Storia e dintorni
L’agognato Museo Archeologico Nazionale di Canosa
Le riflessioni del consigliere Enzo Princigalli
mercoledì 10 giugno 2020
22.42
Ho seguito l'interessante dibattito in videoconferenza organizzata e promossa da CanoSiamo - Associazione dei Canosini di Roma sul tema della realizzazione del MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE presso l'Edificio Scolastico "G.Mazzini" a Canosa di Puglia(BT). Dibattito al quale hanno partecipato Sindaco, Assessore Sabina Lenoci, responsabili dei Polo Museale Pugliese, Fondazione Archeologica Canosina, Confindustria, imprenditori, managers e BCC di Canosa Loconia. Ho apprezzato gli interventi soprattutto perchè credo molto nel ruolo che gli intervenuti potranno svolgere in termini di stimolo e controllo e di questo ringrazio CanoSIamo e gli amici della Associazione il Ponte di Torino, per stare sempre con spirito costruttivo e con diligenza "sul pezzo" per usare un gergo giornalistico. Come Consigliere Comunale ho condiviso la decisione unanime di consacrare, finalmente in un atto pubblico, la individuazione dell'Edificio Mazzini come sede del Museo. MI è tornato in mente il ricordo del convegno organizzato dal Rotary esattamente quattro anni fa sul tema "Quale museo per Canosa?". Quella sera dopo la relazione affidata all'Architetto Giuseppe Matarrese, intervenne, a scuotere le coscienze e direi a suonare la sveglia, un travolgente Mons. Felice Bacco con l'appassionato appello ad un impegno concreto per il raggiungimento di obiettivi alla portata dell'immenso valore storico e culturale e delle migliori energie che la nostra città sa e può esprimere. Parole quelle di Don Felice che ho ritrovato a pag. 150 nel suo lavoro "Prove tecniche di discernimento - una città consapevole, non rassegnata": "Abbiamo bisogno tutti di reciproca fiducia, di amare questa città, di non lasciarci tarpare le ali della speranza dai soliti chiacchieroni disfattisti che con la loro rassegnazione colpevole hanno favorito lo "statu quo ante". Noi ci crediamo; non poteva essere diversamente".
L'azione svolta dalla Fondazione Archeologica Canosina, dalle associazioni culturali, dagli imprenditori illuminati e dagli studiosi, ha fatto crescere culturalmente la nostra comunità facendo maturare una nuova consapevolezza così che oggi finalmente la Soprintendenza ed il Polo Museale non sono più percepiti come "ospiti indesiderati" ma come "amici" di Canosa che mettono a disposizione competenza scientifica, esperienza e professionalità per aiutarci a difendere, tutelare e valorizzare il nostro immenso patrimonio, la nostra Storia, le nostre radici. Va emergendo l'idea condivisa che questo museo debba avere contenuti innovativi e costituire parte essenziale di un processo di rigenerazione urbana e di sviluppo. Un Museo che non si pone in antitesi con lo studio e la salvaguardia dei contesti di rinvenimento adeguatamente curati con parchi attrezzati per arricchire lo spazio urbano con le antiche testimonianze. Quello al quale adesso finalmente tutti pensiamo, non e' più un superato contenitore di oggetti ammuffiti ma un museo macchina della cultura, un luogo sempre aperto, organizzato non solo per esporre testimonianze della città e del territorio dell'Ofanto, ma anche per comunicarle a fini di studio e soprattutto per educazione e diletto, del pubblico oltre che degli studiosi. Un luogo in cui la città ritrovi se stessa ed in cui tutte le arti abbiano piena rappresentanza, con laboratori artigianali, scuole di restauro, spazi per ospitare studiosi ed artisti, un luogo dotato di sala multimediale dove poter leggere e ascoltare musica in un contesto confortevole e attrattivo soprattutto per i giovani.
