Storia e dintorni
Nina vuole volare
La strenna natalizia di Nunzio di Giulio
domenica 25 dicembre 2016
8.14
Il Natale ieri: ciaramelle...la mia felicità da bambino!Il Natale oggi: Smartphone...la mia sorridente malinconia! """Il Natale e' felicità che viene dall'alto… ai lettori di CANOSAWEB viene anche da me, semplicemente auguri, Nunzio Di Giulio""". Doppia strenna natalizia per i lettori di Canosaweb che per l'occasione ricevono direttamente gli auguri firmati da Nunzio Di Giulio, scrittore per hobby e come da consuetudine anche il racconto dal titolo "Nina vuole volare" per dedicare alcuni minuti alla lettura come contributo alla crescita culturale, come fonte di idee e riflessioni, come un "tesoro da scoprire" quotidianamente in particolare nei giorni di festa quando si ha qualche ora in più a disposizione. Nunzio Di Giulio, Ispettore Capo della Digos in quiescenza, Commendatore della Santa Sede di San Silvestro Papa ha già proposto al pubblico e sul web componimenti letterari di forte attualità da "Mirta" a "Diana & Gamin", fino all'ultimo "Mio nome Marinela" per la Giornata Internazionale della Violenza contro le Donne, il racconto a tema per dire basta al femminicidio che continua a mietere vittime. In questi anni, l'autore Nunzio Di Giulio ha ottenuto diversi riconoscimenti di prestigio: il Premio Letterario Internazionale Cavalieri di San Valentino Poesia della Vita (Poesia e Narrativa) nel 1995 a Terni; il Premio Letterario Nazionale "Nicola Zingarelli" V Edizione, nel 2013 a Cerignola(FG) ed nel 2014, a Canosa di Puglia, il Premio Dea Ebe, l'edizione presentata dalla conduttrice televisiva Manila Nazzaro. "Nina vuole volare" è il racconto per il Natale 2016 da trascorrere serenamente in famiglia e nei ritagli di tempo dedicarsi alla lettura, perché "leggere è vincere la noia e la solitudine, ed è entrare in comunione con altri esseri umani al di là del tempo e dello spazio". Buona lettura e Buon Natale!
"Nina vuole volare" il racconto di Nunzio Di Giulio :
Nina, questo è il nome dell'unico personaggio del racconto, si sentiva ingabbiata sulla "sedia". Senza via d'uscita e la sola aspettativa era quella non entusiasmante delle attenzioni forzate che le venivano elargite dagli altri. Attenzioni che si riducevano a liberarla, in qualche modo, dai suoi bisogni primari. Si sentiva il prodotto del condizionamento psicologico esercitato dalla famiglia e dalla società. I loro atteggiamenti e comportamenti avevano provocato in lei quel carattere diffidente, ribelle, egoista ed egocentrico che, innescando un circolo vizioso, favoriva ancor più la sua emarginazione. In famiglia si sentiva un peso da portare qua e là senza che mai nessuno tenesse in conto quello che in realtà voleva. Si comportavano come fosse una persona senza affetti, senza sentimenti, senza emozioni. Nella società si sentiva estranea, non in consonanza con ciò che andava fatto. Per tale motivo le relazioni sociali si esaurivano in nulla di fatto: a casa, a scuola, in Chiesa. Frequentava la chiesa carica di "legittime" aspettative: sperava di incontrare sguardi sinceri ed affettuosi e non ipocriti e sorrisi tendenziosi. Lì, nella casa del Signore, sperava di vedere materializzarsi gli ideali di fratellanza, carità e solidarietà conclamati dal Signore. Le persone che la circondavano li sentiva, prima di essere amaramente delusa, coerentemente cristiani e, dunque, capaci di accoglierla con amorevole dedizione e non di essere discriminata, offesa. Di essere accolta come la Maddalena, con amore, da Gesù Invece, Nina, si sentiva diversa anche nella casa di Dio. La Chiesa, gli Uomini di Chiesa, già: quelli i cui esempi, non le parole,avrebbero potuta sollevarla. Molto può una carezza, un sorriso di intesa, un'attenzione. Quelle piccole cose che si fanno gigantesche quando una diversamente abile se le sente piovere nel cuore e nell'anima. Una persona così, una Persona a immagine di Dio, questo afferma la Chiesa ed è una verità sacrosanta, non può essere ridotta all'ubbidienza remissiva. Questo vogliono alcuni, ma anche non pochi; degli uomini che accettano la Parola di Cristo ma la disattendono nella pratica quotidiana a contatto con il prossimo. Il BENE si fa, non si predica. L'Evangelista Giovanni nel suo Vangelo, al versetto 21 del capitolo Terzo lo dice esplicitamente: è nella verità di Cristo chi "le opere sue le fa secondo Dio".
