Storia e dintorni
Scusate il ritardo… A proposito del Museo Nazionale
L'intervento dell'architetto Giuseppe Matarrese
domenica 28 giugno 2020
7.20
Entro nel dibattito in corso sul museo consapevole che l'argomento è problematico, difficile da affrontare, e complicato da risolvere. Sono quasi cinquanta anni che a Canosa si parla di museo, con alti e bassi, con un dibattito a volte infuocato ma spesso sterile. Oggi spero si sia messo un punto e su questo ed altri punti voglio esporre il mio pensiero che dico subito non sarà "political correct", ma credetemi intellettualmente onesto. Per affrontare il tema occorre risponde ad alcune parole chiave. La prima : "dove". A questa parola penso si sia risposto individuando nel complesso della Scuola "G. Mazzini", il luogo dove collocare il nascente museo. Dopo un lungo confronto tra Guelfi e Ghibellini, tra coloro che volevano il recupero di un edificio esistente e fra quelli che auspicavano un museo ex novo, la scelta compiuta è stata quella di pensare al recupero di un luogo oggi in gran parte utilizzato, prossimo al centro storico, di grande fascino e pregio.
Dico subito, che nel corso di circa quaranta anni di studi e riflessioni, diverse sono state le ipotesi su cui ho riflettuto ed anche lavorato. Ho pensato in un primo momento al museo diffuso, ed il restauro di Palazzo Iliceto doveva esserne il primo elemento. Ipotesi che non ha avuto un seguito, ad uno spazio restaurato come "porta" per il centro storico, non ha seguito il recupero del suo intorno che è rimasto inospitale ed uno stato di profondo abbandono. Con il passare del tempo è maturata in me l'idea che Canosa avesse bisogno di una grande opera di architettura che potesse rappresentare il luogo della sua rinascita. Un luogo pensato non solo per mostrare il suo grande passato ma anche per indicare una strada per il futuro.
Nel 2008, in un incontro cittadino fu presentata la ipotesi di realizzare a Piano San Giovanni questo luogo Museo. Un museo che doveva "volare sulla storia" a stretto contatto con un'area archeologica di grande importanza come quello della Fabbrica Sabiniana del Battistero e dei limitrofi ritrovamenti archeologici. Ipotesi che inoltre partiva dal presupposto che questo museo per rispettare la storia della nostra città avrebbe dovuto avere un respiro molto più ampio con al centro il fiume Ofanto e la sua valle. Questo fiume elemento cardine nella storia di Canosa per la sua importanza territoriale poteva rappresentare il bacino naturale con cui rapportarsi. Un museo che doveva comprendere un ambito anche più esteso di quello della attuale sesta provincia. Ovviamente apparve subito evidente come il problema della gestione e della manutenzione fosse centrale e per certi versi preliminare a qualsiasi scelta . Questa ipotesi che sembrò concretizzarsi nel 2011 in occasione del 150 anniversario dell'unità d'Italia, per una serie di vicende non ha avuto alcuno sviluppo concreto. Di quella vicenda però occorre che recuperiamo innanzitutto il suo sguardo territoriale che era stato sintetizzato nell'acronico "M.A.V.O. " Museo Archeologico Valle dell'Ofanto ed anche e soprattutto il tema della gestione e manutenzione dell'organismo Museo.
Nel 2016, invitato dal Rotary , parlai "di quale museo a Canosa", ragionando sulle diverse ipotesi in campo evidenziando in punti di forza e di debolezza delle soluzioni. Sulla scelta dell'edificio "G Mazzini" evidenziai la possibilità di realizzare un museo, in un rapporto dialettico con la scuola, un museo come macchina della cultura , con all'interno anche una scuola di restauro ed uno spazio per ospitare studiosi ricercatori. Uno spazio aperto alla città, divulgativo, sempre in movimento , patrimonio collettivo. Dissi anche che questa non era , come alcuni pensavano ,la soluzione più economica o più semplice da gestire. Questa scelta che aveva ragioni profonde sia urbanistiche che architettoniche, se opportunamente ponderata e studiata aveva un senso, una sua validità culturale ed uno spazio economico importante. Completai l'intervento ed invitando le istituzioni a operare subito una scelta.
