Stilus Magistri
Dai sassi del Carso alla Macedonia, un milite ignoto canosino
…ma la lapide è nota nelle pagine di storia!
sabato 9 novembre 2013
23.21
Nella ricorrenza del 4 Novembre, custodisco ed evoco con emozione il grido dei "Combattenti e Reduci", che nella cerimonia di commemorazione a Canosa facevano eco ai Soldati: "Per i Caduti di tutte le guerre", "PRESENTE!", e poi una tromba rendeva onore accanto alle corone di alloro del Comune.
Ho letto e apprezzato i pensieri riportati sul Portale di Canosaviva, rivedendo alcune foto personali delle lapidi storiche (Patruno e Iacobone), già studiate con gli alunni di Scuola Elementare nei primi degli anni 80, in visita all'Associazione Combattenti e Reduci, con il commento e la testimonianza del prof. Samele, già Direttore Didattico.
Ma alla distrazione di Robespierre, vogliamo rileggere le pagine di Storia, sfogliate tra i banchi di Scuola e scrivere la Canosinità, come abbiamo fatto con la Scuola dal 2002 con la lapide del Monfenera e di Bosco Cappuccio, rileggendo le fonti degli Archivi Storici, riscoprendo i luoghi dove fu versato il sangue dei Soldati italiani, interrogando i discendenti. La Patria, nel concetto letterale latino, prima dell'idea risorgimentale, significa "luogo nativo".
In questa metodologia storiografica nel leggere la storia del territorio, legata alla storia della Nazione italiana, vogliamo richiamare la lettura della lapide onoraria, posta nella nota strada di Corso Garibaldi, forse occultata nella distrazione di molti dall'albero di Magnolia, ma scritta nella pietra e letta da anni e scritta nelle pagine della memoria del 1941.
Mio nonno Peppino Mastrapasqua, nato il 1898, mostrandomi l'onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto con la Croce di ferro, mi ha raccontato della Grande Guerra e della sua cartolina postale inviata all'amata "Cara Nella" (Rosinella Catalano); mio padre Giovanni mi ha raccontato della Seconda Guerra Mondiale, della campagna sul fronte greco-albanese e della deportazione nei campi di prigionia militare presso Berlino, fino alla Liberazione del 1945.
Ma oggi è il figlio di un Milite ignoto, trascurato dalle pagine precedenti, a raccontarmi della memoria storica del Capitano Michele D'Ambra, il quale , "nato a Canosa il 15 gennaio 1897, ha immolato la sua giovinezza nel giorno proprio del suo compleanno, il 16 gennaio 1941". Diamo seguito in questa lettura storica all'articolo del giornalista Paolo Pinnelli del 18 giugno 2006 per questo "eroe riscoperto". Sono gli stessi pensieri di storia dei colleghi di Scuola, Agata Pinnelli e Giovanni Minerva, ad avermi motivato a fare la ricerca, senza fermarmi, come negli anni scorsi, a leggere e fotografare la lapide, ma a salire le scale della casa, dove il soldato D'Ambra ebbe i natali, in corso Garibaldi.
Aveva due figli, che lasciò orfani, Leonardo e Sabino e proprio nella casa incontro il figlio dott. Sabino: "non ricordo mio padre, avevo un anno e mezzo, ma mia madre è stata una pagina vivente", mentre mi mostra la foto di classe del padre nel Collegio di Lucera e le pagine della memoria storica del 1941,dove scrive Luigi Miccoli, cognato del Capitano Michele D'Ambra. "La guerra è una calamità, ma quando si è afferrati…bisogna essere forti e stringere i denti". "La morte non ti volle ancora, benchè ti avesse più volte sfiorato, sulle Doline del Carso, ove il sangue ed il sacrifizio degli eroi avevano alla patria dati i martiri Gloriosi della nostra unità nazionale".
