Storia e dintorni
Una borsa di studio di 7mila euro intitolata a Giuseppe Di Vittorio
Messa in palio dalla Casa Di Vittorio e dalla Fondazione Unipolis
venerdì 15 ottobre 2010
17.14
C'è ancora tempo sino al 30 ottobre prossimo per partecipare al bando di concorso per una borsa di studio intitolata a Giuseppe di Vittorio e riservata a laureati e dottori di ricerca che non superino i 35 anni.
La borsa di studio, del valore di 7.000 €, è messa in palio dalla Casa Di Vittorio e dalla Fondazione Unipolis.
La borsa sarà assegnata preferibilmente a chi abbia studiato, e intenda continuare ad approfondire, l'opera, la vicenda e il pensiero di Giuseppe Di Vittorio, la storia politica e sociale della Puglia e del Mezzogiorno nel secolo XX (con i connessi fenomeni dell'emigrazione e dell'immigrazione), con particolare attenzione alla storia del movimento sindacale, alle lotte contadine, alle forme organizzative del movimento operaio, alla trasformazione del lavoro e delle forme di produzione.
Per maggiori approfondimenti e per la lettura integrale del bando si rimanda al link della Casa Di Vittorio:
http://www.casadivittorio.it/borsadistudio.html
Giuseppe Di Vittorio, nato nel 1892 a Cerignola, è stato tra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano e segretario della CGIL dal 1945 fino alla sua morte, avvenuta nel 1957.
Per comprendere la grandezza e la statura morale di Di Vittorio riportiamo per i lettori di Canosaweb, questa lettera che Di Vittorio inviò nel 1920 al Conte Pavoncelli.
In occasione del Natale del 1920, Di Vittorio, già attivo nella vita politica, aveva ricevuto in dono, dal Conte Pavoncelli, un ricchissimo cesto pieno "di ogni ben di Dio".
Leggete con quanta grazia, con quanta delicatezza Di Vittorio, pur ringraziando di cuore il conte Pavoncelli per il pensiero, rimanda indietro il dono spiegando perché, da uomo politico, lui non può accettare.
"li 24 Dicembre 1920
Egregio Sig. Preziuso.
In mia assenza, la mia signora ha ricevuto quel po' di ben di Dio che mi ha mandato. Io apprezzo al sommo grado la gentilezza del pensiero del suo Principale ed il nobile sentimento di disinteressata e superiore cortesia cui si e' certamente ispirato.
Ma io sono un uomo politico attivo, un militante. E si sa che la politica ha delle esigenze crudeli, talvolta brutali anche perche' - in gran parte - e' fatta di esagerazioni e di insinuazioni, specialmente in un ambiente - come il nostro - ghiotto di pettegolezzi piu' o meno piccanti.
Io, Lei ed il Principale, siamo convinti della nostra personale onesta' ma per la mia situazione politica non basta l'intima coscienza della propria onesta'.
E' necessaria - e Lei lo intende - anche l'onesta' esteriore.
Se sul nulla si sono ricamati pettegolezzi repugnanti ad ogni coscienza di galantuomo, su d'una cortesia - sia pure nobilissima come quella in parola - si ricamerebbe chi sa che cosa.
Si che, io, a preventiva tutela della mia dignita' politica e del buon nome di Giuseppe Pavoncelli, che stimo moltissimo come galantuomo, come studioso e come laborioso, sono costretto a non accettare il regalo, il cui solo pensiero mi e' di pieno gradimento.
Vorrei spiegarmi piu' lungamente per dimostrarle e convincerla che la mia non e', non vuol essere superbia, ma credo di essere stato gia' chiaro. Il resto s'intuisce.
Percio' La prego di mandare qualcuno, possibilmente la stessa persona, a ritirare gli oggetti portati.
Ringrazio di cuore Lei ed il Principale e distintamente per gli auguri alla mia Signora.
Dev.mo
Giuseppe Di Vittorio
La lettera è stata inviata dal conte Stefano Pavoncelli al responsabile del Progetto Casa Di Vittorio, Giovanni Rinaldi, durante il periodo delle riprese della fiction televisiva "Pane e Libertà" andata in onda nel marzo 2009 sulla RAI.
