Stilus Magistri
Canosa: C’era una volta Piazza Galluppi
Memoria storica del mercato detto “la chiazze”
domenica 12 dicembre 2021
18.41
Correva l'anno 2008, quando, nel mese di luglio, motivato da Fernando Forino per la Festa dell'Emigrante, ho compiuto uno studio nelle ricerche storiche del territorio, rievocando alcuni personaggi della storica Piazza del "mercato" di Canosa di Puglia, detta "la chiazze" con i suoi "piazzieri", raccontati da mio nonno materno Peppino Mastrapasqua, da mio padre Giovanni e da mia madre Rosetta. Mio nonno si recava alla "vecciaròje du Trezzàse" (Chieco Nicola, il Terlizzese) a comprare la carne per la domenica; ho avuto come diligente alunno di scuola il caro nipote Chieco Ciro. Mio padre si recava in piazza Galluppi, anche con me, "do Ruvestòne", De Palo Pietro, originario di Ruvo, a comprare il formaggio, che evoca il ricordo del caro Pierino Lovino; il nipote De Palo Pietro è stato un mio diligente alunno di Scuola Elementare.
Mia madre si recava da "Peppìne u gratère" (Casamassima Giuseppe), figlio di "Ceccìlle u gratère", a procurarsi prodotti casalinghi anche presso la sorella, zia Gemma "la giarrère" (venditrice di giare). Nello stato civile Peppine u gratère (il cretaio) viene denominato nella professione, "negoziante in terraglie". Il Dizionario Palazzi della prima metà del '900 le illustra come "stoviglie in terracotta" di ceramica bianca. Pirandello le riporta nella Commedia del 1895 "La ragione degli altri", Atto Terzo, descrivendo "la casa di Elena. Umile stanza .... uno scaffale con poca terraglia". Ho avuto come diligente alunna di Scuola la nipote del personaggio "u gratère", Silvia Lima con la presenza della nonna, Lagrasta Savina, moglie di "Peppine u gratère", deceduta venerdì scorso all'età di 93 anni. Questi tre cari ex alunni, nipoti di personaggi di Piazza Galluppi, costituirono già a Scuola fonte di ricerche storiche. E tra le grida commerciali dei piazzieri e di Graziélla si passava davanti a "Diadòre" (Lima Teodoro), il venditore di cozze con i suoi gialli e freschi limoni. Ci si recava anche dal calderaio, "u callarèle", il calderaio, "ramaio", Sica Amato, di cui ho visitato nel tempo la scura bottega di lavoro. Suo figlio, Amato, cultore di storia locale ne attesta la documentazione fotografica. Il mestiere di "D'Amète u callarèle" mi ricorda la caldaia di rame della cucina a legna in cui mia madre e le nostre massaie cuocevano la pasta abbondante per la famiglia.
Nei tempi remoti i nostri padri "s'arrecòrdene le bìgne 'n mézze a la chiazze", quando nella piazza sterrata insisteva un vigneto assunto poi come linguaggio figurato a significare un tempo remoto. Anche una Professoressa canosina Sabina De Corato, da Pavia ci ha inviato nel 2016 una poesia in dialetto "la Chiàzze"; lei evoca anche in foto il bancone della frutta del nonno materno Saverio Misurelli, detto "Pompilio". Nei pressi della Piazza si ritrova Vico Pompilio. Allo stato civile già nell'agosto 2016 ritrovammo e divulgammo la denominazione dei "chiazzìre", del "lavoratore in piazza". Anche un altro caro amico, Nunzio Inchingolo, ci ha ricordato altri personaggi: sua madre "Ninétta de galùppe", per i cavalli allevati dal nonno; Graziélle con i suoi "cachìdde" (cachi); Minerva la "panettère"; la "carvenère" che vendeva i carboni; la "papaiòle" che vendeva il pepe; za' Falìne (za' Raffaella) la carvenère (la carbonaia)e altre famiglie del nostro patrimonio popolare del '900. Singolare il personaggio fruttivendolo Memìne detto "la p........", Cosimo Vitanostra, il cui magazzino, da me visitato, era una cappella di immagini votive grandi di Santi. Organizzava pellegrinaggi ai Santi Medici ed era uno dei portatori della statua dell'Addolorata della Chiesa della Passione, detta "la Madònne de li chiazzìre".
