Storia e dintorni
Sulle vie della DESOLATA
Radici storiche della devozione del Sabato Santo
sabato 11 aprile 2020
13.03
In questa mattina del Sabato Santo dell'11 aprile 2020, abbiamo ascoltato il messaggio e l'inno della Desolata attraverso RADIO LOVE FM, che ha diffuso la voce dalle nostre case, mentre le strade afflitte dal coronavirus restavano vuote dei fedeli e del popolo alla Processione della Desolata. Apprezziamo l'iniziativa del Parroco Don Carmine Catalano e del Vescovo Mons. Luigi Mansi con la voce di Lino Banfi che ha evocato anche il lessico in dialetto della tradizione dell'inno. Nello studio delle radici storiche, svolto da anni, vogliamo riportare alcune connotazioni che fanno riscoprire la devozione e la tradizione anche in altre parti d'Italia ad arricchire la devozione canosina. Il simulacro è stato valorizzato a Taranto nella mostra di Puglia, dove si sono recati volontariamente a fotografare gli amici Bartolo Carbone, Sabino Mazzarella e Luigi Barbarossa, facendone in seguito stampe donate alla Famiglia Masotina e al Parroco della Chiesa dei Santi Biagio e Francesco, Don Carmine Catalano.
Il titolo DESOLATA
Il titolo DESOLATA, della Vergine in solitudine è stato posto dalla Chiesa dell'Ottocento e dai nostri padri proprio sul cartiglio del simulacro: POSUIT ME DESOLATAM accanto al SEPULCRUM DOMINI quando "Sabbato Sancto Ecclesia ad Sepulcrum Domini immoratur", "Di Sabato Santo la Chiesa si ferma al Sepolcro del Signore". Ritroviamo la pietà della "Desolazione" nelle radici spagnole della Settimana Santa, nella Virgen de la Soledad (Vergine della Solitudine) che percorre le vie di Madrid in processione con la Congregaciòn de Nuestra Señora de la Soledad nel Sàbado Santo, nella Semana Santa di Gandia in Spagna e nella Ciudad del Guatemala nell'America Centrale. Nell'opera del 2011 " La MATER DOLOROSA nel Regno delle Due Sicilie e in Andalusia" di Mons. Giovanni Lanzafame, mariologo, è riportata la devozione alla Vergine: "Dal Secolo XI si sviluppa la devozione dell'Addolorata che verrà invocata col titolo di Desolata, Vergine dei sette dolori, Pietà, Soledad (Spagna), Vesperbild (Germania); si sviluppano preghiere, pratiche, in modo particolare la "Via Matris" in cui ci si preoccupa di unire i dolori di Gesù con quelli di Maria per avere più una immagine chiara della Vergine Corredentrice".
POSUIT ME DESOLATAM
L'iscrizione riportata nel cartiglio della nuda pietra sepolcrale recita: POSUIT ME DESOLATAM. L'iscrizione è tratta dall'Antico Testamento, dalle Lamentazioni del profeta Geremia, che simboleggia la "desolazione del popolo" nella Lamentazione 3, v. 11. Nell'edizione latina della Vulgata di Isaia, il femminino dell'anima del popolo così viene annotata: "et confregit me, posuit me desolatam" ( Mi ha straziato, mi ha reso desolata). Ci ha raccontato il maestro Mimmo Masotina, lasciando il testimonio al figlio Ezio: "É dal 1966, dall'anno in cui guido il coro composto allora di 41 ragazze, quando la signora Paradiso donò 41 velette nere come copricapo" La madre lo prendeva per mano, da bambino, dicendo: "scème a sénde li lamìnde", "andiamo a sentire i lamenti", cioè i canti rituali medievali delle Lamentationes del Venerdì Santo, in cui trae origine anche il Canto "Stava Maria Dolente".
Il Giorno della Desolata
Nel 2019 abbiamo riscoperto il manoscritto, pubblicato a Roma nel 1817 intitolato: « Il Giorno di MARIA DESOLATA. Esercizio Divoto da praticare in onore di MARIA dalla sera del Venerdì Santo sino all'alba della Domenica di Pasqua ». E' la Divozione a Maria Desolata. La pratica devozionale è composta da Sette Stazioni, come i Sette Dolori di Maria, con 'Divozione' a cominciare dalle ore 23 del Venerdì Santo sino all'alba della Domenica di Pasqua. La Settima Stazione conclude la preghiera prima dell'Oremus con le parole : "Posuit me Desolatam, tota die moerore confectam", "Mi ha posto Desolata, tutto il giorno sfinita per il dolore". È il Giorno di Maria Desolata del Sabato Santo, nella devozione sorta "tra le Religiose del Monastero della Terra di Palma in Sicilia....dove ha avuto principio questa divozione" del 1817 e che si è diffusa nel Regno di Napoli e in Puglia e, riteniamo, a Canosa di Puglia con la Devozione alla DESOLATA. Questa mattina abbiamo contattato il Sindaco di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, Stefano Castellino, che porgendo i saluti e gli auguri alla nostra comunità ha confermato la cultura devozionale delle Suore del Monastero del "Giorno del sabato Santo".
