Stilus Magistri
Auguri donna canosina
A cura del maestro Peppino Di Nunno
sabato 8 marzo 2014
10.15
Fu una donna ad essere sepolta sulla riva sabbiosa del fiume Ofanto della Puglia, ad essere sepolta al tempo dell'Eneolotico, di fronte ad un bambino, rannicchiati ambedue in posizione fetale.
Fu una donna della Daunia, la matrona Busa, a guidare il popolo canosino non alle armi, ma all'accoglienza dei sopravvissuti della battaglia di Canne, ad aiutare l'elmo ferito del giovane tribuno Scipione.
Fu una giovane donna di origini greche, Opaka Sabaleidas, a lasciare nella sua tomba di giovinetta il corredo dei suoi gioielli, dei suoi ori, alla storia di Canosa, al patrimonio canosino, emigrato in siti forestieri.
Fu una giovane donna, Medella figlia di Dasmo, ad incidere il suo nome "ab urbe condita", nel tufo ipogeico di Canosa, addormentata nel sonno immortale su un letto adorno di amore e di tesori.
Fu una donna, la duchessa longobarda Teodorada, a custodire le spoglie mortali del Vescovo Sabino, Santo Protettore canosino.
Fu una donna celeste ad essere chiamata "Fonte", sulle vie degli 'Aquedotti' di Canosa, ad essere incoronata Patrona della città.
Fu una donna ad essere scolpita di marmo bianco, Immacolata, sulla colonna di una piazza storica di Canosa, ancora oggi invocata da una corona di fiori e dalle lacrime di madri.
Fu una donna, la Fata, ad essere scolpita a fianco all'infido Monacello, per acquietare i sogni della casa, per dare la sua benevolenza.
Era una donna e madre, Maria Petroni, che privata della sua unigenita figlia, Caterina Ferrara, "da feral morbo percossa", donò alle madri canosine la Chiesa dell'Immacolata.
Era una donna e madre, Elisabetta Cannone , consorte a Mauro Caporale, che donò ai figli di Canosa la Chiesa di Santa Teresa.
Era una donna, al tempo dei nonni, che si svegliava di notte per impastare la farina e far lievitare il pane, che cucinava e lavava e stirava e generava i figli di Canosa; era una donna che vendeva le uova per il paese o al mattino annunciava la vendita dei prodotti dei campi.
Nella strada di casa mia era donna la "marangère"; la "materassaia" dei Falcetta; la "calcajòle", che vendeva la calce ed emigrò a Milano; zà Andònie, che vendeva il ghiaccio; la "laveddàse"; Lèlìne; Nunziatìne Sangermano; Michelìne l'ortolana; Jannélle, che ci ospitò di notte, mentre nasceva mia sorella Rosanna nel travaglio di mia madre nell'Ospedale Vecchio.
Chissà quando avremo anche a Canosa, un Sindaco donna!
É una donna mia madre; è una donna, la madre dei miei figli; è donna la Scuola dei bambini; è donna la mano di un'amica che si offre volontaria a portare il peso dei pesi degli altri, senza lucro, senza potere, senza politica di affari.
Alle donne lavoratrici, alle donne educatrici, alle donne di fede, alle donne Docenti di Scuola, alle donne adolescenti di Scuola, alle donne ambasciatrici che portano la nostra storia oltre confine, alle donne emigranti, come la madre di Marcello Lagrasta, alle donne che cantano e incantano, che pregano e parlano con lo sport, alle donne madri che piangono e sorridono, alle 300 donne "dolenti", del Sabato Santo che irraggiano col volto coperto il canto di Maria tra terra e cielo.
Alle donne che fanno della loro bellezza, un fiore di campo; della loro voce, una nota musicale; delle loro ciglia, un sorriso amico; delle loro mani, un tetto di casa; delle loro mani, una carezza; del loro silenzio, una parola del cuore.
Donna della terra, donna principessa, donna del popolo e della fede, antica e moderna, ama la tua terra, la tua Canosa: anche tu l'hai generata!
Grazie donne canosine! Grazie donne italiane!
Canosa, 8 marzo 2014
maestro Peppino Di Nunno
Dedicato alle donne
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c'è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`è un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite...
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c'è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!
Madre Teresa di Calcutta
Donna
Donna, non sei soltanto l'opera di Dio,
ma anche degli uomini, che sempre
ti fanno bella con i loro cuori.
I poeti ti tessono una rete
con fili di dorate fantasie;
i pittori danno alla tua forma
sempre nuova immortalità.
Il mare dona le sue perle,
le miniere il loro oro,
i giardini d'estate i loro fiori
per adornarti, per coprirti,
per renderti sempre più preziosa.
