Stilus Magistri
Dallo speziale al farmacista …
Alla ricerca farmacologica di Sergio Fontana
domenica 28 febbraio 2016
19.23
C'era una volta lo speziale, quando mio nonno si recava alla "speciarόje", denominata in dialetto canosino. Lo speziale preparava le medicine, conosceva le piante, la galenica (da Galeno, medico dell'Antica Grecia), i principi attivi dei medicamenti. Nella spezieria i nomi delle piante erano in latino: pochi sapevano leggere e non conoscevano il latino, ma lo speziale si occupava anche di spezie, di cibi, di benessere della salute. Studiando e ricercando nell'Archivio Storico Comunale di Canosa abbiamo ritrovato molte tracce delle farmacie dell'inizio del '900, dove il farmacista era anche uno speziale, figura di riferimento per la salute di tutti. Il "prospetto individuante la sede delle farmacie attualmente esercenti", firmato dal Commissario Prefettizio Magnifico Giovanni nel 1921 riporta i nomi dei proprietari e l'ubicazione con il seguente elenco delle farmacie : A "Gaetano De Nichilo, già De Muro Vincenzo" in Piazza XX Settembre (sarà poi Falcone e Malcangio come mi riferisce il vegliardo dott. Pasquale Malcangio); B "Farmacia dell'Ospedale" in Piazza Umberto I, condotta dalla Congregazione di Carità; C "Farmacia Matarrese Michele" sul Corso San Sabino; D "Farmacia Fontana Tommaso" sul Corso San Sabino, 72; E "Farmacia Motti Michele" (che sarà poi Garribba) in via M. R. Imbriani.
Dagli episodi di vita cittadina ritroviamo una nota del 7 novembre 1931, quando "il farmacista dell'Ospedale questa mane…" consegna l'olio di fegato di merluzzo, ma è testimone nel contempo di una verbale e forte mancanza di rispetto al Podestà da parte di un cliente! Nella cartella dell'Archivio ritroviamo l'elenco del Ministro della Tabella delle sostanze medicamentose nella Farmacopea, tra cui olio di fegato di merluzzo, olio di ricino, olio di mandorle dolci, Cremore di Tartaro, Sale Inglese. Era il tempo in cui non c'era l'antibiotico e si curava con il Chinino di Stato, come avvenne nell'epidemia virale della Spagnola del 1918, ma ricordo anch'io da ragazzo quando si comprava l'acqua di finocchio, mentre mia madre si procurava "l'acque de Vescìgghje", citata nel mio libro sul dialetto canosino. E dopo la Grande Guerra viene anche istituito "un servizio farmaceutico notturno nell'interesse della cittadinanza", come attesta il pubblico manifesto di colore viola del 30 marzo 1927 a firma del Podestà Colonnello Mazza. Lo stesso informa che il servizio comincerà "a turno settimanale delle farmacie locali a cominciare dalla farmacia De Nichilo dalle 21 alle 7" con "le richieste rivolte all'Ufficio delle Guardie municipali". Questo civico spirito delle Istituzioni dovrebbe ispirare oggi le Istituzioni regionali a conservare aperto notte e giorno i reparti dell'Ospedale civile di Canosa, "nell'interesse della cittadinanza", mortificata, travagliata, depauperata da anni nella dignità del dolore e della malattia da scelte politiche di tagli indiscriminati. La Puglia scenda e ascolti il lamento che si leva dal popolo e la voce dignitosa della Chiesa nelle parole che si levano da Mons. Felice Bacco!
