Storia e dintorni
È morta nel Signore nonna Rosa Caporale
Recitando il Rosario in dialetto
giovedì 31 gennaio 2019
21.51
All'alba di questo giorno 31 gennaio 2019, sofferente a letto, ma vigile nel cuore, chiamando per nome la figlia Mara, si è spento il cuore di nonna Rosa Caporale di 94 anni. La memoria della sua scomparsa appartiene alla famiglia, ai figli Domenico e Mara, i cui figli bravi e buoni Vincenzo e Sabino sono stati miei alunni di Scuola Elementare nel Plesso "De Muro Lomanto" negli anni novanta, a Canosa di Puglia(BT). Ma la sua memoria appartiene anche alla comunità civile e religiosa e la vogliamo rievocare, figli di queste madri novantenni del '900 scomparse come mia madre Rosetta, che hanno lavorato, amato, donato e pregato con la fede popolare evocata anche in dialetto. Infatti la storia e le immagini di nonna Rosa sono riportate nel libro di dialettologia del 2015 "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino". Lei figura anche in foto dietro il portone di casa sua ad evocare il proverbio "vùtte u varràune", che mi aveva affidato il giovane studente liceale Andrea Persichella. È quella grande sbarra, "varràune" che chiudeva a sera le porte di legno, come ancora oggi nella Cattedrale di San Sabino. Oggi nonna Rosa ha trovato il portone del Paradiso spalancato nel regno dei cieli che non chiudono più di notte, perché splende la lux perpetua, la luce eterna di Dio.
Memoria e modello di vita della civiltà contadina, quando nonna rosa oltre ad impastare il pane in casa, si recava al mattino in campagna dopo aver pregato col marito che aiutava a lavorare con la zappa nei campi, con quel "laudato sii" di Francesco d'Assisi. Lei è un'anima vegliarda francescana in quanto faceva parte dell'OFS, Ordine Francescano Secolare, della Fraternità che l'aveva festeggiata nel compimento dei novanta anni nell'Istituto dell'Immacolata con le Suore Alcantarine. La sua casa infatti, dove è spirata, è situata di fronte all'Asilo Eugenio Ferrara, nella devozione alla Vergine Immacolata, di cui esponeva dietro la vetrina la sacra immagine nella festa dell'8 dicembre, come l'abbiamo ritratta in foto nel 2011. La sua casa era una cappella, una chiesetta di immagini sacre, come il suo cuore credente. Nonni e nipotini, patrimonio di affetti e di valori umani e spirituali. Usciva dall'asilo una bambina che accompagnavo, Antonia Casamassima di tre anni che prima di rincasare con la mamma bussava per salutare nonna Rosa, che la baciava e le dava un dolcetto. È quel legame sapiente e amorevole tra nonni e nipoti; è quel legame tra vecchie e nuove generazioni a cui tramandare storia, vita vissuta, cultura, sorriso e valori intessuti anche nella croce e nella preghiera. La nonna racconta quando era bambina e suo padre, svegliava i figli all'alba per recitare il rosario prima di andare in campagna a lavorare.
La preghiera che ci affida, e che riporto nel libro di Dialettologia è la filastrocca in dialetto del Rosario. La trascriviamo e la recitiamo insieme.
Cùsse Resàrie c'àme dìtte / 'n gìlle stèce scrìtte, / l'Angele accumbagnète / e u Resàrie appresendète. / Jò prèghe a Gesù mòje, / quést'àneme poverédde, / svundurète e peccatròce.
O Maria piena di grazia, / la Madre del Signore, / o Bambino Gesù".
"Questo Rosario che abbiamo detto / in cielo sta scritto. / L'Angelo accompagnato e il Rosario rappresentato. / Io prego a Gesù mio, quest'anima poveretta, sventurata e peccatrice.
Ora , cara nonna Rosa, nella morte nel Signore Tu reciti questo Rosario scritto in cielo, e anche noi sulla terra Ti affidiamo alla Misericordia del Signore alla Vergine Immacolata, recitando l'Ave Maria sulla Terra sotto il cielo e così sia.
Addio nonna Rosa!
maestro Peppino Di Nunno
Fraternità francescana dell'OFS
Memoria e modello di vita della civiltà contadina, quando nonna rosa oltre ad impastare il pane in casa, si recava al mattino in campagna dopo aver pregato col marito che aiutava a lavorare con la zappa nei campi, con quel "laudato sii" di Francesco d'Assisi. Lei è un'anima vegliarda francescana in quanto faceva parte dell'OFS, Ordine Francescano Secolare, della Fraternità che l'aveva festeggiata nel compimento dei novanta anni nell'Istituto dell'Immacolata con le Suore Alcantarine. La sua casa infatti, dove è spirata, è situata di fronte all'Asilo Eugenio Ferrara, nella devozione alla Vergine Immacolata, di cui esponeva dietro la vetrina la sacra immagine nella festa dell'8 dicembre, come l'abbiamo ritratta in foto nel 2011. La sua casa era una cappella, una chiesetta di immagini sacre, come il suo cuore credente. Nonni e nipotini, patrimonio di affetti e di valori umani e spirituali. Usciva dall'asilo una bambina che accompagnavo, Antonia Casamassima di tre anni che prima di rincasare con la mamma bussava per salutare nonna Rosa, che la baciava e le dava un dolcetto. È quel legame sapiente e amorevole tra nonni e nipoti; è quel legame tra vecchie e nuove generazioni a cui tramandare storia, vita vissuta, cultura, sorriso e valori intessuti anche nella croce e nella preghiera. La nonna racconta quando era bambina e suo padre, svegliava i figli all'alba per recitare il rosario prima di andare in campagna a lavorare.
La preghiera che ci affida, e che riporto nel libro di Dialettologia è la filastrocca in dialetto del Rosario. La trascriviamo e la recitiamo insieme.
Cùsse Resàrie c'àme dìtte / 'n gìlle stèce scrìtte, / l'Angele accumbagnète / e u Resàrie appresendète. / Jò prèghe a Gesù mòje, / quést'àneme poverédde, / svundurète e peccatròce.
O Maria piena di grazia, / la Madre del Signore, / o Bambino Gesù".
"Questo Rosario che abbiamo detto / in cielo sta scritto. / L'Angelo accompagnato e il Rosario rappresentato. / Io prego a Gesù mio, quest'anima poveretta, sventurata e peccatrice.
Ora , cara nonna Rosa, nella morte nel Signore Tu reciti questo Rosario scritto in cielo, e anche noi sulla terra Ti affidiamo alla Misericordia del Signore alla Vergine Immacolata, recitando l'Ave Maria sulla Terra sotto il cielo e così sia.
Addio nonna Rosa!
maestro Peppino Di Nunno
Fraternità francescana dell'OFS