Stilus Magistri
Alle ottanta primavere di Lino Banfi
Gli auguri di Canosaweb
venerdì 8 luglio 2016
23.16
Era il 9 Luglio del 1936 quando nacque in Andria, Pasquale Zagaria, ma come era consuetudine la nascita fu registrata il giorno 11. A tre anni papà Riccardo con mamma Nunzia si trasferì a Canosa di Puglia. Nella memoria storica di "Famiglie", come scriverebbe Vittorio Schiraldi nella prima metà del '900, ci siamo recati presso le strade dove abitò quel bambino creativo che poi sarebbe diventato "artista di varietà" con il nome di Lino Banfi. In Via Varrone nei pressi del Palazzo municipale ascoltiamo la testimonianza indiretta della maestra Savina Di Nunno, da suo figlio Vincenzo Forziati che ci indica l'abitazione, dove suo padre svolgeva il lavoro di fioraio, iscritto come "giardiniere, ortolano". Infatti un anziano ricorda in dialetto: vendeva i fiori vicino a Imbriani e "scèmme ad accattè la verdéure da l'andresène" (andavamo a comprare la verdura dall'andriese). E la maestra accanto prestava lezioni con "la scuola in casa" (la scòle 'n ghèse). Alziamo lo sguardo sull'abitazione originaria e ammiriamo vasi imponenti di gigli, quasi in omaggio a questa memoria della casa paterna, quando si viveva in ristrettezze e si mangiava pane e companatico (pène e cumbanàteche), mentre i tempi odierni vedono mangiare tanto companatico e poco pane!
Sposandosi come 'fuggitivo' ma con regolari testimoni e con il cuore innamorato, come ricorda lo stesso Lino Banfi da Roma nel celebrare le nozze d'oro, l'artista di varietà con la moglie Lucia parrucchiera andò ad abitare in via Trieste e Trento, dove incontriamo due anziane ottantenni sedute sul marciapiede proprio davanti all'abitazione; le stesse nonne inviano i loro saluti. Le apprezziamo per il loro aspetto e la loro presenza mentale, cui rispondono: "ammachère!". Infine da via Ciro Menotti, traversa del corso San Sabino, i coniugi si trasferirono a Roma nel 1963, dove Lino Banfi approdò alla RAI, come Cristoforo Colombo, navigando per l'Italia e visitando Canosa di Puglia, come nella visita del 2016 nella Chiesa di San Francesco, dove Lucia e Pasquale si sposarono alle sei del mattino il 1° marzo 1962, come riporta il libro "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" alla voce lessicale dialettale "ascennéute". Quel bambino che ricordano "birichino", creativo, diventò artista del sorriso e oggi nonno d'Italia con i suoi ottanta anni, ma col cuore di bambino che si commuove con una lacrima ed un sorriso. Già perché il sorriso, dice la poesia, l'ha creato anche il Padre Eterno! Auguri Lino alle ottanta candeline! Dalla Redazione di Canosaweb la poesia composta e dedicata dal maestro Peppino Di Nunno e condivisa da Mariano Caputo, Bartolo Carbone e Savino Mazzarella.
Ottanta di Lino Banfi
Era di giovedì e fu un bel dì,
9 Luglio millenovecentotrentasei,
così disse tra i "cari figli miei"
e nacque ad Andria a Riccardo
con pane, amore, senza stendardo.
Nel vagito era il 9 di giovedì,
ma fu registrato l'11 un altro dì,
il figlio Pasquale Zagaria
della mamma Nunzia Colia,
un bel bambino, Pasqualino,
già birichino diverrà Lino,
a tre anni giunse canosino
parlando dialetto con affetto.
Vicino al Municipio in via Varrone
il papà fioraio era in dura condizione,
ogni giorno ci voleva una benedizione,
"s'accattève la verdéure da l'andresène,
mangiànne poverìdde cumbanàteche e pène".
Poi l'amore fuggì in Chiesa alle sei del mattino
per dire "sì" e sposare Lucia nel bacio del destino
e abitò vicino in via Trieste e Trento
dove la parrucchiera fu il suo sentimento.
E Lino diventò "artista di varietà"
impastando il sorriso per tutte le età,
e dalla casa di Canosa in via Ciro Menotti
approdò a Roma tra Ministri, Prelati e Dotti,
finchè come Colombo approdò alla RAI
e disse "terra!" scrivendo poi "qui abitai!"
Oggi nelle radici del dialetto canosino,
paese di un sentiero umano e divino,
Auguri Banfi! Auguri Lino!
A' fàtte grànne, ò passète na diatè,
auguri Lino, auguri addà stè, a stè!
Sono ottanta primavere, sono un traguardo,
auguri a Pasqualino, il figlio di Riccardo.
