Stilus Magistri
Dalla scoperta a Bari, alla Mostra del Museo dei Vescovi.
Ritorna a Canusium l’arte del Boccati.
domenica 8 febbraio 2015
22.02
L'8 febbraio 2012 abbiamo pubblicato sul portale di Canosaweb, le ricerche storiche del Dies Natalis di S. Sabino, con la scoperta personale del ritrovamento della tavoletta del Boccati, che ritrae San Sabino e Totila. Siamo stati grati alla dottoressa Clara Gelao, Direttrice della Pinacoteca Provinciale Corrado Giaquinto di Bari, che ci ha trasmesso la scheda tecnica della tavoletta.
In quella festività abiamo fatto mostra in Cattedrale della foto concessa dalla stessa Pinacoteca, che fu commentata personalmente il 9 febbraio 2012 al Parroco di Barletta, don Savino Lattanzio, pellegrino tra i visitatori.
Oggi a distanza di due anni siamo lieti di poterla apprezzare dal vero nel Museo dei Vescovi, per opera di mons. Felice Bacco, coadiuvato dal curatore del Museo sabiniano.
Ma, nelle omissioni, vogliamo riportare le radici della pubblicazione, con la Letteratura latina, tradotta nel 2012 dalla professoressa Giulia Giorgio, Docente di Lettere presso il Liceo Enrico Fermi di Canosa.
La tavoletta appartiene alla predella della Madonna in trono del Duomo di Orvieto, opera del Boccati da Camerino.
La predella fa parte dell'opera "Madonna in trono con Bambino tra i Santi Giovenale, Savino, Agostino e Gerolamo", dipinta dal Boccati nel 1473 e oggi custodita nel Museo di Belle Arti di Budapest.
"L'opera fu realizzata come pala per la Cappella di San Savino nel Duomo di Orvieto e riporta sull'alzata dipinta del gradino in marmo i nomi dei Santi raffigurati": S. IVVENALIS – S. SAVINVS – S. AVGVSTINVS – S. IEROLIMVS.
Il dipinto è una tempera in oro su tavola di dimensioni cm 186,5 (altezza) x 162 (larghezza), dove il Vescovo Savino è il secondo da sinistra, accanto a San Giovenale.
La larghezza (cm. 164 circa corrisponde alle quattro parti della predella, in cui ogni parte è larga cm. 40)
L'artista Boccati realizzò la predella ai piedi della la Madonna con quattro scene di episodi prodigiosi della vita di San Savino, attingendo alla letteratura dei Dialoghi di San Gregorio Magno, eletto Papa nel 590 e deceduto nel 604.
Il dipinto della Madonna in trono è collegato alla Cappella di San Savino dell'antica Chiesa di San Giovenale a Orvieto, restaurata di recente.
1. Il banchetto di re Totila (o San Savino cieco riconosce re Totila)
La tempera su tavola di dimensioni cm. 30 x 41, fu acquisita, in comodato d'uso, dalla collezione del Banco di Napoli ed attesta la "tipologia dei personaggi del Boccati con le caratteristiche fisionomie del naso camuso, degli occhi dai grandi bulbi rotondi infossati, dei volti tondeggianti".
Gli occhi chiusi dalla cecità raffigurano l'episodio tratto dai Dialoghi di S. Gregorio Magno (Libro II, 15) dell'incredulità manifestata da Totila, re dei Goti, circa le presunte qualità profetiche di San Savino. Trovandosi in Puglia il re Totila, invitato a pranza dal Presule, si sostituisce in silenzio al servo nell'offrirgli la coppa del vino, ma San Sabino riconosce l'appartenenza della mano a Totila ed esclama : VIVAT IPSA MANUS (Possa vivere questa mano!). La scena si svolge in un interno, visto in prospettiva, aperto sulla parete di fondo su una luminosa veduta urbana".
L'incontro avvenne intorno al 546 nella residenza episcopale nella vetusta urbs di Canusium e, nella topica agiografica, attesta le capacità politico-diplomatiche del Vescovo Sabino, che svolge la funzione di difensore e di pater urbis della pace e della sicurezza della città durante l'invasione e le distruzioni dei Goti.
Per non lasciare incompleto il dipinto del Boccati, riportiamo la letteratura latina di Gregorio Magno, nel connubio tra pittura e letteratura, per non dimenticare il Latino e le fonti archivistiche, inserendo la locuzione famosa del "vivat ipsa manus" nel contesto letterario.
"Quidam enim religiosi viri Apuliae provinciae partibus cogniti, hoc quod apud multorum notitiam longe lateque percrebuit, de Sabino Canusinae urbis episcopo testari solent, quia idem vir longo jam senio oculorum lumen amiserat, ita ut omnimodo nil videret".
Infatti alcuni uomini pii, noti nelle parti della provincia della Puglia, sono soliti testimoniare riguardo a Sabino Vescovo della città canosina, ciò che presso la conoscenza di molti si diffuse in lungo e in largo, poiché lo stesso uomo nella lunga vecchiaia aveva perso la luce degli occhi, al punto da non vedere nessuna cosa di ogni genere.
"Tunc vir Dei, accipiens calicem, sed tamen ministrum non videns, dixit: "Vivat ipsa manus". De quo verbo rex laetatus erubuit, quia quamvis ipse deprehensus fuisset, in viro tamen Dei quod quaerebat invenit".
Allora l'uomo di Dio, prendendo il calice, ma non vedendo tuttavia il servo, disse: "Possa vivere questa stessa mano!". Il re allietato da quella frase arrossì di vergogna, perché, sebbene egli fosse stato scoperto, trovò tuttavia ciò che cercava nell'uomo di Dio.
