Stilus Magistri
C’era una volta il massaro e il gualano
Proverbio di buoi e pecore sul gualano
venerdì 8 ottobre 2021
11.41
Mia nonna Rosinella mi diceva: "deciòme nu pecàbele", "diciamo un vocabolo", un proverbio ed io annotavo e trascrivevo su un quadernetto ingiallito del 1972. Ma oggi a raccontare un detto è il mio amico Antonio Carbone, marito di una mia ex alunna, che mi riporta a voce un proverbio tramandato da suo nonno.
(Dice il garzone)
Se vù tenà li vùve o 'ngràsse,
u jùrne chiuvésse e la nòtte scambàsse,
(dice il massaro)
Ualène te pòzzane casà li dìnde,
la nòtte chiuvésse e u jùrne bùne tìmbe.
Se vuoi tenere i buoi in grasso,
il giorno piovesse e la notte scampasse.
Gualàno! ti possano cadere i denti,
la notte piovesse e il giorno buon tempo.
Il proverbio illustrato da Antonio riguarda la vita pastorizia locale, con radici bimillenarie, nel discorso tra il massaro ed il garzone dipendente chiamato "ualàno", addetto a custodire e a pascolare pecore e buoi nel lavoro.
Il gualano della pastorizia
Curiosi di cultura proverbiale avviamo una ricerca complessa sul lemma poco conosciuto "ualène".
Dall'amico Ignazio del Condominio di 84 anni, troviamo conferma dell'esistenza del termine e del significato, apprendendo anche del diminuitivo "ualanìdde", ragazzi addetti al pascolo delle pecore e dei buoi.
Accostandoci poi come nella metodologia al dialetto della Capitanata, cui apparteniamo nella storia e nella cultura, ritroviamo nel dialetto manfredoniano la conferma del lemma "ualàno" , di "lavoratore agricolo a contatto annuo, assunto per menare le pecore e buoi al pascolo e addetto alla custodia e governo di animali". E si ritrova il termine anche come soprannome e come diminuitivo come nel dialetto canosino. Era caratterizzato da un vago odore di stallatico per il lavoro svolto.
Ma anche nella Murgia ritroviamo nel dialetto di Altamura il lemma "ualéne", come guardiano dei buoi.
E nel vocabolario TRECCANI rileviamo lo stesso significato con la radici etimologica dal provenzale "galàn", "giovane garzone".
Ad avvalorare el radici linguistiche di un francesismo ritroviamo nella ricerca il Dictionnaire italien et francois di Nathanael Duez pubblicato a Venezia nel MDCLXII (1662) che riporta il lemma "gualano", come "gaurdiano".
E proseguendo nella ricerca linguistica ritroviamo il lemma "gualano" in Calabria, in San Marco Argentano in provincia di Cosenza, verificando la figura di questo lavoratore nelle aziende agro-pastorali, masserie dell'Italia Meridionale dell'800.
Era il conduttore dei buoi soggiogati all'aratro.
Ma è sorprendente ritrovare la cultura popolare proverbiale di Sant'Arcangelo della Lucania, come riporta nei detti raccolti un Sacerdote Don Luigi Branco nella scherzosa strofetta cantata un tempo dalle ragazze da marito:
O mamma non u vogghiu lu ualàne,
i' vogghiu lu pastore come jéne
vene lu tiempe di la malannata
sule pi la ricotta mi manténe.
La ricerca ci riporta a Troia, all'Università di San Marco in Lamis nell'800, al Cilento Medievale, a San Salvo in provincia di Vasto, con la foto d'archivio del gualano di Michele Molino, che riscopre un manoscritto dell'800.
Era il tempo della dominazione angioina come riporta il testo "Economia rustica del Regno di Napoli" di Luigi Granata del 1830, in cui il Capo-Gualano capo dei bifolchi era destinato alla custodia dei buoi retribuito con un rotolo e mezzo di pane bruno al giorno ed una caraffa di olio al mese, coadiuvato anche dai dai gualanelli, garzoncelli retribuiti con solo vitto.
Era il tempo di massari e gualani e di altri lavoratori.
E ritroviamo nel Medioevo la figura del gualanus o ualanus, addetto alla stalla.
Nella Campania, Pietro Ebner nell'opera "Economia e Società nel Cilento medievale" (Roma, 1979) scrive degli animali da pascolo con la figura del gualano: "animalium domitorum ... qui etiam patronus, vel custos, vel gualanus...".
Era il guardiano (custos) econduttore dei buoi soggiogati (domitorum) all'aratro.
A San Bartolomeo in Galdo nel territorio di Benevento un manoscritto notarile in latino del 1331 riporta la figura del "gualdemanus", custode dei buoi, riportato anche nel Glossarium latinitatis in latino medievale del Du Cange (1883).
Lo stesso Glossarium medievale da noi spesso consultato nelle ricerche filologiche,riporta il lemma analogo "aulanus", uomo addetto alla stalla: "aulanus, aulae custos".
Siamo nel tempo fino al 900 di "gualani e stallieri".
Concludendo ritroviamo le radici secolari del pastore e del gualano canosino e meridionale, con la radice lessicale del Provenzale nei francesismi della nostra terra e nelle radici medievali delle masserie meridionali, del massaro e del gualano.
Non ci sono più buoi e pecore a Canosa, ma la vita agricola continua e auspichiamo che ci sia bel tempo per poter lavorare di giorno nei campi, intrisi da secoli del sudore biblico della terra.
Ritorno al mio amico del proverbio canosino nella civiltà della pastorizia e sulle vie della transumanza a Canosa.
