Storia e dintorni
La Fondazione Archeologica Canosina come ‘caso di studio’
Luigi Di Gioia ne parla in una tesi all’ Università di Macerata
giovedì 13 dicembre 2018
17.21
Si parla della Fondazione Archeologica Canosina, in una tesi di laurea discussa presso l'Università degli Studi di Macerata. "La Fondazione Archeologica Canosina e la valorizzazione del patrimonio culturale di Canosa di Puglia. Dall'analisi del modello di gestione alle prospettive di sviluppo" è il titolo di una tesi di Laurea Magistrale in 'Management dei Beni Culturali', il corso dell'Università di Macerata che "forma professionisti specializzati nella gestione integrata dei beni e degli istituti culturali (musei, archivi, parchi archeologici e altri istituti e luoghi della cultura), e nell'implementazione di politiche per la valorizzazione sociale ed economica e per la conservazione del patrimonio a scala urbanistica". Autore dello studio è Luigi Di Gioia(43 anni), da sempre impegnato nel settore della gestione e valorizzazione del patrimonio culturale locale: dopo aver conseguito i titoli accademici nel settore dei beni culturali prima all'Università di Bari, poi alla 'Ca Foscari' di Venezia, un Master in 'Beni Culturali e Turismo' promosso dalla Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento S. Anna di Pisa e numerosi corsi di formazione, sia qualità di discente e sia come docente esperto. In questi anni, non ha mai smesso di approfondire i suoi interessi professionali, scegliendo recentemente di arricchire le proprie conoscenze in uno dei migliori atenei italiani, rinomato per gli studi sul 'Capitale culturale'. In merito, Il dottor Luigi Di Gioia ha risposto alle seguenti domande nell'ambito della rubrica "Storia e dintorni" di Canosaweb tesa a promuovere gli approfondimenti storici-culturali e al contempo far conoscere gli autori che danno lustro e importanza a Canosa di Puglia "Città d'Arte e di Cultura"
Una tesi di Laurea Magistrale in Management dei Beni Culturali all'Università di Macerata sulla Fondazione Archeologica Canosina (FAC) e sulla gestione del patrimonio culturale locale: come mai questa scelta? Mi è sembrato naturale, anche questa volta, concludere un percorso di studi con un lavoro dedicato alla nostra realtà locale. Il tema della valorizzazione del patrimonio culturale è attualmente molto dibattuto, a tutti i livelli e, conseguentemente, anche nella nostra città. Tra gli aspetti più interessanti e complessi della valorizzazione vi è certamente quello legato alle forme di gestione del patrimonio, la cui peculiarità italiana sta nella capillarità della sua diffusione, risultando pertanto una 'eredità' straordinaria e complessa che richiede formule gestionali innovative: il nostro territorio ne è un esempio eclatante. Da più parti è stato evidenziato che la gestione di questa 'eredità' non può essere più solo ed esclusivamente in mano allo Stato e alle strutture pubbliche, pertanto il dibattito sulle modalità di gestione dei beni culturali fa emergere la necessità di un'alleanza tra pubblico e privato, tra istituzioni e società civile, proprio come è avvenuto con la costituzione della Fondazione Archeologica Canosina (FAC). Pertanto, quando ho concordato l'argomento di tesi in 'Organizzazione e gestione delle aziende culturali' con la professoressa Mara Cerquetti, è stata una naturale conseguenza pensare alla FAC come 'caso di studio', trattandosi di una consolidata realtà - un interessante connubio tra istituzioni e cittadini - impegnata da diversi anni nella gestione dell'ingente patrimonio culturale e archeologico di Canosa.
Come si è articolato il lavoro?Innanzitutto, è stato necessario partire dalla conoscenza del sistema legislativo vigente in materia di valorizzazione dei beni culturali, dalla definizione dei ruoli degli attori coinvolti (Stato, Regioni, Enti locali e soggetti privati), dalla necessaria analisi dei modelli di governance e dei rapporti di cooperazione tra pubblico e privato, specialmente del Terzo Settore e, in particolar modo, delle 'fondazioni di partecipazione', anche attraverso la descrizione di alcuni casi esemplari come le fondazioni di Aquileia, Ravenna e Torino. Conseguentemente, attraverso la raccolta di materiali bibliografici, testi, documenti e materiali d'archivio, nonché di dati e informazioni utili, si è analizzata l'organizzazione interna della Fondazione Archeologica Canosina (FAC) e il sistema di gestione del patrimonio culturale ad esso affidato, evidenziandone aspetti positivi e negativi, con l'obiettivo di fornire alcune proposte migliorative, affinché si possa generare un modello virtuoso come premessa per la creazione di un museo/territorio e di nuove strategie di marketing.
