Stilus Magistri
Assisi - la Lampada di San Francesco
Il “lume” scritto di Dante Alighieri
lunedì 4 ottobre 2021
16.40
Nella memoria liturgica del 4 Ottobre si celebra le Festa di San Francesco Patrono d'Italia. La Festa di San Francesco di Assisi è stata riconosciuta dal Parlamento della Repubblica Italiana come "solennità civile e giornata per la pace, per la fraternità e il dialogo fra religioni e culture diverse" (Legge n. 24 del 10 febbraio 2005). Nella cerimonia viene accesa la lampada votiva ad olio che arde sulla tomba di San Francesco, con l'olio donato a turno dalla Regioni d'Italia.
Quest'anno 2021 spetta alla Regione SARDEGNA da Cagliari ad offrire l'olio d'oliva con l'accensione della lampada della pace di Assisi. Abbiamo ricevuto questa mattina accoglienza dell'opera di studio dalla Segreteria del Sindaco del Comune di Cagliari, Paolo Truzzu che ha acceso la lampada porgendo un messaggio di valenza civile, culturale e spirituale. Da uno studio con la Basilica di Assisi riportiamo le connotazioni artistiche di arte sacra. La lampada votiva, di altezza m. 1,20, è opera dell'architetto Ugo Tarchi nell'anno 1937 e arde dinanzi alla tomba del Santo ad Assisi. L'opera, tutta in bronzo lucido ed argento, ha un asse centrale forgiato a croce, che s'innalza dal fondo della coppa in alabastro, di forma semisferica a simboleggiare il mondo. In alto la turrita corona d'Italia reca quattro scudetti riferiti all'epoca storica. Sull'orlo della coppa si staccano le parole del poeta Dante Alighieri: "Altro non è che di suo lume un raggio" (Paradiso, canto XXVI, v. 33). Il verso riporta l'essenza ed il bene supremo di Dio e che ogni altro bene all'infuori non è altro che un riflesso della Sua luce infinita.
Il linguaggio del sommo poeta fiorentino DANTE ha ulteriore valore quest'anno 2021 in cui ricorre il VII Centenario promosso dal Ministero della Cultura e dal Presidente della Repubblica. Il verso dantesco si attribuisce al Poverello di Dio, mistica luce spirituale, di cui la lampada è un raggio di tenue bagliore, che si espande dalla tomba di nuda pietra del Santo Patrono d'Italia. Al di sopra della coppa, tre colombe d'argento sostengono col becco una corona d'ulivo, simbolo universale di Pace. La lampada costituisce un patrimonio culturale e spirituale di tutta la Nazione italiana nel 4 Ottobre. La lampada si inserisce nel patrimonio artistico e spirituale dell'Umanesimo Francescano, che da otto secoli illumina ed educa il cuore dell'uomo alla Pace, alla Fraternità, al Dialogo, alla tutela del creato e dell'Ambiente, richiamato oggi anche da Papa Francesco. www.sanfrancesco.org
Lasciamo il Sommo Poeta fiorentino, ma restiamo nelle tradizioni civili e religiose di San Francesco evocando un proverbio dialettale, di cui gli amici di Antonio Carbone, mi hanno chiesto nel significato. Il proverbio canosino, presente a Lucera, a Grumo Appula, in Puglia, e che abbiamo presentato nel libro di dialettologia "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" dice: "a sam' Brangìsche, le fève jìnd'o canistre", "A San Francesco le fave nel canestro". Il proverbio, "u pecàbele" del calendario sacrale dei contadini indica che inizia il tempo della semina delle fave, da portare nel canestro. Auguri ai Francesco al femminile e al Maschile nelle radici religiose di Canosa, dove anche il Comune ha sede nel Palazzo San Francesco, attiguo alla bella Chiesa omonima.
Maestro Peppino Di Nunno
Quest'anno 2021 spetta alla Regione SARDEGNA da Cagliari ad offrire l'olio d'oliva con l'accensione della lampada della pace di Assisi. Abbiamo ricevuto questa mattina accoglienza dell'opera di studio dalla Segreteria del Sindaco del Comune di Cagliari, Paolo Truzzu che ha acceso la lampada porgendo un messaggio di valenza civile, culturale e spirituale. Da uno studio con la Basilica di Assisi riportiamo le connotazioni artistiche di arte sacra. La lampada votiva, di altezza m. 1,20, è opera dell'architetto Ugo Tarchi nell'anno 1937 e arde dinanzi alla tomba del Santo ad Assisi. L'opera, tutta in bronzo lucido ed argento, ha un asse centrale forgiato a croce, che s'innalza dal fondo della coppa in alabastro, di forma semisferica a simboleggiare il mondo. In alto la turrita corona d'Italia reca quattro scudetti riferiti all'epoca storica. Sull'orlo della coppa si staccano le parole del poeta Dante Alighieri: "Altro non è che di suo lume un raggio" (Paradiso, canto XXVI, v. 33). Il verso riporta l'essenza ed il bene supremo di Dio e che ogni altro bene all'infuori non è altro che un riflesso della Sua luce infinita.
Il linguaggio del sommo poeta fiorentino DANTE ha ulteriore valore quest'anno 2021 in cui ricorre il VII Centenario promosso dal Ministero della Cultura e dal Presidente della Repubblica. Il verso dantesco si attribuisce al Poverello di Dio, mistica luce spirituale, di cui la lampada è un raggio di tenue bagliore, che si espande dalla tomba di nuda pietra del Santo Patrono d'Italia. Al di sopra della coppa, tre colombe d'argento sostengono col becco una corona d'ulivo, simbolo universale di Pace. La lampada costituisce un patrimonio culturale e spirituale di tutta la Nazione italiana nel 4 Ottobre. La lampada si inserisce nel patrimonio artistico e spirituale dell'Umanesimo Francescano, che da otto secoli illumina ed educa il cuore dell'uomo alla Pace, alla Fraternità, al Dialogo, alla tutela del creato e dell'Ambiente, richiamato oggi anche da Papa Francesco. www.sanfrancesco.org
Lasciamo il Sommo Poeta fiorentino, ma restiamo nelle tradizioni civili e religiose di San Francesco evocando un proverbio dialettale, di cui gli amici di Antonio Carbone, mi hanno chiesto nel significato. Il proverbio canosino, presente a Lucera, a Grumo Appula, in Puglia, e che abbiamo presentato nel libro di dialettologia "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" dice: "a sam' Brangìsche, le fève jìnd'o canistre", "A San Francesco le fave nel canestro". Il proverbio, "u pecàbele" del calendario sacrale dei contadini indica che inizia il tempo della semina delle fave, da portare nel canestro. Auguri ai Francesco al femminile e al Maschile nelle radici religiose di Canosa, dove anche il Comune ha sede nel Palazzo San Francesco, attiguo alla bella Chiesa omonima.
Maestro Peppino Di Nunno