Ma occorre porsi seriamente il problema della gestione, che deve vedere insieme istituzioni pubbliche e private, verificare la sostenibilità e la fattibilità economica e gestionale dell'intervento ed intercettare i finanziamenti necessari. L'approccio non può più essere affidato all'improvvisazione ma coinvolgendo professionalità che di queste cose si occupano ad altissimo livello. Canosa merita la mobilitazione delle migliori professionalità sul campo. Lo stesso Museo MARTA di Taranto sta lavorando su una nuova immagine, un più ampio disegno di rinnovamento e valorizzazione che nei prossimi anni cambierà anche il modo nel quale i visitatori italiani e stranieri usufruiranno del museo. La realizzazione è stata affidata all'associazione temporanea d'impresa composta da Neve Before Italia e Meeting Planner vincitori di una gara ad evidenza pubblica. La consapevolezza di questa nuova e sempre più diffusa sensibilità va finalmente liberata da sterili contrapposizioni e dalle miserie e dalle meschine strumentalizzazioni e dal narcisismo compulsivo della Politica con la P minuscola e dalla grettezza mentale di qualche burocrate.
Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Vengono in mente le parole del Professore Giulio Volpe nel suo lavoro (un patrimonio italiano) "Sono possibili tante soluzioni diverse per fare del patrimonio culturale un elemento vivo e un fattore di coesione e di crescita di una comunità, di una città, di un territorio. Quante energie, quanto entusiasmo, quante capacità, quanta voglia di fare sono presenti nel nostro paese. Energie che attendono solo di essere sostenute. Un entusiasmo che desidera di non essere spento. Capacità che vorrebbero mettersi alla prova. Una voglia di fare che è in grado di superare ogni ostacolo. È un messaggio di ottimismo della volontà che viene da grandi fondazioni e da società pubbliche, da piccole associazioni o da giovani professionisti. Un messaggio da raccogliere e valorizzare. È questo il nostro vero patrimonio".
Concludo con un'ultima riflessione che ci aiuta a pensare, com'è doveroso, ad un Museo che abbia un respiro più ampio rispetto ai confini territoriali di Canosa e che sappia condividere le strategie anche con tutti i territori della valle dell'Ofanto, Barletta, Margherita di Savoia, Trinitapoli, Minervino, Andria, Trani. In tal senso riporto lo stralcio di un articolo pubblicato dal nostro concittadino Francesco Morra, esperto in storia militare, il 2013 su Canosaweb: "La battaglia di Canne è una delle battaglie più importanti e famose nella storia; qui Annibale sconfisse nel 216 a.C., le truppe romane con la famosa tattica della manovra a tenaglia e dell'accerchiamento. Non c'è battaglia più famosa e studiata da tutti gli storici militari e da tutte le accademie militari di tutto il mondo: perché la battaglia di Canne è una battaglia di annientamento; l'ossessione di ripetere la manovra di Annibale sarebbe stata l'ossessione dello Stato Maggiore Tedesco durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Il Piano Von Schlieffen, il piano tedesco della I Prima Guerra Mondiale, era esattamente ricalcato sulla manovra di Annibale a Canne; ed ancora nella Seconda Guerra Mondiale, l'Operazione Zitadell, la battaglia per la conquista del saliente di Kursk, era ricalcata sulla manovra di Annibale (i russi erano penetrati in profondità con un cuneo nella linea difensiva tedesca e con l'Operazione Zitadell i tedeschi speravano di tagliare e accerchiare il saliente sovietico). In fondo, anche la battaglia di Stalingrado che vide la vittoria delle truppe sovietiche fu il rinchiudere in una sacca le armate tedesche. Perché allora non sfruttare la presenza di Canne a soli 10 Km da Canosa in maniera tale che il Museo diventi anche un Centro Studi della Battaglia, dedicando un settore importante della sua struttura a questo avvenimento, diventandone così un punto di riferimento anche per gli studiosi di Storia Militare. E' a Canosa che le truppe romane si rifugiano dopo la sconfitta; è a Canosa che Scipione l'Africano trova riparo ("Quelli che eran riparati a Canosa, e che dai Canosini avevano avuto soltanto alloggio entro le mura e nelle case, furono da una donna pugliese di nome Busa, insigne per nascita e per ricchezze, sovvenuti di abiti, di frumento e anche di denaro; e per tale sua munificenza il Senato, a guerra finita, le tributò grandi onori" – Tito Livio). La possibilità di sviluppare un progetto che faccia diventare il Museo di Canosa anche un Centro di interpretazione culturale, anche di questo avvenimento, cooperando in stretta sinergia con il Comune di Barletta per quel che riguarda propriamente la valorizzazione del sito di Canne per un percorso comune che valorizzi il territorio non è certamente da scartarsi e mi auguro che venga preso in considerazione. E, perché no, pensare ad una valorizzazione di un percorso dell'Ofanto che da Canne va a Canosa sino a Venosa diventando un percorso di archeotrekking o un percorso per i camperisti. Non pensare al Museo di Canosa anche come collegamento con Canne sarebbe una mancanza di lungimiranza".