Le foto di quegli anni evocano un'epoca vissuta nel '900, quando la spesa avveniva con la moneta della lira. E la stessa spesa quotidiana era un rito, un incontro comunicativo tra la gente, una creativa invenzione di un teatro vivente popolare. Nel 2008 con alcuni alunni di Scuola ed un anziano, presentai la storia dei personaggi della piazza registrata da Mariano Caputo, patron del meritevole portale cittadino Canosaweb, che continua il suo servizio volontario di informazione con Bartolo Carbone. Nel video del luglio 2008 la lezione fu svolta in un concetto pedagogico di "educazione permanente" con la partecipazione degli alunni convocati della Scuola De Muro Lomanto, uscenti di classe Quinta: Saccinto Nicola, Marco Lodato, Sabino Dolcezza, Alessandro Caporale. Era presente anche l'anziano Luigi Todisco, nonno materno di Sabino Dolcezza, attento cultore della storia di paese. Li abbiamo contattati oggi nei ricordi di Scuola e di paese.
E negli anni scorsi abbiamo ritrovato le radici archivistiche in cui "Piazza Galluppi, comincia dal Vico Pasquale Galluppi e, girando intorno, finisce allo stesso vico": quasi un circolo architettonico che inizia e finisce intorno al nome del toponimo! Con l'amico Sabino Mazzarella esplorando il territorio anche da anziani ci rechiamo in Piazza ritrovando la lapide marmorea in cui si intravede scalpellata a mano all'inizio del '900 PIAZZA PASQUALE GALLUPPI. La lapide è stata decifrata dal marmista Natale Dambra come marmo bianco di Carrara arabescato, un litotipo pregiato, un unicum di marmo in toponomastica di Canosa. Sotto la lapide marmorea di Galluppi è stata posta nella scorsa Amministrazione una lapide di pietra calcarea moderna PIAZZA GALLUPPI, che degnamente non ha occultato la lapide originaria. La pregevole lapide originaria marmorea andrebbe ripulita e recuperata, evidenziando le lettere, come abbiamo fatto in digitale nella foto. Nelle radici proponiamo che la lapide di Vico Zanardelli sia annotata con "già Pasquale Galluppi".
Al Professor Pasquale Galluppi, il filosofo della libertà di pensiero nel Regno di Napoli è il personaggio cui fu intitolata la piazza del mercato di Canosa che merita di essere conosciuto nella sua identità : è nato a Tropea in Calabria il 1770 e morto a Napoli nel 1846. Dagli studi teologici si è laureato in Giurisprudenza, allievo di Luigi Settembrini, divenne Professore all'Università di Napoli. Promotore di "libertà individuali del cittadino", scrisse con attualità i "Pensieri filosofici sulla libertà individuale compatibile con qualunque forma di governo", sostenendo la libertà di stampa e la libertà di coscienza, con un lungimirante "sguardo d'Europa sul Regno di Napoli".
