio della corona da parte del Sindaco. Proponiamo che in Cattedrale Mons. Felice Bacco celebri una Santa Messa in suffragio e gloria delle anime delle vittime cittadine della Spagnola. La Vergine Maria, come riporta l'iscrizione in latino sulla Cappella Maggiore del Camposanto di Canosa, dia loro dignità e pace nel regno dei cieli. E così sia!
maestro Giuseppe Di Nunno