Storia e dintorni
Nel ricordo del magistrato Agostino Pavone
Amava scrivere poesie per hobby
sabato 18 agosto 2018
15.13
Tantissimi attestati di stima e cordoglio sono stati espressi in questi giorni da quanti hanno conosciuto e apprezzato le qualità umane e professionali del Dottor Agostino Pavone, magistrato in quiescenza, venuto a mancare lo scorso 3 agosto. "La comunità di Canosa di Puglia ha perso uno dei suoi figli migliori, il Dottor Agostino Pavone. Uomo mite e sereno che negli anni '80 ho avuto l'onore di conoscerlo e frequentarlo a Cerignola, ove ha ricoperto l'incarico di Pretore Dirigente presso l'allora locale Pretura Circondariale. L'alto Magistrato si era fatto apprezzare per il suo grande equilibrio e la sua umanità. Esprimo con grande dolore il mio sentito cordoglio alla sua famiglia. Dottor Agostino Pavone, arrivederci in cielo". E' il ricordo dell'Ispettore Capo Responsabile della D.I.G.O.S Nunzio Di Giulio, suo grande estimatore che con il magistrato spesso viaggiava insieme, "con la mia auto da Cerignola a Canosa vista la vicinanza tra gli stabili della Pretura Circondariale e il Commissariato. All'epoca, i Pretori dirigevano personalmente le indagini di polizia giudiziaria di loro competenza. Frequentemente, l'ho accompagnavo sui luoghi dove si verificavano atti criminosi, avendo totale fiducia di me come uomo e come poliziotto, mi ordinava di svolgere le indagini" ha concluso l'ispettore in quiescenza Di Giulio molto provato dalla scomparsa del magistrato Agostino Pavone, nato a Canosa il 24 settembre 1933 che in carriera ha esercitato il ruolo di Pretore, di Giudice di Tribunale, di Consigliere di Corte d'Appello a Bari e Potenza e, da ultimo di Presidente di Corte di Assise D'Appello di Potenza. Il magistrato Pavone amava anche scrivere poesie che sono state raccolte in una pubblicazione dal titolo "L'uomo ansante" per la collana "Poeti italiani Contemporanei" edita da Libroitaliano World, nel 2006. "La poesia ha bisogno nei suoi limiti etici ed estetici, di comunicare con gli altri, di parlare alla gente per questo deve uscire dalle accademie, dalle aristocrazie letterarie, dalle velleità mondane, per recuperare quella identità forte che da sempre costituisce l'esempio più dignitoso e più alto di qualsiasi altra forma espressiva dell'arte." Come riporta in appendice "L'uomo ansante", l'opera letteraria frutto di una assunta selezione editoriale operata nell'ottica del confronto dialettico e della crescita culturale e sociale, attraverso i componimenti del Dottor Agostino Pavone, pregni di sentimenti e valori umani, civili e morali per i quali ha vissuto ed ha creduto fortemente. "Non si perdono mai coloro che amiamo, perchè possiamo amarli in Colui che non si può perdere", con la significativa citazione di Sant'Agostino l'hanno ricordato e lo ricordano la moglie Anna Luisi, i figli Giovanni Battista e Sabino, le nuore, parenti e amici che lo hanno ammirato e stimato per la sua cordialità e gentilezza, serietà e dedizione alla famiglia, alla professione e alla cultura, linfa vitale della crescita umana.
La Redazione di Canosaweb esprime le sentite condoglianze alla famiglia Pavone
Il Giudice
Siede severo sull'alto scranno,
quasi un trono di pregiato panno,
inforca sull'adunco naso,
gli occhiali quasi per caso,
guarda poi gli astanti
con gli occhi erranti
e appella con alto tono
tra l'iniziale frastuono:
chi è presente, chi assente,
si badi che qui non si mente,
indi chiama di primo impatto
l'uomo ivi coatto
che siede sulla panca
e che quasi sbianca.
Che dice lei riguardo al fatto
che qui sembra un misfatto?
E quegli, tremulo e sconnesso:
nessun delitto ho commesso,
mia è l'innocenza.
E dall'alto santa pazienza,
cotanta sembra la prova nelle pandette,
perché la colpa non ammette?