Il dipinto del Boccati, giungendo a Canosa, prima nella ricerca e nella foto del 2012 e oggi, dal vero, nel 9 febbraio 2015, ha l'onore storico e artistico di essere mostrato nel Museo dei Vescovi, in questa "Città di Vescovi", nella solennità del DIES NATALIS del 9 Febbraio, ad arricchire una festa religiosa e civile dei Canosini.
maestro Peppino Di Nunno
In quella festività abiamo fatto mostra in Cattedrale della foto concessa dalla stessa Pinacoteca, che fu commentata personalmente il 9 febbraio 2012 al Parroco di Barletta, don Savino Lattanzio, pellegrino tra i visitatori.
Oggi a distanza di due anni siamo lieti di poterla apprezzare dal vero nel Museo dei Vescovi, per opera di mons. Felice Bacco, coadiuvato dal curatore del Museo sabiniano.
Ma, nelle omissioni, vogliamo riportare le radici della pubblicazione, con la Letteratura latina, tradotta nel 2012 dalla professoressa Giulia Giorgio, Docente di Lettere presso il Liceo Enrico Fermi di Canosa.
La tavoletta appartiene alla predella della Madonna in trono del Duomo di Orvieto, opera del Boccati da Camerino.
La predella fa parte dell'opera "Madonna in trono con Bambino tra i Santi Giovenale, Savino, Agostino e Gerolamo", dipinta dal Boccati nel 1473 e oggi custodita nel Museo di Belle Arti di Budapest.
"L'opera fu realizzata come pala per la Cappella di San Savino nel Duomo di Orvieto e riporta sull'alzata dipinta del gradino in marmo i nomi dei Santi raffigurati": S. IVVENALIS – S. SAVINVS – S. AVGVSTINVS – S. IEROLIMVS.
Il dipinto è una tempera in oro su tavola di dimensioni cm 186,5 (altezza) x 162 (larghezza), dove il Vescovo Savino è il secondo da sinistra, accanto a San Giovenale.
La larghezza (cm. 164 circa corrisponde alle quattro parti della predella, in cui ogni parte è larga cm. 40)
L'artista Boccati realizzò la predella ai piedi della la Madonna con quattro scene di episodi prodigiosi della vita di San Savino, attingendo alla letteratura dei Dialoghi di San Gregorio Magno, eletto Papa nel 590 e deceduto nel 604.
Il dipinto della Madonna in trono è collegato alla Cappella di San Savino dell'antica Chiesa di San Giovenale a Orvieto, restaurata di recente.
1. Il banchetto di re Totila (o San Savino cieco riconosce re Totila)
La tempera su tavola di dimensioni cm. 30 x 41, fu acquisita, in comodato d'uso, dalla collezione del Banco di Napoli ed attesta la "tipologia dei personaggi del Boccati con le caratteristiche fisionomie del naso camuso, degli occhi dai grandi bulbi rotondi infossati, dei volti tondeggianti".
Gli occhi chiusi dalla cecità raffigurano l'episodio tratto dai Dialoghi di S. Gregorio Magno (Libro II, 15) dell'incredulità manifestata da Totila, re dei Goti, circa le presunte qualità profetiche di San Savino. Trovandosi in Puglia il re Totila, invitato a pranza dal Presule, si sostituisce in silenzio al servo nell'offrirgli la coppa del vino, ma San Sabino riconosce l'appartenenza della mano a Totila ed esclama : VIVAT IPSA MANUS (Possa vivere questa mano!). La scena si svolge in un interno, visto in prospettiva, aperto sulla parete di fondo su una luminosa veduta urbana".
L'incontro avvenne intorno al 546 nella residenza episcopale nella vetusta urbs di Canusium e, nella topica agiografica, attesta le capacità politico-diplomatiche del Vescovo Sabino, che svolge la funzione di difensore e di pater urbis della pace e della sicurezza della città durante l'invasione e le distruzioni dei Goti.
Per non lasciare incompleto il dipinto del Boccati, riportiamo la letteratura latina di Gregorio Magno, nel connubio tra pittura e letteratura, per non dimenticare il Latino e le fonti archivistiche, inserendo la locuzione famosa del "vivat ipsa manus" nel contesto letterario.
"Quidam enim religiosi viri Apuliae provinciae partibus cogniti, hoc quod apud multorum notitiam longe lateque percrebuit, de Sabino Canusinae urbis episcopo testari solent, quia idem vir longo jam senio oculorum lumen amiserat, ita ut omnimodo nil videret".
Infatti alcuni uomini pii, noti nelle parti della provincia della Puglia, sono soliti testimoniare riguardo a Sabino Vescovo della città canosina, ciò che presso la conoscenza di molti si diffuse in lungo e in largo, poiché lo stesso uomo nella lunga vecchiaia aveva perso la luce degli occhi, al punto da non vedere nessuna cosa di ogni genere.
"Tunc vir Dei, accipiens calicem, sed tamen ministrum non videns, dixit: "Vivat ipsa manus". De quo verbo rex laetatus erubuit, quia quamvis ipse deprehensus fuisset, in viro tamen Dei quod quaerebat invenit".
Allora l'uomo di Dio, prendendo il calice, ma non vedendo tuttavia il servo, disse: "Possa vivere questa stessa mano!". Il re allietato da quella frase arrossì di vergogna, perché, sebbene egli fosse stato scoperto, trovò tuttavia ciò che cercava nell'uomo di Dio.
Il dipinto del Boccati, giungendo a Canosa, prima nella ricerca e nella foto del 2012 e oggi, dal vero, nel 9 febbraio 2015, ha l'onore storico e artistico di essere mostrato nel Museo dei Vescovi, in questa "Città di Vescovi", nella solennità del DIES NATALIS del 9 Febbraio, ad arricchire una festa religiosa e civile dei Canosini.
maestro Peppino Di Nunno