Le voci dei piazzieri di Piazza Galluppi tacciono, ma la storia continua e ne siamo eredi e custodi nella memoria d'arte che ammaestra i viventi e le nuove generazioni. Si è aperto il sipario ai murales di arte di strada, diremmo qui di piazza, raffigurati con maestria dall'Architetto Francesco Persichella, in arte Piskv, al quale vanno le nostre congratulazioni. Vai Francesco! "vùtte u varràune" come evocò tuo fratello Andrea nel 2014 nel Liceo Fermi di Canosa in una mia lezione di dialettologia e di sapienza proverbiale, riportando un detto di tuo nonno Francesco Persichella nell'abitazione dello Scalone del Carmine. "Vùtte u varràune", .... " spingi lo sbarrone" per aprire il portone, come avviene ancora oggi nella Cattedrale di S. Sabino: apri il portone di Piazza Galluppi e mostra la tua arte di Piazza. La Piazza di Canosa come evoca da Pavia Sabina Decorato,nipote del piazziere di frutta e verdura, invia da lontano tanti saluti e tanti ricordi, ritrovandoci insieme col salumiere Ciccio Fiore: "cume decève Ceccìlle Fiurìdde, a la chiàzze de Canàuse stevéne tutte, segnèure e poverìdde!" Buon viaggio nel tempo in piazza Galluppi! Abbiamo curato, stampato e divulgato l'opera storiografica di cultura nuova completa di Piazza Galluppi, e concorre, se non trascurata, ad integrare la bella manifestazione di inaugurazione dei murales d'arte. Gli ex alunni del 2008 mi hanno scritto. Bravi ragazzi di ieri e uomini di oggi! Ob amorem patriae,
Maestro Peppino Di Nunno
Mia madre si recava da "Peppìne u gratère" (Casamassima Giuseppe), figlio di "Ceccìlle u gratère", a procurarsi prodotti casalinghi anche presso la sorella, zia Gemma "la giarrère" (venditrice di giare). Nello stato civile Peppine u gratère (il cretaio) viene denominato nella professione, "negoziante in terraglie". Il Dizionario Palazzi della prima metà del '900 le illustra come "stoviglie in terracotta" di ceramica bianca. Pirandello le riporta nella Commedia del 1895 "La ragione degli altri", Atto Terzo, descrivendo "la casa di Elena. Umile stanza .... uno scaffale con poca terraglia". Ho avuto come diligente alunna di Scuola la nipote del personaggio "u gratère", Silvia Lima con la presenza della nonna, Lagrasta Savina, moglie di "Peppine u gratère", deceduta venerdì scorso all'età di 93 anni. Questi tre cari ex alunni, nipoti di personaggi di Piazza Galluppi, costituirono già a Scuola fonte di ricerche storiche. E tra le grida commerciali dei piazzieri e di Graziélla si passava davanti a "Diadòre" (Lima Teodoro), il venditore di cozze con i suoi gialli e freschi limoni. Ci si recava anche dal calderaio, "u callarèle", il calderaio, "ramaio", Sica Amato, di cui ho visitato nel tempo la scura bottega di lavoro. Suo figlio, Amato, cultore di storia locale ne attesta la documentazione fotografica. Il mestiere di "D'Amète u callarèle" mi ricorda la caldaia di rame della cucina a legna in cui mia madre e le nostre massaie cuocevano la pasta abbondante per la famiglia.
Nei tempi remoti i nostri padri "s'arrecòrdene le bìgne 'n mézze a la chiazze", quando nella piazza sterrata insisteva un vigneto assunto poi come linguaggio figurato a significare un tempo remoto. Anche una Professoressa canosina Sabina De Corato, da Pavia ci ha inviato nel 2016 una poesia in dialetto "la Chiàzze"; lei evoca anche in foto il bancone della frutta del nonno materno Saverio Misurelli, detto "Pompilio". Nei pressi della Piazza si ritrova Vico Pompilio. Allo stato civile già nell'agosto 2016 ritrovammo e divulgammo la denominazione dei "chiazzìre", del "lavoratore in piazza". Anche un altro caro amico, Nunzio Inchingolo, ci ha ricordato altri personaggi: sua madre "Ninétta de galùppe", per i cavalli allevati dal nonno; Graziélle con i suoi "cachìdde" (cachi); Minerva la "panettère"; la "carvenère" che vendeva i carboni; la "papaiòle" che vendeva il pepe; za' Falìne (za' Raffaella) la carvenère (la carbonaia)e altre famiglie del nostro patrimonio popolare del '900. Singolare il personaggio fruttivendolo Memìne detto "la p........", Cosimo Vitanostra, il cui magazzino, da me visitato, era una cappella di immagini votive grandi di Santi. Organizzava pellegrinaggi ai Santi Medici ed era uno dei portatori della statua dell'Addolorata della Chiesa della Passione, detta "la Madònne de li chiazzìre".