Qui veniamo alla seconda parole "come". Questo tema riguarda non solo i contenuti che il museo dovrà avere ma anche, le procedure da seguire per realizzarlo e gestirlo . "Come" significa anche tracciare un percorso tecnico programmatico per attivare un processo destinato a concretizzarsi nel tempo. Non ho capito il percorso che si intende seguire dopo gli annunci ed i dibattiti per realizzare il museo. Esiste o non esiste un "Documento programmatico preliminare" o un "Progetto di fattibilità tecnico-economica" previsti dalle norme vigenti, da porre a base delle iniziative dell'amministrazione sia per ricercare finanziamenti che per tracciare un cronoprogramma che abbia un minimo di concretezza? Attraverso quali procedure si intende giungere alla progettazione o se si intende mettere insieme progettazione e realizzazione dei lavori? In quanto tempo attuare le diverse fasi. Tutto questo potrà durare tanti anni o pochi anni, dipenderà solo dalla volontà, capacità, preparazione, competenza, responsabilità e cuore che gli attuali amministratori avranno per raggiungere l'obbiettivo. Obbiettivo, questo, fondamentale per la città.
Canosa in questi anni sta vivendo una profonda crisi, è una città ricurva su se stessa, con numerose attività in difficoltà, settori, come l'artigianato, quasi inesistenti, pochi imprenditori ed imprese, un'agricoltura che stenta a diventare vero volano economico ed un'attività edilizia quasi inesistente. Il museo quindi può, se ben pensato, progettato e gestito rappresentare la chiave di volta per iniziare ad invertire una stagione che presenta, come osservato, grandi criticità. Infine la terza parola "chi". Il "chi", appare semplice ed immediato, ed ovviamente riguarda la politica e nello specifico l'Amministrazione Comunale , gli altri enti interessati e specificatamente la Soprintendenza Archeologica. Qui, senza giro di parole, ritengo che questi enti debbano dialogare e lavorare per la realizzazione del Museo, ma che debbano starne fuori dalla gestione.
In questi anni, le varie amministrazioni che si sono succedute ,non hanno brillato per la gestione degli edifici e delle opere pubbliche. Esempio negativo è il Teatro Comunale "R. Lembo", pensato per far convivere il passato con il presente ed il futuro, destinato anche a spazio per giovani, aperto alla città . Oggi è spesso chiuso, privo di una gestione chiara, con opere realizzate dopo l'apertura inqualificabili e prive di senso , spazi ancora incompiuti e il tutto condito da perenni e sterili polemiche. Lo stesso va detto per la Soprintendenza che per troppo tempo ha pensato solo che l'unico problema fosse quello della conservazione e non quello della valorizzazione. Su questo aspetto non intendo dilungarmi perchè voglio evitare inutili "polemiche" su come in questi anni e vissuto il rapporto tra la Soprintendenza Archeologica e la città di Canosa.
Ora occorre passare oltre, pensare ad un sistema che includa tutti i soggetti ma con ambiti e competenze precise. La gestione deve essere fatta da soggetti in grado di programmare, valorizzare, organizzare e sviluppare attività con un possibile ritorno economico. Occorre sapere che il museo costerà annualmente , per la sua gestione e manutenzione, diverse centinaia di migliaia di euro e non si può pensare che tutto questo possa essere a totale carico dello stato. Occorre una gestione culturale elevata ma di carattere manageriale. Questo non può essere fatto ne dall'Amministrazione Comunale nè dalla Soprintendenza. Io penso invece che un ruolo determinante possa assumere la Fondazione Archeologica Canosina, che se riprende "la spinta propulsiva" sopita in questi ultimi anni può rappresentare una grande risorsa sia per la qualità delle persone di cui è composta che per la sua storia.
