Stilus Magistri
Canosa: Sulle vie della Transumanza, il bastone dei pastori
L'icona natalizia e presepistica ha radici dal Vangelo di Luca
lunedì 26 dicembre 2022
11.13
Nel dicembre dell'Anno del Signore 2022 siamo giunti con la veste pastorale e col bastone in piazza Vittorio Veneto a Canosa di Puglia nell'accoglienza della Luce della Pace di Betlemme porta dagli Scout in rituale dal 2003. Impugnavo un bastone pastorale sui sentieri di Betlemme, come narra il Vangelo e sui tratturi della Transumanza dal Molise nella Capitanata, fino al Tavoliere delle Puglie e fino a Canosa, una delle principali locazioni come attesta una cartella dell'Archivio Storico Comunale, da me ritrovato negli studi del territorio nell'800.
L'icona natalizia e presepistica dei pastori ha radici dal Vangelo di Luca (Lc, 2,8-14) : " C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge". Sono i primi a recarsi alla grotta di Betlemme ad incontrare Gesù Bambino adagiato nella mangiatoia, che nel latino della Vulgata di San Girolamo viene denominata "praesepium". Nella novena di Natale trasmessa da TV 2000 alle ore 20,00 la Fondazione Frammenti di Luce con Suor Cristina Alfano, che abbiamo incontrato nella Chiesa dell'Immacolata a Canosa, ha presentato una sera l'icona dei Pastori con il bastone nodoso posato sulla mangiatoia ambientata nella Basilica di San Nicola di Bari. Lo tesso bastone veniva impugnato dai Pastori della Transumanza dal Molise in Puglia: è il bastone "piroccola" a noi noto nel dialetto canosino come "paròcchele". Lo stesso bastone non è passato inosservato nel video messaggio natalizio di Viva Network.
La paròcchele si legge nel Libro di Dialettologia "Sulle vie dei ciottoli" di Giuseppe Di Nunno di Canosa del 2015. La paròcchele (sost. f.), paroccola o piroccola: bastone con testa nodosa, usato dai pastori (li pecurére). Il termine è presente nel napoletano del 1789 (perocca), nel foggiano e nell'Abruzzo, tra i pastori della transumanza, come pedo pastorale. Peroccola nell'Abruzzo, nel Matese, nel Napoletano, nella Lucania. Etimologia del pedo pastorale potrebbe derivato da lat. pedum, (bastone) cui si aggiunge il suffisso "occa" oppure dalla forma di "pera" della testa del bastone. Nel Vocabolario del dialetto napoletano del Porcelli del 1789 si scrive: "perocca, peroccola o piroccola, bastone nodoso dei pastori ….."
I pastori lo usavano come viandanti e anche per difendersi dall'assalto dei lupi sui tratturi della transumanza che nel 2019, è stata inserita dall'UNESCO nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale, riconoscendo il valore della pratica sulla base di una candidatura transnazionale presentata da Italia, Austria e Grecia. "In un verbale del 31ottobre 1813 , il sindaco di Introdacqua, Comune di Provincia dell'Aquila in Abruzzo, scrive: "Sono comparsi Felice Giuliani e Filippo De Santis, pastori e domiciliati In questo comune, i quali ci hanno presentato un lupo .....che da essi poco prima era stato ucciso a colpi di piroccolate". Filippo Palizzi (1819-1899), pittore nativo dell'Abruzzo, dipinge "caccia al lupo" rappresentando la piroccola.
Sono i sentieri di storia, sono i tratturi, è il Regio Tratturo sul Ponte Romano di Canosa, dove passavano le greggi dei pastori d'Abruzzo e del Molise, che "oltre la terra" (trans-humus) giungevano stagionalmente al Tavoliere delle Puglie, innestando anche le radici della propria cultura in Puglia. Così scrive il poeta Gabriele D'Annunzio nella poesia "Pastori": "Settembre è tempo di migrare...... e vanno pel tratturo antico al piano". L'economia pastorale e transumante canosina figura già nel basso Impero Romano con le pregiate lane delle pecore di Canosa e nell'Alto Medioevo, ma dopo il Medioevo, le vie della Transumanza portavano le greggi dall'Abruzzo e dal Molise a svernare nel Tavoliere delle Puglie. Ritroviamo nei recenti studi la piroccola dei pastori nell'opera "Il Pastore sepolto" di Francesco Jovine (1902-1950) scrittore nato nel Molise che narra in Settembre con le pecore: "il pastorello indietreggiò sveltamente, impugnò la sua piroccola con entrambe le mani e incominciò a mulinarla nell'aria".
Noi l'abbiamo impugnata , anche come sostegno alle membra fragili, e l'abbiamo mulinata nell'aria per indicare la direzione a Sud di Betlemme e per indicare la stella "la cchiù lucente" "quanno nascette Ninno a Betlemme" in quel canto pastorale in dialetto napoletano che evochiamo nel rituale all'arrivo della Luce della Pace di Betlemme.
Il mio tempo volge all'età del tramonto, è tempo di tramandare e di consegna. E' auspicabile costituire un gruppo di tre pastori per l'anno venturo nel Natale che rappresentino e annuncino, custodi di questo patrimonio di Natale e del Regio Tratturo. Tre pastori prima dei tre Magi che portino tre doni e messaggi.
