Stilus Magistri
Buon compleanno, fontanina di Puglia!
Tre generazioni di nonni raccontano l’acqua di strada a Canosa di Puglia
martedì 14 ottobre 2014
13.54
Puglia, terra di campi assolati e assetati, generosa madre di testimoni della storia.
Il poeta latino Orazio rilevò la sete della Puglia, scrivendo negli Epodi (III, vv. 15-16): "nec tantus umquam siderum insedit vapor / siticulosae Apuliae" (né mai calò una così grande arsura delle stagioni, sull'assetata Puglia).
E nell'anno 37 a. C., il poeta lucano, nativo di Venosa, 28enne, nel suo viaggio da Roma a Brindisi
lungo la via Appia e Traiana, prima di giungere a Canusium, al verso 88 della V Satira del Libro I dei suoi Sermones, scrive di un paese dove "si vende la più comune delle cose, l'acqua" (venit vilissima rerum hic aqua).
E la nonna Rosetta, mia madre novantenne, racconta che anche a Canosa l'acqua si vendeva per strada, quando passava l'acquaiolo (l'acquajùle), gridando: "jàcqua frésceche a la signòra!".
Sorride da Torino il mio nipotino Emanuele di tre anni, quando gli racconto questa storia, mostrando un barile di legno in miniatura, ma, dopo l'acqua dei pozzi (nelle contrade Pozzillo, Pozzo Lantenna, Pozzo San Giorgio), a Canosa giunse la fontanina pubblica: era il 1914.
Matteo Renato Imbriani (1843-1901), gran patriota repubblicano, eletto nel Parlamento italiano nel 1889, così evocò a Roma la terra che lo aveva eletto: "vengo dalla Puglia assetata d'acqua e di giustizia". Imbriani deceduto nel 1901, non vide la sua idea, ma dall'Acquedotto Pugliese del 1905, giunse la fontanina in Puglia nel 1914.
Mia madre Rosetta, da bambina, prima di sole tre figlie femmine, racconta: "spingevo u carrùzze, per portare l'acqua dalla fontana in casa".
Ricordo anch'io il carrettino, su cui si poggiavano i pesanti secchi zincati pieni di acqua, ma anch'io, oggi nonno, racconto: "con mio fratello più grande di due anni, portavo l'acqua con una mazza di legno e un secchio. Poi crescendo, a turno, portavamo due secchi sulle braccia ed infine sulle spalle, fieri della nostra forza cresciuta e del servizio alla casa e alla famiglia".
Poi fu festa a casa, in via Regina Elena, quando giunse l'acqua corrente con quell'unico rubinetto di ottone, con i lavori pubblici curati da Michele La Salvia.
Lo incontro, ottantenne, memoria storica dell'acquedotto canosino, dopo aver avuto a scuola suo nipote, Michele, disegnatore della copertina del giornalino scolastico del 2001 "Urbi et Orbi", la cui redazione mi avviò dall'analfabetismo del computer.
Così ci racconta Michele La Salvia: "era sempre una festa accogliere l'arrivo dell'acqua in casa, per il prolungamento di un nuovo tronco idrico. Il primo impianto a Canosa fu in via Pasculli, alle spalle del Palazzo del Vescovo Minerva. Il bacino idrico fu posto sulla via di Andria a 186 mt. sul livello del mare. La zona Castello ebbe diverse difficoltà, sorgendo a 184 metri sul livello del mare". Sorse infatti negli anni '70 una lista civica, "La Fontana", di Antonio Luisi, detto "Laffione" per portare l'acqua alla zona Castello.
Ma oggi, anch'io, prima maestro e poi nonno, racconto anche ai bambini di Scuola e agli Studenti del Liceo Enrico Fermi di Canosa: "quanti anni sono passati da quella fontanina?". Tutte le scuole diventino banco di studio per questo Centenario di storia di Canosa e della Puglia assetata.
Lo scrivo al Presidente dell'Acquedotto Pugliese di Bari, che invia un manoscritto di apprezzamento al mio semplice componimento e alla ricerca storica, già pubblicata nella Biblioteca di Città di Castello, in Umbria, che diede i natali a Elmo Palazzi, scultore della originaria pregevole statua bronzea di Imbriani, vilmente "mutata in strumento bellico" nel 1940!
Il secolo di Imbriani
Cìnd'ànne òne passète da quéra fundène,
l'ò purtète a tutta la Puglia, Embriène,
pò da la fundène jìnd'a chèse, o rubbenétte,
nu pìcche salète jòsce arròve la bullétte,
ma jà jàcque, chière, frésceke e benedétte.
Pèure a la scòle, screvòme l'a, bi, ci,
e tànde augurie bélle all'A, Qu, Pi.
Cento anni son passati da quella fontana,
l'ha portata a tutta la Puglia, Imbriani,
poi dalla fontana dentro casa, al rubinetto,
anche un po' salata oggi arriva la bolletta,
ma è acqua chiara, fresca e benedetta.
Anche a Scuola, scriviamo l'A, Bi, Ci
e tanti belli auguri all'A. Q. P.
Fare memoria storica della fontanina del 1914, significa sentirsi Pugliesi, apprezzare il progresso, l'igiene dell'acqua, educare all'ambiente, lodare il Signore per "sorella acqua".
L'acqua non serve solo a dissetare il viandante e l'abitante, ma anche a lavare le scorie umane, sociali e politiche di qualsiasi parte, le incrostazioni calcaree dell'acqua piovana sul bronzo storico della statua di Imbriani, rifatto nel 1955, che aspetta la festa della torta con la candelina del Centenario, nella dimenticata Piazza Erode Attico del 900, artefice del "magnificum fontem" dell'Acquedotto romano.
Mio nonno paterno, Pasquale Di Nunno, nato nel 1870, deceduto nel 1961, ha visto l'arrivo di Imbriani nel monumento del 1907 e della fontana pubblica: a 12 anni lo ricordo nei suoi ultimi anni di vita a casa mia; bevendo l'acqua esclamava: "voléssse benedìtte 'Mbriène!"
Aggiungiamo oggi e sempre: "volésse benedìtte u Segnòre".
Grazie Imbriani, di tutto cuore e …
Buon compleanno, fontanina della Puglia!
Mi raccomando, salvaguardate le ultime fontane che riportano la data del 1914: questa è Puglia!
Allego la fotografia degli anni 80, premiata ad un concorso regionale e ripropongo l'ascolto della poesia dialettale in Canosaweb "la fundena pubbleke": www.youtube.com/watch?v=SDuTsNvGIvQ
È la fontana situata davanti alla Scuola Mazzini, testimone di storia ai bambini e del racconto di tre generazioni di nonni canosini.
Buon Centenario Pugliesi assetati!
maestro Peppino Di Nunno da Canosa di Puglia