Infine, non voglio sottacere il ruolo svolto da Mons.Felice Bacco, vero motore della presa di coscienza acquisita da parte della città in relazione al suo immenso patrimonio storico archeologico, unitamente allo sforzo compiuto da associazioni e gruppi di persone. La comunità canosina, è cresciuta e spesso è arrivata prima della politica. Ora tutti insieme con chiarezza dobbiamo lavorare per concretizzare un'idea. Lo dobbiamo a quelle persone che hanno lottato per questo ed oggi non ci sono più. Lo dobbiamo ai nostri figli, per offrire una speranza in una città ed un futuro migliore.Lo dobbiamo a questa città, prima grande e poi schiava.
Giuseppe Matarrese - Architetto.
Dico subito, che nel corso di circa quaranta anni di studi e riflessioni, diverse sono state le ipotesi su cui ho riflettuto ed anche lavorato. Ho pensato in un primo momento al museo diffuso, ed il restauro di Palazzo Iliceto doveva esserne il primo elemento. Ipotesi che non ha avuto un seguito, ad uno spazio restaurato come "porta" per il centro storico, non ha seguito il recupero del suo intorno che è rimasto inospitale ed uno stato di profondo abbandono. Con il passare del tempo è maturata in me l'idea che Canosa avesse bisogno di una grande opera di architettura che potesse rappresentare il luogo della sua rinascita. Un luogo pensato non solo per mostrare il suo grande passato ma anche per indicare una strada per il futuro.
Nel 2008, in un incontro cittadino fu presentata la ipotesi di realizzare a Piano San Giovanni questo luogo Museo. Un museo che doveva "volare sulla storia" a stretto contatto con un'area archeologica di grande importanza come quello della Fabbrica Sabiniana del Battistero e dei limitrofi ritrovamenti archeologici. Ipotesi che inoltre partiva dal presupposto che questo museo per rispettare la storia della nostra città avrebbe dovuto avere un respiro molto più ampio con al centro il fiume Ofanto e la sua valle. Questo fiume elemento cardine nella storia di Canosa per la sua importanza territoriale poteva rappresentare il bacino naturale con cui rapportarsi. Un museo che doveva comprendere un ambito anche più esteso di quello della attuale sesta provincia. Ovviamente apparve subito evidente come il problema della gestione e della manutenzione fosse centrale e per certi versi preliminare a qualsiasi scelta . Questa ipotesi che sembrò concretizzarsi nel 2011 in occasione del 150 anniversario dell'unità d'Italia, per una serie di vicende non ha avuto alcuno sviluppo concreto. Di quella vicenda però occorre che recuperiamo innanzitutto il suo sguardo territoriale che era stato sintetizzato nell'acronico "M.A.V.O. " Museo Archeologico Valle dell'Ofanto ed anche e soprattutto il tema della gestione e manutenzione dell'organismo Museo.
Nel 2016, invitato dal Rotary , parlai "di quale museo a Canosa", ragionando sulle diverse ipotesi in campo evidenziando in punti di forza e di debolezza delle soluzioni. Sulla scelta dell'edificio "G Mazzini" evidenziai la possibilità di realizzare un museo, in un rapporto dialettico con la scuola, un museo come macchina della cultura , con all'interno anche una scuola di restauro ed uno spazio per ospitare studiosi ricercatori. Uno spazio aperto alla città, divulgativo, sempre in movimento , patrimonio collettivo. Dissi anche che questa non era , come alcuni pensavano ,la soluzione più economica o più semplice da gestire. Questa scelta che aveva ragioni profonde sia urbanistiche che architettoniche, se opportunamente ponderata e studiata aveva un senso, una sua validità culturale ed uno spazio economico importante. Completai l'intervento ed invitando le istituzioni a operare subito una scelta.
