Storia e dintorni
La bellezza dei “Ritratti di luce” di Michele Cioci
Michele Mirabella ha visitato la mostra al Museo dei Vescovi
sabato 13 luglio 2019
23.07
Partecipazione, curiosità e notevole attenzione all'inaugurazione della mostra di fotografia intitolata "Michele Cioci. Ritratti di luce" che la scorsa domenica ha avuto luogo presso l'androne del Museo dei Vescovi a Canosa di Puglia(BT). La cerimonia ha avuto un prologo alla vigilia con la visita a sorpresa del famoso Michele Mirabella, regista e presentatore televisivo, a Canosa per ricevere il Premio Diomede Speciale, che si è complimentato con i curatori della mostra Sandro Sardella, Valentina Pelagio e Michela Cianti e con Gino Cioci, figlio ed erede della memoria artistica di Michele Cioci, fotografo autodidatta del '900. Sono in mostra alcune opere fotografiche, accuratamente selezionate, ritenute dei veri e propri esperimenti, in cui il fotografo canosino Michele Cioci utilizzò la tecnica della illuminazione cinematografica americana e si cimentò in operazioni di foto ritocco. Nel corso della cerimonia di inaugurazione condotta dal dottor Sandro Sardella, per gli onori di casa, ha preso la parola l'assessore alla cultura del Comune di Canosa, Mara Gerardi che ha portato i saluti dell'amministrazione, ribadendo l'importanza di questa mostra, inserita nell'ambito degli eventi del cartellone dell'estate 2019, tesa alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio fotografico del novecento. Non da meno gli interventi di: Don Felice Bacco (Direttore del Museo dei Vescovi), entusiasta di quest'altra rassegna espositiva nell'ottica di proporre iniziative di spessore ai visitatori del Museo durante l'anno anche con spaccati di vita cittadina del recente passato, attraverso la storia e l'arte della fotografia; cui ha fatto seguito, Ruggiero Di Benedetto, presidente del Fondo Internazionale per la Fotografia(FIOF), che ha focalizzato l'attenzione sugli archivi privati, ritenibili parte inscindibile del Patrimonio Culturale Italiano ed Europeo, che grazie a queste iniziative si fanno conoscere al grande pubblico. La fotografia è un bene culturale che va tutelato, promosso e valorizzato, è un patrimonio che appartiene all'intera comunità.
Poi è stata la volta del veterano dei fotografi canosini, Gino Cioci(66 anni) che ha salutato e ringraziato gli intervenuti e, particolarmente commosso, si è rivolto ai curatori della mostra, molto sensibili a sposare il suo progetto, iniziando ad interessarsi all'archivio fotografico di famiglia, del compianto papà Michele Cioci, nato a Canosa di Puglia nel 1915, da genitori di origini molfettesi. "E' il minore di 5 figli in una condizione familiare difficile e non molto agiata. Il padre era un venditore ambulante di bottoni e cotone. A causa di questo disagio familiare, il fratello maggiore Antonio decise di improvvisarsi fotografo, iniziando a fotografare, sfruttando una coperta ed un tappeto sul bianco muro di una casa, di fronte alla porta della casa paterna. Ha inizio da li la sperimentazione della luce e la ricerca dei soggetti: proprio quello della luce e la ricerca dei soggetti: proprio quella luce del sole che irradiava i bianchi muri di calce fu l'inizio di una grande avventura lunga una vita. E' sconosciuto il motivo per cui la scelta cadde su questa tipo di attività, se per passione o perché aveva cominciato a frequentare altri fotografi. In realtà nella Canosa dei primi Novecento vi era un solo celebre fotografo professionista, Saverio Violante, divenuto anche sindaco nel 1920. Dopo appena 6 anni di attività Antonio Cioci muore di tisi e l'attività venne rilevata dal fratello più piccolo Michele". - E' il figlio Gino Cioci che ha presentato la biografia dell'indimenticabile padre, il fotografo Michele con la bottega in via Gramsci, "nell'allora cuore della cittadina antica, dove allestì la sua prima camera oscura e brevettò per primo a Canosa tecniche di illuminazione di sviluppo e stampa, ispirato dal trionfo della cinematografia americana". In conclusione, Gino Cioci ha rimarcato che "grazie all'uso sapiente delle luci cinematografiche e del foto ritocco, Michele Cioci e la sua bottega artigianale si distinsero per una certa unicità nella ritrattistica , di cui oggi a 47 anni dalla sua scomparsa rimangono pregevoli lastre fotografiche. Un patrimonio unico a cui questa mostra vuole introdurre, destinata ad una sicura valorizzazione". La mostra "Michele Cioci. Ritratti di luce. Tecnica, Antropolgia, Costume, Societa nei primi Novecento" rimarrà aperta nei mesi estivi e con l'inizio del prossimo anno scolastico sarà visitabile per gli studenti.
Poi è stata la volta del veterano dei fotografi canosini, Gino Cioci(66 anni) che ha salutato e ringraziato gli intervenuti e, particolarmente commosso, si è rivolto ai curatori della mostra, molto sensibili a sposare il suo progetto, iniziando ad interessarsi all'archivio fotografico di famiglia, del compianto papà Michele Cioci, nato a Canosa di Puglia nel 1915, da genitori di origini molfettesi. "E' il minore di 5 figli in una condizione familiare difficile e non molto agiata. Il padre era un venditore ambulante di bottoni e cotone. A causa di questo disagio familiare, il fratello maggiore Antonio decise di improvvisarsi fotografo, iniziando a fotografare, sfruttando una coperta ed un tappeto sul bianco muro di una casa, di fronte alla porta della casa paterna. Ha inizio da li la sperimentazione della luce e la ricerca dei soggetti: proprio quello della luce e la ricerca dei soggetti: proprio quella luce del sole che irradiava i bianchi muri di calce fu l'inizio di una grande avventura lunga una vita. E' sconosciuto il motivo per cui la scelta cadde su questa tipo di attività, se per passione o perché aveva cominciato a frequentare altri fotografi. In realtà nella Canosa dei primi Novecento vi era un solo celebre fotografo professionista, Saverio Violante, divenuto anche sindaco nel 1920. Dopo appena 6 anni di attività Antonio Cioci muore di tisi e l'attività venne rilevata dal fratello più piccolo Michele". - E' il figlio Gino Cioci che ha presentato la biografia dell'indimenticabile padre, il fotografo Michele con la bottega in via Gramsci, "nell'allora cuore della cittadina antica, dove allestì la sua prima camera oscura e brevettò per primo a Canosa tecniche di illuminazione di sviluppo e stampa, ispirato dal trionfo della cinematografia americana". In conclusione, Gino Cioci ha rimarcato che "grazie all'uso sapiente delle luci cinematografiche e del foto ritocco, Michele Cioci e la sua bottega artigianale si distinsero per una certa unicità nella ritrattistica , di cui oggi a 47 anni dalla sua scomparsa rimangono pregevoli lastre fotografiche. Un patrimonio unico a cui questa mostra vuole introdurre, destinata ad una sicura valorizzazione". La mostra "Michele Cioci. Ritratti di luce. Tecnica, Antropolgia, Costume, Societa nei primi Novecento" rimarrà aperta nei mesi estivi e con l'inizio del prossimo anno scolastico sarà visitabile per gli studenti.