Stilus Magistri
Canosa: C’era una volta l’abbeveratoio
Ricordi della sete di ritorno dai campi
venerdì 26 luglio 2024
17.46
C'era una volta ... nella civiltà contadina, di cui siamo tutti figli, anche l'abbeveratoio. D'estate di ritorno dal lavoro dei campi, trafelati di sudore della madre terra, il "carrettiere" aveva sete dopo aver bevuto all'orciuolo, "u cìcene", in terra cotta, ma ancor più avevano sete gli animali da lavoro, le mule e i cavalli. Perciò per pubblica utilità con l'arrivo delle fontanine in ghisa dell'Acquedotto Pugliese nei quartieri di paese sulle vie Imbriani del 1914, il Comune a Canosa di Puglia aveva predisposto gli abbeveratoi nei punti funzionali di arrivo dai campi. Ricordiamo queste vasche in ferro ormai in estinzione situate sulla via di Barletta, presso l'Ospedale Civile così tanto apprezzata dal Dottor Facondo; sulla via di Lavello nel rione di Costantinopoli; all'inizio della via di Cerignola in via Varrone dove ho vissuto con mio padre la pausa del carretto con il cavallo che, come idrovora, si abbeverava..... "pòvera frùsceke" stanca e assetata. Già così scrivo nel mio libro di Dialettologia "Sulle vie dei ciottoli" del 2015 dove "fruscula" è il diminuitivo di "fera" (animale). E' stato l'ultimo abbeveratoio ad essere rimosso, ma ben sostituito da una fontanina a cura del Sindaco Vito Malcangio :«Come sempre, sta a noi cittadini adesso preservarla attraverso atteggiamenti responsabili. Vi invito, per questo, a farne buon uso affinché un altro piccolo angolo della nostra città continui a preservare decoro urbano e presentabilità. Solo insieme sarà possibile fare la differenza».
Ma c'era anche un noto abbeveratoio in via Anfiteatro, sulla salita "du Crapellòtte" "addà s'anghiène a pàsse e s'ascénne a tròtte", come evocai magistralmente in una classe di Liceo con il proverbio evocato da una stessa alunna, Elena Minervini, nipote dell'ultimo pastore di pecore di Costantinopoli che ho conosciuto. E quell'abbeveratoio du Crapellòtte, ai piedi del borgo antico del Castello, era anche un lavatoio dove le massaie con i bambini si incontravano per lavare i panni, prelevare l'acqua e far giocare i bambini d'estate, non essendoci il mare a Canosa.
E risalendo sulla linea del tempo dall'italiano in latino, ritroviamo gli abbeveratoi degli ambienti rurali, costituiti da grosse vasche di pietra, di cemento, di ferro utilizzati per dissetare animali domestici contemporaneamente. Troviamo vasche di pietra all'ingresso di Lavello, con fontane, a rappresentare l'emblema del "labellum" che abbiamo studiato porgendo ufficialmente alla Sindaca l'opera di storia prima del 2000. In latino ritroviamo "inriguo formaninis" delle fontane dall'età ellenistica all'Antica Roma, dove le fontane presero il nome di "ninfei". Il termine "ninfeo", deriva dal greco antico nymphaion (vυμφαιοv) e dal latino tardo "nymphāeu", significando letteralmente "tempio delle Ninfe". Nel Medioevo e nel Rinascimento le fontane assunsero un valore architettonico e decorativo come le Fontane di Roma.
Anche nell'arte ritroviamo una incisione del XVII secolo di un bovino che si disseta all'abbeveratoio, in un'opera esposta al Metropolitan Museum of Art di....New York, dell'autore Stefano della Bella Nicolas, come è scritto sull'incisione: «Stef. della Bella fecit...... cum pruil» Stefano della Bella (Firenze, 18 maggio 1610 – Firenze, 12 luglio 1664) incisore e disegnatore fiorentino, "cum pruil(egio)", con privilegio.
E nel viaggio delle antiche fontane nell'Antica Roma ai tempi imperiali del II sec. d. C. di Erode Attico, dimenticato nella piazza omonima con M. R. Imbriani, percorriamo le "fistulae" in piombo dei Via Aquedotti (Via Imbriani), terminando in piazzetta dove sorgeva il Magnificum fontem, che avrebbe dato il titolo in età cristiana all'icona bizantina della Madonna della Fonte, come scrive in latino il Prevosto Tortora nella Relatio del '700.
