Storia e dintorni
Quando i contadini di Canosa conobbero per la prima volta Di Vittorio
Anche i braccianti di Canosa capirono che bisognava organizzarsi e lottare
lunedì 16 marzo 2009
17.11
PANE E LIBERTA': Quando i contadini di Canosa conobbero per la prima volta DI Vittorio
Stasera, domenica 15 marzo, e domani 16 marzo, in prima serata andrà in onda su RAI UNO la fiction "Pane e Libertà" dedicata al grande sindacalista Giuseppe Di Vittorio, padre della CGIL, nato a Cerignola nel 1892. Qui di seguito riportiamo un brano della biografia di Di Vittorio scritta da Felice Chilanti, e uscita a puntate sul settimanale della CGIL "Lavoro" nel 1953. La biografia di Chilanti è stata ripubblicata dal sito www.rassegna.it Il brano narra degli scontri tra i braccianti agricoli di Cerignola ed il "padrone" locale Caradonna; in questo contesto avviene anche l'incontro tra i braccianti agricoli di Cerignola e quelli di Canosa.
L'episodio può essere collocato intorno al 1909-1910.
"Quando alla Lega si seppe che Caradonna aveva ingaggiato a zappare in una sua vigna sita ad appena due chilometri da Cerignola un buon numero di braccianti del vicino paese di Canosa fu presa la decisione di andare nella stessa vigna, la mattina seguente, con un numero uguale di braccianti di Cerignola. E la mattina seguente infatti Giuseppe Di Vittorio si pose alla testa d'una squadra di lavoratori e si recò con quelli a zappare la vigna di Caradonna. Quando già il lavoro durava da un paio d'ore, ecco giungere sul posto i due figli dell'agrario, Giuseppe e suo fratello, che più tardi sarà questore fascista di Alessandria e di altre città italiane, entrambe armati di fucile.
«Fuori dalla vigna!» gridarono i giovani Caradonna agitando le loro armi. Ma la squadra di braccianti, capeggiata da Giuseppe Di Vittorio, era formata di proletari decisi e il giovane rivoluzionario si portò di faccia ai signorotti e disse loro, press'a poco: «Sentite, abbassate quei fucili e discutiamo. Se proprio volete sparare, sparate pure. Poi vedremo che cosa accadrà. Io credo che sia meglio ragionare». Di fronte all'atteggiamento deciso e calmo dei lavoratori, fra i due giovani Caradonna e il giovane Di Vittorio si svolse un lungo colloquio al termine del quale i due «padroncini» si trovarono completamente privi di argomenti. «Va bene, per oggi lavorate ma domani non fatevi vedere» disse il più grande dei due fratelli.
«No, noi verremo anche domani e fino a quando lavoreranno in questa vigna i braccianti di un altro paese, secondo l'accordo sottoscritto» fu la risposta di Giuseppe Di Vittorio. Erano rapporti difficili quelli, rapporti di prestigio, di coraggio, di decisione. Bastava un solo attimo di scoraggiamento per rivedere sul latifondo l'ombra antica del servaggio di tipo feudale e per perdere ogni diritto conquistato col sacrificio e col sangue. Durante i giorni di lavoro comune fra i braccianti di Canosa e quelli di Cerignola accadde un fatto molto importante: anche i braccianti di Canosa capirono che bisognava organizzarsi e lottare per far valere il proprio diritto alla vita. Così l'influenza dell'organizzazione e delle conquiste dei lavoratori di Cerignola cominciò ad allargarsi; e man mano che gli agrari andavano a reclutare più lontano braccianti da sfruttare, più lontano giungeva lo spirito della lotta.
Giuseppe Di Vittorio ebbe in breve una vasta popolarità in tutta la regione: i braccianti degli altri paesi, conosciuti sul lavoro, lo invitavano a tenere discorsi, a organizzare leghe un po' dovunque. Ma il giovane agitatore doveva faticare tutta la settimana per mantenere la sua famiglia e soltanto la domenica poteva recarsi a svolgere quel lavoro politico".