Il volto coperto dalla veletta nera
La veletta nera copre il capo delle donne nei riti della settimana santa. Il canto-preghiera a "Maria Dolente" si diffonde prorompente dalle 300 Dolenti che si coprono il volto con una veletta nera in segno di lutto. Tale devozione è presente anche in Sicilia, dove lo scialle nero copre la faccia, come nelle " Maddalene" del Venerdì Santo di Militello Rosmarino, in un riferimento biblico del Profeta Isaia che presenta "l'uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia" (Isaia, 53, 3).
L'Inno della Desolata
Il titolo originario del canto è "Stava Maria Dolente" o "Maria Dolente".
A MARIA ADDOLÓRATA
Stava Maria dolente
Senza respiro e voce
Mentre pendeva in croce
Del mondo il Redentor.
E nel fatale istante
Crudo materno affetto
Le trafiggeva il petto,
Le lacerava il cor.
Qual di quell'alma bella
Fosse lo strazio indegno,
No, che l'umano ingegno
Immaginar non può.
Veder un figlio... un Dio...
Che palpita.., che muore...
Si barbaro dolore
Qual madre mai provò?
L'inno risuona come patrimonio popolare della devozione alla Desolata e risuona ancora oggi, mentre in passato la Processione del sabato Santo veniva accompagnato dal suo no del crepitacolo religioso della Troccola da noi riscoperta, ritrovata nelle Regioni d'Italia, in Spagna come "Matraca" e nel Sud America, che nella presenza di Papa Francesco nel 2013 con gli Scout del Brasile a Rio de Janeiro. Lo testimonia il vegliardo Maestro Falegname Sabino Morea, che ha riprodotto nella sua bottega la "raganella" che lui portava da ragazzo alla processione del Sabato Santo in piazza della Repubblica. Il suono del legno e ferro liturgico sacro che sostituisce le campane legate nelle funi, rievoca la Crocifissione e Morte di Cristo, in un tempo di croci del malefico Virus, nelle fede della Pasqua e del Cristo Risorto: "Resurrexit sicut dixit" (Matteo, 28, 6), "É Risorto, come aveva detto". Alleluia!
Santa e fiduciosa Pasqua in famiglia.
Maestro Peppino Di Nunno
Il titolo DESOLATA
Il titolo DESOLATA, della Vergine in solitudine è stato posto dalla Chiesa dell'Ottocento e dai nostri padri proprio sul cartiglio del simulacro: POSUIT ME DESOLATAM accanto al SEPULCRUM DOMINI quando "Sabbato Sancto Ecclesia ad Sepulcrum Domini immoratur", "Di Sabato Santo la Chiesa si ferma al Sepolcro del Signore". Ritroviamo la pietà della "Desolazione" nelle radici spagnole della Settimana Santa, nella Virgen de la Soledad (Vergine della Solitudine) che percorre le vie di Madrid in processione con la Congregaciòn de Nuestra Señora de la Soledad nel Sàbado Santo, nella Semana Santa di Gandia in Spagna e nella Ciudad del Guatemala nell'America Centrale. Nell'opera del 2011 " La MATER DOLOROSA nel Regno delle Due Sicilie e in Andalusia" di Mons. Giovanni Lanzafame, mariologo, è riportata la devozione alla Vergine: "Dal Secolo XI si sviluppa la devozione dell'Addolorata che verrà invocata col titolo di Desolata, Vergine dei sette dolori, Pietà, Soledad (Spagna), Vesperbild (Germania); si sviluppano preghiere, pratiche, in modo particolare la "Via Matris" in cui ci si preoccupa di unire i dolori di Gesù con quelli di Maria per avere più una immagine chiara della Vergine Corredentrice".
