Storia e dintorni
Recensione sul documentario di Trani 1943 su ARD DAS ERSTE
"Il Miracolo di Trani"
martedì 9 ottobre 2012
12.52
"Il Miracolo di Trani"
Dal documentario di Christian Gropper: il tenente Kurtz fu trasferito sul fronte orientale: fu la punizione per la mancata rappresaglia?
Il tenente dei parà tedeschi Friedrich Kurtz fu trasferito sul fronte orientale poco tempo dopo essersi rifiutato di uccidere i 50 ostaggi italiani di Trani fatti prigionieri per essere vittime di una rappresaglia.
E' questa la novità più interessante che è emersa dal documentario storico "Das Wunder von Trani", "Il Miracolo di Trani", andato in onda lunedì sera su ARD Das Erste (la Rai Uno tedesca), sugli avvenimenti del settembre 1943 a Trani e realizzato dal regista tedesco Christian Gropper.
E' un aspetto estremamente interessante dal punto di vista storico perché abbiamo qui un esempio concreto di un ufficiale che si rifiuta di commettere una rappresaglia e del modo in cui la sua scelta viene gestita dal Comando tedesco: si può ipotizzare che la decisione di trasferire Friedrich Kurtz sul fronte orientale possa essere stata una larvata forma di "punizione"?
Quello che possiamo fare in questo momento è basarci su quanto ci è stato riportato dal documentario (la frase originale dello speaker tedesco è: "kurz darauf wurde er an die Ostfront versetzt").
Nel documentario si dice inoltre che un anno più tardi Friedrich Kurtz ancora una volta anche sul fronte orientale si rifiutò di commettere un altro massacro.
Friedrich Kurtz morì nel suo letto nel 1993.
***
Forse più che di un documentario si può parlare di un lungo, commovente "reportage". Commovente perché la chiave narrativa scelta dal regista per raccontare il 18 settembre 1943 è stata quella del tema del "nostos", del ritorno; il viaggio di Heino Niehaus, paracadutista tedesco, che torna a Trani per riabbracciare gli ultimi 3 ostaggi ancora in vita che quel giorno, in piazza, erano tenuti sotto il tiro delle armi tedesche, anche delle sue, quali vittime sacrificali per una rappresaglia.
Così il documentario vive di intensi momenti nel ricordo di quelle drammatiche ore dipanandosi nelle interviste dei protagonisti e negli incontri e abbracci tra Heino Niehaus, Luigi Di Filippo, Giuseppe Scandamarro, Ugo Moscatelli.
Al regista Christian Gropper va riconosciuto certamente un merito: quello di non essersi perso nella ricostruzione di un ritratto agiografico di Friedrich Kurtz e dei parà tedeschi a Trani, ma anzi di aver ricordato gli avvenimenti di Trani mettendoli a confronto con quanto avvenuto a Barletta il 12 settembre 1943 quando gli stessi paracadutisti uccisero 11 vigili urbani e 2 netturbini come rappresaglia. Quindi di aver correttamente ricostruito il contesto storico drammatico di quei giorni in Puglia e Basilicata, nel quale il "miracolo di Trani" viene a costituire una eccezione in un mare di orrori (ricordiamo l'eccidio di Barletta, l'eccidio di Matera, l'eccidio di Rionero in Vulture, gli eccidi di Murgetta Rossi a Spinazzola e Vallecannella a Cerignola).
Infatti, uno dei momenti più intensi del documentario è quando Heino Niehaus si reca a Barletta per incontrare il prof. Luigi Di cuonzo, direttore dell'Archivio della memoria e della Resistenza, nella speranza di poter dare una risposta storiografica ad un antico dilemma: "perché i vigili urbani di Barletta furono vittima di una rappresaglia"? A questa domanda Heino Niehaus non ha saputo rispondere poiché in quei momenti si trovava a sud della città di Barletta, in un avamposto.
Gropper perciò tratteggia l'esito differente di due situazioni drammatiche: l'eccidio di Barletta e il miracolo di Trani; a Barletta con l'aiuto del prof. Di Cuonzo, a Trani con l'aiuto dell'associazione Obiettivo Trani, che grazie a Francesco Pagano (intervistato nel documentario) e Saverio Cortellino, dopo oltre 50 anni di ricerche finalmente sono riusciti a dare il nome al famoso tenente, che i tranesi individuano ormai come il "tedesco buono", e al quale hanno dedicato una lapide in piazza insieme ai nomi dei 50 ostaggi.