Se scaviamo, troviamo i ruderi e allora Signor Sindaco progettiamo e costruiamo una magnifica fonte di questo amato Paese, che i ruderi dimostrano nella celebrità. Non si passeggia solo, non si canta, non si balla solo, ma si ammira una fontana monumentale tra Canosa romana imperiale e Canosa cristiana, in onore alla Patrona Madonna della Fonte che disseta gli animi e la spiritualità.
C'era una volta l'abbeveratoio… fa caldo, ho sete, la terra ha sete; in questo tempo di siccità, curiamo e preghiamo sorella acqua in questo anno francescano, in un pianeta che ha sete di acqua e del Dio vivente. Imbriani Deputato Repubblicano disse in Parlamento. "vengo dalla Puglia assetata di acqua e di giustizia". L'acqua della sete è un diritto di persone e di animali, prima e dopo il tempo degli abbeveratoi.
Maestro Giuseppe Di Nunno
Ma c'era anche un noto abbeveratoio in via Anfiteatro, sulla salita "du Crapellòtte" "addà s'anghiène a pàsse e s'ascénne a tròtte", come evocai magistralmente in una classe di Liceo con il proverbio evocato da una stessa alunna, Elena Minervini, nipote dell'ultimo pastore di pecore di Costantinopoli che ho conosciuto. E quell'abbeveratoio du Crapellòtte, ai piedi del borgo antico del Castello, era anche un lavatoio dove le massaie con i bambini si incontravano per lavare i panni, prelevare l'acqua e far giocare i bambini d'estate, non essendoci il mare a Canosa.
E risalendo sulla linea del tempo dall'italiano in latino, ritroviamo gli abbeveratoi degli ambienti rurali, costituiti da grosse vasche di pietra, di cemento, di ferro utilizzati per dissetare animali domestici contemporaneamente. Troviamo vasche di pietra all'ingresso di Lavello, con fontane, a rappresentare l'emblema del "labellum" che abbiamo studiato porgendo ufficialmente alla Sindaca l'opera di storia prima del 2000. In latino ritroviamo "inriguo formaninis" delle fontane dall'età ellenistica all'Antica Roma, dove le fontane presero il nome di "ninfei". Il termine "ninfeo", deriva dal greco antico nymphaion (vυμφαιοv) e dal latino tardo "nymphāeu", significando letteralmente "tempio delle Ninfe". Nel Medioevo e nel Rinascimento le fontane assunsero un valore architettonico e decorativo come le Fontane di Roma.
Anche nell'arte ritroviamo una incisione del XVII secolo di un bovino che si disseta all'abbeveratoio, in un'opera esposta al Metropolitan Museum of Art di....New York, dell'autore Stefano della Bella Nicolas, come è scritto sull'incisione: «Stef. della Bella fecit...... cum pruil» Stefano della Bella (Firenze, 18 maggio 1610 – Firenze, 12 luglio 1664) incisore e disegnatore fiorentino, "cum pruil(egio)", con privilegio.
E nel viaggio delle antiche fontane nell'Antica Roma ai tempi imperiali del II sec. d. C. di Erode Attico, dimenticato nella piazza omonima con M. R. Imbriani, percorriamo le "fistulae" in piombo dei Via Aquedotti (Via Imbriani), terminando in piazzetta dove sorgeva il Magnificum fontem, che avrebbe dato il titolo in età cristiana all'icona bizantina della Madonna della Fonte, come scrive in latino il Prevosto Tortora nella Relatio del '700.
Se scaviamo, troviamo i ruderi e allora Signor Sindaco progettiamo e costruiamo una magnifica fonte di questo amato Paese, che i ruderi dimostrano nella celebrità. Non si passeggia solo, non si canta, non si balla solo, ma si ammira una fontana monumentale tra Canosa romana imperiale e Canosa cristiana, in onore alla Patrona Madonna della Fonte che disseta gli animi e la spiritualità.
C'era una volta l'abbeveratoio… fa caldo, ho sete, la terra ha sete; in questo tempo di siccità, curiamo e preghiamo sorella acqua in questo anno francescano, in un pianeta che ha sete di acqua e del Dio vivente. Imbriani Deputato Repubblicano disse in Parlamento. "vengo dalla Puglia assetata di acqua e di giustizia". L'acqua della sete è un diritto di persone e di animali, prima e dopo il tempo degli abbeveratoi.
Maestro Giuseppe Di Nunno