POSUIT ME DESOLATAM
L'iscrizione riportata nel cartiglio della nuda pietra sepolcrale recita: POSUIT ME DESOLATAM. L'iscrizione è tratta dall'Antico Testamento, dalle Lamentazioni del profeta Geremia, che simboleggia la "desolazione del popolo" nella Lamentazione 3, v. 11. Nell'edizione latina della Vulgata di Isaia, il femminino dell'anima del popolo così viene annotata: "et confregit me, posuit me desolatam" ( Mi ha straziato, mi ha reso desolata). Ci ha raccontato il maestro Mimmo Masotina, lasciando il testimonio al figlio Ezio: "É dal 1966, dall'anno in cui guido il coro composto allora di 41 ragazze, quando la signora Paradiso donò 41 velette nere come copricapo" La madre lo prendeva per mano, da bambino, dicendo: "scème a sénde li lamìnde", "andiamo a sentire i lamenti", cioè i canti rituali medievali delle Lamentationes del Venerdì Santo, in cui trae origine anche il Canto "Stava Maria Dolente".
Il Giorno della Desolata
Nel 2019 abbiamo riscoperto il manoscritto, pubblicato a Roma nel 1817 intitolato: « Il Giorno di MARIA DESOLATA. Esercizio Divoto da praticare in onore di MARIA dalla sera del Venerdì Santo sino all'alba della Domenica di Pasqua ». E' la Divozione a Maria Desolata. La pratica devozionale è composta da Sette Stazioni, come i Sette Dolori di Maria, con 'Divozione' a cominciare dalle ore 23 del Venerdì Santo sino all'alba della Domenica di Pasqua. La Settima Stazione conclude la preghiera prima dell'Oremus con le parole : "Posuit me Desolatam, tota die moerore confectam", "Mi ha posto Desolata, tutto il giorno sfinita per il dolore". È il Giorno di Maria Desolata del Sabato Santo, nella devozione sorta "tra le Religiose del Monastero della Terra di Palma in Sicilia....dove ha avuto principio questa divozione" del 1817 e che si è diffusa nel Regno di Napoli e in Puglia e, riteniamo, a Canosa di Puglia con la Devozione alla DESOLATA. Questa mattina abbiamo contattato il Sindaco di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, Stefano Castellino, che porgendo i saluti e gli auguri alla nostra comunità ha confermato la cultura devozionale delle Suore del Monastero del "Giorno del sabato Santo".
Il volto coperto dalla veletta nera
La veletta nera copre il capo delle donne nei riti della settimana santa. Il canto-preghiera a "Maria Dolente" si diffonde prorompente dalle 300 Dolenti che si coprono il volto con una veletta nera in segno di lutto. Tale devozione è presente anche in Sicilia, dove lo scialle nero copre la faccia, come nelle " Maddalene" del Venerdì Santo di Militello Rosmarino, in un riferimento biblico del Profeta Isaia che presenta "l'uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia" (Isaia, 53, 3).
L'Inno della Desolata
Il titolo originario del canto è "Stava Maria Dolente" o "Maria Dolente".
A MARIA ADDOLÓRATA
Stava Maria dolente
Senza respiro e voce
Mentre pendeva in croce
Del mondo il Redentor.
E nel fatale istante
Crudo materno affetto
Le trafiggeva il petto,
Le lacerava il cor.
Qual di quell'alma bella
Fosse lo strazio indegno,
No, che l'umano ingegno
Immaginar non può.
Veder un figlio... un Dio...
Che palpita.., che muore...
Si barbaro dolore
Qual madre mai provò?
L'inno risuona come patrimonio popolare della devozione alla Desolata e risuona ancora oggi, mentre in passato la Processione del sabato Santo veniva accompagnato dal suo no del crepitacolo religioso della Troccola da noi riscoperta, ritrovata nelle Regioni d'Italia, in Spagna come "Matraca" e nel Sud America, che nella presenza di Papa Francesco nel 2013 con gli Scout del Brasile a Rio de Janeiro. Lo testimonia il vegliardo Maestro Falegname Sabino Morea, che ha riprodotto nella sua bottega la "raganella" che lui portava da ragazzo alla processione del Sabato Santo in piazza della Repubblica. Il suono del legno e ferro liturgico sacro che sostituisce le campane legate nelle funi, rievoca la Crocifissione e Morte di Cristo, in un tempo di croci del malefico Virus, nelle fede della Pasqua e del Cristo Risorto: "Resurrexit sicut dixit" (Matteo, 28, 6), "É Risorto, come aveva detto". Alleluia!
Santa e fiduciosa Pasqua in famiglia.
Maestro Peppino Di Nunno