Storia e dintorni
Intervento del Generale Savino Onelli sul libro di Francesco Morra
Falsi storici continuano a circolare anche sui giornali
lunedì 8 novembre 2010
17.15
INTERVENTO DEL GENERALE SAVINO ONELLI SUL LIBRO "I SEGRETI DI UNA INCURSIONE AEREA – CANOSA DI PUGLIA 6 NOVEMBRE 1943", DI FRANCESCO MORRA, TENUTO IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO IL 3 APRILE 2006 PRESSO L'UNIVERSITA' ROMA TRE.
Il testo del dottor Morra è essenzialmente un percorso espositivo che si muove lungo due filoni interpretativi: l'analisi di intelligence e l'analisi di un complesso o meglio di un intreccio di modi di sentire, di interagire, di opinare la cui interpretazione è riconducibile alle tecniche delle operazioni psicologiche nell'accezione più ampia del termine.
Il lavoro di confronto e di interpretazione dei vari fatti ed aspetti è stato condotto dall'Autore in maniera particolarmente fertile e produttiva in quanto l'acquisizione e l'utilizzazione delle fonti ha superato il classico binomio storiografico fonti umane – fonti archiviali per aggiungere un terzo termine: quello degli esperti e dei periti di materia, presso i quali puntualmente verificare le interviste ed i records cartacei.
In altri termini l'Autore ha portato metodicamente in discussione ed in verifica con gli esperti, fatti, elementi e considerazioni la cui interpretazione ed esposizione potessero dare origine a considerazioni di ordine tecnico-scientifico, vale a dire considerazioni verificabili ed incontrovertibili, dalle quali muovere i passi successivi. Un siffatto modo di procedere ha consentito di spogliare e depurare le varie evidenze dalla cosiddetta "opinione corrente", dimostrando spesso, sfortunatamente troppo spesso, che l'opinione corrente, anche quella "ufficiale" o "ufficializzata" è in genere formata ad orecchio, cioè in base alla prima impressione. Impressione che rimane poi incrostata al fatto, con un processo a cascata di crescente degrado interpretativo. E tutto ciò è deleterio, se non esiziale, per la ricostruzione, analisi ed interpretazione storica.
Un esempio per tutti, che, pur nella sua limitatezza è comunque significativo: l'impennaggio di coda, cioè le alette direzionali di un piccolo ordigno esplosivo ritrovato tra le macerie, è stato a lungo ritenuto essere parte di una bomba di aereo e come tale acquisito alla pubblica opinione. Tra l'altro, riportando il codolo delle sigle inglesi è stato considerato l'elemento probante per attribuire agli Alleati la responsabilità del bombardamento di Canosa del 6 novembre 1943.
Solo nel 2005 - cioè a ben 62 anni dal fatto - possiamo dire che il semplice ictus oculi di un tecnico sul manufatto chiarisce di cosa si tratti: della parte terminale di un proiettile – o meglio – di una bomba di un mortaio inglese da 2 pollici, una modestissima arma da fuoco del calibro di 51 mm con una carica esplosiva di 200-300 grammi idonea al più a scardinare infissi e non a demolire interi isolati. Il codolo era probabilmente un souvenir di guerra, chissà come finito tra le rovine di qualche canosino. Con poche e scarne righe veniva demolita un'ipotesi che sembrava tra le più verosimili e che ha tenuto il campo per più di mezzo secolo.
Ritornando ora al filone di intelligence, cui è improntato il testo, occorre dire che tale filone è più simile all'intelligence investigativa in quanto indirizzata ad individuare gli autori del fatto e le loro intenzioni, ovvero gli obiettivi e gli scopi dell'azione bellica. In questo caso ciò si realizza essenzialmente verificando e confrontando necessità operative della sfera politico-militare, con i mezzi a disposizione e con le modalità procedurali note o comunque attribuibili alle parti.
Si deve dare atto al dr. Morra di essersi mosso con abilità nel Triangolo delle Bermuda che per molti autori e investigatori è rappresentato dal procelloso pelago inquadrabile nelle tre dimensioni (o prospettive) riferite all'attore dell'evento:
- obiettivo da conseguire;
- mezzi a disposizione;
- modalità di azione.
