Storia e dintorni
La Madonna delle Anime dei Defunti
Via «Agli Avelli» al Camposanto di Canosa
sabato 2 novembre 2019
17.48
Il 2 Novembre ricorre la Commemorazione dei Defunti nella dimensione comunitaria e personale che lega tutti al ricordo, all'affetto e alla vita degli estinti. Il viale dei cipressi che porta alla Croce del Camposanto di Canosa nella toponomastica riporta su una antica lapide di terracotta da noi risanata il titolo di VIA AGLI AVELLI.
Gli AVELLI
È opportuno conoscere il significato etimologico di questo toponimo per prendere coscienza dei passi che ci conducono tra i filari dei Cipressi al CAMPOSANTO DI CANOSA fondato nel 1842 dal Sindaco Ferdinando Lopez, artefice nel 1855 del basamento del monumento dell'Immacolata in Piazza Colonna. Il lemma "Avello", si ritrova nel Glossarium Latinitatis medievale del Du Cange e deriva dall'etimo latino labellum "piccolo bacino", tomba, sepolcro. Il sapiente poeta Ugo Foscolo cita nell'opera dei Sepolcri al v. 131 "gli orti de' suburbani avelli", riferiti all'editto napoleonico di Saint Cloud del 1804 in cui si imponeva che le sepolture fossero collocate fuori del centro abitato in zone "suburbane", come ancora oggi risulta l'area cimiteriale canosina. In cammino a piedi sul viale dei Cipressi incontriamo la Croce missionaria del 1961 in ferro battuto, che risanai volontariamente intorno al 1996, tinteggiando di rosso le spine della corona, che costituisce un patrimonio culturale e spirituale del Popolo e della Chiesa di Canosa, da preservare. Entrando con religioso silenzio nel Camposanto, sostiamo, volgiamo lo sguardo in alto a rileggere ogni anno la lapide monumentale originaria, rimossa e smarrita per incuria, unica nell'arte dei maestri scalpellini del 1842.
La lapide riporta il monogramma greco-bizantino di Christòs, che figura in molte Cappelle gentilizie e che abbiamo riscoperto nell'Archeologia Sacra delle Catacombe di Santa Sofia di Canosa : XP.
ALLE UMANE SPOGLIE
DEI MORENTI NEL BACIO DELLA CROCE
LA PIETA' DEI CANOSINI
QUESTO RECINTO SAGRAVA L'AN. MDCCCXLII
E NEL VI DEL SINDACATO DI F. LOPEZ
MIGLIORANDO COMPIVA.
SALVE O FEDE
CHE MAESTOSA SEDENTE SULLE TOMBE
I VIVENTI AMMAESTRI NEL SILENZIO DEGLI ESTINTI
La Madonna che salva i Defunti
Leviamo lo sguardo nella Cappella Maggiore del Camposanto accogliendo nella fede l'iscrizione dedicata alla Madre di Dio:
DEIPARAE GRATIARUM DOMINAE DEFUNCTOS SOSPITANTI,
"Alla Madre di Dio, Madonna delle Grazie che Protegge ( o salva) i Defunti".
Il termine DEIPARA, appellativo ecclesiastico della «Madre di Dio», deriva dal tardo latino "deipăra", composto da "deus" (Dio) e parĕre (partorire), derivando dal greco Θεοτόκος (Theotókos), Madre di Dio, che suggella le icone bizantine nella forma MP ΘY, abbreviazione per Metèr Theoù. ossia Madre di Dio.
Nell'Ufficio del Custode del Cimitero riscopriamo un quadretto antico comunale che raffigura la Madonna del Carmelo, che protegge e salva le anime del Purgatorio, come nella fede cristiana.E la stessa Beata Vergine del Carmelo viene raffigurata nell'opera pittorica nell'abside della Cappella Maggiore cimiteriale con le anime purganti e gli Angeli rivolti verso la Croce, da cui fu trafugato con empietà il CROCIFISSO. Riceviamo le foto da Sabino Mazzarella, al servizio volontario.
Le fosse comuni cimiteriali – I MORTI senza nome
I rintocchi della campana del Camposanto da noi riportata nel libro dei SACRI BRONZI accompagnano il mistero della morte e della vita. I nostri padri dicevano anche in dialetto: "na réquiem etérne", "un eterno riposo", una preghiera tra marmi, fiori, opere di bene e Fede nel Signore, dinanzi alle fosse comuni, dinanzi alle tombe salvate dei Morti senza nome, privati della loro identità umana e "gettati" nel passato per povertà e solitudine nelle otto botole a destra della Cappella, o "gettati" dai carretti senza esequie come cadaveri nella "carnère" (carnaio), nelle dodici fosse dei Morti della Spagnola, tragica pandemia mondiale del 1918. Nel 1996 per la prima volta con PIETAS e culto dei Morti abbiamo con regolari autorizzazioni fatto aprire queste botole di tombe e fotografato le ossa, i crani di questi Defunti, a cui oggi il Sindaco e l'Amministrazione comunale pone con dignità una corona di alloro, accanto ai fiori e lumini posti dai visitatori e pellegrini.
