Storia e dintorni
Come Canosa entrò a far parte dell’Italia Unita
150° anniversario Unità d’Italia - Il 1860 in Canosa
lunedì 10 gennaio 2011
17.16
150° anniversario Unità d'Italia - Il 1860 in Canosa - Come Canosa entrò a far parte dell'Italia Unita.
Canosa di Puglia, mattina del 2 settembre 1860: il sindaco Giuseppe Barbarossa, il notaio Michele Cardilli e il capo della Guardia Nazionale di Canosa, Raffaele Caporale, chiamano a pubblico comizio, al Maneggio
, i cittadini; propongono di proclamare anche a Canosa il Governo di Vittorio Emanuele II e la Dittatura di Garibaldi e invitano il clero cittadino a benedire il tricolore con lo stemma dei Savoia.
Dopo aspri dibattiti il clero rifiuta: il Papa ha scomunicato Vittorio Emanuele II; la massa dei contadini si adegua al clero e inizia ad agitarsi; l'assemblea viene sciolta prima che possano verificarsi disordini.
Ma alle 23.30 della sera stessa il sindaco Barbarossa, protetto da un centinaio di guardie inizia a sfilare in corteo, portando il tricolore al grido "Viva Vittorio Emanuele II, Viva Garibaldi".
Mentre il corteo sfila, centinaia di persone armate di scuri, falci, randelli e fucili iniziano ad attaccare il corteo al grido di "Viva Francesco II", Re dei Borboni; la Guardia Nazionale dapprima sbanda, poi apre il fuoco: 3 contadini rimangono a terra, cadaveri. Una decina i feriti, molti gravi.
Ma i tumulti continuano, non si fermano, il sindaco Barbarossa viene colpito da una pietra scagliatagli contro e rischia di essere linciato se non fosse salvato dalle Guardie.
"La Vandea divampa, gruppi di contadini armati percorrevano minacciosi il paese", si cerca il notaio Cardilli per fargli la pelle; non trovatolo entrano nel suo studio e ne distruggono i mobili pieni di atti notarili facendone un falò.
Nuovamente la Guardia Nazionale, ricompattatasi, apre il fuoco; altre vittime; una, Alfonso Forina, ha soli 11 anni. Solo allora la massa si disperde e torna la calma.
Almeno 6 le vittime ufficiali del 2 settembre 1860, ma forse furono molte di più.
Queste alcune delle più vibranti, drammatiche pagine dell'eccezionale libro "Il 1860 in Canosa", scritto nel 1912 dal notaio Gaetano Maddalena che raccontano i giorni dell'Unità d'Italia in Canosa.
Gaetano Maddalena (1873 – 1937) è stata una tra le più illustri figure di intellettuali che la Città di Canosa abbia mai avuto. Straordinario appassionato di Storia Patria, si deve a Maddalena l'istituzione del locale Museo Civico, per il quale si battè con tutte le forze e che ideò, fondò e diresse.
Il libro "Il 1860 in Canosa" è una delle pietre miliari delle pubblicazioni storiche realizzate nella nostra città.
L'opera prende in esame le vicende relative alla caduta dei Borboni e all'annessione dell'Italia unita, narrando i giorni di gioia e di terrore che l'alternativa"reazionari-liberali" drammaticamente determinò in Canosa, con martiri e perseguitati e persecutori da una parte e dall'altra.
Il Maddalena conosce a fondo le regole fondamentali dello studio storico: la ricerca delle fonti archivistiche; il ricordo di alcuni testimoni dell'epoca, che nel 1912 avevano 70 anni contribuisce ad arricchire la narrazione.
Ma è soprattutto attraverso la ricerca archivistica degli Atti dell'Archivio Comunale di Canosa, dell'Archivio di Stato, e presso il Tribunale di Trani, che Maddalena dà corpo e spessore al suo racconto.
Maddalena dunque ripercorre gli eventi che attraversarono la nostra città dal 1799 sino al 1860.
Come la Microstoria di una città e dei suoi cittadini si salda con gli avvenimenti della Grande Storia, diventandone un tutt'uno senza soluzione di continuità.
Le pagine che il Maddalena tratteggia dipingono un quadro tutt'altro che idilliaco del trapasso di Canosa da città del Regno delle Due Sicilie a città del Regno d'Italia.
I drammi in città non finiranno subito: ancora due giorni dopo, il 4 settembre, vi saranno altri tumulti: 3 guardie nazionali, provenienti dalle città limitrofe, perderanno la vita, quando la massa troverà rinforzi nelle truppe borboniche di passaggio a Canosa giunte con l'artiglieria.
Ma la Storia faceva il suo corso: il 5 novembre 1860 la Terra di Bari con Plebiscito sceglieva Vittorio Emanuele II.
Il 7 novembre 1860 Vittorio Emanuele II faceva il suo ingresso a Napoli: a rappresentare Canosa vi era Sabino Scocchera, che poneva al Re il saluto del Municipio:
"Sire, a voi il Municipio di Canosa umilia devozione ed incrollabile fedeltà, a Voi che l'Eterno destinava a regnare su tutte le genti italiane […]" (da Maddalena, pag. 202)".
Il libro di Gaetano Maddalena, edito in prima edizione nel 1912, fu poi ristampato nel 1973 a cura dell'Amministrazione Comunale di Canosa ed ancora nel 1987, quest'ultima ad iniziativa dell'allora Banca di Bisceglie.