Di seguito il link della Casa Di Vittorio dove è possibile leggere la lettera anche nella versione autografa:
http://www.casadivittorio.it/lettera1920.html
Francesco Morra
La borsa di studio, del valore di 7.000 €, è messa in palio dalla Casa Di Vittorio e dalla Fondazione Unipolis.
La borsa sarà assegnata preferibilmente a chi abbia studiato, e intenda continuare ad approfondire, l'opera, la vicenda e il pensiero di Giuseppe Di Vittorio, la storia politica e sociale della Puglia e del Mezzogiorno nel secolo XX (con i connessi fenomeni dell'emigrazione e dell'immigrazione), con particolare attenzione alla storia del movimento sindacale, alle lotte contadine, alle forme organizzative del movimento operaio, alla trasformazione del lavoro e delle forme di produzione.
Per maggiori approfondimenti e per la lettura integrale del bando si rimanda al link della Casa Di Vittorio:
http://www.casadivittorio.it/borsadistudio.html
Giuseppe Di Vittorio, nato nel 1892 a Cerignola, è stato tra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano e segretario della CGIL dal 1945 fino alla sua morte, avvenuta nel 1957.
Per comprendere la grandezza e la statura morale di Di Vittorio riportiamo per i lettori di Canosaweb, questa lettera che Di Vittorio inviò nel 1920 al Conte Pavoncelli.
In occasione del Natale del 1920, Di Vittorio, già attivo nella vita politica, aveva ricevuto in dono, dal Conte Pavoncelli, un ricchissimo cesto pieno "di ogni ben di Dio".
Leggete con quanta grazia, con quanta delicatezza Di Vittorio, pur ringraziando di cuore il conte Pavoncelli per il pensiero, rimanda indietro il dono spiegando perché, da uomo politico, lui non può accettare.
"li 24 Dicembre 1920
Egregio Sig. Preziuso.
In mia assenza, la mia signora ha ricevuto quel po' di ben di Dio che mi ha mandato. Io apprezzo al sommo grado la gentilezza del pensiero del suo Principale ed il nobile sentimento di disinteressata e superiore cortesia cui si e' certamente ispirato.
Ma io sono un uomo politico attivo, un militante. E si sa che la politica ha delle esigenze crudeli, talvolta brutali anche perche' - in gran parte - e' fatta di esagerazioni e di insinuazioni, specialmente in un ambiente - come il nostro - ghiotto di pettegolezzi piu' o meno piccanti.
Io, Lei ed il Principale, siamo convinti della nostra personale onesta' ma per la mia situazione politica non basta l'intima coscienza della propria onesta'.
E' necessaria - e Lei lo intende - anche l'onesta' esteriore.
Se sul nulla si sono ricamati pettegolezzi repugnanti ad ogni coscienza di galantuomo, su d'una cortesia - sia pure nobilissima come quella in parola - si ricamerebbe chi sa che cosa.
Si che, io, a preventiva tutela della mia dignita' politica e del buon nome di Giuseppe Pavoncelli, che stimo moltissimo come galantuomo, come studioso e come laborioso, sono costretto a non accettare il regalo, il cui solo pensiero mi e' di pieno gradimento.
Vorrei spiegarmi piu' lungamente per dimostrarle e convincerla che la mia non e', non vuol essere superbia, ma credo di essere stato gia' chiaro. Il resto s'intuisce.
Percio' La prego di mandare qualcuno, possibilmente la stessa persona, a ritirare gli oggetti portati.
Ringrazio di cuore Lei ed il Principale e distintamente per gli auguri alla mia Signora.
Dev.mo
Giuseppe Di Vittorio
La lettera è stata inviata dal conte Stefano Pavoncelli al responsabile del Progetto Casa Di Vittorio, Giovanni Rinaldi, durante il periodo delle riprese della fiction televisiva "Pane e Libertà" andata in onda nel marzo 2009 sulla RAI.
Di seguito il link della Casa Di Vittorio dove è possibile leggere la lettera anche nella versione autografa:
http://www.casadivittorio.it/lettera1920.html
Francesco Morra