Stilus Magistri
A lezione di San Biagio a Scuola
Il Campanile racconta e il proverbio tramanda
lunedì 3 febbraio 2020
22.17
Il 3 febbraio ricorre la memoria di San Biagio, Vescovo e Martire nel 316 nella comunità di Sebaste in Armenia. Nell'appello dei bambini di Classe 5 C della Scuola Primaria De Muro Lomanto, ci siamo recati a Scuola per compiere il percorso formativo degli Alunni della Candelora del 2 Febbraio, con la condivisione sapiente della Dirigente Scolastica dell'Istituto Comprensivo Foscolo-Lomanto, Dottoressa Giovanna Nadia Landolfi. Vogliamo riportare questo meraviglioso momento formativo, consegnando agli alunni una pagina stampata, perché per Noi Docenti, se leggere è imparare, scrivere è insegnare, svolgendo sul campo una lezione interattiva con la partecipazione della Maestra di Italiano Nunzia Leone e Maria Antonietta Di Maria per il sostegno.
La lezione viene annunciata nella data del 3 febbraio, mentre sono gli stessi bambini ormai cresciuti a Scuola, Federica e Michele a dire: "oggi è San Biagio!". La sua figura è legata alla protezione della gola, sede della voce, bene prezioso. Facciamo appello a non far sgolare le Maestre, i Professori e i Genitori a non farli sgolare nell'insegnamento, come evoca un proverbio dialettale di "fare le scorze 'n gànne!". Mi è capitato, e non solo a me, di avere una causa di servizio per essere stato operato per noduli alle corde vocali. Ero nell'Ospedale di Padre Pio e nel corridoio c'era una statua lignea di Ortisei di San Biagio. E per essere in tempo in questi giorni chiediamo: "qual è la cosa più bella di Sanremo?". È la voce, sono le corde vocali dei cantanti: curiamo e usiamo nel bene la nostra voce. Questa sera nella Chiesa di San Biagio si rinnova il rito antico orientale e occidentale della "benedizione della gola" con due candele incrociate.
Tra Scuola e Territorio nel riscoprire il patrimonio storico e culturale di Canosa di Puglia(BT), presento la Chiesa di San Biagio dell'800, attigua ma un tempo distinta dalla Chiesa di San Francesco. E come ricercatore storico, avvalendomi degli studi compiuti presso l'Archivio Storico Comunale, Bene Culturale, porgo ai bambini conoscenze e foto del Campanile di San Biagio. Nel 1889 in un contesto internazionale, come scrivo nel Libro "Sulle vie dei ciottoli", il Comune decise di concerto con la Confraternita di San Biagio e la Soprintendenza ai Beni Culturali, la collocazione dell'Orologio Pubblico. I bambini riscoprono l'aggettivazione "pubblico" dell'orologio con quadrante e due campane. E sono gli stessi alunni, ed è Maria, proveniente dalla Romania, ad annotare che erano i "rintocchi" a indicare e scandire l'ora ed il tempo. Allora simuliamo con gioia l'ora di ingresso a Scuola delle ore 8,30, delle 8 e due quarti. Perciò diventiamo tutti lancette di orologio del Campanile ritoccando in coro insieme, otto rintocchi per le ore e due più acuti per i quarti d'ora. Nella storia del Campanile visualizziamo sulla lavagna digitale le foto d'epoca del Campanile di San Biagio, con l'abbigliamento femminile e maschile della gente del tempo in inverno. Ma purtroppo c'era una volta il Campanile di San Biagio, perché nella Seconda Guerra Mondiale nel 1943 i Tedeschi del Nazismo bombardarono la piazza, distruggendo la facciate e il Campanile. E se la storia viene tramandata anche oralmente dai testimoni, l'alunno Daniele riporta il racconto della sua bisnonna Brigida di 96 anni, deceduta alcuni anni scorsi, testimone della bomba che distrusse il Campanile. Mostriamo poi sulla lavagna le foto dei modelli in miniatura manufatti dalla mia persona proprio a Scuola nei progetti del territorio di Piazza Colonna, di due manufatti ora esposti nella Biblioteca Comunale. E con sorpresa l'alunna Maria, ricercatrice, dice: "li ho visti io nella Biblioteca!"