Quindi la 'fondazione di partecipazione' è uno strumento gestionale diffuso e funzionale? La 'fondazione di partecipazione' costituisce un modello giuridico istituzionale innovativo, che assomma le peculiarità della fondazione classica e quelle dell'associazione, capace di creare un efficace quadro operativo tra pubblico e privato, adatto a favorirne la collaborazione. Nel settore dei beni culturali consente di raggiungere, nell'erogazione dei servizi, livelli qualitativi e quantitativi consentiti solo attraverso l'integrazione del settore pubblico col privato, data la costante necessità di contenere la spesa pubblica. La 'fondazione di partecipazione' risulta essere un interessante tentativo di costruire un modello italiano di gestione dei beni culturali che da una parte eviti processi di privatizzazione o di alienazione del nostro patrimonio, ma dall'altra consenta alla comunità, intesa nell'accezione più larga del termine, di partecipare a questo enorme progetto di rivitalizzazione del nostro patrimonio, ad una sua gestione 'dal basso'. Pensate qui, è il caso di sottolineare, a ciò che è stata capace di fare la FAC negli ultimi due decenni, trasformando radicalmente l'approccio della nostra collettività, istituzioni comprese, al patrimonio archeologico e a salvarlo dal totale abbandono in cui versava.
Quindi si condivide qui una idea di gestione 'dal basso' del patrimonio culturale locale? Certo, oggi questa è la scelta più opportuna per il nostro patrimonio. Sottolineo, nuovamente, un aspetto fondamentale: la gestione 'dal basso' operata dalla FAC, con il coinvolgimento costante dei cittadini e delle istituzioni (Comune, Provincia, Ministero, etc.), nelle iniziative promosse ma ancor più nella stessa attiva partecipazione alla vita associativa (ogni cittadino può iscriversi alla fondazione e concorrere alla formazione della sua governance, al pari delle istituzioni), può ulteriormente fare dell'eredità culturale un elemento vivo e un fattore di coesione e di crescita della comunità locale, con il conseguente effetto di una diffusa percezione sociale del valore del proprio patrimonio culturale, la cui conservazione sarebbe perciò sempre più oggetto di collettive cure spontanee, assai più efficaci di ogni misura di tutela affidata alla forza delle leggi e delle sanzioni.
Cosa serve oggi alla FAC per continuare la propria 'mission'? Il volontariato ha rappresentato, e rappresenta, certamente una manna per il mondo del patrimonio culturale, col proprio impegno costante e l'innata passione sociale. Non vi è alcun dubbio circa il miglioramento apportato al sistema dei beni culturali di Canosa dai volontari in genere e dalla FAC in particolare. Ma non basta, non può bastare. Sono diversi, pertanto, i suggerimenti che scaturiscono dall'analisi del caso, i tanti strumenti da adottare, ma uno è imprescindibile: la FAC, pur non perseguendo profitti e utili, è da considerare a tutti gli effetti un'impresa; come tale non può essere indifferente alla redditività, ovvero alla capacità di ottenere le risorse necessarie allo svolgimento della propria attività. Di conseguenza, dovrebbe adottare un modello di gestione tipicamente aziendale, scegliendo una struttura organizzativa di tipo funzionale, fortemente orientata ai processi e alla responsabilizzazione di tutto il personale, sia esso ancora in parte volontario e impegnato a titolo gratuito, sia esso necessariamente dipendente, professionale e adeguatamente retribuito. Occorrono ulteriori risorse pubbliche e private, servizi efficienti ed efficaci politiche di marketing. Una FAC che deve essere in grado, insomma, di generare un sistema gestionale virtuoso del patrimonio culturale. Solo così si potrà meglio indirizzare le energie, l'entusiasmo, le capacità e le professionalità della nostra comunità locale verso la definizione di un modello di governance più efficace ed efficiente.
Una tesi di Laurea Magistrale in Management dei Beni Culturali all'Università di Macerata sulla Fondazione Archeologica Canosina (FAC) e sulla gestione del patrimonio culturale locale: come mai questa scelta? Mi è sembrato naturale, anche questa volta, concludere un percorso di studi con un lavoro dedicato alla nostra realtà locale. Il tema della valorizzazione del patrimonio culturale è attualmente molto dibattuto, a tutti i livelli e, conseguentemente, anche nella nostra città. Tra gli aspetti più interessanti e complessi della valorizzazione vi è certamente quello legato alle forme di gestione del patrimonio, la cui peculiarità italiana sta nella capillarità della sua diffusione, risultando pertanto una 'eredità' straordinaria e complessa che richiede formule gestionali innovative: il nostro territorio ne è un esempio eclatante. Da più parti è stato evidenziato che la gestione di questa 'eredità' non può essere più solo ed esclusivamente in mano allo Stato e alle strutture pubbliche, pertanto il dibattito sulle modalità di gestione dei beni culturali fa emergere la necessità di un'alleanza tra pubblico e privato, tra istituzioni e società civile, proprio come è avvenuto con la costituzione della Fondazione Archeologica Canosina (FAC). Pertanto, quando ho concordato l'argomento di tesi in 'Organizzazione e gestione delle aziende culturali' con la professoressa Mara Cerquetti, è stata una naturale conseguenza pensare alla FAC come 'caso di studio', trattandosi di una consolidata realtà - un interessante connubio tra istituzioni e cittadini - impegnata da diversi anni nella gestione dell'ingente patrimonio culturale e archeologico di Canosa.