Ciò ha consentito di mettere a nudo solo le ipotesi caratterizzate dalla congruità fra i tre parametri e di scartare tutto ciò che fosse privo di senso, nello specifico quali l'ipotesi dell'errore e l'ipotesi della vendetta.
Il pregio principale dell'opera, risiede però in una riuscita di contaminazione di generi: la ricostruzione-interpretazione storica, cioè un classico saggio storico e l'esposizione del fatto storico in una successione di alternanze di aspetti acclarati e di aspetti oscuri in una sequenza caleidoscopica, dove una verità fa scaturire nuovi aspetti oscuri.
Questo gioco di alternanze genera una crescente attesa di "luce" per cui il testo si lascia leggere proprio con una sorta di tensione verso nuove chiarificazioni di fatti ed opinioni che sgombrino il campo dalle incrostazioni. Una tale rimozione suscita nel lettore una certa soddisfazione proprio perché ognuno di noi ha una sorta di guida intuitiva che ci fa, in qualche modo soffrire allorché avvertiamo, "sentiamo", stonature, incongruenze, salti di logica e simili altre distonie.
L'altro metodo empirico di analisi di intelligence è stato proprio quello di indagare le stonature, cioè tutto ciò che anche semplicemente l'intuito avverte come incongruo. È un metodo di natura pressoché innata, lo si ha o non lo si ha, ed è probabilmente la prova del nove per distinguere tra un autentico detective-investigatore-storico da un burocrate dell'indagine e dell'analisi.
Il dr. Morra è evidentemente in possesso di questa dote, merce non troppo corrente. Per esempio, il suo modo di presentare le questioni agli esperti era infatti del tipo: "ma come mai?", "le pare possibile che…?", il che configura domande/constatazioni che apparentemente non conducono a deduzioni puntuali e utili, ma in realtà con illustri precedenti poiché già formulate dai giuristi classici; infatti, questi ultimi allorché dovevano eliminare un'ipotesi, una scusa, un'esimente, un alibi incongrui pronunciavano la formula eliminatoria del non "NON LIQUET" che nel gergo di taluni analisti è stato liberamente tradotto come "NON QUAGLIA" o nel più fine corrispondente inglese "DOESN'T MATCH".
A titolo di esempio, un tale approccio è stato utilizzato per demolire l'ipotesi di uno sgancio di bombe da parte alleata conseguente alla necessità da parte dei loro aerei di liberarsi del carico di bombe inutilizzate prima di rientrare alla base.
Era "strano" infatti che ci si alleggerisse del carico sull'unico centro abitato in territorio amico individuato a causa dell'inosservanza delle norme sull'oscuramento. Era "strano" che le bombe venissero sganciate quasi al termine del ritorno da un raid aereo normalmente di quasi 2.000 Km e non al suo inizio. Era "strano" che lo sgancio avvenisse in terraferma e non in mare (circa metà della rotta). Era "strano" che il rilascio avvenisse su territorio occupato dalle proprie forze armate. Si era quindi in presenza di una serie di domande intuitive, la cui risposta poteva solo evidenziare le incongruità delle ipotesi.
Un capitolo di cui certamente l'autore può andare fiero, infine, è quello relativo alla complessa disanima dei rapporti post-factum tra le autorità italiane e le autorità britanniche, nel quale il dr. Morra mette in luce, con un apprezzabile distacco da autentico storico, le reciproche posizioni. Posizioni che rappresentano un fatale gioco di realpolitik, che spesso obbliga gli interlocutori, ad omissioni virtuose e ad altrettante "virtuose" bugie, con le quali la parte Alleata copre eventuali responsabilità per l'inosservanza di norme che, per contro, vengono cinicamente attribuite all'incolpevole parte danneggiata.
Se si dovesse comunque tratteggiare più brevemente e sinteticamente il sentire del lettore sull'opera, si dovrebbe esprimere un vivissimo apprezzamento all'Autore per i modi ed i tempi narrativi che riescono a mettere in ordine e a dare luce di razionalità ad un autentico garbuglio di ipotesi, illazioni, imprecisioni.
