Stilus Magistri
Canosa: Una piazza vestita sul Castello
Ritrovato il Santo scalpellino in toponomastica
domenica 4 dicembre 2022
22.11
Salendo e studiando dal 1984 con gli alunni di Scuola Elementare De Muro Lomanto le vie dei ciottoli del Borgo antico del Castello sul Colle dei Quaranta Martiri in Canosa di Puglia, citato in latino dal Prevosto Tortora, abbiamo apprezzato una piazza vestita di tradizioni popolari su meritevole iniziativa della Signora Dora, tra fiscoli, damigiane, fiori e cartelli di lessico dialettale popolare. Si presenta così oggi PIAZZA TIBERIA, a noi nota da quaranta anni quando da Consigliere Comunale negli anni '80, accompagnato dall'amico Michele Matarrese, feci un breve comizio elettorale in favore dell'Avvocato Gianni Lomuscio, Candidato alla Provincia. Ma prima di parlare con trombe e trasformatore vicino alla fontanina dell'Acquedotto Pugliese chiesi il permesso al reuccio del quartiere Antonio Luisi, detto "Laffiàune", così evocato dalla poesia di Savino Losmargiasso, "je so' u re du castìdde / e senza storie e frecatéure / porte l'acque e fugnatéure". Infatti era "la fontana" il simbolo della sua lista civica e meriterebbe oggi di essere annoverato e esposto in foto accanto alla fontana di Piazza Tiberia, essendo vissuto salendo alcuni gradini sotto un pergolato.
Ritorniamo in Piazza Tiberia dove con apprezzamento è stato situato un quadro dal Dottor Nino Delli Santi, cui avevo consegnato in condivisione quando era Assessore la toponomastica ritrovata di SALITA CASTELLO, caduta nell'oblio, spodestata nel tempo dall'obsoleta Via Stalingrado. Ho appreso indirettamente del toponimo originario di Piazza Tiberia che sarebbe stata denominata "Piazzetta San Domenico" in un legame alla Chiesa di San Domenico sul Castello. Innanzitutto in questo contesto di tradizioni popolari il toponimo de facto della Piazzetta era "u làrghe du chèpe Guardie", in riferimento all'Ufficio del Capo della Guardia, appellativo storico dei Vigili Urbani. Lo ricordano ancora oggi i Vigili Urbani sessantenni, da me interpellati. Andrebbe quindi collocato dalle mani della signora Dora un cartello con questo toponimo, che noi provvederemo a stampare. Si rettifica in riferimento di non chiamare in dialetto "la fontana del Capo Guardia", perché nella cronologia la fontana giunge dopo il Largo della metà '800. Se vivesse lo stimato Savino Losmargiasso, "castellano doc" curerebbe la trascrizione ortodossa del lessico dialettale, ma ci siamo noi, dopo aver maturato in tre anni di studio lo scrivere in dialetto nel libro "Sulle vie dei ciottoli..." che pavimentavano molte strade del Castello e che affiorano ancora oggi sotto il bitume.
Proponiamo al Comune e alla Pro Loco di apporre, come avviene in alcuno paesi del Trentino, i toponimi storici del Borgo del Castello in dialetto accanto alle lapidi esistenti in terracotta in italiano (anghianète du Castìdde, anghianète du Pregatòrie, anghianète du Crapellòtte, anghianète du pasteccìre, la chiàzze du Castìdde, e altre). Come cultore della toponomastica cittadina, scrittore anche di ricerche e opere monografiche (Decurioni in toponomastica, Salita Castello, Piazza Erode Attico, Chiesa del Purgatorio, Vico Prevostale, Salita Calvario, e altre), apporto una rettifica con intento non ad personam, ma ad rem,
non ritrovando Piazza San Domenico o Chiesa San Domenico, attestando dallo stradario ufficiale della antica Toponomastica cittadina, la sola fonte archivistica istituzionale il toponimo di «PIAZZA TIBERIA, già delle Cantanti, comincia dalla via Orazia e finisce alla via Ospedale Vecchio».
Se abbiamo letto bene dal manoscritto, siamo curiosi di interpretare le "Cantanti" della Piazzetta, forse di un teatro?
Nella Toponomastica ufficiale ritroviamo la attigua «PIAZZA TARPEA, già largo S. Leo....», a dedicazione di San Leo, scalpellino dalmata e protettore dei tagliapietre, che costituiscono un patrimonio culturale del Borgo e del paese. Abbiamo interpellato come spesso operiamo culturalmente l'insigne Architetto Michele Menduni da Firenze, cultore di Canosa, dei Prevosti e del Borgo Antico, che ci ha trasmesso una verifica, riportando la relazione del Prevosto Baronio, l'inventario di acquisizione del Borgo da Napoli e soprattutto il documento del Catasto onciario (per la tassazione ad once del Regno di Napoli) del 1752, acquisito dall'Archivio di Stato di Napoli in cui "si rilevano i toponimi di carattere religioso" del Borgo del Castello. Il documento fu consegnato al Menduni nel 1977 dal valente Gerardo Chiancone.
Il Catasto onciario, come ci precisa Michele Menduni riporta i toponimi nell'abitato (il Castello era l'abitato, il paese, mentre il resto era il territorio): percorriamo le strade e ritroviamo «strada di San Donato (largo), strada di Santa Caterina (badia), strada San Leo, strada del SS. Salvatore, strada di Chiesa del Purgatorio». Alleghiamo il documento catastale.
Non ritroviamo con Menduni né Piazza San Domenico, né chiesa San Domenico.
