Storia e dintorni
2 Dicembre 1943 - L'inferno a Bari la Pearl Harbour del Mediterraneo
1^ Parte -Alle 19.30 inizia l’attacco. I primi bombardieri piombano sul porto ma arrivano “lunghi...
martedì 2 dicembre 2008
17.09
E' la mattina del 2 dicembre 1943 quando un ricognitore tedesco, un ME 410, pilotato da Werner Hahn, si affaccia sul Porto di Bari. Il ricognitore scatta più foto possibili e immediatamente dopo punta verso il nord per ritornare alla base con il suo prezioso carico di informazioni. Allo Stato Maggiore della Luftwaffe (Richthofen, Baumbach, Pelz) non aspettano altro: la conferma che il Porto di Bari è completamente gremito di navi, una accanto all'altra, immobili alla fonda, in attesa di scaricare i rifornimenti per le truppe Alleate di stanza in Italia. Da oltre 10 giorni, da metà novembre, i ricognitori tedeschi stanno costantemente tenendo sotto osservazione il porto di Bari ed i movimenti marittimi nel basso Adriatico: lo Stato Maggiore della Luftwaffe, attraverso rapporti di intelligence che ne segnalano le carenze difensive, ha individuato nel porto di Bari l'obiettivo ideale per rallentare l'avanzata alleata lungo il fronte italiano.
Quando Werner Hahn torna alla base, i bombardieri JU-88 stanno già scaldando i motori. Richthofen ha riunito tutti i bombardieri possibili in Italia e ad essi se ne aggiungeranno altri provenienti dai Balcani. Bombardare Bari è l'obiettivo.
Bombardare Bari!
"Vedo le luci", gridò, sbalordito il tenente Teuber, uno dei piloti degli JU-88. Non poteva credere ai propri occhi; i servizi di intelligence avevano avuto ragione; gli Alleati, dato il gran numero di navi da scaricare, non avevano osservato alcuna misura di oscuramento del Porto rendendolo così visibile e vulnerabile. Alle 19.30 inizia l'attacco. I primi bombardieri piombano sul porto ma arrivano "lunghi": le bombe cadono devastando Bari Vecchia e causando così decine di morti; ma la seconda ondata e poi la terza, la quarta, centrano inesorabilmente, una alla volta le navi immobili alla fonda.
È una mattanza.
Le navi, imprigionate, avvolte dal fuoco delle esplosioni cominciano a scarrocciare, senza più controllo. Le fiamme si levano alte finchè ad un certo punto una, due, tre navi esplodono completamente. E' l'inferno. La Luftwaffe ha colpito ed ha colpito duro: 17 navi tra affondate o resi immobili, il porto di Bari non più utilizzabile per i rifornimenti per alcune settimane, centinaia di vittime e feriti. Ma al peggio non c'è fine.
"Dite al Quartier Generale Eisenhower che stanno morendo tutti".
Tra le navi alla fonda vi è anche la John Harvey. La John Harvey trasporta, nel massimo segreto, un carico di bombe all'iprite, un gas estremamente tossico. Quando la John Harvey eplode, il venefico gas si sprigiona tutto attorno nell'aria, avvolgendo non solo il porto ma anche la città. Il gas raggiunse marinai, soldati e semplici cittadini. E' una tragedia immane. Chi inala i gas venefici viene inesorabilmente contaminato e condannato a morte.
Militari, marinai, a centinaia arrivano negli ospedali. Per molti di loro non c'è più nulla da fare. I medici, gli infermieri all'oscuro di tutto, non riescono a comprendere perché quegli uomini stiano morendo anche se non presentano nessuna ustione, nessuna ferita. A nulla servono le prime cure di emergenza. Se non si capisce la causa delle morti non si possono prescriverne le cure. Il carico della John Harvey era TOP SECRET. Soltanto il comandante sapeva cosa stava trasportando nella stiva della neve. Ma il comandante è morto nell'esplosione.
Centinaia di cittadini baresi, ignari, inalano anche loro i gas dell'iprite. Molti di loro moriranno senza rendersene conto. L'attacco è durato minuti, ma per giorni le navi continueranno a bruciare, avvolgendo il porto di Bari in una densa coltre di fumo. Per molti giorni ancora ignari cittadini continueranno a morire vittime dell'avvelenamento da iprite.