Nel documentario non viene chiarito con certezza cosa abbia spinto Friedrich Kurtz a lasciare liberi gli ostaggi: la mia ipotesi, come già scritto in un mio precedente articolo, è che monsignor Petronelli e il podestà Pappolla oltre ad essersi offerti quali vittime al posto degli ostaggi abbiano dimostrato che lo scontro di Trani di due giorni prima - quando 5 tedeschi erano morti - era avvenuto con regolari truppe angloamericane; i cittadini di Trani dunque non c'entravano nulla e pertanto non vi era alcun diritto di rappresaglia da parte dei tedeschi: l'eccidio dunque sarebbe stato un crimine di guerra. Kurtz inoltre sapeva benissimo che gli Alleati erano a poche ore da Trani.
Il documentario si chiude con lo speaker che ricorda come in Italia i tedeschi si siano macchiati di orrendi crimini di guerra ancora soggetti al giudizio dei tribunali; dappertutto in Italia, con l'unica eccezione, forse, di Trani.
Scriveva Nuto Revelli, ufficiale degli alpini in Russia prima e capo partigiano sulle Langhe poi, : "Rivedevo davanti agli occhi i bambini ebrei di Stolbtzj, ridotti come passeri a cui avessero spezzato le ali, e continuavo a pensare che tutti i tedeschi, e non solo le SS di Stolbtzj, erano bestie, non uomini. […] Non provo alcuna pietà nei confronti dei tedeschi. Ma se è esistito anche solo un tedesco diverso dall'immagine che mi ero fatto di loro vorrei proprio conoscerne la storia".
L'immagine finale del documentario è Heino Niehaus che passeggia sul lungomare di Trani con sullo sfondo la magnifica cattedrale ricordando quei drammatici giorni: chissà se Nuto Revelli avrebbe voluto conoscere la storia di Heino Niehaus, Friedrich Kurtz, monsignor Petronelli e il podestà Pappolla. Qui nel profondo Sud, in quell'orrore che è stata la 2^ Guerra Mondiale con 50 milioni di morti, una decisione salvò la vita di 50 uomini.
Francesco Morra
Dal documentario di Christian Gropper: il tenente Kurtz fu trasferito sul fronte orientale: fu la punizione per la mancata rappresaglia?
Il tenente dei parà tedeschi Friedrich Kurtz fu trasferito sul fronte orientale poco tempo dopo essersi rifiutato di uccidere i 50 ostaggi italiani di Trani fatti prigionieri per essere vittime di una rappresaglia.
E' questa la novità più interessante che è emersa dal documentario storico "Das Wunder von Trani", "Il Miracolo di Trani", andato in onda lunedì sera su ARD Das Erste (la Rai Uno tedesca), sugli avvenimenti del settembre 1943 a Trani e realizzato dal regista tedesco Christian Gropper.
E' un aspetto estremamente interessante dal punto di vista storico perché abbiamo qui un esempio concreto di un ufficiale che si rifiuta di commettere una rappresaglia e del modo in cui la sua scelta viene gestita dal Comando tedesco: si può ipotizzare che la decisione di trasferire Friedrich Kurtz sul fronte orientale possa essere stata una larvata forma di "punizione"?
Quello che possiamo fare in questo momento è basarci su quanto ci è stato riportato dal documentario (la frase originale dello speaker tedesco è: "kurz darauf wurde er an die Ostfront versetzt").
Nel documentario si dice inoltre che un anno più tardi Friedrich Kurtz ancora una volta anche sul fronte orientale si rifiutò di commettere un altro massacro.
Friedrich Kurtz morì nel suo letto nel 1993.
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Forse più che di un documentario si può parlare di un lungo, commovente "reportage". Commovente perché la chiave narrativa scelta dal regista per raccontare il 18 settembre 1943 è stata quella del tema del "nostos", del ritorno; il viaggio di Heino Niehaus, paracadutista tedesco, che torna a Trani per riabbracciare gli ultimi 3 ostaggi ancora in vita che quel giorno, in piazza, erano tenuti sotto il tiro delle armi tedesche, anche delle sue, quali vittime sacrificali per una rappresaglia.
