Storia e dintorni
Il centenario della “Grande Guerra”
Sintesi storica di Vincenzo Santovito
martedì 9 gennaio 2018
22.18
Dal 1918 al 2018: cent'anni sono trascorsi e iniziando dal primo mese vogliamo onorare alcuni eventi storici della prima guerra mondiale. Nel 1882 l'Italia entrava a far parte della Triplice Alleanza: Austria-Ungheria e Germania. Nel 1915, il 3 maggio, la Triplice Alleanza viene abrogata. Alcune settimane più tardi l'Italia dichiara guerra all'Austria. Si tracciano le nuove linee di confine, partendo dalle frontiere svizzere e austriache, arrivando sino al mare per una lunghezza di circa seicento chilometri. Il generale Luigi Cadorna viene nominato Capo di Stato maggiore. Si da inizio ad una lunga e sfibrante guerra di posizione. Nell'agosto del 1916 la guerra si estende anche alla Germania, provocando un crollo spaventoso del nostro schieramento e per tale motivo avviene la caduta di Caporetto.
Le operazioni di guerra si spostano da Caporetto sino al fiume Piave. Si crea una situazione delicata. Migliaia sono i profughi che abbandonano precipitosamente le zone invase. I fiumi con le loro piene aggravano la situazione. Il Generale Cadorna e il Generale De Giorgio cercano di limitare l'avanzata degli avversari, scegliendo il Piave per una nuova linea di difesa. Il 9 novembre 1916 le armate italiane sono trasferite al di qua del fiume Piave. Di qui sono tantissimi gli appelli. Il Generale Cadorna con dure parole invita il popolo italiano a combattere, rivolgendosi alla coscienza: "Morire, non ripiegare!". E' l'ultima frase del suo ultimo discorso. Un'ora più tardi viene rimosso dalla carica di Capo di Stato Maggiore da Armando Diaz.
Durante la battaglia di Caporetto il comandante dell'armata Capello, che sosteneva l'offensiva e Cadorna la difensiva, mentre i due comandanti "giocavano" non si riusciva ad avere una linea di difesa. Tutto ciò accadeva tra il 18 settembre e il 23 di ottobre del 1916. La seconda armata venne sorpresa il giorno 24 ottobre. La Brigata Potenza non era ancora sulla linea della difesa. I collegamenti tra la 19^, la 3^ e la 46^ Divisione erano scarsissimi. L'Artiglieria era di scarso rendimento. Di tale disfatta non si poteva dar di certo delle responsabilità ai Santi. In tale battaglia i caduti furono migliaia. Dopo la disfatta di Caporetto la realtà della guerra coinvolse tutta la Nazione. Nei territori coinvolti in preda al panico, gli abitanti terrorizzati fuggivano. I profughi si disseminarono in ogni parte d'Italia. Il Re non si perse d'animo e in un suo discorso invitando tutti ad essere un solo esercito chiudendo con una sola voce: "tutti siamo pronti a dare tutto per la vittoria e per l'onore d'Italia". Gli italiani che né la Nazione né tantomeno l'esercito hanno meritato Caporetto. L'umiliazione è grande tanto quanto l'orgoglio si risveglia e si riscuote. Vogliono vendicare l'umiliazione. Vittorio Emanuele Orlando, Capo di Governo, attua delle decise riforme. Dà più assistenza ai soldati e alle famiglie. SI riprende più fiducia; dal Nord al più profondo Sud, mentre sulla linea del Piave i nostri valorosi soldati la presiedono. Gabriele D'Annunzio non rimane inerme e dice: "vi sono in Italia fiumi viventi? Conclude: "e di quest'acqua voi potete dissetare le vostre donne, i vostri figli, i vostri vecchi, il Piave. Questo fiume è la vena maestra della vostra vita, la vena profonda del cuore della Patria. Se si spezza il cuore si arresta".
Vincenzo Santovito- Osservatore Civico
Le operazioni di guerra si spostano da Caporetto sino al fiume Piave. Si crea una situazione delicata. Migliaia sono i profughi che abbandonano precipitosamente le zone invase. I fiumi con le loro piene aggravano la situazione. Il Generale Cadorna e il Generale De Giorgio cercano di limitare l'avanzata degli avversari, scegliendo il Piave per una nuova linea di difesa. Il 9 novembre 1916 le armate italiane sono trasferite al di qua del fiume Piave. Di qui sono tantissimi gli appelli. Il Generale Cadorna con dure parole invita il popolo italiano a combattere, rivolgendosi alla coscienza: "Morire, non ripiegare!". E' l'ultima frase del suo ultimo discorso. Un'ora più tardi viene rimosso dalla carica di Capo di Stato Maggiore da Armando Diaz.
Durante la battaglia di Caporetto il comandante dell'armata Capello, che sosteneva l'offensiva e Cadorna la difensiva, mentre i due comandanti "giocavano" non si riusciva ad avere una linea di difesa. Tutto ciò accadeva tra il 18 settembre e il 23 di ottobre del 1916. La seconda armata venne sorpresa il giorno 24 ottobre. La Brigata Potenza non era ancora sulla linea della difesa. I collegamenti tra la 19^, la 3^ e la 46^ Divisione erano scarsissimi. L'Artiglieria era di scarso rendimento. Di tale disfatta non si poteva dar di certo delle responsabilità ai Santi. In tale battaglia i caduti furono migliaia. Dopo la disfatta di Caporetto la realtà della guerra coinvolse tutta la Nazione. Nei territori coinvolti in preda al panico, gli abitanti terrorizzati fuggivano. I profughi si disseminarono in ogni parte d'Italia. Il Re non si perse d'animo e in un suo discorso invitando tutti ad essere un solo esercito chiudendo con una sola voce: "tutti siamo pronti a dare tutto per la vittoria e per l'onore d'Italia". Gli italiani che né la Nazione né tantomeno l'esercito hanno meritato Caporetto. L'umiliazione è grande tanto quanto l'orgoglio si risveglia e si riscuote. Vogliono vendicare l'umiliazione. Vittorio Emanuele Orlando, Capo di Governo, attua delle decise riforme. Dà più assistenza ai soldati e alle famiglie. SI riprende più fiducia; dal Nord al più profondo Sud, mentre sulla linea del Piave i nostri valorosi soldati la presiedono. Gabriele D'Annunzio non rimane inerme e dice: "vi sono in Italia fiumi viventi? Conclude: "e di quest'acqua voi potete dissetare le vostre donne, i vostri figli, i vostri vecchi, il Piave. Questo fiume è la vena maestra della vostra vita, la vena profonda del cuore della Patria. Se si spezza il cuore si arresta".
Vincenzo Santovito- Osservatore Civico