Storia e dintorni
Nel ricordo del sisma dell’Irpinia 40 anni dopo
A Canosa si registrarono danni nel centro storico
lunedì 23 novembre 2020
23.12
Il 23 novembre 1980 alle ore 19,34 un terremoto di magnitudo 6.9 (10° della Scala Mercalli) devastò l'Irpinia, la Basilicata, una parte della della Puglia, facendo registrare la morte di 3.000 persone, e quasi 300.000 sfollati. A 40 anni da quello che è stato il sisma più violento registrato in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Sono trascorsi quarant'anni dall'immane tragedia provocata dal terremoto che devastò l'Irpinia e la Basilicata, colpendo anche parte della Puglia. Quasi tremila persone morirono sotto le macerie delle proprie case, o in conseguenza delle distruzioni di edifici. Tante vite non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi. Il numero dei senzatetto si contò in centinaia di migliaia: sofferenze, disperazione, sacrifici che si sono prolungati per anni nel percorso di ricostruzione. Nella ricorrenza del più catastrofico evento della storia repubblicana desidero anzitutto ricordare le vittime, e con esse il dolore inestinguibile dei familiari, ai quali esprimo i miei sentimenti di vicinanza. Anche il senso di comunità che consentì allora di reagire, di affrontare la drammatica emergenza, e quindi di riedificare borghi, paesi, centri abitati, e con essi le reti di comunicazione, le attività produttive, i servizi, le scuole, appartiene alla nostra memoria civile. Profonda è stata la ferita alle popolazioni e ai territori. Immensa la volontà e la forza per ripartire. La Repubblica venne scossa da quel terremoto che aveva colpito aree interne e in parte isolate del nostro Paese ma tutto il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l'impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli. Le istituzioni democratiche trassero lezione dalle fragilità emerse: dopo quel 23 novembre 1980 nacque la Protezione civile italiana, divenuta nel tempo struttura preziosa in un Paese così esposto al rischio sismico e vanto per professionalità e capacità organizzative. Oggi città allora colpite, e paesi allora distrutti, hanno ripreso vita. L'opera di ricostruzione ha mobilitato energie, in un percorso non privo di problemi e contraddizioni, con insediamenti divenuti parte di una rete economica e sociale di rilevante importanza per il Mezzogiorno e l'intero Paese. Permangono irrisolte antiche questioni, come il deficit occupazionale e l'emigrazione, le insuperate sofferenze delle aree interne. Lo sviluppo sostenibile, sfida accentuata dalla attuale crisi sanitaria, quarant'anni dopo il sisma, richiama la necessità di un analogo impegno comune che sappia utilizzare in maniera adeguata risorse finanziarie e progettuali destinate alla ripartenza dopo la pandemia».
A Canosa di Puglia(BT), il Parroco della Parrocchie del Centro Storico, Don Carmine Catalano, in questa ricorrenza ha evocato il tragico sisma con un post sui social:"""Oggi, 23 novembre 2020 ricorre il 40.mo anniversario del terremoto dell'Irpinia che ha anche colpito la nostra città, in particolare la zona del centro storico. Mentre ricordiamo con l'affetto della preghiera coloro che morirono, constatiamo che quel tragico evento costituì l'inizio dell'abbandono della zona, che ne porta ancora oggi le ferite. Questo anniversario sia per tutta la cittadinanza un monito nell'assumere la consapevolezza che per un pieno recupero e per una giusta valorizzazione è necessario il coinvolgimento di tutti coloro che vi abitano e delle istituzioni."""
A Canosa di Puglia(BT), il Parroco della Parrocchie del Centro Storico, Don Carmine Catalano, in questa ricorrenza ha evocato il tragico sisma con un post sui social:"""Oggi, 23 novembre 2020 ricorre il 40.mo anniversario del terremoto dell'Irpinia che ha anche colpito la nostra città, in particolare la zona del centro storico. Mentre ricordiamo con l'affetto della preghiera coloro che morirono, constatiamo che quel tragico evento costituì l'inizio dell'abbandono della zona, che ne porta ancora oggi le ferite. Questo anniversario sia per tutta la cittadinanza un monito nell'assumere la consapevolezza che per un pieno recupero e per una giusta valorizzazione è necessario il coinvolgimento di tutti coloro che vi abitano e delle istituzioni."""