Storia e dintorni
Presepe: una parola povera, ricca, gioiosa, santa.
Dalle nostre case al Quirinale, tra i mercatini di Natale.
giovedì 20 dicembre 2018
22.26
Il presepe è un patrimonio di storia, di cultura, di arte, di religiosità, di tradizione popolare radicato in particolare nella civiltà italiana. È un patrimonio francescano che ci riporta a Francesco d'Assisi, il Santo della pace, dell'umiltà e della fraternità, nella nascita della mezzanotte del 25 dicembre 1223, quando il Santo poverello, come riporta il biografo Tommaso da Celano, realizzò il primo presepe vivente: "Voglio celebrare teco la notte di Natale. Scegli una grotta dove farai di riprodurre, per quanto è possibile, la grotta con il Bambino nato a Betlemme! Questo è il mio desiderio, perché voglio vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Da otto secoli questa rappresentazione storica dell'evento di Betlemme si è fatta intercultura, arte, tradizione popolare; si è fatta "Presepio". Ritroviamo l'etimologia di una parola povera, ricca, gioiosa e santa nel Vangelo di Luca, testo di storia, nella Vulgata in latino, dove "Praesepium" significa letteralmente "mangiatoia", greppia dove fu posto il Bambino di Betlemme, cui fu dato il nome di Gesù nel censimento di Cesare Augusto, quando era Governatore romano Quirinio nelle province di Siria e di Giudea. Tra questi dati storici e geografici il testo latino evangelico di Luca attesta " invenietis infantem ... positum in praesepio", "troverete un bambino ... deposto in una mangiatoia" (Luca, cap. 2, v. 12).
Il presepe viene allestito da secoli, dai nostri padri, nelle nostre case e costituisce l'identità del Natale con il messaggio di gioia, di pace, di fraternità, di vita familiare, nel "vero, nel bene, nel bello" come direbbe Papa Francesco alla Scuola Italiana. Quest'anno A. D. 2018 il presepe, come negli anni scorsi, è approdato nella Casa degli Italiani, nel Quirinale, con l'accoglienza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo ha inaugurato l'11 Dicembre con la presenza dell'artista autore, Maestro Francesco Artese. Dopo Il Presepe Napoletano del 2017, quest'anno il presepe è "La luce della Natività" tra i Sassi di Matera, capitale europea della cultura 2019. L'opera in mostra nella Sala d'Ercole dal 12 dicembre al 5 gennaio si estende su 40 metri quadrati, per un'altezza di sei metri; realizzata in polistirene mostra 120 personaggi in terracotta. I personaggi per eccellenza della Vergine Maria e del Bambino Gesù sono rappresentati incoronati a riconoscere Maria Regina della Pace e Gesù nella sua regalità divina.
Al Quirinale sono in mostra anche alberi di Natale provenienti dal Nord Italia, flagellata dalla tempesta "Vaia" in un messaggio della nostra terra e dell'ambiente ferito dai cambiamenti climatici proiettati dall'opera di ricostruzione dell'uomo. Nel Cortile d'Onore del Quirinale, dove abbiamo posato i nostri passi di Scuola nel 2011 e 2012, è stata allestita a terra per la terza edizione la Stella di Natale: è la stella a cinque raggi, emblema della Repubblica Italiana, di un diametro da punte a punta di m. 6, che di certo ha richiesto una sapiente geometria pentagonale. La Stella è contornata da laterizi di terracotta con una cornice luminosa e adornata dai Giardini del Quirinale con ciclamini alternati di colore bianco e rosso, che racchiudono un verde tappeto erboso ad evocare il Tricolore della nostra bella bandiera. Abbiamo ricevuto alcune foto dal Quirinale, cui siamo grati nella condivisione di questa opera osimbolica e di questo messaggio della Stella della Repubblica che diventa floreale a Natale dove noi posiamo i nostri passi in cammino verso il bene comune del nostro Paese.
Tra la stella e l'albero, il Presepe delle case dei nostri padri, povero di cartoni di scarpe, ricco di sassi e di muschio dei campi, santo di spiritualità annuncia per strada, a Scuola, in Chiesa, al mondo: "Oggi è nato per voi.." (Luca, 2,11). È un messaggio umano universale, che parla ancora oggi a tulle le genti; è un messaggio divino, nella ricerca della dimensione del divino radicata in tutte le antiche civiltà e spesso offuscata dal consumismo, ma palpitante nel cuore dell'uomo bambino, nel suo stupore, nell'alito di Dio. A Betlemme "in quella stessa regione c'erano anche alcuni pastori", mentre oggi nella stessa regione della terra ci sono i pellegrini verso la Terra Santa; ci sono i bambini di Scuola con maestre e genitori che hanno accolto la Luce della Pace di Betlemme dagli Scout di Trieste e d'Europa; ci sono gli uomini di qualsiasi colore che fuggono dalla fame, dalla miseria, dalla guerra; ci sono i mercatini di Natale di Strasburgo insanguinati dalle tenebre del demonio che odia la vita, che odia il sorriso spento e ucciso a terra di Antonio Megalizzi. Lui, "figlio della nostra terra", dalla Calabria, al Trentino, all'Europa, come stiamo pregando nella Cattedrale di Trento, non può giungere come i Pastori alla mangiatoia di Betlemme, perché nell'infausto addio è giunto già in cielo fra le dodici stelle dell'Europa; come stiamo pregando con la sposa del Cantico dei Cantici (Cap. 8, v. 4) "forte come la morte è l'amore", nelle note anche natalizie dell'Inno alla Gioia. L'Arcivescovo ha evocato le commoventi e profetiche parole di Antonio: "Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Nulla muore e tutto dura in eterno". Di fronte all'eterno domani 21 Dicembre 2018 è il Solstizio d'Inverno, il dies natalis solis invicti, la nascita ad Oriente del Dio Cristiano (Christianum Deum), come il sole in maniera più umana (humanius solem), scritta nel II secolo dopo Cristo da Tertulliano "Ad Nationes" (Libro I, cap. XIII, 1). "Nel giorno del Sole proviamo gioia", "vel die solis laetitiam curare"; nel giorno di Natale proviamo gioia. Illuminiamo il nostro cuore che si fa presepe nel nostro tempo, fra le gioie e i dolori, fra la fiducia e le ansie del tempo che viviamo e di cui siamo artefici, annunciando noi stessi "Buon Natale".
