Storia e dintorni
Tra devozione e arte, il pellegrinaggio al Santuario Maria SS. della Vetrana
Accesi "I Fanóve" per la festa della Patrona di Castellana Grotte
sabato 18 gennaio 2020
23.02
Un pellegrinaggio, contraddistinto dalla doppia "esse" di spiritualità e spettacolarità quello vissuto dalla comunità parrocchiale di San Sabino di Canosa di Puglia(BT ), composta da 122 persone con Don Nicola Caputo alla guida, che sabato scorso si è recata al Santuario Maria SS. della Vetrana, a Castellana Grotte, comune della città metropolitana di Bari. Il superiore Padre Giovanni, Padre Tommaso, Padre Pio e Don Nicola Caputo hanno concelebrato la santa messa, alla presenza delle autorità cittadine, per venerare e pregare Maria SS. della Vetrana, Patrona di Castellana Grotte. Fonti storiche riportano che ricorreva l'anno 1690 quando, molto probabilmente per via di un carico di merci infetto attraccato nel porto di Monopoli, una terribile epidemia di peste si diffuse nel territorio a sud-est di Bari. Complici le carenti condizioni igieniche la malattia si diffuse rapidamente mietendo numerose vittime che decimarono la popolazione. A Castellana la peste arrivò il 23 dicembre 1690 e vi furono registrati 22 decessi, come attestato da documenti notarili del notaio Giacobbe Fanelli. Si narra che nella notte dell'11 gennaio del 1691, due sacerdoti, don Giuseppe Gaetano Lanera e don Giosafat Pinto, pregarono incessantemente sotto l'altare della Madonna degli Angeli posto nella Chiesa di San Francesco d'Assisi affinché, tramite la sua intercessione, i castellanesi fossero guariti dalla pestilenza.
La Madonna della Vetrana era adorata a Castellana Grotte in una piccola chiesetta edificata per volontà di Adriano Acquaviva d'Aragona, Conte di Conversano, che già nel 1582 aveva avuto salvi dal vaiolo la moglie Isabella Caracciolo ed i suoi due figli. Addormentatisi, i due sacerdoti, ebbero una visione e sentirono delle voci: "Ricorrete alla Vergine della Vetrana ed edificatele la Sua Chiesa e cosi sarete liberati dalla peste". Uno dei due sacerdoti sognò che la Vergine della Vetrana avrebbe liberato Castellana dalla peste, mentre l'altro che la chiesetta costruita dal Conte di Conversano sarebbe stata ampliata e sarebbe divenuta luogo di culto dove ringraziare e celebrare lo scampato contagio ed il termine dell'epidemia. Ungendo i bubboni dei malati con l'olio del lume che ardeva perennemente accanto al quadro della Vergine i cittadini castellanesi guarirono dalla pestilenza. Così facendo, e dando fuoco a tutto ciò che era stato in contatto con il morbo, da quel 12 gennaio a Castellana più nessuno morì di peste. Tutti attribuirono subito la miracolosa intercessione della Vergine della Vetrana. Da quel giorno, benché ci fosse ancora molta gente in quarantena, confinata nei lazzaretti posti nel cordone sanitario che arrivava addirittura sino all'attuale "Contrata Cordone" ai confini con Conversano, non si registrarono altri decessi, come attestato dal diario del medico del tempo dottor Giuseppe Valerio De Consolibus. Con solenne atto pubblico sottoscritto alla presenza del Notaio Giacobbe Fanelli da Castellana, il 29 aprile 1691, il Magnifico Sindaco Vitantonio Persio ed il dottore della Magnifica Università Vitantonio Mastromattei, in nome del voto fatto dai cittadini, si impegnarono a solennizzare e celebrare in perpetuo la grazia ricevuta.