Un grandissimo libro da leggere per capire la storia della nostra città.
Francesco Morra
Canosa di Puglia, mattina del 2 settembre 1860: il sindaco Giuseppe Barbarossa, il notaio Michele Cardilli e il capo della Guardia Nazionale di Canosa, Raffaele Caporale, chiamano a pubblico comizio, al Maneggio
, i cittadini; propongono di proclamare anche a Canosa il Governo di Vittorio Emanuele II e la Dittatura di Garibaldi e invitano il clero cittadino a benedire il tricolore con lo stemma dei Savoia.
Dopo aspri dibattiti il clero rifiuta: il Papa ha scomunicato Vittorio Emanuele II; la massa dei contadini si adegua al clero e inizia ad agitarsi; l'assemblea viene sciolta prima che possano verificarsi disordini.
Ma alle 23.30 della sera stessa il sindaco Barbarossa, protetto da un centinaio di guardie inizia a sfilare in corteo, portando il tricolore al grido "Viva Vittorio Emanuele II, Viva Garibaldi".
Mentre il corteo sfila, centinaia di persone armate di scuri, falci, randelli e fucili iniziano ad attaccare il corteo al grido di "Viva Francesco II", Re dei Borboni; la Guardia Nazionale dapprima sbanda, poi apre il fuoco: 3 contadini rimangono a terra, cadaveri. Una decina i feriti, molti gravi.
Ma i tumulti continuano, non si fermano, il sindaco Barbarossa viene colpito da una pietra scagliatagli contro e rischia di essere linciato se non fosse salvato dalle Guardie.
"La Vandea divampa, gruppi di contadini armati percorrevano minacciosi il paese", si cerca il notaio Cardilli per fargli la pelle; non trovatolo entrano nel suo studio e ne distruggono i mobili pieni di atti notarili facendone un falò.
Nuovamente la Guardia Nazionale, ricompattatasi, apre il fuoco; altre vittime; una, Alfonso Forina, ha soli 11 anni. Solo allora la massa si disperde e torna la calma.
Almeno 6 le vittime ufficiali del 2 settembre 1860, ma forse furono molte di più.
Queste alcune delle più vibranti, drammatiche pagine dell'eccezionale libro "Il 1860 in Canosa", scritto nel 1912 dal notaio Gaetano Maddalena che raccontano i giorni dell'Unità d'Italia in Canosa.
Gaetano Maddalena (1873 – 1937) è stata una tra le più illustri figure di intellettuali che la Città di Canosa abbia mai avuto. Straordinario appassionato di Storia Patria, si deve a Maddalena l'istituzione del locale Museo Civico, per il quale si battè con tutte le forze e che ideò, fondò e diresse.
Il libro "Il 1860 in Canosa" è una delle pietre miliari delle pubblicazioni storiche realizzate nella nostra città.
L'opera prende in esame le vicende relative alla caduta dei Borboni e all'annessione dell'Italia unita, narrando i giorni di gioia e di terrore che l'alternativa"reazionari-liberali" drammaticamente determinò in Canosa, con martiri e perseguitati e persecutori da una parte e dall'altra.
Il Maddalena conosce a fondo le regole fondamentali dello studio storico: la ricerca delle fonti archivistiche; il ricordo di alcuni testimoni dell'epoca, che nel 1912 avevano 70 anni contribuisce ad arricchire la narrazione.
Ma è soprattutto attraverso la ricerca archivistica degli Atti dell'Archivio Comunale di Canosa, dell'Archivio di Stato, e presso il Tribunale di Trani, che Maddalena dà corpo e spessore al suo racconto.
Maddalena dunque ripercorre gli eventi che attraversarono la nostra città dal 1799 sino al 1860.
Come la Microstoria di una città e dei suoi cittadini si salda con gli avvenimenti della Grande Storia, diventandone un tutt'uno senza soluzione di continuità.
Le pagine che il Maddalena tratteggia dipingono un quadro tutt'altro che idilliaco del trapasso di Canosa da città del Regno delle Due Sicilie a città del Regno d'Italia.
I drammi in città non finiranno subito: ancora due giorni dopo, il 4 settembre, vi saranno altri tumulti: 3 guardie nazionali, provenienti dalle città limitrofe, perderanno la vita, quando la massa troverà rinforzi nelle truppe borboniche di passaggio a Canosa giunte con l'artiglieria.
Ma la Storia faceva il suo corso: il 5 novembre 1860 la Terra di Bari con Plebiscito sceglieva Vittorio Emanuele II.
Il 7 novembre 1860 Vittorio Emanuele II faceva il suo ingresso a Napoli: a rappresentare Canosa vi era Sabino Scocchera, che poneva al Re il saluto del Municipio:
"Sire, a voi il Municipio di Canosa umilia devozione ed incrollabile fedeltà, a Voi che l'Eterno destinava a regnare su tutte le genti italiane […]" (da Maddalena, pag. 202)".
Il libro di Gaetano Maddalena, edito in prima edizione nel 1912, fu poi ristampato nel 1973 a cura dell'Amministrazione Comunale di Canosa ed ancora nel 1987, quest'ultima ad iniziativa dell'allora Banca di Bisceglie.
Un grandissimo libro da leggere per capire la storia della nostra città.
Francesco Morra