Stilus Magistri
Altarini dell’Assunta a Canosa di Puglia
U farnère e la rasàule nella devozione popolare
sabato 17 agosto 2013
0.31
15 Agosto, giorno di storia, di cultura e di festa, tra laicità e religiosità, tra le Feriae Augusti del 18 a. C. e la Festa dell'Assunzione.
Vogliamo fermare i nostri occhi, i nostri passi sulle vie della Festa di Maria Assunta, "la Féste de Sanda Maròjie" a Canosa di Puglia con la tradizione popolare degli altarini di strada, rievocati con la nascita della Parrocchia dell'Assunta e promossi dal Parroco don Michele Malcangio, sensibile alla cultura popolare cristiana.
La tradizione degli Altarini dell'Assunta risale all'inizio del 900, già prima della proclamazione ufficiale della Chiesa, di Papa Pio XII, nella Bolla Munificentissimus Deus del 1° novembre 1950, attestata dall'edicola mariana canosina posta con l'Ave Maria in Piazza Vittorio Veneto, all'angolo di Via Piave.
Il culto dell'Assunzione è antico nella Chiesa Cattolica, e viene riportato già nei documenti della Dormitio Mariae e del Transitus Virginis, dove il corpo della Madre di Dio non è soggetto a morte e decomposizione, ma assunto con l'anima in cielo.
Quel cribrum farinarium di cui parla Catone nel 164 a. C. nel trattato De re Rustica, per secoli serviva a "cérne la faròne", cioè a separare (dal latino cernere) la fibra grossa; oggi diventa strumento di devozione mariana, come avviene anche nella festa di Santa Lucia.
Ma ci soffermiamo nella peregrinatio degli altarini di Canosa, in via Montescupolo, apprezzando tutti gli altri e l'opera di intere generazioni, dal sig. Fallacara a Maria Carbone, instancabili custodi e promotori di incontri per strada, sul marciapiede, dove si recita il Rosario.
In via Montescupolo si incontrano quattro generazioni dalla piccola Antonia di papà Francesco, alla signora Fortunato, madre di un mio alunno del 1973, alla bisnonna Giuseppina, seduta con i suoi 92 anni accanto all'altarino. La figlia ci indica il panno dell'iscrizione reimpiegato dal pellegrinaggio a piedi al Santuario dell'Incoronata di Foggia: "Come l'acqua disseta e crea la vita, così la fede in Gesù sazia il desiderio di Dio".
L'altarino raffigura il tema dell'acqua e della Vergine Maria Fonte di Grazia, utilizzando elementi della natura: la pietra calcarea, i ciottoli di fiume, la terra, le piantine floreali, l'acqua che zampilla ai piedi della Madonna, raffigurata in una conchiglia come perla preziosa, e infine la terracotta di due giare distese ai lati di Maria Assunta.
I bambini, che conoscono la plastica, curiosi toccano piano la giara e ascoltano la sua storia.
Oggi ho studiato anche l'etimologia del termine "rasàule", ma la lezione di storia oggi la fa Cuma Giuseppine, con la testimonianza dei suoi 92 anni: la testimonianza nella storia vale più della Cattedra. Ci parla in dialetto e noi l'ascoltiamo con riverenza dei nostri padri: "ero ragazza e abitavo fra le case antiche, dove facevamo l'altarino alla Madonna. Mettevamo i panni ai lati del quadro e pure u parète du litte. Era la fede e la festa a Sanda Marojie".
Alla fine la nonna, porta fuori dalla tasca la corona del Rosario e noi invitiamo i genitori giovani con i figli di passaggio a fermarsi e a recitare un'Ave Maria prima di andare via, come recita l'iscrizione in latino di icone mariane : Virginis intacte dum veneris ante figuram, praetereundo cave ne sileatur Ave gratia plena ( quando sarai giunto dinanzi all'immagine della Vergine casta, nel passare oltre, bada di non sottacere l'Ave Piena di Grazia).
Così la signora Fortunato, la madre dell'ex alunno Nino, recita insieme ai presenti un'AVE MARIA: è molto bello!
Grazie agli artefici degli altarini e ai viandanti che si fermano, ammirano la bellezza e fanno un segno di Croce, indirizzando un bacio alla Madonna, come una piccola di tre anni, in braccio alla mamma.