La famiglia, la Scuola, la Chiesa avevano ridotto la vita di Nina a un inutile peso:il suo solo dovere era obbedienza e asservimento. A tanto, Nina non ci stava! L'anima si sentiva stimolata a vivere invece, a venire fuori. E l'atto liberatorio non tardò a manifestarsi: un imperativo! Ribellarsi, reagire, affermare le qualità e i diritti del proprio Io, della propria Personalità. Ma come fare, da dove cominciare? Respingendo gli "idoli" o i "miti" decantati ma non praticati dagli indifferenti: la fede, la speranza,la carità. Solo così,diceva a se stessa Nina, poteva vivere la sua vita terrena: lottare per avere tutto quanto le era stato negato fino ad allora. Cominciò in famiglia attraverso un dialogo convinto e sostenuto dalla certezza delle sue ragioni. Poi la ricerca, in campo sociale, di amici ed amicizie. E poi la rapida commossa maturazione di tutto l'essere la visse così, come un miracolo quando scopri di essere amata. L'amore. Quello che sale dalle viscere, dal cuore, dall'anima, nell'incontro con lui: un Amico, l'Amore. Furono Luca e l'amore a rigenerarla, a trasfigurarla, perché l'amore è fatto di questo:di bellezza, di vita, di altruismo di dedizione perché di intima comprensione. Un contatto mai avuto e accaduto per la prima volta: L'Amore, Il Bacio, un Duo che si fa una cosa sola."Allora può succedere pure a me, anzi: è successo pure a me, quello che succede ad altri, a tutti?" E così pensando si sentiva perdere nello sguardo intenso di Luca. Una Prima Volta,ripetibile nel tempo!
Luca fu il suo principe azzurro. La favola di Cenerentola le scivolava addosso e nell'anima fiorirono lentamente gli affetti e i sentimenti, tutti intrisi di nuova forza, così che la sua diversità diventava particolarità e non totalità. Furono necessari anni e anni e poi quell'incontro favoloso con l'Amore. E quindi veniva afferrata da Nina la certezza che, a tutto quel bene, non avrebbe mai più rinunciato. Ma Luca non fu l'unico uomo. Conobbe altri e tutti riuscirono a farla sentire a proprio agio, non più diversa. Era cambiata anche fra gli amici, il rapporto sociale e amicale. Gestiva bene le modalità dello stare assieme e riusciva altresì a instaurare nuove amicizie. Camminando per strada non mancava di imbattersi negli sguardi di sorrisi falsamente compiacenti, ma ormai non gli dolevano più di tanto sorretta dalla sopravvenuta maturità di vita. Semmai, pensava, erano loro adesso a fargli pena perché li reputava vittime della loro stessa viziata mentalità, gretta ed egoistica. Nina ora camminava a testa alta ed era lei che decideva (in sé) sul valore di quei sguardi, di quel loro modo di sorridere o di salutare. Si rendeva conto, ora, che quelli, diversamente abili nella mente, non potevano capire quanto succedeva a lei : il corpo non era fisicamente perfetto, ma aveva ormai raggiunto, con l'amore, serenità e successo nella vita lavorativa. Era lei, ora, insegnare qualcosa.