Fine Parte I
Francesco Morra
Di seguito, il link al sito:
http://www.biografiadiunabomba.it/bombardamento_tedesco_bari.html curato da Giovanni Lafirenze con le straordinarie immagini di Bari bombardata. Ciccando la freccia verde sulla prima immagine parte una serie di sequenze di foto a mò di diapositive.
Per saperne di più sul bombardamento di Bari:
Glenn B. INFIELD: Disastro a Bari, Adda Editore, 2003.+
Giuseppe GRANDE: Bombe tedesche su Bari, in Storia Militare, Maggio 2008, pag. 38-52.
P. Ferrari - V. A. Leuzzi: Il bombardamento tedesco su Bari, in Storia Militare, Novembre 1994.
Quando Werner Hahn torna alla base, i bombardieri JU-88 stanno già scaldando i motori. Richthofen ha riunito tutti i bombardieri possibili in Italia e ad essi se ne aggiungeranno altri provenienti dai Balcani. Bombardare Bari è l'obiettivo.
Bombardare Bari!
"Vedo le luci", gridò, sbalordito il tenente Teuber, uno dei piloti degli JU-88. Non poteva credere ai propri occhi; i servizi di intelligence avevano avuto ragione; gli Alleati, dato il gran numero di navi da scaricare, non avevano osservato alcuna misura di oscuramento del Porto rendendolo così visibile e vulnerabile. Alle 19.30 inizia l'attacco. I primi bombardieri piombano sul porto ma arrivano "lunghi": le bombe cadono devastando Bari Vecchia e causando così decine di morti; ma la seconda ondata e poi la terza, la quarta, centrano inesorabilmente, una alla volta le navi immobili alla fonda.
È una mattanza.
Le navi, imprigionate, avvolte dal fuoco delle esplosioni cominciano a scarrocciare, senza più controllo. Le fiamme si levano alte finchè ad un certo punto una, due, tre navi esplodono completamente. E' l'inferno. La Luftwaffe ha colpito ed ha colpito duro: 17 navi tra affondate o resi immobili, il porto di Bari non più utilizzabile per i rifornimenti per alcune settimane, centinaia di vittime e feriti. Ma al peggio non c'è fine.
"Dite al Quartier Generale Eisenhower che stanno morendo tutti".
Tra le navi alla fonda vi è anche la John Harvey. La John Harvey trasporta, nel massimo segreto, un carico di bombe all'iprite, un gas estremamente tossico. Quando la John Harvey eplode, il venefico gas si sprigiona tutto attorno nell'aria, avvolgendo non solo il porto ma anche la città. Il gas raggiunse marinai, soldati e semplici cittadini. E' una tragedia immane. Chi inala i gas venefici viene inesorabilmente contaminato e condannato a morte.
Militari, marinai, a centinaia arrivano negli ospedali. Per molti di loro non c'è più nulla da fare. I medici, gli infermieri all'oscuro di tutto, non riescono a comprendere perché quegli uomini stiano morendo anche se non presentano nessuna ustione, nessuna ferita. A nulla servono le prime cure di emergenza. Se non si capisce la causa delle morti non si possono prescriverne le cure. Il carico della John Harvey era TOP SECRET. Soltanto il comandante sapeva cosa stava trasportando nella stiva della neve. Ma il comandante è morto nell'esplosione.
Centinaia di cittadini baresi, ignari, inalano anche loro i gas dell'iprite. Molti di loro moriranno senza rendersene conto. L'attacco è durato minuti, ma per giorni le navi continueranno a bruciare, avvolgendo il porto di Bari in una densa coltre di fumo. Per molti giorni ancora ignari cittadini continueranno a morire vittime dell'avvelenamento da iprite.
Fine Parte I
Francesco Morra
Di seguito, il link al sito:
http://www.biografiadiunabomba.it/bombardamento_tedesco_bari.html curato da Giovanni Lafirenze con le straordinarie immagini di Bari bombardata. Ciccando la freccia verde sulla prima immagine parte una serie di sequenze di foto a mò di diapositive.
Per saperne di più sul bombardamento di Bari:
Glenn B. INFIELD: Disastro a Bari, Adda Editore, 2003.+
Giuseppe GRANDE: Bombe tedesche su Bari, in Storia Militare, Maggio 2008, pag. 38-52.
P. Ferrari - V. A. Leuzzi: Il bombardamento tedesco su Bari, in Storia Militare, Novembre 1994.