Affidiamo l'auspicio da Don Michele Malcangio e FAC per tre persone da formare, perché non basta indossare una veste pastorale.
Ci vediamo l'anno prossimo nel Buon Anno 2023.
Maestro Giuseppe Di Nunno
L'icona natalizia e presepistica dei pastori ha radici dal Vangelo di Luca (Lc, 2,8-14) : " C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge". Sono i primi a recarsi alla grotta di Betlemme ad incontrare Gesù Bambino adagiato nella mangiatoia, che nel latino della Vulgata di San Girolamo viene denominata "praesepium". Nella novena di Natale trasmessa da TV 2000 alle ore 20,00 la Fondazione Frammenti di Luce con Suor Cristina Alfano, che abbiamo incontrato nella Chiesa dell'Immacolata a Canosa, ha presentato una sera l'icona dei Pastori con il bastone nodoso posato sulla mangiatoia ambientata nella Basilica di San Nicola di Bari. Lo tesso bastone veniva impugnato dai Pastori della Transumanza dal Molise in Puglia: è il bastone "piroccola" a noi noto nel dialetto canosino come "paròcchele". Lo stesso bastone non è passato inosservato nel video messaggio natalizio di Viva Network.
La paròcchele si legge nel Libro di Dialettologia "Sulle vie dei ciottoli" di Giuseppe Di Nunno di Canosa del 2015. La paròcchele (sost. f.), paroccola o piroccola: bastone con testa nodosa, usato dai pastori (li pecurére). Il termine è presente nel napoletano del 1789 (perocca), nel foggiano e nell'Abruzzo, tra i pastori della transumanza, come pedo pastorale. Peroccola nell'Abruzzo, nel Matese, nel Napoletano, nella Lucania. Etimologia del pedo pastorale potrebbe derivato da lat. pedum, (bastone) cui si aggiunge il suffisso "occa" oppure dalla forma di "pera" della testa del bastone. Nel Vocabolario del dialetto napoletano del Porcelli del 1789 si scrive: "perocca, peroccola o piroccola, bastone nodoso dei pastori ….."
I pastori lo usavano come viandanti e anche per difendersi dall'assalto dei lupi sui tratturi della transumanza che nel 2019, è stata inserita dall'UNESCO nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale, riconoscendo il valore della pratica sulla base di una candidatura transnazionale presentata da Italia, Austria e Grecia. "In un verbale del 31ottobre 1813 , il sindaco di Introdacqua, Comune di Provincia dell'Aquila in Abruzzo, scrive: "Sono comparsi Felice Giuliani e Filippo De Santis, pastori e domiciliati In questo comune, i quali ci hanno presentato un lupo .....che da essi poco prima era stato ucciso a colpi di piroccolate". Filippo Palizzi (1819-1899), pittore nativo dell'Abruzzo, dipinge "caccia al lupo" rappresentando la piroccola.
Sono i sentieri di storia, sono i tratturi, è il Regio Tratturo sul Ponte Romano di Canosa, dove passavano le greggi dei pastori d'Abruzzo e del Molise, che "oltre la terra" (trans-humus) giungevano stagionalmente al Tavoliere delle Puglie, innestando anche le radici della propria cultura in Puglia. Così scrive il poeta Gabriele D'Annunzio nella poesia "Pastori": "Settembre è tempo di migrare...... e vanno pel tratturo antico al piano". L'economia pastorale e transumante canosina figura già nel basso Impero Romano con le pregiate lane delle pecore di Canosa e nell'Alto Medioevo, ma dopo il Medioevo, le vie della Transumanza portavano le greggi dall'Abruzzo e dal Molise a svernare nel Tavoliere delle Puglie. Ritroviamo nei recenti studi la piroccola dei pastori nell'opera "Il Pastore sepolto" di Francesco Jovine (1902-1950) scrittore nato nel Molise che narra in Settembre con le pecore: "il pastorello indietreggiò sveltamente, impugnò la sua piroccola con entrambe le mani e incominciò a mulinarla nell'aria".
Noi l'abbiamo impugnata , anche come sostegno alle membra fragili, e l'abbiamo mulinata nell'aria per indicare la direzione a Sud di Betlemme e per indicare la stella "la cchiù lucente" "quanno nascette Ninno a Betlemme" in quel canto pastorale in dialetto napoletano che evochiamo nel rituale all'arrivo della Luce della Pace di Betlemme.
Il mio tempo volge all'età del tramonto, è tempo di tramandare e di consegna. E' auspicabile costituire un gruppo di tre pastori per l'anno venturo nel Natale che rappresentino e annuncino, custodi di questo patrimonio di Natale e del Regio Tratturo. Tre pastori prima dei tre Magi che portino tre doni e messaggi.
Affidiamo l'auspicio da Don Michele Malcangio e FAC per tre persone da formare, perché non basta indossare una veste pastorale.
Ci vediamo l'anno prossimo nel Buon Anno 2023.
Maestro Giuseppe Di Nunno