Sorridendo con tutti gli Italiani,
a te Lino battiamo le mani,
poi preghiamo con le stesse mani,
al Signore, al tuo domani.
Fa caldo a Luglio, era estate "quàne a nète",
dù a Canàuse giè òne pùste u parète,
che la festa grànne de San Zavóne,
che la féste de tutte li Canusóne.
Pèure da nonne, fàcce fè na bélle resète,
ca la resète, u Padre Etérne l'ò criète!
Mi affaccio, guardo la luna a ponente,
come gli anni è una luna crescente,
ma il passato è ancora nel presente
e il futuro è già nel presente,
e ogni anno è un giorno vivente.
Auguri Lino da Canosini e Italiani.
9 Luglio 2016
"Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino"
maestro Peppino Di Nunno
Sposandosi come 'fuggitivo' ma con regolari testimoni e con il cuore innamorato, come ricorda lo stesso Lino Banfi da Roma nel celebrare le nozze d'oro, l'artista di varietà con la moglie Lucia parrucchiera andò ad abitare in via Trieste e Trento, dove incontriamo due anziane ottantenni sedute sul marciapiede proprio davanti all'abitazione; le stesse nonne inviano i loro saluti. Le apprezziamo per il loro aspetto e la loro presenza mentale, cui rispondono: "ammachère!". Infine da via Ciro Menotti, traversa del corso San Sabino, i coniugi si trasferirono a Roma nel 1963, dove Lino Banfi approdò alla RAI, come Cristoforo Colombo, navigando per l'Italia e visitando Canosa di Puglia, come nella visita del 2016 nella Chiesa di San Francesco, dove Lucia e Pasquale si sposarono alle sei del mattino il 1° marzo 1962, come riporta il libro "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" alla voce lessicale dialettale "ascennéute". Quel bambino che ricordano "birichino", creativo, diventò artista del sorriso e oggi nonno d'Italia con i suoi ottanta anni, ma col cuore di bambino che si commuove con una lacrima ed un sorriso. Già perché il sorriso, dice la poesia, l'ha creato anche il Padre Eterno! Auguri Lino alle ottanta candeline! Dalla Redazione di Canosaweb la poesia composta e dedicata dal maestro Peppino Di Nunno e condivisa da Mariano Caputo, Bartolo Carbone e Savino Mazzarella.
Ottanta di Lino Banfi
Era di giovedì e fu un bel dì,
9 Luglio millenovecentotrentasei,
così disse tra i "cari figli miei"
e nacque ad Andria a Riccardo
con pane, amore, senza stendardo.
Nel vagito era il 9 di giovedì,
ma fu registrato l'11 un altro dì,
il figlio Pasquale Zagaria
della mamma Nunzia Colia,
un bel bambino, Pasqualino,
già birichino diverrà Lino,
a tre anni giunse canosino
parlando dialetto con affetto.
Vicino al Municipio in via Varrone
il papà fioraio era in dura condizione,
ogni giorno ci voleva una benedizione,
"s'accattève la verdéure da l'andresène,
mangiànne poverìdde cumbanàteche e pène".
Poi l'amore fuggì in Chiesa alle sei del mattino
per dire "sì" e sposare Lucia nel bacio del destino
e abitò vicino in via Trieste e Trento
dove la parrucchiera fu il suo sentimento.
E Lino diventò "artista di varietà"
impastando il sorriso per tutte le età,
e dalla casa di Canosa in via Ciro Menotti
approdò a Roma tra Ministri, Prelati e Dotti,
finchè come Colombo approdò alla RAI
e disse "terra!" scrivendo poi "qui abitai!"
Oggi nelle radici del dialetto canosino,
paese di un sentiero umano e divino,
Auguri Banfi! Auguri Lino!
A' fàtte grànne, ò passète na diatè,
auguri Lino, auguri addà stè, a stè!
Sono ottanta primavere, sono un traguardo,
auguri a Pasqualino, il figlio di Riccardo.
Sorridendo con tutti gli Italiani,
a te Lino battiamo le mani,
poi preghiamo con le stesse mani,
al Signore, al tuo domani.
Fa caldo a Luglio, era estate "quàne a nète",
dù a Canàuse giè òne pùste u parète,
che la festa grànne de San Zavóne,
che la féste de tutte li Canusóne.
Pèure da nonne, fàcce fè na bélle resète,
ca la resète, u Padre Etérne l'ò criète!
Mi affaccio, guardo la luna a ponente,
come gli anni è una luna crescente,
ma il passato è ancora nel presente
e il futuro è già nel presente,
e ogni anno è un giorno vivente.
Auguri Lino da Canosini e Italiani.
9 Luglio 2016
"Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino"
maestro Peppino Di Nunno