Infatti Michele D'Ambra come S. Tenente aveva combattuto sui Sassi del Carso per quattro anni, come scrivono Giuseppe Pesce e Mauro Carella, il maestro amico, che scrive "cogliendo la sua anima e la sua vita", di persona semplice, cordiale, integra ed elevata d'intelletto con la Laurea in Giurisprudenza nel 1922 e in Lettere e Filosofia in seguito.
Il suo amico, il maestro Mauro Carella, scrive : "quando acquistò il teatro, ci tenne e determinatamente volle che fosse conservato il nome del proprietario, costruttore e ideatore, il teatro Lembo"; e racconta l'ultimo momento nella partenza per la Guerra: "mi disse che faceva parte di un distaccamento del 31 Reggimento Fanteria a Bisceglie e che forse sarebbe partito per l'Albania. Ci lasciammo che stava a Bisceglie". Poi la fine dei suoi giorni, ferito sul campo, non arretrato, ma eroicamente Capitano a guidare i suoi soldati, falciato a morte dalla mitraglia, suggellando col sangue il motto del suo Reggimento, "Audere semper", osando sempre fino al sacrificio della vita..
Ma la sua salma non fu recuperata, come scriveva suo cognato nel 1941: "Chi ti diede sepoltura? Ove ti adagiarono? Ove sei tu?".
Il Comando Superiore delle Forze Armate in Albania per due volte scrisse alla moglie Concettina Miccoli, vedova D'Ambra, che "il suo nome non figura in nessun elenco di gloriosi Caduti sepolti nei Cimiteri di guerra" e che "non risulta identificato il luogo di sepoltura del Capitano Michele D'Ambra".
Il soldato canosino che cedeva il suo "pagliericcio", scegliendo di "dormire a terra", per dare posto al Maggiore ammalato, riposa nel sacrario dei militi ignoti di tutte le guerre, e quella casa che conobbe il suo vagito, non conobbe il lutto della sua morte. La sua città, Canosa, non accolse nel grembo le sue spoglie, ma scrisse una pagina di pietra in memoria, dove il Milite ignoto Avvocato, "amò più del Diritto la Patria". Altri soldati Canosini, come ho raccolto da fonti anagrafiche, riportano la dicitura "Disperso sul fronte russo" (soldato De Luca) e mi sovvengono le parole di mio padre aiutato nella prigionia dalla madre di un Soldato tedesco sul fronte russo, di cui non aveva notizie: "Spero che qualcuno possa fare a mio figlio, quello che faccio a te" . Se la guerra divide i fronti e uccide, il cuore della guerra ci accomuna e ci rende uomini.
A questi uomini dell'Unità Nazionale abbiamo dedicato con la Scuola Primaria De Muro Lomanto dieci anni di studio e di amicizia sulla lapide canosina delle trincee del Monfenera e abbiamo dedicato due anni di un progetto accolto dal Ministero e dal Quirinale, esposto proprio nel Vittoriano, ai piedi dell'Altare della Patria del Milite Ignoto.
È un progetto educativo frutto di ricerche storiche dei cinque Istituti del Risorgimento Italiano, degli Archivi di Stato e dell'Archivio Storico di Canosa, che si affida alle Istituzioni, ai Politici senza pregiudizi politici sulla società civile, alle Fondazioni per essere stampato e pubblicato, come pagina di storia inedita.
La pagina di pietra, che rileggiamo del Milite Ignoto Canosino Michele D'Ambra, contiene un messaggio che si applica non solo alla guerra, ma alla testimonianza civile e spirituale, cui siamo chiamati nella vocazione con le armi della Legalità, della difesa dell'ambiente e delle nostre radici, con il lavoro che non sia "sporco" nel pane quotidiano: "Nell'Inferno della vita entra solo la parte più nobile dell'umanità. Gli altri stanno sulla soglia e si scaldano" (Hebbel).
Ma noi crediamo che nel Paradiso della vita, entrino soprattutto quelli che hanno versato il sangue per la libertà civile e religiosa, per la donazione dell'amore, per la Croce della malattia; tutti però nella preghiera e nel servizio dei Giusti, hanno il Giudizio e la misericordia di Dio, come ha testimoniato Papa Francesco.