Buona Festa di Ferragosto e di Santa Maria, sperando che domani ci sia sempre una bambina di nome Assunta, che è l'altarino quotidiano di Battesimo.
maestro Peppino Di Nunno
Vogliamo fermare i nostri occhi, i nostri passi sulle vie della Festa di Maria Assunta, "la Féste de Sanda Maròjie" a Canosa di Puglia con la tradizione popolare degli altarini di strada, rievocati con la nascita della Parrocchia dell'Assunta e promossi dal Parroco don Michele Malcangio, sensibile alla cultura popolare cristiana.
La tradizione degli Altarini dell'Assunta risale all'inizio del 900, già prima della proclamazione ufficiale della Chiesa, di Papa Pio XII, nella Bolla Munificentissimus Deus del 1° novembre 1950, attestata dall'edicola mariana canosina posta con l'Ave Maria in Piazza Vittorio Veneto, all'angolo di Via Piave.
Il culto dell'Assunzione è antico nella Chiesa Cattolica, e viene riportato già nei documenti della Dormitio Mariae e del Transitus Virginis, dove il corpo della Madre di Dio non è soggetto a morte e decomposizione, ma assunto con l'anima in cielo.
- U farnère
Quel cribrum farinarium di cui parla Catone nel 164 a. C. nel trattato De re Rustica, per secoli serviva a "cérne la faròne", cioè a separare (dal latino cernere) la fibra grossa; oggi diventa strumento di devozione mariana, come avviene anche nella festa di Santa Lucia.
Ma ci soffermiamo nella peregrinatio degli altarini di Canosa, in via Montescupolo, apprezzando tutti gli altri e l'opera di intere generazioni, dal sig. Fallacara a Maria Carbone, instancabili custodi e promotori di incontri per strada, sul marciapiede, dove si recita il Rosario.
In via Montescupolo si incontrano quattro generazioni dalla piccola Antonia di papà Francesco, alla signora Fortunato, madre di un mio alunno del 1973, alla bisnonna Giuseppina, seduta con i suoi 92 anni accanto all'altarino. La figlia ci indica il panno dell'iscrizione reimpiegato dal pellegrinaggio a piedi al Santuario dell'Incoronata di Foggia: "Come l'acqua disseta e crea la vita, così la fede in Gesù sazia il desiderio di Dio".
L'altarino raffigura il tema dell'acqua e della Vergine Maria Fonte di Grazia, utilizzando elementi della natura: la pietra calcarea, i ciottoli di fiume, la terra, le piantine floreali, l'acqua che zampilla ai piedi della Madonna, raffigurata in una conchiglia come perla preziosa, e infine la terracotta di due giare distese ai lati di Maria Assunta.
- La rasàule e Cuma Giuseppina
I bambini, che conoscono la plastica, curiosi toccano piano la giara e ascoltano la sua storia.
Oggi ho studiato anche l'etimologia del termine "rasàule", ma la lezione di storia oggi la fa Cuma Giuseppine, con la testimonianza dei suoi 92 anni: la testimonianza nella storia vale più della Cattedra. Ci parla in dialetto e noi l'ascoltiamo con riverenza dei nostri padri: "ero ragazza e abitavo fra le case antiche, dove facevamo l'altarino alla Madonna. Mettevamo i panni ai lati del quadro e pure u parète du litte. Era la fede e la festa a Sanda Marojie".
Alla fine la nonna, porta fuori dalla tasca la corona del Rosario e noi invitiamo i genitori giovani con i figli di passaggio a fermarsi e a recitare un'Ave Maria prima di andare via, come recita l'iscrizione in latino di icone mariane : Virginis intacte dum veneris ante figuram, praetereundo cave ne sileatur Ave gratia plena ( quando sarai giunto dinanzi all'immagine della Vergine casta, nel passare oltre, bada di non sottacere l'Ave Piena di Grazia).
Così la signora Fortunato, la madre dell'ex alunno Nino, recita insieme ai presenti un'AVE MARIA: è molto bello!
Grazie agli artefici degli altarini e ai viandanti che si fermano, ammirano la bellezza e fanno un segno di Croce, indirizzando un bacio alla Madonna, come una piccola di tre anni, in braccio alla mamma.
Buona Festa di Ferragosto e di Santa Maria, sperando che domani ci sia sempre una bambina di nome Assunta, che è l'altarino quotidiano di Battesimo.
maestro Peppino Di Nunno