Ricorrendo la festa di San Biagio nel 3 febbraio rievochiamo il proverbio sapienziale in dialetto dei nostri padri. Lo diciamo in dialetto e poi in italiano, incontrando lo stupore e la curiosità del termine "murénna". «A San Bièse la murénna trèse, a San Zavòne, la murénna 'nzòne». (A San Biagio, la merenda entra, a San Sabino le merenda in seno), a significare che, giungendo i giorni del 3 e del 9 febbraio, si avverte il bisogno di fare merenda, per l'allungamento della giornata. È un proverbio presente nel primo verso non solo in Puglia, ma anche in Provincia di Potenza ad Avigliano ( A sande Vlàse, la murenna tràse): a Maratea (PZ) dove San Biagio è Patrono e dove approdarono le reliquie del Santo nell'VIII secolo: in Sicilia in Provincia di Messina (pi san Brasi, a merénna trasi): a Canosa dove è radicato il culto nell'antica Chiesa di San Biagio, col suo famoso Campanile abbattuto dal bombardamento del 1943 della Guerra Mondiale. Ai bambini mostriamo un panino come merenda, mentre ognuno sceglie un cibo da mettere in mezzo: io indico la marmellata di un tempo o pomodoro e olio d'oliva. Intanto è passata l'ora della merenda del mattino a Scuola, ma da dove proviene la merenda nei tempi antichi?
Chiedo ai bambini come si dice in latino! Sono ignari, ma si dice lo stesso "merenda", così col maestro Peppino si impara una parola in latino. È la "merenda" latina, gerundivo del verbo latino "merēre", "meritare", dello spuntino che si meritavano i lavoratori in campagna; è lo spuntino del mattino o del pomeriggio, del "cibus pomeridianus" di cui pala anche Plauto nell'antica Roma (meridie edere quasi post prandium); è la "merendina" dei bambini a Scuola; è la merenda da fare a casa mentre si avvicina la Festa di San Sabino. Bambini Domenica arriva la festa di San Sabino! A questo punto l'alunna Giuliana, rimasta accanto a me, e a cui ho dato la mano in una pedagogia di Maritain, interviene spontaneamente e con motivazione dicendo: "è la festa dei compagni miei Sabino e Sabino! È l'onomastico". Brava Giuliana! Allora in bellezza con l'augurio di Giuliana, così bella, così umana, salutiamo i bambini con l'augurio di una buona merenda per San Sabino.
Prima di andare via da Scuola, porgiamo con fatica per le ossa provate dal tempo, il messaggio e le stampe anche agli alunni delle Classi di Quinta C e D con la presenza e collaborazione della Maestra Tonia Cugliari, riscoprendo la persona del Santo Martire Biagio, del Campanile storico, del proverbio della merenda in dialetto, italiano e latino, ...... con i saluti del Maestro Peppino e della Dirigente. Oggi, è vero ci sono spine nei dolori, ma mi sono spuntate anche le stelle nella mente e i fiori nel cuore e per merito dei bambini di Scuola! Buona merenda a tutti!
Maestro Peppino Di Nunno
La lezione viene annunciata nella data del 3 febbraio, mentre sono gli stessi bambini ormai cresciuti a Scuola, Federica e Michele a dire: "oggi è San Biagio!". La sua figura è legata alla protezione della gola, sede della voce, bene prezioso. Facciamo appello a non far sgolare le Maestre, i Professori e i Genitori a non farli sgolare nell'insegnamento, come evoca un proverbio dialettale di "fare le scorze 'n gànne!". Mi è capitato, e non solo a me, di avere una causa di servizio per essere stato operato per noduli alle corde vocali. Ero nell'Ospedale di Padre Pio e nel corridoio c'era una statua lignea di Ortisei di San Biagio. E per essere in tempo in questi giorni chiediamo: "qual è la cosa più bella di Sanremo?". È la voce, sono le corde vocali dei cantanti: curiamo e usiamo nel bene la nostra voce. Questa sera nella Chiesa di San Biagio si rinnova il rito antico orientale e occidentale della "benedizione della gola" con due candele incrociate.