Qui veniamo alla seconda parole "come". Questo tema riguarda non solo i contenuti che il museo dovrà avere ma anche, le procedure da seguire per realizzarlo e gestirlo . "Come" significa anche tracciare un percorso tecnico programmatico per attivare un processo destinato a concretizzarsi nel tempo. Non ho capito il percorso che si intende seguire dopo gli annunci ed i dibattiti per realizzare il museo. Esiste o non esiste un "Documento programmatico preliminare" o un "Progetto di fattibilità tecnico-economica" previsti dalle norme vigenti, da porre a base delle iniziative dell'amministrazione sia per ricercare finanziamenti che per tracciare un cronoprogramma che abbia un minimo di concretezza? Attraverso quali procedure si intende giungere alla progettazione o se si intende mettere insieme progettazione e realizzazione dei lavori? In quanto tempo attuare le diverse fasi. Tutto questo potrà durare tanti anni o pochi anni, dipenderà solo dalla volontà, capacità, preparazione, competenza, responsabilità e cuore che gli attuali amministratori avranno per raggiungere l'obbiettivo. Obbiettivo, questo, fondamentale per la città.
Canosa in questi anni sta vivendo una profonda crisi, è una città ricurva su se stessa, con numerose attività in difficoltà, settori, come l'artigianato, quasi inesistenti, pochi imprenditori ed imprese, un'agricoltura che stenta a diventare vero volano economico ed un'attività edilizia quasi inesistente. Il museo quindi può, se ben pensato, progettato e gestito rappresentare la chiave di volta per iniziare ad invertire una stagione che presenta, come osservato, grandi criticità. Infine la terza parola "chi". Il "chi", appare semplice ed immediato, ed ovviamente riguarda la politica e nello specifico l'Amministrazione Comunale , gli altri enti interessati e specificatamente la Soprintendenza Archeologica. Qui, senza giro di parole, ritengo che questi enti debbano dialogare e lavorare per la realizzazione del Museo, ma che debbano starne fuori dalla gestione.
In questi anni, le varie amministrazioni che si sono succedute ,non hanno brillato per la gestione degli edifici e delle opere pubbliche. Esempio negativo è il Teatro Comunale "R. Lembo", pensato per far convivere il passato con il presente ed il futuro, destinato anche a spazio per giovani, aperto alla città . Oggi è spesso chiuso, privo di una gestione chiara, con opere realizzate dopo l'apertura inqualificabili e prive di senso , spazi ancora incompiuti e il tutto condito da perenni e sterili polemiche. Lo stesso va detto per la Soprintendenza che per troppo tempo ha pensato solo che l'unico problema fosse quello della conservazione e non quello della valorizzazione. Su questo aspetto non intendo dilungarmi perchè voglio evitare inutili "polemiche" su come in questi anni e vissuto il rapporto tra la Soprintendenza Archeologica e la città di Canosa.
Ora occorre passare oltre, pensare ad un sistema che includa tutti i soggetti ma con ambiti e competenze precise. La gestione deve essere fatta da soggetti in grado di programmare, valorizzare, organizzare e sviluppare attività con un possibile ritorno economico. Occorre sapere che il museo costerà annualmente , per la sua gestione e manutenzione, diverse centinaia di migliaia di euro e non si può pensare che tutto questo possa essere a totale carico dello stato. Occorre una gestione culturale elevata ma di carattere manageriale. Questo non può essere fatto ne dall'Amministrazione Comunale nè dalla Soprintendenza. Io penso invece che un ruolo determinante possa assumere la Fondazione Archeologica Canosina, che se riprende "la spinta propulsiva" sopita in questi ultimi anni può rappresentare una grande risorsa sia per la qualità delle persone di cui è composta che per la sua storia.
Infine, non voglio sottacere il ruolo svolto da Mons.Felice Bacco, vero motore della presa di coscienza acquisita da parte della città in relazione al suo immenso patrimonio storico archeologico, unitamente allo sforzo compiuto da associazioni e gruppi di persone. La comunità canosina, è cresciuta e spesso è arrivata prima della politica. Ora tutti insieme con chiarezza dobbiamo lavorare per concretizzare un'idea. Lo dobbiamo a quelle persone che hanno lottato per questo ed oggi non ci sono più. Lo dobbiamo ai nostri figli, per offrire una speranza in una città ed un futuro migliore.Lo dobbiamo a questa città, prima grande e poi schiava.
Giuseppe Matarrese - Architetto.