Requiem aeternam dona eis, Domine!
L'eterno riposo dona loro, o Signore!
... e così sia.
maestro Peppino Di Nunno
Gli AVELLI
È opportuno conoscere il significato etimologico di questo toponimo per prendere coscienza dei passi che ci conducono tra i filari dei Cipressi al CAMPOSANTO DI CANOSA fondato nel 1842 dal Sindaco Ferdinando Lopez, artefice nel 1855 del basamento del monumento dell'Immacolata in Piazza Colonna. Il lemma "Avello", si ritrova nel Glossarium Latinitatis medievale del Du Cange e deriva dall'etimo latino labellum "piccolo bacino", tomba, sepolcro. Il sapiente poeta Ugo Foscolo cita nell'opera dei Sepolcri al v. 131 "gli orti de' suburbani avelli", riferiti all'editto napoleonico di Saint Cloud del 1804 in cui si imponeva che le sepolture fossero collocate fuori del centro abitato in zone "suburbane", come ancora oggi risulta l'area cimiteriale canosina. In cammino a piedi sul viale dei Cipressi incontriamo la Croce missionaria del 1961 in ferro battuto, che risanai volontariamente intorno al 1996, tinteggiando di rosso le spine della corona, che costituisce un patrimonio culturale e spirituale del Popolo e della Chiesa di Canosa, da preservare. Entrando con religioso silenzio nel Camposanto, sostiamo, volgiamo lo sguardo in alto a rileggere ogni anno la lapide monumentale originaria, rimossa e smarrita per incuria, unica nell'arte dei maestri scalpellini del 1842.
La lapide riporta il monogramma greco-bizantino di Christòs, che figura in molte Cappelle gentilizie e che abbiamo riscoperto nell'Archeologia Sacra delle Catacombe di Santa Sofia di Canosa : XP.
ALLE UMANE SPOGLIE
DEI MORENTI NEL BACIO DELLA CROCE
LA PIETA' DEI CANOSINI
QUESTO RECINTO SAGRAVA L'AN. MDCCCXLII
E NEL VI DEL SINDACATO DI F. LOPEZ
MIGLIORANDO COMPIVA.
SALVE O FEDE
CHE MAESTOSA SEDENTE SULLE TOMBE
I VIVENTI AMMAESTRI NEL SILENZIO DEGLI ESTINTI
La Madonna che salva i Defunti
Leviamo lo sguardo nella Cappella Maggiore del Camposanto accogliendo nella fede l'iscrizione dedicata alla Madre di Dio:
DEIPARAE GRATIARUM DOMINAE DEFUNCTOS SOSPITANTI,
"Alla Madre di Dio, Madonna delle Grazie che Protegge ( o salva) i Defunti".
Il termine DEIPARA, appellativo ecclesiastico della «Madre di Dio», deriva dal tardo latino "deipăra", composto da "deus" (Dio) e parĕre (partorire), derivando dal greco Θεοτόκος (Theotókos), Madre di Dio, che suggella le icone bizantine nella forma MP ΘY, abbreviazione per Metèr Theoù. ossia Madre di Dio.
Nell'Ufficio del Custode del Cimitero riscopriamo un quadretto antico comunale che raffigura la Madonna del Carmelo, che protegge e salva le anime del Purgatorio, come nella fede cristiana.E la stessa Beata Vergine del Carmelo viene raffigurata nell'opera pittorica nell'abside della Cappella Maggiore cimiteriale con le anime purganti e gli Angeli rivolti verso la Croce, da cui fu trafugato con empietà il CROCIFISSO. Riceviamo le foto da Sabino Mazzarella, al servizio volontario.
Le fosse comuni cimiteriali – I MORTI senza nome
I rintocchi della campana del Camposanto da noi riportata nel libro dei SACRI BRONZI accompagnano il mistero della morte e della vita. I nostri padri dicevano anche in dialetto: "na réquiem etérne", "un eterno riposo", una preghiera tra marmi, fiori, opere di bene e Fede nel Signore, dinanzi alle fosse comuni, dinanzi alle tombe salvate dei Morti senza nome, privati della loro identità umana e "gettati" nel passato per povertà e solitudine nelle otto botole a destra della Cappella, o "gettati" dai carretti senza esequie come cadaveri nella "carnère" (carnaio), nelle dodici fosse dei Morti della Spagnola, tragica pandemia mondiale del 1918. Nel 1996 per la prima volta con PIETAS e culto dei Morti abbiamo con regolari autorizzazioni fatto aprire queste botole di tombe e fotografato le ossa, i crani di questi Defunti, a cui oggi il Sindaco e l'Amministrazione comunale pone con dignità una corona di alloro, accanto ai fiori e lumini posti dai visitatori e pellegrini.
Requiem aeternam dona eis, Domine!
L'eterno riposo dona loro, o Signore!
... e così sia.
maestro Peppino Di Nunno