In sintesi si può valutare che Francesco Morra abbia costruito con tenacia, pazienza, acume e metodo un testo di intelligence storica particolarmente avvincente e agile.
GEN. (R) Savino ONELLI
Il testo del dottor Morra è essenzialmente un percorso espositivo che si muove lungo due filoni interpretativi: l'analisi di intelligence e l'analisi di un complesso o meglio di un intreccio di modi di sentire, di interagire, di opinare la cui interpretazione è riconducibile alle tecniche delle operazioni psicologiche nell'accezione più ampia del termine.
Il lavoro di confronto e di interpretazione dei vari fatti ed aspetti è stato condotto dall'Autore in maniera particolarmente fertile e produttiva in quanto l'acquisizione e l'utilizzazione delle fonti ha superato il classico binomio storiografico fonti umane – fonti archiviali per aggiungere un terzo termine: quello degli esperti e dei periti di materia, presso i quali puntualmente verificare le interviste ed i records cartacei.
In altri termini l'Autore ha portato metodicamente in discussione ed in verifica con gli esperti, fatti, elementi e considerazioni la cui interpretazione ed esposizione potessero dare origine a considerazioni di ordine tecnico-scientifico, vale a dire considerazioni verificabili ed incontrovertibili, dalle quali muovere i passi successivi. Un siffatto modo di procedere ha consentito di spogliare e depurare le varie evidenze dalla cosiddetta "opinione corrente", dimostrando spesso, sfortunatamente troppo spesso, che l'opinione corrente, anche quella "ufficiale" o "ufficializzata" è in genere formata ad orecchio, cioè in base alla prima impressione. Impressione che rimane poi incrostata al fatto, con un processo a cascata di crescente degrado interpretativo. E tutto ciò è deleterio, se non esiziale, per la ricostruzione, analisi ed interpretazione storica.
Un esempio per tutti, che, pur nella sua limitatezza è comunque significativo: l'impennaggio di coda, cioè le alette direzionali di un piccolo ordigno esplosivo ritrovato tra le macerie, è stato a lungo ritenuto essere parte di una bomba di aereo e come tale acquisito alla pubblica opinione. Tra l'altro, riportando il codolo delle sigle inglesi è stato considerato l'elemento probante per attribuire agli Alleati la responsabilità del bombardamento di Canosa del 6 novembre 1943.
Solo nel 2005 - cioè a ben 62 anni dal fatto - possiamo dire che il semplice ictus oculi di un tecnico sul manufatto chiarisce di cosa si tratti: della parte terminale di un proiettile – o meglio – di una bomba di un mortaio inglese da 2 pollici, una modestissima arma da fuoco del calibro di 51 mm con una carica esplosiva di 200-300 grammi idonea al più a scardinare infissi e non a demolire interi isolati. Il codolo era probabilmente un souvenir di guerra, chissà come finito tra le rovine di qualche canosino. Con poche e scarne righe veniva demolita un'ipotesi che sembrava tra le più verosimili e che ha tenuto il campo per più di mezzo secolo.
Ritornando ora al filone di intelligence, cui è improntato il testo, occorre dire che tale filone è più simile all'intelligence investigativa in quanto indirizzata ad individuare gli autori del fatto e le loro intenzioni, ovvero gli obiettivi e gli scopi dell'azione bellica. In questo caso ciò si realizza essenzialmente verificando e confrontando necessità operative della sfera politico-militare, con i mezzi a disposizione e con le modalità procedurali note o comunque attribuibili alle parti.
Si deve dare atto al dr. Morra di essersi mosso con abilità nel Triangolo delle Bermuda che per molti autori e investigatori è rappresentato dal procelloso pelago inquadrabile nelle tre dimensioni (o prospettive) riferite all'attore dell'evento:
- obiettivo da conseguire;
- mezzi a disposizione;
- modalità di azione.
Ciò ha consentito di mettere a nudo solo le ipotesi caratterizzate dalla congruità fra i tre parametri e di scartare tutto ciò che fosse privo di senso, nello specifico quali l'ipotesi dell'errore e l'ipotesi della vendetta.