Così il documentario vive di intensi momenti nel ricordo di quelle drammatiche ore dipanandosi nelle interviste dei protagonisti e negli incontri e abbracci tra Heino Niehaus, Luigi Di Filippo, Giuseppe Scandamarro, Ugo Moscatelli.
Al regista Christian Gropper va riconosciuto certamente un merito: quello di non essersi perso nella ricostruzione di un ritratto agiografico di Friedrich Kurtz e dei parà tedeschi a Trani, ma anzi di aver ricordato gli avvenimenti di Trani mettendoli a confronto con quanto avvenuto a Barletta il 12 settembre 1943 quando gli stessi paracadutisti uccisero 11 vigili urbani e 2 netturbini come rappresaglia. Quindi di aver correttamente ricostruito il contesto storico drammatico di quei giorni in Puglia e Basilicata, nel quale il "miracolo di Trani" viene a costituire una eccezione in un mare di orrori (ricordiamo l'eccidio di Barletta, l'eccidio di Matera, l'eccidio di Rionero in Vulture, gli eccidi di Murgetta Rossi a Spinazzola e Vallecannella a Cerignola).
Infatti, uno dei momenti più intensi del documentario è quando Heino Niehaus si reca a Barletta per incontrare il prof. Luigi Di cuonzo, direttore dell'Archivio della memoria e della Resistenza, nella speranza di poter dare una risposta storiografica ad un antico dilemma: "perché i vigili urbani di Barletta furono vittima di una rappresaglia"? A questa domanda Heino Niehaus non ha saputo rispondere poiché in quei momenti si trovava a sud della città di Barletta, in un avamposto.
Gropper perciò tratteggia l'esito differente di due situazioni drammatiche: l'eccidio di Barletta e il miracolo di Trani; a Barletta con l'aiuto del prof. Di Cuonzo, a Trani con l'aiuto dell'associazione Obiettivo Trani, che grazie a Francesco Pagano (intervistato nel documentario) e Saverio Cortellino, dopo oltre 50 anni di ricerche finalmente sono riusciti a dare il nome al famoso tenente, che i tranesi individuano ormai come il "tedesco buono", e al quale hanno dedicato una lapide in piazza insieme ai nomi dei 50 ostaggi.
Nel documentario non viene chiarito con certezza cosa abbia spinto Friedrich Kurtz a lasciare liberi gli ostaggi: la mia ipotesi, come già scritto in un mio precedente articolo, è che monsignor Petronelli e il podestà Pappolla oltre ad essersi offerti quali vittime al posto degli ostaggi abbiano dimostrato che lo scontro di Trani di due giorni prima - quando 5 tedeschi erano morti - era avvenuto con regolari truppe angloamericane; i cittadini di Trani dunque non c'entravano nulla e pertanto non vi era alcun diritto di rappresaglia da parte dei tedeschi: l'eccidio dunque sarebbe stato un crimine di guerra. Kurtz inoltre sapeva benissimo che gli Alleati erano a poche ore da Trani.
Il documentario si chiude con lo speaker che ricorda come in Italia i tedeschi si siano macchiati di orrendi crimini di guerra ancora soggetti al giudizio dei tribunali; dappertutto in Italia, con l'unica eccezione, forse, di Trani.
Scriveva Nuto Revelli, ufficiale degli alpini in Russia prima e capo partigiano sulle Langhe poi, : "Rivedevo davanti agli occhi i bambini ebrei di Stolbtzj, ridotti come passeri a cui avessero spezzato le ali, e continuavo a pensare che tutti i tedeschi, e non solo le SS di Stolbtzj, erano bestie, non uomini. […] Non provo alcuna pietà nei confronti dei tedeschi. Ma se è esistito anche solo un tedesco diverso dall'immagine che mi ero fatto di loro vorrei proprio conoscerne la storia".
L'immagine finale del documentario è Heino Niehaus che passeggia sul lungomare di Trani con sullo sfondo la magnifica cattedrale ricordando quei drammatici giorni: chissà se Nuto Revelli avrebbe voluto conoscere la storia di Heino Niehaus, Friedrich Kurtz, monsignor Petronelli e il podestà Pappolla. Qui nel profondo Sud, in quell'orrore che è stata la 2^ Guerra Mondiale con 50 milioni di morti, una decisione salvò la vita di 50 uomini.
Francesco Morra