Il desiderio del cuore degli uomini
ha steso la sua gloria
sulla tua giovinezza.
Per metà sei donna,
e per metà sei sogno.
Rabindranath Tagore
Fu una donna della Daunia, la matrona Busa, a guidare il popolo canosino non alle armi, ma all'accoglienza dei sopravvissuti della battaglia di Canne, ad aiutare l'elmo ferito del giovane tribuno Scipione.
Fu una giovane donna di origini greche, Opaka Sabaleidas, a lasciare nella sua tomba di giovinetta il corredo dei suoi gioielli, dei suoi ori, alla storia di Canosa, al patrimonio canosino, emigrato in siti forestieri.
Fu una giovane donna, Medella figlia di Dasmo, ad incidere il suo nome "ab urbe condita", nel tufo ipogeico di Canosa, addormentata nel sonno immortale su un letto adorno di amore e di tesori.
Fu una donna, la duchessa longobarda Teodorada, a custodire le spoglie mortali del Vescovo Sabino, Santo Protettore canosino.
Fu una donna celeste ad essere chiamata "Fonte", sulle vie degli 'Aquedotti' di Canosa, ad essere incoronata Patrona della città.
Fu una donna ad essere scolpita di marmo bianco, Immacolata, sulla colonna di una piazza storica di Canosa, ancora oggi invocata da una corona di fiori e dalle lacrime di madri.
Fu una donna, la Fata, ad essere scolpita a fianco all'infido Monacello, per acquietare i sogni della casa, per dare la sua benevolenza.
Era una donna e madre, Maria Petroni, che privata della sua unigenita figlia, Caterina Ferrara, "da feral morbo percossa", donò alle madri canosine la Chiesa dell'Immacolata.
Era una donna e madre, Elisabetta Cannone , consorte a Mauro Caporale, che donò ai figli di Canosa la Chiesa di Santa Teresa.
Era una donna, al tempo dei nonni, che si svegliava di notte per impastare la farina e far lievitare il pane, che cucinava e lavava e stirava e generava i figli di Canosa; era una donna che vendeva le uova per il paese o al mattino annunciava la vendita dei prodotti dei campi.
Nella strada di casa mia era donna la "marangère"; la "materassaia" dei Falcetta; la "calcajòle", che vendeva la calce ed emigrò a Milano; zà Andònie, che vendeva il ghiaccio; la "laveddàse"; Lèlìne; Nunziatìne Sangermano; Michelìne l'ortolana; Jannélle, che ci ospitò di notte, mentre nasceva mia sorella Rosanna nel travaglio di mia madre nell'Ospedale Vecchio.
Chissà quando avremo anche a Canosa, un Sindaco donna!
É una donna mia madre; è una donna, la madre dei miei figli; è donna la Scuola dei bambini; è donna la mano di un'amica che si offre volontaria a portare il peso dei pesi degli altri, senza lucro, senza potere, senza politica di affari.
Alle donne lavoratrici, alle donne educatrici, alle donne di fede, alle donne Docenti di Scuola, alle donne adolescenti di Scuola, alle donne ambasciatrici che portano la nostra storia oltre confine, alle donne emigranti, come la madre di Marcello Lagrasta, alle donne che cantano e incantano, che pregano e parlano con lo sport, alle donne madri che piangono e sorridono, alle 300 donne "dolenti", del Sabato Santo che irraggiano col volto coperto il canto di Maria tra terra e cielo.
Alle donne che fanno della loro bellezza, un fiore di campo; della loro voce, una nota musicale; delle loro ciglia, un sorriso amico; delle loro mani, un tetto di casa; delle loro mani, una carezza; del loro silenzio, una parola del cuore.
Donna della terra, donna principessa, donna del popolo e della fede, antica e moderna, ama la tua terra, la tua Canosa: anche tu l'hai generata!
Grazie donne canosine! Grazie donne italiane!
Canosa, 8 marzo 2014
maestro Peppino Di Nunno
Dedicato alle donne
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c'è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`è un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite...
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c'è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!
Madre Teresa di Calcutta
Donna
Donna, non sei soltanto l'opera di Dio,
ma anche degli uomini, che sempre
ti fanno bella con i loro cuori.
I poeti ti tessono una rete
con fili di dorate fantasie;
i pittori danno alla tua forma
sempre nuova immortalità.
Il mare dona le sue perle,
le miniere il loro oro,
i giardini d'estate i loro fiori
per adornarti, per coprirti,
per renderti sempre più preziosa.
Il desiderio del cuore degli uomini
ha steso la sua gloria
sulla tua giovinezza.
Per metà sei donna,
e per metà sei sogno.
Rabindranath Tagore