Altro cambiamento avvenne in Nina in campo scolastico. Si sentiva ESSERE, si sentiva VALERE, si sentiva OPERATIVA. E tanto era e fu molto per lei. Liberandosi dalla gravità fisica di una volta era cambiata anche la sua esteriorità:nel volto le raggiava la certezza di ESSERE. Grazie alla scoperta della ricchezza spirituale Nina imponeva la sua personalità sino a non nascondere più la sua diversità. Tanto può la rigenerazione per virtù di Eros. Nina sapeva bene che "di vita ce n'è una sola e la bottiglia non si getta mai piena". Perciò dalla scoperta dell'amore e dall'accadimento miracoloso di quel bacio, giurò a se stessa che non avrebbe buttato nulla di quanto stava nella bottiglia prima di gettarla via. Nella sterminata esistenza umana nessuno è un atomo senza volontà e perciò non doveva mai mollare perché solo chi prova a volare sa che prima o poi può toccare il cielo. E l'amore permette a tutti di toccarlo! L'avvenire poteva ancora arricchirsi, si trattava di attendere con qualche fiducia il domani. E l'arricchimento arrivò quando Nina incontrò Viola, che portò in lei una ventata di rinnovamento di fiducia nell'esistenza. Viola era una ragazza decisa a concretizzare le idee che si affacciavano nella sua mente. Difatti unitamente a quelle la soccorreva una forte volontà che la spingeva ad operare, ad agire. Era riuscita con il suo sereno ottimismo a crearsi una famiglia E Nina, a contatto con Viola e a nuovi amici richiamati dalla presenza di Viola si chiedeva, meravigliata: "O è proprio vero che bisogna aiutarsi per essere poi ulteriormente aiutata ?" Da questa faticosa acquisita coscienza che le permetteva di guardare il futuro con rinnovata fiducia capì e sperò che davvero i suoi sogni potevano avverarsi. La diversità è senza alcun dubbio un limite alla vita, è un far morire, dopo che viene fiaccato, il desiderio di vivere. E' meglio morire! Ma poi accadono fatti imprevisti, primo fra tutti il bacio, l'amore e l'amicizia che modificano l'atteggiamento da tenere nei confronti dell'esistenza. Quando poi si constata che nessuna donna, nessun uomo, l'umanità tutta è messa di fronte ad ostacoli di varia natura, la diversità viene intesa come un'avversità che, in vari modi colpisce tutti. Così questo vissuto di Nina si muta in ragionato ottimismo e perciò lei pure incoraggiava gli altri quando le giornate si prospettavano nere. La fiducia nella vita, di qualunque colore sia, è un BENE da tenere presente; è un BENE da rinnovare giorno dopo giorno. Mai mollare. Tutti viviamo sotto lo stesso cielo. Fra sè e sè NINA esclamava: Coraggio, Coraggio!
"Nina vuole volare" il racconto di Nunzio Di Giulio :
Nina, questo è il nome dell'unico personaggio del racconto, si sentiva ingabbiata sulla "sedia". Senza via d'uscita e la sola aspettativa era quella non entusiasmante delle attenzioni forzate che le venivano elargite dagli altri. Attenzioni che si riducevano a liberarla, in qualche modo, dai suoi bisogni primari. Si sentiva il prodotto del condizionamento psicologico esercitato dalla famiglia e dalla società. I loro atteggiamenti e comportamenti avevano provocato in lei quel carattere diffidente, ribelle, egoista ed egocentrico che, innescando un circolo vizioso, favoriva ancor più la sua emarginazione. In famiglia si sentiva un peso da portare qua e là senza che mai nessuno tenesse in conto quello che in realtà voleva. Si comportavano come fosse una persona senza affetti, senza sentimenti, senza emozioni. Nella società si sentiva estranea, non in consonanza con ciò che andava fatto. Per tale motivo le relazioni sociali si esaurivano in nulla di fatto: a casa, a scuola, in Chiesa. Frequentava la chiesa carica di "legittime" aspettative: sperava di incontrare sguardi sinceri ed affettuosi e non ipocriti e sorrisi tendenziosi. Lì, nella casa del Signore, sperava di vedere materializzarsi gli ideali di fratellanza, carità e solidarietà conclamati dal Signore. Le persone che la circondavano li sentiva, prima di essere amaramente delusa, coerentemente cristiani e, dunque, capaci di accoglierla con amorevole dedizione e non di essere discriminata, offesa. Di essere accolta