Enzo Princigalli-Consigliere Comunale
L'azione svolta dalla Fondazione Archeologica Canosina, dalle associazioni culturali, dagli imprenditori illuminati e dagli studiosi, ha fatto crescere culturalmente la nostra comunità facendo maturare una nuova consapevolezza così che oggi finalmente la Soprintendenza ed il Polo Museale non sono più percepiti come "ospiti indesiderati" ma come "amici" di Canosa che mettono a disposizione competenza scientifica, esperienza e professionalità per aiutarci a difendere, tutelare e valorizzare il nostro immenso patrimonio, la nostra Storia, le nostre radici. Va emergendo l'idea condivisa che questo museo debba avere contenuti innovativi e costituire parte essenziale di un processo di rigenerazione urbana e di sviluppo. Un Museo che non si pone in antitesi con lo studio e la salvaguardia dei contesti di rinvenimento adeguatamente curati con parchi attrezzati per arricchire lo spazio urbano con le antiche testimonianze. Quello al quale adesso finalmente tutti pensiamo, non e' più un superato contenitore di oggetti ammuffiti ma un museo macchina della cultura, un luogo sempre aperto, organizzato non solo per esporre testimonianze della città e del territorio dell'Ofanto, ma anche per comunicarle a fini di studio e soprattutto per educazione e diletto, del pubblico oltre che degli studiosi. Un luogo in cui la città ritrovi se stessa ed in cui tutte le arti abbiano piena rappresentanza, con laboratori artigianali, scuole di restauro, spazi per ospitare studiosi ed artisti, un luogo dotato di sala multimediale dove poter leggere e ascoltare musica in un contesto confortevole e attrattivo soprattutto per i giovani.
Ma occorre porsi seriamente il problema della gestione, che deve vedere insieme istituzioni pubbliche e private, verificare la sostenibilità e la fattibilità economica e gestionale dell'intervento ed intercettare i finanziamenti necessari. L'approccio non può più essere affidato all'improvvisazione ma coinvolgendo professionalità che di queste cose si occupano ad altissimo livello. Canosa merita la mobilitazione delle migliori professionalità sul campo. Lo stesso Museo MARTA di Taranto sta lavorando su una nuova immagine, un più ampio disegno di rinnovamento e valorizzazione che nei prossimi anni cambierà anche il modo nel quale i visitatori italiani e stranieri usufruiranno del museo. La realizzazione è stata affidata all'associazione temporanea d'impresa composta da Neve Before Italia e Meeting Planner vincitori di una gara ad evidenza pubblica. La consapevolezza di questa nuova e sempre più diffusa sensibilità va finalmente liberata da sterili contrapposizioni e dalle miserie e dalle meschine strumentalizzazioni e dal narcisismo compulsivo della Politica con la P minuscola e dalla grettezza mentale di qualche burocrate.
Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Vengono in mente le parole del Professore Giulio Volpe nel suo lavoro (un patrimonio italiano) "Sono possibili tante soluzioni diverse per fare del patrimonio culturale un elemento vivo e un fattore di coesione e di crescita di una comunità, di una città, di un territorio. Quante energie, quanto entusiasmo, quante capacità, quanta voglia di fare sono presenti nel nostro paese. Energie che attendono solo di essere sostenute. Un entusiasmo che desidera di non essere spento. Capacità che vorrebbero mettersi alla prova. Una voglia di fare che è in grado di superare ogni ostacolo. È un messaggio di ottimismo della volontà che viene da grandi fondazioni e da società pubbliche, da piccole associazioni o da giovani professionisti. Un messaggio da raccogliere e valorizzare. È questo il nostro vero patrimonio".
Concludo con un'ultima riflessione che ci aiuta a pensare, com'è doveroso, ad un Museo che abbia un respiro più ampio rispetto ai confini territoriali di Canosa e che sappia condividere le strategie anche con tutti i territori della valle dell'Ofanto, Barletta, Margherita di Savoia, Trinitapoli, Minervino, Andria, Trani. In tal senso riporto lo stralcio di un articolo pubblicato dal nostro concittadino Francesco Morra, esperto in storia militare, il 2013 su Canosaweb: "La battaglia di Canne è una delle battaglie più importanti e famose nella storia; qui Annibale sconfisse nel 216 a.C., le truppe romane con la famosa tattica della manovra a tenaglia e dell'accerchiamento. Non c'è battaglia più famosa e studiata da tutti gli storici militari e da tutte le accademie militari di tutto il mondo: perché la battaglia di Canne è una battaglia di annientamento; l'ossessione di ripetere la manovra di Annibale sarebbe stata l'ossessione dello Stato Maggiore Tedesco durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Il Piano Von Schlieffen, il piano tedesco della I Prima Guerra Mondiale, era esattamente ricalcato sulla manovra di Annibale a Canne; ed ancora nella Seconda Guerra Mondiale, l'Operazione Zitadell, la battaglia per la conquista del saliente di Kursk, era ricalcata sulla manovra di Annibale (i russi erano penetrati in profondità con un cuneo nella linea difensiva tedesca e con l'Operazione Zitadell i tedeschi speravano di tagliare e accerchiare il saliente sovietico). In fondo, anche la battaglia di Stalingrado che vide la vittoria delle truppe sovietiche fu il rinchiudere in una sacca le armate tedesche. Perché allora non sfruttare la presenza di Canne a soli 10 Km da Canosa in maniera tale che il Museo diventi anche un Centro Studi della Battaglia, dedicando un settore importante della sua struttura a questo avvenimento, diventandone così un punto di riferimento anche per gli studiosi di Storia Militare. E' a Canosa che le truppe romane si rifugiano dopo la sconfitta; è a Canosa che Scipione l'Africano trova riparo ("Quelli che eran riparati a Canosa, e che dai Canosini avevano avuto soltanto alloggio entro le mura e nelle case, furono da una donna pugliese di nome Busa, insigne per nascita e per ricchezze, sovvenuti di abiti, di frumento e anche di denaro; e per tale sua munificenza il Senato, a guerra finita, le tributò grandi onori" – Tito Livio). La possibilità di sviluppare un progetto che faccia diventare il Museo di Canosa anche un Centro di interpretazione culturale, anche di questo avvenimento, cooperando in stretta sinergia con il Comune di Barletta per quel che riguarda propriamente la valorizzazione del sito di Canne per un percorso comune che valorizzi il territorio non è certamente da scartarsi e mi auguro che venga preso in considerazione. E, perché no, pensare ad una valorizzazione di un percorso dell'Ofanto che da Canne va a Canosa sino a Venosa diventando un percorso di archeotrekking o un percorso per i camperisti. Non pensare al Museo di Canosa anche come collegamento con Canne sarebbe una mancanza di lungimiranza".
Enzo Princigalli-Consigliere Comunale