Caro Antonio Carbone se incontri un nipote del gualano che ci hai raccontato, porgi i nostri saluti e la storia delle radici ritrovate, perché le nuove generazioni conoscano e rivivano le radici filogenetiche nella crescita ontogenetica, che ricapitola la memoria di una storia ed educa alla vita sostenibile. Saluti al massaro e al gualano!
Maestro Peppino Di Nunno
(Dice il garzone)
Se vù tenà li vùve o 'ngràsse,
u jùrne chiuvésse e la nòtte scambàsse,
(dice il massaro)
Ualène te pòzzane casà li dìnde,
la nòtte chiuvésse e u jùrne bùne tìmbe.
Se vuoi tenere i buoi in grasso,
il giorno piovesse e la notte scampasse.
Gualàno! ti possano cadere i denti,
la notte piovesse e il giorno buon tempo.
Il proverbio illustrato da Antonio riguarda la vita pastorizia locale, con radici bimillenarie, nel discorso tra il massaro ed il garzone dipendente chiamato "ualàno", addetto a custodire e a pascolare pecore e buoi nel lavoro.
Il gualano della pastorizia
Curiosi di cultura proverbiale avviamo una ricerca complessa sul lemma poco conosciuto "ualène".
Dall'amico Ignazio del Condominio di 84 anni, troviamo conferma dell'esistenza del termine e del significato, apprendendo anche del diminuitivo "ualanìdde", ragazzi addetti al pascolo delle pecore e dei buoi.
Accostandoci poi come nella metodologia al dialetto della Capitanata, cui apparteniamo nella storia e nella cultura, ritroviamo nel dialetto manfredoniano la conferma del lemma "ualàno" , di "lavoratore agricolo a contatto annuo, assunto per menare le pecore e buoi al pascolo e addetto alla custodia e governo di animali". E si ritrova il termine anche come soprannome e come diminuitivo come nel dialetto canosino. Era caratterizzato da un vago odore di stallatico per il lavoro svolto.
Ma anche nella Murgia ritroviamo nel dialetto di Altamura il lemma "ualéne", come guardiano dei buoi.
E nel vocabolario TRECCANI rileviamo lo stesso significato con la radici etimologica dal provenzale "galàn", "giovane garzone".
Ad avvalorare el radici linguistiche di un francesismo ritroviamo nella ricerca il Dictionnaire italien et francois di Nathanael Duez pubblicato a Venezia nel MDCLXII (1662) che riporta il lemma "gualano", come "gaurdiano".
E proseguendo nella ricerca linguistica ritroviamo il lemma "gualano" in Calabria, in San Marco Argentano in provincia di Cosenza, verificando la figura di questo lavoratore nelle aziende agro-pastorali, masserie dell'Italia Meridionale dell'800.
Era il conduttore dei buoi soggiogati all'aratro.
Ma è sorprendente ritrovare la cultura popolare proverbiale di Sant'Arcangelo della Lucania, come riporta nei detti raccolti un Sacerdote Don Luigi Branco nella scherzosa strofetta cantata un tempo dalle ragazze da marito:
O mamma non u vogghiu lu ualàne,
i' vogghiu lu pastore come jéne
vene lu tiempe di la malannata
sule pi la ricotta mi manténe.
La ricerca ci riporta a Troia, all'Università di San Marco in Lamis nell'800, al Cilento Medievale, a San Salvo in provincia di Vasto, con la foto d'archivio del gualano di Michele Molino, che riscopre un manoscritto dell'800.
Era il tempo della dominazione angioina come riporta il testo "Economia rustica del Regno di Napoli" di Luigi Granata del 1830, in cui il Capo-Gualano capo dei bifolchi era destinato alla custodia dei buoi retribuito con un rotolo e mezzo di pane bruno al giorno ed una caraffa di olio al mese, coadiuvato anche dai dai gualanelli, garzoncelli retribuiti con solo vitto.
Era il tempo di massari e gualani e di altri lavoratori.
E ritroviamo nel Medioevo la figura del gualanus o ualanus, addetto alla stalla.
Nella Campania, Pietro Ebner nell'opera "Economia e Società nel Cilento medievale" (Roma, 1979) scrive degli animali da pascolo con la figura del gualano: "animalium domitorum ... qui etiam patronus, vel custos, vel gualanus...".
Era il guardiano (custos) econduttore dei buoi soggiogati (domitorum) all'aratro.
A San Bartolomeo in Galdo nel territorio di Benevento un manoscritto notarile in latino del 1331 riporta la figura del "gualdemanus", custode dei buoi, riportato anche nel Glossarium latinitatis in latino medievale del Du Cange (1883).
Lo stesso Glossarium medievale da noi spesso consultato nelle ricerche filologiche,riporta il lemma analogo "aulanus", uomo addetto alla stalla: "aulanus, aulae custos".
Siamo nel tempo fino al 900 di "gualani e stallieri".
Concludendo ritroviamo le radici secolari del pastore e del gualano canosino e meridionale, con la radice lessicale del Provenzale nei francesismi della nostra terra e nelle radici medievali delle masserie meridionali, del massaro e del gualano.
Non ci sono più buoi e pecore a Canosa, ma la vita agricola continua e auspichiamo che ci sia bel tempo per poter lavorare di giorno nei campi, intrisi da secoli del sudore biblico della terra.
Ritorno al mio amico del proverbio canosino nella civiltà della pastorizia e sulle vie della transumanza a Canosa.
Caro Antonio Carbone se incontri un nipote del gualano che ci hai raccontato, porgi i nostri saluti e la storia delle radici ritrovate, perché le nuove generazioni conoscano e rivivano le radici filogenetiche nella crescita ontogenetica, che ricapitola la memoria di una storia ed educa alla vita sostenibile. Saluti al massaro e al gualano!
Maestro Peppino Di Nunno