Stilus Magistri
Addio pino canosino!
La furia del vento abbatte un simbolo paesaggistico.
giovedì 12 settembre 2013
10.27
È la notte dell'11 settembre 2013, quando la furia di un breve e violento nubifragio si abbatte su Canosa di Puglia, mentre noi, svegliati e intimoriti nell'area di Giove Toro, avvertiamo la sferzata del vento con pioggia.
Al mattino dopo la frattura alla base del tronco, evidente nelle immagini, il Pino secolare collassa sulla Domus romana, senza danni a cose e persone.
La sua fragilità nell'apparato radicale era stata evidenziata nello scavo della Domus, ma l'albero sempreverde era forte compagno dei visitatori e casa di uccelli e tortorelle, che abitano nel sito che oltre ai marmi prestigiosi dell'epoca antonina, era la terra del pino mediterraneo con la sua folta, alta e larga chioma.
I nostri figli l'anno visto respirare nel silenzio del verde e nell'eco della storia, ma lo vedevamo spesso nel turbinio del vento ondeggiare sul lato ad Est, in quanto cresciuto inclinato nel soffio dei venti da Ovest.
La folta chioma ha fatto da vela, facendo spezzare il tronco rigido dei pini, alla base del terreno.
La memoria storica viene oggi rievocata nel giorno della sua fine.
Era il sabato del 15 settembre del 2007, quando era innevato come la Puglia, mentre avevamo accolto a Barletta con gli Scout la Luce di Betlemme: era bianco e freddo sotto i fiocchi di neve.
Era il 16 ottobre 2010, in un giorno di sole dopo il temporale con l'arcobaleno su Canosa, che avvolgeva il verde del pino e il volo degli uccelli, rifugiatisi nella chioma, che era un villaggio dei volatili.
Era il 20 agosto 2012, quando il pino si mise in posa per una foto ricordo con una figlia di emigrante, con Marzia Festa, che studiando con me il dialetto canosino, portato all'Università di Torino, scavava nelle radici di un popolo, che ha conosciuto nel 900 le radici del pino di Giove Toro.
Il dio della Folgore, "emigrato" tristemente dal sito storico di Giove Toro, non l'ha abbattuto con qualche fulmine, ricorrente in questo mese di Agosto, ma il vento di Eolo lo ha abbattuto, segnando la sua fine.
Abbiamo visto amaramente anche la fine del pino che svettava, tra i filari delle viti, sul paesaggio di Canosa di Puglia in cartolina, sulla collina di San Leucio; oggi salutiamo anche questo pino, mentre crescono con bellezza e salute i pini piantati sulla collina del Borgo Antico del Castello, quando ero Presidente della Pro Loco, a cura dell'amico diligente Franco D'Ambra: proteggiamo sempre questi pini nel periodo a rischio degli incendi delle stoppie secche a valle della collina della Rocca.
Dopo la ripresa degli scavi di Giove Toro, venga piantato un altro pino mediterraneo, che vedranno crescere i nostri nipoti: la storia del pino canosino continua!
Vogliate comporre e dedicare una poesia al pino canosino, che giace abbattuto nell'ultimo saluto.
Ma conserviamo un pezzo della base del tronco, per farne uno sgabello, dove poter contare i cerchi della sua età per poi poteri sedere, come facevano i nostri antenati: i nostri scolari, i nostri studenti hanno bisogno di leggere questa pagina di storia di legno, che resterebbe nel tempo.
maestro Peppino Di Nunno
Al mattino dopo la frattura alla base del tronco, evidente nelle immagini, il Pino secolare collassa sulla Domus romana, senza danni a cose e persone.
La sua fragilità nell'apparato radicale era stata evidenziata nello scavo della Domus, ma l'albero sempreverde era forte compagno dei visitatori e casa di uccelli e tortorelle, che abitano nel sito che oltre ai marmi prestigiosi dell'epoca antonina, era la terra del pino mediterraneo con la sua folta, alta e larga chioma.
I nostri figli l'anno visto respirare nel silenzio del verde e nell'eco della storia, ma lo vedevamo spesso nel turbinio del vento ondeggiare sul lato ad Est, in quanto cresciuto inclinato nel soffio dei venti da Ovest.
La folta chioma ha fatto da vela, facendo spezzare il tronco rigido dei pini, alla base del terreno.
La memoria storica viene oggi rievocata nel giorno della sua fine.
Era il sabato del 15 settembre del 2007, quando era innevato come la Puglia, mentre avevamo accolto a Barletta con gli Scout la Luce di Betlemme: era bianco e freddo sotto i fiocchi di neve.
Era il 16 ottobre 2010, in un giorno di sole dopo il temporale con l'arcobaleno su Canosa, che avvolgeva il verde del pino e il volo degli uccelli, rifugiatisi nella chioma, che era un villaggio dei volatili.
Era il 20 agosto 2012, quando il pino si mise in posa per una foto ricordo con una figlia di emigrante, con Marzia Festa, che studiando con me il dialetto canosino, portato all'Università di Torino, scavava nelle radici di un popolo, che ha conosciuto nel 900 le radici del pino di Giove Toro.
Il dio della Folgore, "emigrato" tristemente dal sito storico di Giove Toro, non l'ha abbattuto con qualche fulmine, ricorrente in questo mese di Agosto, ma il vento di Eolo lo ha abbattuto, segnando la sua fine.
Abbiamo visto amaramente anche la fine del pino che svettava, tra i filari delle viti, sul paesaggio di Canosa di Puglia in cartolina, sulla collina di San Leucio; oggi salutiamo anche questo pino, mentre crescono con bellezza e salute i pini piantati sulla collina del Borgo Antico del Castello, quando ero Presidente della Pro Loco, a cura dell'amico diligente Franco D'Ambra: proteggiamo sempre questi pini nel periodo a rischio degli incendi delle stoppie secche a valle della collina della Rocca.
Dopo la ripresa degli scavi di Giove Toro, venga piantato un altro pino mediterraneo, che vedranno crescere i nostri nipoti: la storia del pino canosino continua!
Vogliate comporre e dedicare una poesia al pino canosino, che giace abbattuto nell'ultimo saluto.
Ma conserviamo un pezzo della base del tronco, per farne uno sgabello, dove poter contare i cerchi della sua età per poi poteri sedere, come facevano i nostri antenati: i nostri scolari, i nostri studenti hanno bisogno di leggere questa pagina di storia di legno, che resterebbe nel tempo.
maestro Peppino Di Nunno