Onore ai Militi Ignoti Canosini!....PRESENTE!
OB AMOREM PATRIAE
maestro Peppino Di Nunno
Ho letto e apprezzato i pensieri riportati sul Portale di Canosaviva, rivedendo alcune foto personali delle lapidi storiche (Patruno e Iacobone), già studiate con gli alunni di Scuola Elementare nei primi degli anni 80, in visita all'Associazione Combattenti e Reduci, con il commento e la testimonianza del prof. Samele, già Direttore Didattico.
Ma alla distrazione di Robespierre, vogliamo rileggere le pagine di Storia, sfogliate tra i banchi di Scuola e scrivere la Canosinità, come abbiamo fatto con la Scuola dal 2002 con la lapide del Monfenera e di Bosco Cappuccio, rileggendo le fonti degli Archivi Storici, riscoprendo i luoghi dove fu versato il sangue dei Soldati italiani, interrogando i discendenti. La Patria, nel concetto letterale latino, prima dell'idea risorgimentale, significa "luogo nativo".
In questa metodologia storiografica nel leggere la storia del territorio, legata alla storia della Nazione italiana, vogliamo richiamare la lettura della lapide onoraria, posta nella nota strada di Corso Garibaldi, forse occultata nella distrazione di molti dall'albero di Magnolia, ma scritta nella pietra e letta da anni e scritta nelle pagine della memoria del 1941.
Mio nonno Peppino Mastrapasqua, nato il 1898, mostrandomi l'onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto con la Croce di ferro, mi ha raccontato della Grande Guerra e della sua cartolina postale inviata all'amata "Cara Nella" (Rosinella Catalano); mio padre Giovanni mi ha raccontato della Seconda Guerra Mondiale, della campagna sul fronte greco-albanese e della deportazione nei campi di prigionia militare presso Berlino, fino alla Liberazione del 1945.
Ma oggi è il figlio di un Milite ignoto, trascurato dalle pagine precedenti, a raccontarmi della memoria storica del Capitano Michele D'Ambra, il quale , "nato a Canosa il 15 gennaio 1897, ha immolato la sua giovinezza nel giorno proprio del suo compleanno, il 16 gennaio 1941". Diamo seguito in questa lettura storica all'articolo del giornalista Paolo Pinnelli del 18 giugno 2006 per questo "eroe riscoperto". Sono gli stessi pensieri di storia dei colleghi di Scuola, Agata Pinnelli e Giovanni Minerva, ad avermi motivato a fare la ricerca, senza fermarmi, come negli anni scorsi, a leggere e fotografare la lapide, ma a salire le scale della casa, dove il soldato D'Ambra ebbe i natali, in corso Garibaldi.
Aveva due figli, che lasciò orfani, Leonardo e Sabino e proprio nella casa incontro il figlio dott. Sabino: "non ricordo mio padre, avevo un anno e mezzo, ma mia madre è stata una pagina vivente", mentre mi mostra la foto di classe del padre nel Collegio di Lucera e le pagine della memoria storica del 1941,dove scrive Luigi Miccoli, cognato del Capitano Michele D'Ambra. "La guerra è una calamità, ma quando si è afferrati…bisogna essere forti e stringere i denti". "La morte non ti volle ancora, benchè ti avesse più volte sfiorato, sulle Doline del Carso, ove il sangue ed il sacrifizio degli eroi avevano alla patria dati i martiri Gloriosi della nostra unità nazionale".
Infatti Michele D'Ambra come S. Tenente aveva combattuto sui Sassi del Carso per quattro anni, come scrivono Giuseppe Pesce e Mauro Carella, il maestro amico, che scrive "cogliendo la sua anima e la sua vita", di persona semplice, cordiale, integra ed elevata d'intelletto con la Laurea in Giurisprudenza nel 1922 e in Lettere e Filosofia in seguito.