La farmacia fino alla metà del '900 era anche un pronto soccorso elementare come ricordo di mio nonno Pasquale Di Nunno che intorno al 1955 accompagnò mio fratello Pasquale, che si era procurato una ferita alla testa giocando con me per strada: ci accompagnò da "don Série Fundène", che medicò la ferita facendo tagliare i capelli dal barbiere Zagaria di fronte alla famacia. Era la Farmacia di Tommaso Fontana, fu Sergio, autorizzata nell'agosto del 1866, all'indomani dell'Unità d'Italia. Oggi ritroviamo la figura di un cittdino canosino premiato a Torino, Dott. Sergio Fontana della Farmalabor, che in sostanza e con merito porta il nome del nonno e del Trisavolo sulla linea del tempo di cinque generazioni dalla spezieria alla Farmacia, al Centro di Ricerche. Quel farmacista che medicò la ferita alla testa di mio fratello, l'ho conosciuto, l'ho ascoltato da studente, l'ho incontrato vegliardo in piazza Vittorio Veneto: al mattino di consuetudiine si recava a Messa, poi dal giornalaio di piazzetta a prendere La Gazzetta del Mezzogiorno e poi col bastone al lavoro in Farmacia. C'era una volta la spezieria, mentre oggi riscopriamo i medicamenti della natura, tra prodotti erboristici e prodotti galenici con la Farmacopea della natura e del laboratorio chimico per il bene della salute, che affidiamo agli uomini e a Dio.
Salute a voi!
maestro Peppino Di Nunno
Dagli episodi di vita cittadina ritroviamo una nota del 7 novembre 1931, quando "il farmacista dell'Ospedale questa mane…" consegna l'olio di fegato di merluzzo, ma è testimone nel contempo di una verbale e forte mancanza di rispetto al Podestà da parte di un cliente! Nella cartella dell'Archivio ritroviamo l'elenco del Ministro della Tabella delle sostanze medicamentose nella Farmacopea, tra cui olio di fegato di merluzzo, olio di ricino, olio di mandorle dolci, Cremore di Tartaro, Sale Inglese. Era il tempo in cui non c'era l'antibiotico e si curava con il Chinino di Stato, come avvenne nell'epidemia virale della Spagnola del 1918, ma ricordo anch'io da ragazzo quando si comprava l'acqua di finocchio, mentre mia madre si procurava "l'acque de Vescìgghje", citata nel mio libro sul dialetto canosino. E dopo la Grande Guerra viene anche istituito "un servizio farmaceutico notturno nell'interesse della cittadinanza", come attesta il pubblico manifesto di colore viola del 30 marzo 1927 a firma del Podestà Colonnello Mazza. Lo stesso informa che il servizio comincerà "a turno settimanale delle farmacie locali a cominciare dalla farmacia De Nichilo dalle 21 alle 7" con "le richieste rivolte all'Ufficio delle Guardie municipali". Questo civico spirito delle Istituzioni dovrebbe ispirare oggi le Istituzioni regionali a conservare aperto notte e giorno i reparti dell'Ospedale civile di Canosa, "nell'interesse della cittadinanza", mortificata, travagliata, depauperata da anni nella dignità del dolore e della malattia da scelte politiche di tagli indiscriminati. La Puglia scenda e ascolti il lamento che si leva dal popolo e la voce dignitosa della Chiesa nelle parole che si levano da Mons. Felice Bacco!
La farmacia fino alla metà del '900 era anche un pronto soccorso elementare come ricordo di mio nonno Pasquale Di Nunno che intorno al 1955 accompagnò mio fratello Pasquale, che si era procurato una ferita alla testa giocando con me per strada: ci accompagnò da "don Série Fundène", che medicò la ferita facendo tagliare i capelli dal barbiere Zagaria di fronte alla famacia. Era la Farmacia di Tommaso Fontana, fu Sergio, autorizzata nell'agosto del 1866, all'indomani dell'Unità d'Italia. Oggi ritroviamo la figura di un cittdino canosino premiato a Torino, Dott. Sergio Fontana della Farmalabor, che in sostanza e con merito porta il nome del nonno e del Trisavolo sulla linea del tempo di cinque generazioni dalla spezieria alla Farmacia, al Centro di Ricerche. Quel farmacista che medicò la ferita alla testa di mio fratello, l'ho conosciuto, l'ho ascoltato da studente, l'ho incontrato vegliardo in piazza Vittorio Veneto: al mattino di consuetudiine si recava a Messa, poi dal giornalaio di piazzetta a prendere La Gazzetta del Mezzogiorno e poi col bastone al lavoro in Farmacia. C'era una volta la spezieria, mentre oggi riscopriamo i medicamenti della natura, tra prodotti erboristici e prodotti galenici con la Farmacopea della natura e del laboratorio chimico per il bene della salute, che affidiamo agli uomini e a Dio.
Salute a voi!
maestro Peppino Di Nunno