Reo io non sono
e il male non cagiono.
Bene, il giudice comanda,
si dia corso alla domanda
del pubblico accusatore
e dell'avvocato difensore.
Giudice illustre, ecco il mio pensiero,
dice il pubblico ministero,
si condanni costui per palese reità
e per provata malvagità.
Qual è il suo dire che ciò sconvolge?
Dice il giudice che all'avvocato si rivolge :
si dà per inteso però che la bocca
non s'apra per quel che non tocca.
Ed allora l'illustre patrono:
ciarliero certo io non sono
ma dir si deve quel che bisogna
acchè si venga a quel che costui agogna.
La mano si leva dall'alta stazza
Il dito s'appunta, la toga svolazza,
l'essere volteggia e freme
per dire quel che preme.
Homo hic est : pauper et misellus,
innocens est atque mundus,
nullum crimen facit neque dolum habuit:
absolutionem tantum quaerit .
Perdono chiedo per questa licenza:
è pur d'uopo talora qualche inframettenza
si che l'inclita eccellenza vostra
ben intenda la parola nostra.
Ora io pongo fine al mio discorso:
di costui si venga in soccorso
e dall'alto del suo maniero
sovvenga la Giustizia a costui che è sincero.
S'alza il Giudice e, curvo, s'avvia
ove si prende consiglio come in prigionia.
Muto e pensoso cogita senza impazienza:
intendere devo alla mia coscienza,
Ma quanto è arduo ed aspro è cotesto cammino
che prende il cuore e la mente da vicino.
Deviar non si può da tanto penare
Chè, del Giudice questo è peregrinare.
Agostino Pavone
Poesia "Il Giudice" tratta da "L'uomo ansante"
La Redazione di Canosaweb esprime le sentite condoglianze alla famiglia Pavone
Il Giudice
Siede severo sull'alto scranno,
quasi un trono di pregiato panno,
inforca sull'adunco naso,
gli occhiali quasi per caso,
guarda poi gli astanti
con gli occhi erranti
e appella con alto tono
tra l'iniziale frastuono:
chi è presente, chi assente,
si badi che qui non si mente,
indi chiama di primo impatto
l'uomo ivi coatto
che siede sulla panca
e che quasi sbianca.
Che dice lei riguardo al fatto
che qui sembra un misfatto?
E quegli, tremulo e sconnesso:
nessun delitto ho commesso,
mia è l'innocenza.
E dall'alto santa pazienza,
cotanta sembra la prova nelle pandette,
perché la colpa non ammette?
Reo io non sono
e il male non cagiono.
Bene, il giudice comanda,
si dia corso alla domanda
del pubblico accusatore
e dell'avvocato difensore.
Giudice illustre, ecco il mio pensiero,
dice il pubblico ministero,
si condanni costui per palese reità
e per provata malvagità.
Qual è il suo dire che ciò sconvolge?
Dice il giudice che all'avvocato si rivolge :
si dà per inteso però che la bocca
non s'apra per quel che non tocca.
Ed allora l'illustre patrono:
ciarliero certo io non sono
ma dir si deve quel che bisogna
acchè si venga a quel che costui agogna.
La mano si leva dall'alta stazza
Il dito s'appunta, la toga svolazza,
l'essere volteggia e freme
per dire quel che preme.
Homo hic est : pauper et misellus,
innocens est atque mundus,
nullum crimen facit neque dolum habuit:
absolutionem tantum quaerit .
Perdono chiedo per questa licenza:
è pur d'uopo talora qualche inframettenza
si che l'inclita eccellenza vostra
ben intenda la parola nostra.
Ora io pongo fine al mio discorso:
di costui si venga in soccorso
e dall'alto del suo maniero
sovvenga la Giustizia a costui che è sincero.
S'alza il Giudice e, curvo, s'avvia
ove si prende consiglio come in prigionia.
Muto e pensoso cogita senza impazienza:
intendere devo alla mia coscienza,
Ma quanto è arduo ed aspro è cotesto cammino
che prende il cuore e la mente da vicino.
Deviar non si può da tanto penare
Chè, del Giudice questo è peregrinare.
Agostino Pavone
Poesia "Il Giudice" tratta da "L'uomo ansante"