Da allora, la città di Castellana Grotte dedica alla sua Patrona, "I Fanóve", una spettacolare manifestazione, in cui devozione religiosa e tradizione popolare si fondono per rievocare lo straordinario evento che nella notte dell'11 gennaio di ogni anno rischiara e riscalda la Città delle Grotte. "I Fanove" di Castellana , come la Fòcara di Novoli e le Fracchie di San Marco in Lamis, insieme con altre manifestazioni pugliesi legate al fuoco, sono nella "Rete dei Fuochi di Puglia", istituzione regionale che ha lo scopo di valorizzare e promuovere i tratti identitari del territorio che concorrono a formare il calendario annuale delle manifestazioni storiche della Puglia. I falò accomunano ancora oggi popoli e culture differenti in tutta Europa, con significati diversi e allo stesso tempo simili: il fuoco del falò rappresenta l'energia vitale, la purificazione, un modo per scacciare l'oscurità e dare il benvenuto alla luce e alla fertilità della primavera; ma anche un modo per rafforzare l'identità di una comunità in un momento di festa. A Castellana, la comunità parrocchiale di San Sabino di Canosa ha visto e ammirato i cento falò ardere al termine della santa messa. Un pellegrinaggio tra devozione e festa religiosa, unite all'arte e alla enogastronomia, nel rispetto della tradizione pugliese, che rimarrà nei ricordi di quanti hanno preso parte al viaggio e di quelli che lo hanno organizzato, come di consueto, nei minimi particolari, onorati della calorosa accoglienza ricevuta .
La Madonna della Vetrana era adorata a Castellana Grotte in una piccola chiesetta edificata per volontà di Adriano Acquaviva d'Aragona, Conte di Conversano, che già nel 1582 aveva avuto salvi dal vaiolo la moglie Isabella Caracciolo ed i suoi due figli. Addormentatisi, i due sacerdoti, ebbero una visione e sentirono delle voci: "Ricorrete alla Vergine della Vetrana ed edificatele la Sua Chiesa e cosi sarete liberati dalla peste". Uno dei due sacerdoti sognò che la Vergine della Vetrana avrebbe liberato Castellana dalla peste, mentre l'altro che la chiesetta costruita dal Conte di Conversano sarebbe stata ampliata e sarebbe divenuta luogo di culto dove ringraziare e celebrare lo scampato contagio ed il termine dell'epidemia. Ungendo i bubboni dei malati con l'olio del lume che ardeva perennemente accanto al quadro della Vergine i cittadini castellanesi guarirono dalla pestilenza. Così facendo, e dando fuoco a tutto ciò che era stato in contatto con il morbo, da quel 12 gennaio a Castellana più nessuno morì di peste. Tutti attribuirono subito la miracolosa intercessione della Vergine della Vetrana. Da quel giorno, benché ci fosse ancora molta gente in quarantena, confinata nei lazzaretti posti nel cordone sanitario che arrivava addirittura sino all'attuale "Contrata Cordone" ai confini con Conversano, non si registrarono altri decessi, come attestato dal diario del medico del tempo dottor Giuseppe Valerio De Consolibus. Con solenne atto pubblico sottoscritto alla presenza del Notaio Giacobbe Fanelli da Castellana, il 29 aprile 1691, il Magnifico Sindaco Vitantonio Persio ed il dottore della Magnifica Università Vitantonio Mastromattei, in nome del voto fatto dai cittadini, si impegnarono a solennizzare e celebrare in perpetuo la grazia ricevuta.
Da allora, la città di Castellana Grotte dedica alla sua Patrona, "I Fanóve", una spettacolare manifestazione, in cui devozione religiosa e tradizione popolare si fondono per rievocare lo straordinario evento che nella notte dell'11 gennaio di ogni anno rischiara e riscalda la Città delle Grotte. "I Fanove" di Castellana , come la Fòcara di Novoli e le Fracchie di San Marco in Lamis, insieme con altre manifestazioni pugliesi legate al fuoco, sono nella "Rete dei Fuochi di Puglia", istituzione regionale che ha lo scopo di valorizzare e promuovere i tratti identitari del territorio che concorrono a formare il calendario annuale delle manifestazioni storiche della Puglia. I falò accomunano ancora oggi popoli e culture differenti in tutta Europa, con significati diversi e allo stesso tempo simili: il fuoco del falò rappresenta l'energia vitale, la purificazione, un modo per scacciare l'oscurità e dare il benvenuto alla luce e alla fertilità della primavera; ma anche un modo per rafforzare l'identità di una comunità in un momento di festa. A Castellana, la comunità parrocchiale di San Sabino di Canosa ha visto e ammirato i cento falò ardere al termine della santa messa. Un pellegrinaggio tra devozione e festa religiosa, unite all'arte e alla enogastronomia, nel rispetto della tradizione pugliese, che rimarrà nei ricordi di quanti hanno preso parte al viaggio e di quelli che lo hanno organizzato, come di consueto, nei minimi particolari, onorati della calorosa accoglienza ricevuta .