Storia e dintorni
Il bambino e l'Ofanto
il nuovo componimento di Nunzio Di Giulio
domenica 25 luglio 2021
18.38
Un nuovo componimento, intitolato "Il bambino e l'Ofanto" è stato scritto dal Commendatore Nunzio Di Giulio, ispettore superiore della Polizia di Stato in quiescenza, con la grande passione della scrittura. Questa volta le rime sono dedicate ad una persona molto cara che ha segnato il suo percorso di vita. Mentre luglio, per molti è sinonimo di vacanze, per Nunzio Di Giulio è un mese di tristezza che racchiude due ricorrenze significative: il giorno della nascita e quello della morte del compianto papà, venuto a mancare quando lui era piccolo. "Il bambino e l'Ofanto" per ricordare e commemorare la memoria di Michele Di Giulio, nato a Canosa di Puglia il 18 luglio 1919 e deceduto presso l'ospedale civile di Andria il 14 luglio 1956. Umile contadino, Michele Di Giulio fu arruolato il 7 giugno 1939 ed assegnato al 52° Reggimento Fanteria; il 25 ottobre 1940 trasferito al 207° Reggimento Fanteria per tre lunghi anni fino al 1943, quando fu fatto prigioniero dai nazisti. Durante la guerra fu ferito da arma da fuoco, mentre eroicamente rifiutò di rientrare in Patria per continuare a dare il suo immane contributo. Il suo foglio matricolare riporta che la ferita era stata causata da un proiettile in entrata "nella regione sottoclavicolare destra con uscita dalla spalla destra". Con il 207° Reggimento Fanteria, partecipò alle operazioni belliche dal 25 ottobre 1940 all'8 settembre 1943, svoltesi alla Frontiera Greco Albanese e nel mare Mediterraneo presso l'Isola di Creta. Il 17 settembre 1943, fu fatto prigioniero dai tedeschi presso l'isola di Creta e trasferito in un lager nazista ,Baden Baden ivi rimase fino alla fine della guerra. Segnato dalle ferite di guerra, morì a soli 37 anni, lasciando la moglie Pastore Costanza, vedova a soli 29 anni, in condizioni fisiche malsane e tre figli da accudire Nunzio di 8 anni, Cosimo di 4 anni e Giuseppe di soli 9 mesi. Alla famiglia non fu riconosciuto alcun beneficio pensionistico, pertanto, Nunzio e Cosimo andarono in orfanotrofi ed il neonato Giuseppe rimase con la madre in condizioni di estrema povertà. Alla memoria del Fante Michele Di Giulio per il suo atto eroico sono state concesse due Croci al Merito di guerra dall'Esercito Italiano - Regione Militare Meridionale - Comando Territoriale Napoli, mentre, il 31 gennaio 2017 a Canosa di Puglia(BT) presso il Teatro Comunale "R. Lembo", consegnata nelle mani di Nunzio Di Giulio, la medaglia d'onore del Presidente della Repubblica in segno di memore omaggio alle vittime delle persecuzioni naziste. Una storia che tocca le corde dei sentimenti molto coinvolgenti per Nunzio Di Giulio che da par suo ha rievocato quella lunga ed infausta giornata, trascorsa sul fiume Ofanto, dove impotente ha 'salutato' il caro padre si accascia stroncato da un malore.
IL BAMBINO E L'OFANTO
Era un giorno del solleone.
Il sole brucia la terra con il suo calore,
il fiume scorre ignaro dalla tragedia che sta per succedere.
Un bambino troppo piccolo, vede crollare suo padre,
il suo gigante che porta sulle sue spalle il mondo....
si accascia stroncato da un malore.
Con grido d'aiuto soffocato dalla paura, chiede l' aiuto.
Nessuno non può sentire la sua voce.
Guarda il ponte e oltre impotente,
chiede l' aiuto al fiume, anche lui si ferma dal suo corso...
troppo dolore. L'Ofanto fermo dalle lacrime di un bambino,
uno zappatore col suo asinello assetato si fermò soccorrendo il corpo senza vita.
Il padre del bambino aveva scavalcato il sottile confine dal presente all'infinito.
Il bambino guarda fra le lacrime il ponte Romano, un' enorme barriera difforme,
magari riusciva a fermare il dolore che li spaccava il petto.
Un cuore troppo piccolo, per contenere la morte del padre.
L'acqua del fiume passava arrabbiata, troppo dolore anche per lui.
Le sue onde facevano fatica a portar via le lacrime di un bambino.
Testimone muto di una rottura talmente grande che nessuno non riuscirà a cucire in questa vita.
Una giornata di luglio il sole cocente ha strappato la vita di un padre davanti a suo figlio.
IL BAMBINO E L'OFANTO
Era un giorno del solleone.
Il sole brucia la terra con il suo calore,
il fiume scorre ignaro dalla tragedia che sta per succedere.
Un bambino troppo piccolo, vede crollare suo padre,
il suo gigante che porta sulle sue spalle il mondo....
si accascia stroncato da un malore.
Con grido d'aiuto soffocato dalla paura, chiede l' aiuto.
Nessuno non può sentire la sua voce.
Guarda il ponte e oltre impotente,
chiede l' aiuto al fiume, anche lui si ferma dal suo corso...
troppo dolore. L'Ofanto fermo dalle lacrime di un bambino,
uno zappatore col suo asinello assetato si fermò soccorrendo il corpo senza vita.
Il padre del bambino aveva scavalcato il sottile confine dal presente all'infinito.
Il bambino guarda fra le lacrime il ponte Romano, un' enorme barriera difforme,
magari riusciva a fermare il dolore che li spaccava il petto.
Un cuore troppo piccolo, per contenere la morte del padre.
L'acqua del fiume passava arrabbiata, troppo dolore anche per lui.
Le sue onde facevano fatica a portar via le lacrime di un bambino.
Testimone muto di una rottura talmente grande che nessuno non riuscirà a cucire in questa vita.
Una giornata di luglio il sole cocente ha strappato la vita di un padre davanti a suo figlio.