Stilus Magistri
Dalla Vergine ‘Addolorata’ alla ‘Desolata’ di Canosa
Nella ricorrenza degli storici Centenari della Chiesa di Roma.
giovedì 17 aprile 2014
07.00
"Mia nonna mi diceva", evoca la pedagogia di Papa Francesco, con particolare riferimento alla devozione dell'Addolorata e del "Cristo giacente" del Venerdì Santo, dove s'intreccia la Via Crucis di Gesù e la Via Matris, dei Sette Dolori di Maria.
"Mia madre mi ha detto", alla soglia dei 90 anni, anzi ma ha cantato la coroncina dei Sette dolori della cumpassio Mariae: "Compatisco o Madre afflitta". Mia madre, Rosetta Mastrapasqua, da ragazza con altre pie donne, fra cui Emanuela Barbarossa, provvedeva alla vestizione della Madonna, in un rito riservato e commovente.
Da quelle parole, evocate nella rappresentazione del film della Vergine Dolente di Angelo Disanto di Cerignola, ho rintracciato le pagine della ricorrenza degli storici Centenari del culto dell'Addolorata, approdato dall'Oriente sulle vie della Theopatofora (gr. Θεός, πάθος, φορεω), (Colei che porta il pathos, il dolore del Figlio di Dio).
Questo culto si ritrova nell'affresco di stile romanico-bizantino, svelato di recente nella Cattedrale di San Sabino. Ma ritroviamo nella Sacrestia della Cattedrale la tela settecentesca, dei Sette Dolori Maria, che commuovono gli occhi di mons. Felice Bacco. Nella stessa Cattedrale di Canosa viene venerata l'icona dell'Addolorata raffigurata con l'Angelo, tra San Sabino e San Filippo Neri, con la Confraternita dell'Addolorata, dipinta da Giuseppe de Musso di Giovinazzo nel 1761.
Sono le opere del 700, che hanno ispirato l'arte e la devozione del Simulacro dell'Addolorata della Chiesa della Passione, con la Processione del Venerdì precedente la Domenica delle Palme, e del Simulacro della Desolata del Sabato Santo, venerata nella Chiesa dei ss. Francesco e Biagio.
In questa stessa Parrocchia della piazza storica della "Colonna", il Venerdì Santo, già dalla fine dell'800, viene officiata l'Ora della Desolata, con i canti che evocano i "lamenti", le Lamentationes funebri della luttuosità cristiana. In dialetto i nostri nonni li chiamavano "li lamìnde", che ritroviamo, sulla via del Calvario, nella radice evangelica di Luca, al cap, 23, v, 27: "Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne, che facevano lamenti su di lui", "quae lamentabant eum".
Questa radice settecentesca ed ottocentesca, ritrova l'Istituzione nel 1714, da parte della Sacra Congregazione pontificia, della Memoria liturgica dei Sette Dolori nel Venerdì precedente la Domenica delle Palme.
Ricorre quindi, quest'anno il terzo Centenario di questa Devozione popolare, dove la Madonna delle Lacrime, stende il suo manto nero sul popolo delle donne, vestite di nero, nella cumpassio Mariae, nel compatimento dei dolori di Maria, come cantano le nostre madri novantenni.
Ma ricorre anche il bicentenario, dal 1814, della festa liturgica della B. V. Addolorata, a Settembre, istituita da Papa Pio VII, che riconobbe anche la preghiera e l'indulgenza alla pratica dell'Ora della Desolata.
Il terzo Centanario dell'Addolorata del Venerdì precedente alle Palme, il Bicentenario della B. V. Addolorata e dell'Ora della desolata, ci fanno percorrere un anno mariano di fede e di devozione popolare, che hanno plasmato tante tradizioni popolari della Chiesa e della città d'Italia di Spagna, d'Europa.
Rileggiamo questa pagine di storia, di arte, di religiosità popolare, di fede cristiana, ponendo il cuore delle madri, delle Figlie di Maria, del popolo, sul cuore dell'Addolorata, come riporta quel cuore trafitto dallo spadino biblico e quel cuore devozionale sul petto del simulacro della Desolata del sabato Santo di Canosa: PGR, Per Grazia Ricevuta.
È un anno mariano di grazia, ricevuta dal cielo sulla terra, nel cuore dello spirito, anche nei lamenti funebri della Settimana Santa, come ci insegna il grande maestro Riccardo Muti: "quando dirigo un Requiem di Verdi, di Cherubini, di Mozart, le note musicali mi portano oltre, nella dimensione dello spirito".