Il suo amico, il maestro Mauro Carella, scrive : "quando acquistò il teatro, ci tenne e determinatamente volle che fosse conservato il nome del proprietario, costruttore e ideatore, il teatro Lembo"; e racconta l'ultimo momento nella partenza per la Guerra: "mi disse che faceva parte di un distaccamento del 31 Reggimento Fanteria a Bisceglie e che forse sarebbe partito per l'Albania. Ci lasciammo che stava a Bisceglie". Poi la fine dei suoi giorni, ferito sul campo, non arretrato, ma eroicamente Capitano a guidare i suoi soldati, falciato a morte dalla mitraglia, suggellando col sangue il motto del suo Reggimento, "Audere semper", osando sempre fino al sacrificio della vita..
Ma la sua salma non fu recuperata, come scriveva suo cognato nel 1941: "Chi ti diede sepoltura? Ove ti adagiarono? Ove sei tu?".
Il Comando Superiore delle Forze Armate in Albania per due volte scrisse alla moglie Concettina Miccoli, vedova D'Ambra, che "il suo nome non figura in nessun elenco di gloriosi Caduti sepolti nei Cimiteri di guerra" e che "non risulta identificato il luogo di sepoltura del Capitano Michele D'Ambra".
Il soldato canosino che cedeva il suo "pagliericcio", scegliendo di "dormire a terra", per dare posto al Maggiore ammalato, riposa nel sacrario dei militi ignoti di tutte le guerre, e quella casa che conobbe il suo vagito, non conobbe il lutto della sua morte. La sua città, Canosa, non accolse nel grembo le sue spoglie, ma scrisse una pagina di pietra in memoria, dove il Milite ignoto Avvocato, "amò più del Diritto la Patria". Altri soldati Canosini, come ho raccolto da fonti anagrafiche, riportano la dicitura "Disperso sul fronte russo" (soldato De Luca) e mi sovvengono le parole di mio padre aiutato nella prigionia dalla madre di un Soldato tedesco sul fronte russo, di cui non aveva notizie: "Spero che qualcuno possa fare a mio figlio, quello che faccio a te" . Se la guerra divide i fronti e uccide, il cuore della guerra ci accomuna e ci rende uomini.
A questi uomini dell'Unità Nazionale abbiamo dedicato con la Scuola Primaria De Muro Lomanto dieci anni di studio e di amicizia sulla lapide canosina delle trincee del Monfenera e abbiamo dedicato due anni di un progetto accolto dal Ministero e dal Quirinale, esposto proprio nel Vittoriano, ai piedi dell'Altare della Patria del Milite Ignoto.
È un progetto educativo frutto di ricerche storiche dei cinque Istituti del Risorgimento Italiano, degli Archivi di Stato e dell'Archivio Storico di Canosa, che si affida alle Istituzioni, ai Politici senza pregiudizi politici sulla società civile, alle Fondazioni per essere stampato e pubblicato, come pagina di storia inedita.
La pagina di pietra, che rileggiamo del Milite Ignoto Canosino Michele D'Ambra, contiene un messaggio che si applica non solo alla guerra, ma alla testimonianza civile e spirituale, cui siamo chiamati nella vocazione con le armi della Legalità, della difesa dell'ambiente e delle nostre radici, con il lavoro che non sia "sporco" nel pane quotidiano: "Nell'Inferno della vita entra solo la parte più nobile dell'umanità. Gli altri stanno sulla soglia e si scaldano" (Hebbel).
Ma noi crediamo che nel Paradiso della vita, entrino soprattutto quelli che hanno versato il sangue per la libertà civile e religiosa, per la donazione dell'amore, per la Croce della malattia; tutti però nella preghiera e nel servizio dei Giusti, hanno il Giudizio e la misericordia di Dio, come ha testimoniato Papa Francesco.
Onore ai Militi Ignoti Canosini!....PRESENTE!
OB AMOREM PATRIAE
maestro Peppino Di Nunno