Camminiamo per le strade in pietra dei nostri padri, parliamo e ascoltiamo le voci nel silenzio lontano dal fragore delle macchine, ammiriamo le chianche scritte in latino, fino alla Chiesa di Santa Lucia, già del Purgatorio, fino ai massi imponenti della Rocca, del Castello, affacciato come dice il benemerito professor Morea come "sentinella" con il fondatore Diomede sulla piana dell'Ofanto e del Tavoliere, sentinella come tutti noi di storia, di cultura, di voci popolari, di un patrimonio da recuperare dopo tante vessazioni, da custodire, da tramandare ai viventi e alle nuove generazioni.
Saluti signora Dora,
ci vediamo o làrghe du chèpe Guàrdie!
Ob amorem patriae
Maestro Peppino Di Nunno
Ritorniamo in Piazza Tiberia dove con apprezzamento è stato situato un quadro dal Dottor Nino Delli Santi, cui avevo consegnato in condivisione quando era Assessore la toponomastica ritrovata di SALITA CASTELLO, caduta nell'oblio, spodestata nel tempo dall'obsoleta Via Stalingrado. Ho appreso indirettamente del toponimo originario di Piazza Tiberia che sarebbe stata denominata "Piazzetta San Domenico" in un legame alla Chiesa di San Domenico sul Castello. Innanzitutto in questo contesto di tradizioni popolari il toponimo de facto della Piazzetta era "u làrghe du chèpe Guardie", in riferimento all'Ufficio del Capo della Guardia, appellativo storico dei Vigili Urbani. Lo ricordano ancora oggi i Vigili Urbani sessantenni, da me interpellati. Andrebbe quindi collocato dalle mani della signora Dora un cartello con questo toponimo, che noi provvederemo a stampare. Si rettifica in riferimento di non chiamare in dialetto "la fontana del Capo Guardia", perché nella cronologia la fontana giunge dopo il Largo della metà '800. Se vivesse lo stimato Savino Losmargiasso, "castellano doc" curerebbe la trascrizione ortodossa del lessico dialettale, ma ci siamo noi, dopo aver maturato in tre anni di studio lo scrivere in dialetto nel libro "Sulle vie dei ciottoli..." che pavimentavano molte strade del Castello e che affiorano ancora oggi sotto il bitume.
Proponiamo al Comune e alla Pro Loco di apporre, come avviene in alcuno paesi del Trentino, i toponimi storici del Borgo del Castello in dialetto accanto alle lapidi esistenti in terracotta in italiano (anghianète du Castìdde, anghianète du Pregatòrie, anghianète du Crapellòtte, anghianète du pasteccìre, la chiàzze du Castìdde, e altre). Come cultore della toponomastica cittadina, scrittore anche di ricerche e opere monografiche (Decurioni in toponomastica, Salita Castello, Piazza Erode Attico, Chiesa del Purgatorio, Vico Prevostale, Salita Calvario, e altre), apporto una rettifica con intento non ad personam, ma ad rem,
non ritrovando Piazza San Domenico o Chiesa San Domenico, attestando dallo stradario ufficiale della antica Toponomastica cittadina, la sola fonte archivistica istituzionale il toponimo di «PIAZZA TIBERIA, già delle Cantanti, comincia dalla via Orazia e finisce alla via Ospedale Vecchio».
Se abbiamo letto bene dal manoscritto, siamo curiosi di interpretare le "Cantanti" della Piazzetta, forse di un teatro?
Nella Toponomastica ufficiale ritroviamo la attigua «PIAZZA TARPEA, già largo S. Leo....», a dedicazione di San Leo, scalpellino dalmata e protettore dei tagliapietre, che costituiscono un patrimonio culturale del Borgo e del paese. Abbiamo interpellato come spesso operiamo culturalmente l'insigne Architetto Michele Menduni da Firenze, cultore di Canosa, dei Prevosti e del Borgo Antico, che ci ha trasmesso una verifica, riportando la relazione del Prevosto Baronio, l'inventario di acquisizione del Borgo da Napoli e soprattutto il documento del Catasto onciario (per la tassazione ad once del Regno di Napoli) del 1752, acquisito dall'Archivio di Stato di Napoli in cui "si rilevano i toponimi di carattere religioso" del Borgo del Castello. Il documento fu consegnato al Menduni nel 1977 dal valente Gerardo Chiancone.
Il Catasto onciario, come ci precisa Michele Menduni riporta i toponimi nell'abitato (il Castello era l'abitato, il paese, mentre il resto era il territorio): percorriamo le strade e ritroviamo «strada di San Donato (largo), strada di Santa Caterina (badia), strada San Leo, strada del SS. Salvatore, strada di Chiesa del Purgatorio». Alleghiamo il documento catastale.
Non ritroviamo con Menduni né Piazza San Domenico, né chiesa San Domenico.
Camminiamo per le strade in pietra dei nostri padri, parliamo e ascoltiamo le voci nel silenzio lontano dal fragore delle macchine, ammiriamo le chianche scritte in latino, fino alla Chiesa di Santa Lucia, già del Purgatorio, fino ai massi imponenti della Rocca, del Castello, affacciato come dice il benemerito professor Morea come "sentinella" con il fondatore Diomede sulla piana dell'Ofanto e del Tavoliere, sentinella come tutti noi di storia, di cultura, di voci popolari, di un patrimonio da recuperare dopo tante vessazioni, da custodire, da tramandare ai viventi e alle nuove generazioni.
Saluti signora Dora,
ci vediamo o làrghe du chèpe Guàrdie!
Ob amorem patriae
Maestro Peppino Di Nunno