Come si è articolato il lavoro?Innanzitutto, è stato necessario partire dalla conoscenza del sistema legislativo vigente in materia di valorizzazione dei beni culturali, dalla definizione dei ruoli degli attori coinvolti (Stato, Regioni, Enti locali e soggetti privati), dalla necessaria analisi dei modelli di governance e dei rapporti di cooperazione tra pubblico e privato, specialmente del Terzo Settore e, in particolar modo, delle 'fondazioni di partecipazione', anche attraverso la descrizione di alcuni casi esemplari come le fondazioni di Aquileia, Ravenna e Torino. Conseguentemente, attraverso la raccolta di materiali bibliografici, testi, documenti e materiali d'archivio, nonché di dati e informazioni utili, si è analizzata l'organizzazione interna della Fondazione Archeologica Canosina (FAC) e il sistema di gestione del patrimonio culturale ad esso affidato, evidenziandone aspetti positivi e negativi, con l'obiettivo di fornire alcune proposte migliorative, affinché si possa generare un modello virtuoso come premessa per la creazione di un museo/territorio e di nuove strategie di marketing.
Quindi la 'fondazione di partecipazione' è uno strumento gestionale diffuso e funzionale? La 'fondazione di partecipazione' costituisce un modello giuridico istituzionale innovativo, che assomma le peculiarità della fondazione classica e quelle dell'associazione, capace di creare un efficace quadro operativo tra pubblico e privato, adatto a favorirne la collaborazione. Nel settore dei beni culturali consente di raggiungere, nell'erogazione dei servizi, livelli qualitativi e quantitativi consentiti solo attraverso l'integrazione del settore pubblico col privato, data la costante necessità di contenere la spesa pubblica. La 'fondazione di partecipazione' risulta essere un interessante tentativo di costruire un modello italiano di gestione dei beni culturali che da una parte eviti processi di privatizzazione o di alienazione del nostro patrimonio, ma dall'altra consenta alla comunità, intesa nell'accezione più larga del termine, di partecipare a questo enorme progetto di rivitalizzazione del nostro patrimonio, ad una sua gestione 'dal basso'. Pensate qui, è il caso di sottolineare, a ciò che è stata capace di fare la FAC negli ultimi due decenni, trasformando radicalmente l'approccio della nostra collettività, istituzioni comprese, al patrimonio archeologico e a salvarlo dal totale abbandono in cui versava.
Quindi si condivide qui una idea di gestione 'dal basso' del patrimonio culturale locale? Certo, oggi questa è la scelta più opportuna per il nostro patrimonio. Sottolineo, nuovamente, un aspetto fondamentale: la gestione 'dal basso' operata dalla FAC, con il coinvolgimento costante dei cittadini e delle istituzioni (Comune, Provincia, Ministero, etc.), nelle iniziative promosse ma ancor più nella stessa attiva partecipazione alla vita associativa (ogni cittadino può iscriversi alla fondazione e concorrere alla formazione della sua governance, al pari delle istituzioni), può ulteriormente fare dell'eredità culturale un elemento vivo e un fattore di coesione e di crescita della comunità locale, con il conseguente effetto di una diffusa percezione sociale del valore del proprio patrimonio culturale, la cui conservazione sarebbe perciò sempre più oggetto di collettive cure spontanee, assai più efficaci di ogni misura di tutela affidata alla forza delle leggi e delle sanzioni.
Cosa serve oggi alla FAC per continuare la propria 'mission'? Il volontariato ha rappresentato, e rappresenta, certamente una manna per il mondo del patrimonio culturale, col proprio impegno costante e l'innata passione sociale. Non vi è alcun dubbio circa il miglioramento apportato al sistema dei beni culturali di Canosa dai volontari in genere e dalla FAC in particolare. Ma non basta, non può bastare. Sono diversi, pertanto, i suggerimenti che scaturiscono dall'analisi del caso, i tanti strumenti da adottare, ma uno è imprescindibile: la FAC, pur non perseguendo profitti e utili, è da considerare a tutti gli effetti un'impresa; come tale non può essere indifferente alla redditività, ovvero alla capacità di ottenere le risorse necessarie allo svolgimento della propria attività. Di conseguenza, dovrebbe adottare un modello di gestione tipicamente aziendale, scegliendo una struttura organizzativa di tipo funzionale, fortemente orientata ai processi e alla responsabilizzazione di tutto il personale, sia esso ancora in parte volontario e impegnato a titolo gratuito, sia esso necessariamente dipendente, professionale e adeguatamente retribuito. Occorrono ulteriori risorse pubbliche e private, servizi efficienti ed efficaci politiche di marketing. Una FAC che deve essere in grado, insomma, di generare un sistema gestionale virtuoso del patrimonio culturale. Solo così si potrà meglio indirizzare le energie, l'entusiasmo, le capacità e le professionalità della nostra comunità locale verso la definizione di un modello di governance più efficace ed efficiente.