Stilus Magistri
“Abbà” nella voce di Gesù nel Getsemani
“Papà” nella voce dei bambini e dei figli
giovedì 13 aprile 2017
23.17
Ogni figlio, da bambino e da grande, chiama suo padre con l'appellativo di figliolanza, "papà". Anche nel linguaggio popolare, in dialetto, abbiamo evocato "tatà", che diventa diminuitivo nel fratello maggiore, "tetùcce" nelle veci del padre e diventa accrescitivo nel nonno, nel padre del padre, "tatarànne", cioè "tatà grànne". Ne abbiamo fatto lettura e scrittura sulla lavagna di ardesia col gesso bianco, fra i banchi della Scuola Mazzini di canosa di Puglia(BT), fra i bambini di Classe 1^ con la Maestra partecipe Maria Murante, sfogliando l'opera di dialettologia "Sulle vie dei ciottoli". Con emozione incontriamo dopo quattro anni Maria, una bambina riportata a piedi scalzi sul libro dei ciottoli, figlia d'arte del papà panettiere Clemente. Quel termine dialettale "tatà" o "tatè" lo ritroviamo nell'Italiano del '900 nel libro Cuore di Edmondo De Amicis nell'episodio "L'Infermiere di tata", dove il figlio ritrova il padre ammalato nell'Ospedale di Napoli dicendo: "tata, tata mio!". E l'autore annota: "così dicono nei dintorni", nelle radici napoletane della nostra lingua popolare del '900. Ma sfogliando il dizionario di Italiano e di latino, come invita il Prof. Sabatini, ritroviamo il lemma latino "tata" , che corrisponde a "papà", padre mio.
In questo giorno sulle vie della Settimana Santa, nella sera del Giovedì Santo, riviviamo nella fede e nella storia dell'umanità, i momenti che precedono la Passione nella preghiera di Gesù nel Getsemani, nell'Orto degli Ulivi, dove sorge ora la Basilica del Getsemani. È il momento in cui Gesù rivela e attesta la sua "figliolanza diretta a Dio". Sono le parole, della lezione di Mons. Michele Lenoci nei decenni scorsi a noi Docenti di Religione in una Scuola Elementare di Canosa: "Gesù invocando in aramaico "Abbà", rivela la sua figliolanza diretta a Dio". Il Vangelo di Marco al cap. 14, v. 36 evoca il termine ebraico "Abbà", che i traduttori della Bibbia mantengono invariato e consentono di ascoltare l'eco della voce di Gesù nel Getsemani, che ancora oggi rivela ai cuori aperti di essere il Figlio di Dio. Il greco antico trascrive l'aramaico אבא e riporta ἀββᾶ, che corrisponde al nostro "papà" e al dialetto "tatà". Portando il "grano dei sepolcri" germogliato nel buio, senza la verde clorofilla, ci accostiamo agli altari della deposizione, agli scrigni del'Eucarestia del Giovedì Santo, mentre seguiamo la diretta di TV 2000 dalla Terra Santa, dall'Orto degli Ulivi, da cui si diffonde nel tempo e nello spazio il big-bang dell'invocazione di Gesù "Abbà, padre".
Giovedì Santo del 13 Aprile 2017
maestro Peppino Di Nunno
In questo giorno sulle vie della Settimana Santa, nella sera del Giovedì Santo, riviviamo nella fede e nella storia dell'umanità, i momenti che precedono la Passione nella preghiera di Gesù nel Getsemani, nell'Orto degli Ulivi, dove sorge ora la Basilica del Getsemani. È il momento in cui Gesù rivela e attesta la sua "figliolanza diretta a Dio". Sono le parole, della lezione di Mons. Michele Lenoci nei decenni scorsi a noi Docenti di Religione in una Scuola Elementare di Canosa: "Gesù invocando in aramaico "Abbà", rivela la sua figliolanza diretta a Dio". Il Vangelo di Marco al cap. 14, v. 36 evoca il termine ebraico "Abbà", che i traduttori della Bibbia mantengono invariato e consentono di ascoltare l'eco della voce di Gesù nel Getsemani, che ancora oggi rivela ai cuori aperti di essere il Figlio di Dio. Il greco antico trascrive l'aramaico אבא e riporta ἀββᾶ, che corrisponde al nostro "papà" e al dialetto "tatà". Portando il "grano dei sepolcri" germogliato nel buio, senza la verde clorofilla, ci accostiamo agli altari della deposizione, agli scrigni del'Eucarestia del Giovedì Santo, mentre seguiamo la diretta di TV 2000 dalla Terra Santa, dall'Orto degli Ulivi, da cui si diffonde nel tempo e nello spazio il big-bang dell'invocazione di Gesù "Abbà, padre".
Giovedì Santo del 13 Aprile 2017
maestro Peppino Di Nunno