come la Maddalena, con amore, da Gesù Invece, Nina, si sentiva diversa anche nella casa di Dio. La Chiesa, gli Uomini di Chiesa, già: quelli i cui esempi, non le parole,avrebbero potuta sollevarla. Molto può una carezza, un sorriso di intesa, un'attenzione. Quelle piccole cose che si fanno gigantesche quando una diversamente abile se le sente piovere nel cuore e nell'anima. Una persona così, una Persona a immagine di Dio, questo afferma la Chiesa ed è una verità sacrosanta, non può essere ridotta all'ubbidienza remissiva. Questo vogliono alcuni, ma anche non pochi; degli uomini che accettano la Parola di Cristo ma la disattendono nella pratica quotidiana a contatto con il prossimo. Il BENE si fa, non si predica. L'Evangelista Giovanni nel suo Vangelo, al versetto 21 del capitolo Terzo lo dice esplicitamente: è nella verità di Cristo chi "le opere sue le fa secondo Dio
La famiglia, la Scuola, la Chiesa avevano ridotto la vita di Nina a un inutile peso:il suo solo dovere era obbedienza e asservimento. A tanto, Nina non ci stava! L'anima si sentiva stimolata a vivere invece, a venire fuori. E l'atto liberatorio non tardò a manifestarsi: un imperativo! Ribellarsi, reagire, affermare le qualità e i diritti del proprio Io, della propria Personalità. Ma come fare, da dove cominciare? Respingendo gli "idoli" o i "miti" decantati ma non praticati dagli indifferenti: la fede, la speranza,la carità. Solo così,diceva a se stessa Nina, poteva vivere la sua vita terrena: lottare per avere tutto quanto le era stato negato fino ad allora. Cominciò in famiglia attraverso un dialogo convinto e sostenuto dalla certezza delle sue ragioni. Poi la ricerca, in campo sociale, di amici ed amicizie. E poi la rapida commossa maturazione di tutto l'essere la visse così, come un miracolo quando scopri di essere amata. L'amore. Quello che sale dalle viscere, dal cuore, dall'anima, nell'incontro con lui: un Amico, l'Amore. Furono Luca e l'amore a rigenerarla, a trasfigurarla, perché l'amore è fatto di questo:di bellezza, di vita, di altruismo di dedizione perché di intima comprensione. Un contatto mai avuto e accaduto per la prima volta: L'Amore, Il Bacio, un Duo che si fa una cosa sola."
Luca fu il suo principe azzurro. La favola di Cenerentola le scivolava addosso e nell'anima fiorirono lentamente gli affetti e i sentimenti, tutti intrisi di nuova forza, così che la sua diversità diventava particolarità e non totalità. Furono necessari anni e anni e poi quell'incontro favoloso con l'Amore. E quindi veniva afferrata da Nina la certezza che, a tutto quel bene, non avrebbe mai più rinunciato. Ma Luca non fu l'unico uomo. Conobbe altri e tutti riuscirono a farla sentire a proprio agio, non più diversa. Era cambiata anche fra gli amici, il rapporto sociale e amicale. Gestiva bene le modalità dello stare assieme e riusciva altresì a instaurare nuove amicizie. Camminando per strada non mancava di imbattersi negli sguardi di sorrisi falsamente compiacenti, ma ormai non gli dolevano più di tanto sorretta dalla sopravvenuta maturità di vita. Semmai, pensava, erano loro adesso a fargli pena perché li reputava vittime della loro stessa viziata mentalità, gretta ed egoistica. Nina ora camminava a testa alta ed era lei che decideva (in sé) sul valore di quei sguardi, di quel loro modo di sorridere o di salutare. Si rendeva conto, ora, che quelli, diversamente abili nella mente, non potevano capire quanto succedeva a lei : il corpo non era fisicamente perfetto, ma aveva ormai raggiunto, con l'amore, serenità e successo nella vita lavorativa. Era lei, ora, insegnare qualcosa.
Altro cambiamento avvenne in Nina in campo scolastico. Si sentiva ESSERE, si sentiva VALERE, si sentiva OPERATIVA. E tanto era e fu molto per lei. Liberandosi dalla gravità fisica di una volta era cambiata anche la sua esteriorità:nel volto le raggiava la certezza di ESSERE. Grazie alla scoperta della ricchezza spirituale Nina imponeva la sua personalità sino a non nascondere più la sua diversità. Tanto può la rigenerazione per virtù di Eros. Nina sapeva bene che "di vita ce n'è una sola e la bottiglia non si getta mai piena"