Maestro Giuseppe Di Nunno
Il presepe viene allestito da secoli, dai nostri padri, nelle nostre case e costituisce l'identità del Natale con il messaggio di gioia, di pace, di fraternità, di vita familiare, nel "vero, nel bene, nel bello" come direbbe Papa Francesco alla Scuola Italiana. Quest'anno A. D. 2018 il presepe, come negli anni scorsi, è approdato nella Casa degli Italiani, nel Quirinale, con l'accoglienza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo ha inaugurato l'11 Dicembre con la presenza dell'artista autore, Maestro Francesco Artese. Dopo Il Presepe Napoletano del 2017, quest'anno il presepe è "La luce della Natività" tra i Sassi di Matera, capitale europea della cultura 2019. L'opera in mostra nella Sala d'Ercole dal 12 dicembre al 5 gennaio si estende su 40 metri quadrati, per un'altezza di sei metri; realizzata in polistirene mostra 120 personaggi in terracotta. I personaggi per eccellenza della Vergine Maria e del Bambino Gesù sono rappresentati incoronati a riconoscere Maria Regina della Pace e Gesù nella sua regalità divina.
Al Quirinale sono in mostra anche alberi di Natale provenienti dal Nord Italia, flagellata dalla tempesta "Vaia" in un messaggio della nostra terra e dell'ambiente ferito dai cambiamenti climatici proiettati dall'opera di ricostruzione dell'uomo. Nel Cortile d'Onore del Quirinale, dove abbiamo posato i nostri passi di Scuola nel 2011 e 2012, è stata allestita a terra per la terza edizione la Stella di Natale: è la stella a cinque raggi, emblema della Repubblica Italiana, di un diametro da punte a punta di m. 6, che di certo ha richiesto una sapiente geometria pentagonale. La Stella è contornata da laterizi di terracotta con una cornice luminosa e adornata dai Giardini del Quirinale con ciclamini alternati di colore bianco e rosso, che racchiudono un verde tappeto erboso ad evocare il Tricolore della nostra bella bandiera. Abbiamo ricevuto alcune foto dal Quirinale, cui siamo grati nella condivisione di questa opera osimbolica e di questo messaggio della Stella della Repubblica che diventa floreale a Natale dove noi posiamo i nostri passi in cammino verso il bene comune del nostro Paese.
Tra la stella e l'albero, il Presepe delle case dei nostri padri, povero di cartoni di scarpe, ricco di sassi e di muschio dei campi, santo di spiritualità annuncia per strada, a Scuola, in Chiesa, al mondo: "Oggi è nato per voi.." (Luca, 2,11). È un messaggio umano universale, che parla ancora oggi a tulle le genti; è un messaggio divino, nella ricerca della dimensione del divino radicata in tutte le antiche civiltà e spesso offuscata dal consumismo, ma palpitante nel cuore dell'uomo bambino, nel suo stupore, nell'alito di Dio. A Betlemme "in quella stessa regione c'erano anche alcuni pastori", mentre oggi nella stessa regione della terra ci sono i pellegrini verso la Terra Santa; ci sono i bambini di Scuola con maestre e genitori che hanno accolto la Luce della Pace di Betlemme dagli Scout di Trieste e d'Europa; ci sono gli uomini di qualsiasi colore che fuggono dalla fame, dalla miseria, dalla guerra; ci sono i mercatini di Natale di Strasburgo insanguinati dalle tenebre del demonio che odia la vita, che odia il sorriso spento e ucciso a terra di Antonio Megalizzi. Lui, "figlio della nostra terra", dalla Calabria, al Trentino, all'Europa, come stiamo pregando nella Cattedrale di Trento, non può giungere come i Pastori alla mangiatoia di Betlemme, perché nell'infausto addio è giunto già in cielo fra le dodici stelle dell'Europa; come stiamo pregando con la sposa del Cantico dei Cantici (Cap. 8, v. 4) "forte come la morte è l'amore", nelle note anche natalizie dell'Inno alla Gioia. L'Arcivescovo ha evocato le commoventi e profetiche parole di Antonio: "Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Nulla muore e tutto dura in eterno". Di fronte all'eterno domani 21 Dicembre 2018 è il Solstizio d'Inverno, il dies natalis solis invicti, la nascita ad Oriente del Dio Cristiano (Christianum Deum), come il sole in maniera più umana (humanius solem), scritta nel II secolo dopo Cristo da Tertulliano "Ad Nationes" (Libro I, cap. XIII, 1). "Nel giorno del Sole proviamo gioia", "vel die solis laetitiam curare"; nel giorno di Natale proviamo gioia. Illuminiamo il nostro cuore che si fa presepe nel nostro tempo, fra le gioie e i dolori, fra la fiducia e le ansie del tempo che viviamo e di cui siamo artefici, annunciando noi stessi "Buon Natale".
Maestro Giuseppe Di Nunno