Abbiamo tanto bisogno di "spirito" nella Settimana Santa e nella vita quotidiana.
maestro Peppino Di Nunno
"Mia madre mi ha detto", alla soglia dei 90 anni, anzi ma ha cantato la coroncina dei Sette dolori della cumpassio Mariae: "Compatisco o Madre afflitta". Mia madre, Rosetta Mastrapasqua, da ragazza con altre pie donne, fra cui Emanuela Barbarossa, provvedeva alla vestizione della Madonna, in un rito riservato e commovente.
Da quelle parole, evocate nella rappresentazione del film della Vergine Dolente di Angelo Disanto di Cerignola, ho rintracciato le pagine della ricorrenza degli storici Centenari del culto dell'Addolorata, approdato dall'Oriente sulle vie della Theopatofora (gr. Θεός, πάθος, φορεω), (Colei che porta il pathos, il dolore del Figlio di Dio).
Questo culto si ritrova nell'affresco di stile romanico-bizantino, svelato di recente nella Cattedrale di San Sabino. Ma ritroviamo nella Sacrestia della Cattedrale la tela settecentesca, dei Sette Dolori Maria, che commuovono gli occhi di mons. Felice Bacco. Nella stessa Cattedrale di Canosa viene venerata l'icona dell'Addolorata raffigurata con l'Angelo, tra San Sabino e San Filippo Neri, con la Confraternita dell'Addolorata, dipinta da Giuseppe de Musso di Giovinazzo nel 1761.
Sono le opere del 700, che hanno ispirato l'arte e la devozione del Simulacro dell'Addolorata della Chiesa della Passione, con la Processione del Venerdì precedente la Domenica delle Palme, e del Simulacro della Desolata del Sabato Santo, venerata nella Chiesa dei ss. Francesco e Biagio.
In questa stessa Parrocchia della piazza storica della "Colonna", il Venerdì Santo, già dalla fine dell'800, viene officiata l'Ora della Desolata, con i canti che evocano i "lamenti", le Lamentationes funebri della luttuosità cristiana. In dialetto i nostri nonni li chiamavano "li lamìnde", che ritroviamo, sulla via del Calvario, nella radice evangelica di Luca, al cap, 23, v, 27: "Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne, che facevano lamenti su di lui", "quae lamentabant eum".
Questa radice settecentesca ed ottocentesca, ritrova l'Istituzione nel 1714, da parte della Sacra Congregazione pontificia, della Memoria liturgica dei Sette Dolori nel Venerdì precedente la Domenica delle Palme.
Ricorre quindi, quest'anno il terzo Centenario di questa Devozione popolare, dove la Madonna delle Lacrime, stende il suo manto nero sul popolo delle donne, vestite di nero, nella cumpassio Mariae, nel compatimento dei dolori di Maria, come cantano le nostre madri novantenni.
Ma ricorre anche il bicentenario, dal 1814, della festa liturgica della B. V. Addolorata, a Settembre, istituita da Papa Pio VII, che riconobbe anche la preghiera e l'indulgenza alla pratica dell'Ora della Desolata.
Il terzo Centanario dell'Addolorata del Venerdì precedente alle Palme, il Bicentenario della B. V. Addolorata e dell'Ora della desolata, ci fanno percorrere un anno mariano di fede e di devozione popolare, che hanno plasmato tante tradizioni popolari della Chiesa e della città d'Italia di Spagna, d'Europa.
Rileggiamo questa pagine di storia, di arte, di religiosità popolare, di fede cristiana, ponendo il cuore delle madri, delle Figlie di Maria, del popolo, sul cuore dell'Addolorata, come riporta quel cuore trafitto dallo spadino biblico e quel cuore devozionale sul petto del simulacro della Desolata del sabato Santo di Canosa: PGR, Per Grazia Ricevuta.
È un anno mariano di grazia, ricevuta dal cielo sulla terra, nel cuore dello spirito, anche nei lamenti funebri della Settimana Santa, come ci insegna il grande maestro Riccardo Muti: "quando dirigo un Requiem di Verdi, di Cherubini, di Mozart, le note musicali mi portano oltre, nella dimensione dello spirito".
Abbiamo tanto bisogno di "spirito" nella Settimana Santa e nella vita quotidiana.
maestro Peppino Di Nunno