Francesco Morra
Stasera, domenica 15 marzo, e domani 16 marzo, in prima serata andrà in onda su RAI UNO la fiction "Pane e Libertà" dedicata al grande sindacalista Giuseppe Di Vittorio, padre della CGIL, nato a Cerignola nel 1892. Qui di seguito riportiamo un brano della biografia di Di Vittorio scritta da Felice Chilanti, e uscita a puntate sul settimanale della CGIL "Lavoro" nel 1953. La biografia di Chilanti è stata ripubblicata dal sito www.rassegna.it Il brano narra degli scontri tra i braccianti agricoli di Cerignola ed il "padrone" locale Caradonna; in questo contesto avviene anche l'incontro tra i braccianti agricoli di Cerignola e quelli di Canosa.
L'episodio può essere collocato intorno al 1909-1910.
"Quando alla Lega si seppe che Caradonna aveva ingaggiato a zappare in una sua vigna sita ad appena due chilometri da Cerignola un buon numero di braccianti del vicino paese di Canosa fu presa la decisione di andare nella stessa vigna, la mattina seguente, con un numero uguale di braccianti di Cerignola. E la mattina seguente infatti Giuseppe Di Vittorio si pose alla testa d'una squadra di lavoratori e si recò con quelli a zappare la vigna di Caradonna. Quando già il lavoro durava da un paio d'ore, ecco giungere sul posto i due figli dell'agrario, Giuseppe e suo fratello, che più tardi sarà questore fascista di Alessandria e di altre città italiane, entrambe armati di fucile.
«Fuori dalla vigna!» gridarono i giovani Caradonna agitando le loro armi. Ma la squadra di braccianti, capeggiata da Giuseppe Di Vittorio, era formata di proletari decisi e il giovane rivoluzionario si portò di faccia ai signorotti e disse loro, press'a poco: «Sentite, abbassate quei fucili e discutiamo. Se proprio volete sparare, sparate pure. Poi vedremo che cosa accadrà. Io credo che sia meglio ragionare». Di fronte all'atteggiamento deciso e calmo dei lavoratori, fra i due giovani Caradonna e il giovane Di Vittorio si svolse un lungo colloquio al termine del quale i due «padroncini» si trovarono completamente privi di argomenti. «Va bene, per oggi lavorate ma domani non fatevi vedere» disse il più grande dei due fratelli.
«No, noi verremo anche domani e fino a quando lavoreranno in questa vigna i braccianti di un altro paese, secondo l'accordo sottoscritto» fu la risposta di Giuseppe Di Vittorio. Erano rapporti difficili quelli, rapporti di prestigio, di coraggio, di decisione. Bastava un solo attimo di scoraggiamento per rivedere sul latifondo l'ombra antica del servaggio di tipo feudale e per perdere ogni diritto conquistato col sacrificio e col sangue. Durante i giorni di lavoro comune fra i braccianti di Canosa e quelli di Cerignola accadde un fatto molto importante: anche i braccianti di Canosa capirono che bisognava organizzarsi e lottare per far valere il proprio diritto alla vita. Così l'influenza dell'organizzazione e delle conquiste dei lavoratori di Cerignola cominciò ad allargarsi; e man mano che gli agrari andavano a reclutare più lontano braccianti da sfruttare, più lontano giungeva lo spirito della lotta.
Giuseppe Di Vittorio ebbe in breve una vasta popolarità in tutta la regione: i braccianti degli altri paesi, conosciuti sul lavoro, lo invitavano a tenere discorsi, a organizzare leghe un po' dovunque. Ma il giovane agitatore doveva faticare tutta la settimana per mantenere la sua famiglia e soltanto la domenica poteva recarsi a svolgere quel lavoro politico".
Francesco Morra