Le foto di quegli anni evocano un'epoca vissuta nel '900, quando la spesa avveniva con la moneta della lira. E la stessa spesa quotidiana era un rito, un incontro comunicativo tra la gente, una creativa invenzione di un teatro vivente popolare. Nel 2008 con alcuni alunni di Scuola ed un anziano, presentai la storia dei personaggi della piazza registrata da Mariano Caputo, patron del meritevole portale cittadino Canosaweb, che continua il suo servizio volontario di informazione con Bartolo Carbone. Nel video del luglio 2008 la lezione fu svolta in un concetto pedagogico di "educazione permanente" con la partecipazione degli alunni convocati della Scuola De Muro Lomanto, uscenti di classe Quinta: Saccinto Nicola, Marco Lodato, Sabino Dolcezza, Alessandro Caporale. Era presente anche l'anziano Luigi Todisco, nonno materno di Sabino Dolcezza, attento cultore della storia di paese. Li abbiamo contattati oggi nei ricordi di Scuola e di paese.
E negli anni scorsi abbiamo ritrovato le radici archivistiche in cui "Piazza Galluppi, comincia dal Vico Pasquale Galluppi e, girando intorno, finisce allo stesso vico": quasi un circolo architettonico che inizia e finisce intorno al nome del toponimo! Con l'amico Sabino Mazzarella esplorando il territorio anche da anziani ci rechiamo in Piazza ritrovando la lapide marmorea in cui si intravede scalpellata a mano all'inizio del '900 PIAZZA PASQUALE GALLUPPI. La lapide è stata decifrata dal marmista Natale Dambra come marmo bianco di Carrara arabescato, un litotipo pregiato, un unicum di marmo in toponomastica di Canosa. Sotto la lapide marmorea di Galluppi è stata posta nella scorsa Amministrazione una lapide di pietra calcarea moderna PIAZZA GALLUPPI, che degnamente non ha occultato la lapide originaria. La pregevole lapide originaria marmorea andrebbe ripulita e recuperata, evidenziando le lettere, come abbiamo fatto in digitale nella foto. Nelle radici proponiamo che la lapide di Vico Zanardelli sia annotata con "già Pasquale Galluppi".
Al Professor Pasquale Galluppi, il filosofo della libertà di pensiero nel Regno di Napoli è il personaggio cui fu intitolata la piazza del mercato di Canosa che merita di essere conosciuto nella sua identità : è nato a Tropea in Calabria il 1770 e morto a Napoli nel 1846. Dagli studi teologici si è laureato in Giurisprudenza, allievo di Luigi Settembrini, divenne Professore all'Università di Napoli. Promotore di "libertà individuali del cittadino", scrisse con attualità i "Pensieri filosofici sulla libertà individuale compatibile con qualunque forma di governo", sostenendo la libertà di stampa e la libertà di coscienza, con un lungimirante "sguardo d'Europa sul Regno di Napoli".
Le voci dei piazzieri di Piazza Galluppi tacciono, ma la storia continua e ne siamo eredi e custodi nella memoria d'arte che ammaestra i viventi e le nuove generazioni. Si è aperto il sipario ai murales di arte di strada, diremmo qui di piazza, raffigurati con maestria dall'Architetto Francesco Persichella, in arte Piskv, al quale vanno le nostre congratulazioni. Vai Francesco! "vùtte u varràune" come evocò tuo fratello Andrea nel 2014 nel Liceo Fermi di Canosa in una mia lezione di dialettologia e di sapienza proverbiale, riportando un detto di tuo nonno Francesco Persichella nell'abitazione dello Scalone del Carmine. "Vùtte u varràune", .... " spingi lo sbarrone" per aprire il portone, come avviene ancora oggi nella Cattedrale di S. Sabino: apri il portone di Piazza Galluppi e mostra la tua arte di Piazza. La Piazza di Canosa come evoca da Pavia Sabina Decorato,nipote del piazziere di frutta e verdura, invia da lontano tanti saluti e tanti ricordi, ritrovandoci insieme col salumiere Ciccio Fiore: "cume decève Ceccìlle Fiurìdde, a la chiàzze de Canàuse stevéne tutte, segnèure e poverìdde!" Buon viaggio nel tempo in piazza Galluppi! Abbiamo curato, stampato e divulgato l'opera storiografica di cultura nuova completa di Piazza Galluppi, e concorre, se non trascurata, ad integrare la bella manifestazione di inaugurazione dei murales d'arte. Gli ex alunni del 2008 mi hanno scritto. Bravi ragazzi di ieri e uomini di oggi! Ob amorem patriae,
Maestro Peppino Di Nunno