Il pregio principale dell'opera, risiede però in una riuscita di contaminazione di generi: la ricostruzione-interpretazione storica, cioè un classico saggio storico e l'esposizione del fatto storico in una successione di alternanze di aspetti acclarati e di aspetti oscuri in una sequenza caleidoscopica, dove una verità fa scaturire nuovi aspetti oscuri.
Questo gioco di alternanze genera una crescente attesa di "luce" per cui il testo si lascia leggere proprio con una sorta di tensione verso nuove chiarificazioni di fatti ed opinioni che sgombrino il campo dalle incrostazioni. Una tale rimozione suscita nel lettore una certa soddisfazione proprio perché ognuno di noi ha una sorta di guida intuitiva che ci fa, in qualche modo soffrire allorché avvertiamo, "sentiamo", stonature, incongruenze, salti di logica e simili altre distonie.
L'altro metodo empirico di analisi di intelligence è stato proprio quello di indagare le stonature, cioè tutto ciò che anche semplicemente l'intuito avverte come incongruo. È un metodo di natura pressoché innata, lo si ha o non lo si ha, ed è probabilmente la prova del nove per distinguere tra un autentico detective-investigatore-storico da un burocrate dell'indagine e dell'analisi.
Il dr. Morra è evidentemente in possesso di questa dote, merce non troppo corrente. Per esempio, il suo modo di presentare le questioni agli esperti era infatti del tipo: "ma come mai?", "le pare possibile che…?", il che configura domande/constatazioni che apparentemente non conducono a deduzioni puntuali e utili, ma in realtà con illustri precedenti poiché già formulate dai giuristi classici; infatti, questi ultimi allorché dovevano eliminare un'ipotesi, una scusa, un'esimente, un alibi incongrui pronunciavano la formula eliminatoria del non "NON LIQUET" che nel gergo di taluni analisti è stato liberamente tradotto come "NON QUAGLIA" o nel più fine corrispondente inglese "DOESN'T MATCH".
A titolo di esempio, un tale approccio è stato utilizzato per demolire l'ipotesi di uno sgancio di bombe da parte alleata conseguente alla necessità da parte dei loro aerei di liberarsi del carico di bombe inutilizzate prima di rientrare alla base.
Era "strano" infatti che ci si alleggerisse del carico sull'unico centro abitato in territorio amico individuato a causa dell'inosservanza delle norme sull'oscuramento. Era "strano" che le bombe venissero sganciate quasi al termine del ritorno da un raid aereo normalmente di quasi 2.000 Km e non al suo inizio. Era "strano" che lo sgancio avvenisse in terraferma e non in mare (circa metà della rotta). Era "strano" che il rilascio avvenisse su territorio occupato dalle proprie forze armate. Si era quindi in presenza di una serie di domande intuitive, la cui risposta poteva solo evidenziare le incongruità delle ipotesi.
Un capitolo di cui certamente l'autore può andare fiero, infine, è quello relativo alla complessa disanima dei rapporti post-factum tra le autorità italiane e le autorità britanniche, nel quale il dr. Morra mette in luce, con un apprezzabile distacco da autentico storico, le reciproche posizioni. Posizioni che rappresentano un fatale gioco di realpolitik, che spesso obbliga gli interlocutori, ad omissioni virtuose e ad altrettante "virtuose" bugie, con le quali la parte Alleata copre eventuali responsabilità per l'inosservanza di norme che, per contro, vengono cinicamente attribuite all'incolpevole parte danneggiata.
Se si dovesse comunque tratteggiare più brevemente e sinteticamente il sentire del lettore sull'opera, si dovrebbe esprimere un vivissimo apprezzamento all'Autore per i modi ed i tempi narrativi che riescono a mettere in ordine e a dare luce di razionalità ad un autentico garbuglio di ipotesi, illazioni, imprecisioni.
In sintesi si può valutare che Francesco Morra abbia costruito con tenacia, pazienza, acume e metodo un testo di intelligence storica particolarmente avvincente e agile.
GEN. (R) Savino ONELLI