Tra Scuola e Territorio nel riscoprire il patrimonio storico e culturale di Canosa di Puglia(BT), presento la Chiesa di San Biagio dell'800, attigua ma un tempo distinta dalla Chiesa di San Francesco. E come ricercatore storico, avvalendomi degli studi compiuti presso l'Archivio Storico Comunale, Bene Culturale, porgo ai bambini conoscenze e foto del Campanile di San Biagio. Nel 1889 in un contesto internazionale, come scrivo nel Libro "Sulle vie dei ciottoli", il Comune decise di concerto con la Confraternita di San Biagio e la Soprintendenza ai Beni Culturali, la collocazione dell'Orologio Pubblico. I bambini riscoprono l'aggettivazione "pubblico" dell'orologio con quadrante e due campane. E sono gli stessi alunni, ed è Maria, proveniente dalla Romania, ad annotare che erano i "rintocchi" a indicare e scandire l'ora ed il tempo. Allora simuliamo con gioia l'ora di ingresso a Scuola delle ore 8,30, delle 8 e due quarti. Perciò diventiamo tutti lancette di orologio del Campanile ritoccando in coro insieme, otto rintocchi per le ore e due più acuti per i quarti d'ora. Nella storia del Campanile visualizziamo sulla lavagna digitale le foto d'epoca del Campanile di San Biagio, con l'abbigliamento femminile e maschile della gente del tempo in inverno. Ma purtroppo c'era una volta il Campanile di San Biagio, perché nella Seconda Guerra Mondiale nel 1943 i Tedeschi del Nazismo bombardarono la piazza, distruggendo la facciate e il Campanile. E se la storia viene tramandata anche oralmente dai testimoni, l'alunno Daniele riporta il racconto della sua bisnonna Brigida di 96 anni, deceduta alcuni anni scorsi, testimone della bomba che distrusse il Campanile. Mostriamo poi sulla lavagna le foto dei modelli in miniatura manufatti dalla mia persona proprio a Scuola nei progetti del territorio di Piazza Colonna, di due manufatti ora esposti nella Biblioteca Comunale. E con sorpresa l'alunna Maria, ricercatrice, dice: "li ho visti io nella Biblioteca!"
Ricorrendo la festa di San Biagio nel 3 febbraio rievochiamo il proverbio sapienziale in dialetto dei nostri padri. Lo diciamo in dialetto e poi in italiano, incontrando lo stupore e la curiosità del termine "murénna". «A San Bièse la murénna trèse, a San Zavòne, la murénna 'nzòne». (A San Biagio, la merenda entra, a San Sabino le merenda in seno), a significare che, giungendo i giorni del 3 e del 9 febbraio, si avverte il bisogno di fare merenda, per l'allungamento della giornata. È un proverbio presente nel primo verso non solo in Puglia, ma anche in Provincia di Potenza ad Avigliano ( A sande Vlàse, la murenna tràse): a Maratea (PZ) dove San Biagio è Patrono e dove approdarono le reliquie del Santo nell'VIII secolo: in Sicilia in Provincia di Messina (pi san Brasi, a merénna trasi): a Canosa dove è radicato il culto nell'antica Chiesa di San Biagio, col suo famoso Campanile abbattuto dal bombardamento del 1943 della Guerra Mondiale. Ai bambini mostriamo un panino come merenda, mentre ognuno sceglie un cibo da mettere in mezzo: io indico la marmellata di un tempo o pomodoro e olio d'oliva. Intanto è passata l'ora della merenda del mattino a Scuola, ma da dove proviene la merenda nei tempi antichi?
Chiedo ai bambini come si dice in latino! Sono ignari, ma si dice lo stesso "merenda", così col maestro Peppino si impara una parola in latino. È la "merenda" latina, gerundivo del verbo latino "merēre", "meritare", dello spuntino che si meritavano i lavoratori in campagna; è lo spuntino del mattino o del pomeriggio, del "cibus pomeridianus" di cui pala anche Plauto nell'antica Roma (meridie edere quasi post prandium); è la "merendina" dei bambini a Scuola; è la merenda da fare a casa mentre si avvicina la Festa di San Sabino. Bambini Domenica arriva la festa di San Sabino! A questo punto l'alunna Giuliana, rimasta accanto a me, e a cui ho dato la mano in una pedagogia di Maritain, interviene spontaneamente e con motivazione dicendo: "è la festa dei compagni miei Sabino e Sabino! È l'onomastico". Brava Giuliana! Allora in bellezza con l'augurio di Giuliana, così bella, così umana, salutiamo i bambini con l'augurio di una buona merenda per San Sabino.
Prima di andare via da Scuola, porgiamo con fatica per le ossa provate dal tempo, il messaggio e le stampe anche agli alunni delle Classi di Quinta C e D con la presenza e collaborazione della Maestra Tonia Cugliari, riscoprendo la persona del Santo Martire Biagio, del Campanile storico, del proverbio della merenda in dialetto, italiano e latino, ...... con i saluti del Maestro Peppino e della Dirigente. Oggi, è vero ci sono spine nei dolori, ma mi sono spuntate anche le stelle nella mente e i fiori nel cuore e per merito dei bambini di Scuola! Buona merenda a tutti!
Maestro Peppino Di Nunno