Stilus Magistri
Dialettando “agghiattè” a Canosa
Radici dell’abbaiare dei cani
martedì 5 luglio 2016
23.09
Recandomi presso la Cartoleria "Carta Canta" che ha conosciuto le anteprime dell'opera "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino", Pietro mi porge il quesito lessicale del lemma "agghiattè" nelle radici etimologiche, scaturito presso il Bar in via Corsica, ascoltando l'abbaiare di un cane. La voce onomatopeica ben nota nel significato di "abbaiare dei cani", poiché non figura nel mio libro, mi porta alla ricerca etimologica, storica e filologica, seguendo la metodologia di studio del dialetto canosino. Il lessico dialettale è presente nel dialetto foggiano, del Gargano e nel barese; a Cerignola si dice "agguattè" come riporta il Dizionario dialettale del Prof. Antonellis. Nella ricerca etimologica troviamo il lessico "ghiattare dei cani" o "ghiattire" già nel 1698 nel Dizionario Francese-Italiano di Lorenzo Ferretti del M DC XCVIII alla voce "cane" con il "ghiattire del cane" e l'etimologia francese "glatir" (aboyer), che riporta al latino classico del verbo intr. glattio, is, ire, gagnolare, abbaiare.
Il termine latino è citato nel I sec. d. C. da Svetonio, e da Sidonius Apollinaris nel V sec. nell'opera De Naturis Rerum, in cui l'autore "ponit in libro verba animalium secundum vocem", nei versi degli animali, in cui cita il "catulorum glattire" (l'abbaiare dei cagnolini). Il "ghiattare dei cani" è presente anche nel Dizionario Reggiano-Italiano del 1832 e nel Vocabolario della Lingua Italiana compilato sopra quello del Manuzzi – Firenze 1842 nel lemma "ghiattire" dal francese glatir. La voce dei padri nel dialetto canosino, riporta "agghiattè", mentre il Dizionario Italiano del Palazzi del 1959 evoca "gagnolare", cioè l'abbaiare dei cani. E Francesco Giannoccaro di Monopoli riporta un documento storico, "la storia di uno", di "un bracciante un anno dopo che il generale Garibaldo scendeva in mezzo a noi ed era a giugno già caldo assai con poco di grano e di pagghia per le bestie e diciamo poco di tutto", mentre "Tutto s'aveva fermato anche il ghiattare dei cani".
Il dialetto nella peculiare struttura linguistica del linguaggio figurato evoca il detto canosino: "stè sémbe ad agghiattè", riferito ad una persona che protesta spesso a voce alta, quasi abbaiando. Dedichiamo questa nota al cane di paese, Nuvola, mansueto, che non ha mai disturbato la vita di strada con il suo abbaiare, raccomandando ai possessori dei cani, spesso imprigionati su terrazze e balconi, di non far "agghiattè" i cani nel riposo notturno e di non lasciare le deiezioni sui marciapiedi o nei giardini! Lo abbiamo ritratto in foto in piazzetta accanto agli amici seduti in panchina, Peppino Sergio e al caro Tommaso Cecca, deceduto da due mesi. Il cane è amico dell'uomo, come nella civiltà contadina, quando abbaiava nel fare la guardia in paese e in campagna, senza essere di razza aggressiva.
maestro Peppino Di Nunno
Il termine latino è citato nel I sec. d. C. da Svetonio, e da Sidonius Apollinaris nel V sec. nell'opera De Naturis Rerum, in cui l'autore "ponit in libro verba animalium secundum vocem", nei versi degli animali, in cui cita il "catulorum glattire" (l'abbaiare dei cagnolini). Il "ghiattare dei cani" è presente anche nel Dizionario Reggiano-Italiano del 1832 e nel Vocabolario della Lingua Italiana compilato sopra quello del Manuzzi – Firenze 1842 nel lemma "ghiattire" dal francese glatir. La voce dei padri nel dialetto canosino, riporta "agghiattè", mentre il Dizionario Italiano del Palazzi del 1959 evoca "gagnolare", cioè l'abbaiare dei cani. E Francesco Giannoccaro di Monopoli riporta un documento storico, "la storia di uno", di "un bracciante un anno dopo che il generale Garibaldo scendeva in mezzo a noi ed era a giugno già caldo assai con poco di grano e di pagghia per le bestie e diciamo poco di tutto", mentre "Tutto s'aveva fermato anche il ghiattare dei cani".
Il dialetto nella peculiare struttura linguistica del linguaggio figurato evoca il detto canosino: "stè sémbe ad agghiattè", riferito ad una persona che protesta spesso a voce alta, quasi abbaiando. Dedichiamo questa nota al cane di paese, Nuvola, mansueto, che non ha mai disturbato la vita di strada con il suo abbaiare, raccomandando ai possessori dei cani, spesso imprigionati su terrazze e balconi, di non far "agghiattè" i cani nel riposo notturno e di non lasciare le deiezioni sui marciapiedi o nei giardini! Lo abbiamo ritratto in foto in piazzetta accanto agli amici seduti in panchina, Peppino Sergio e al caro Tommaso Cecca, deceduto da due mesi. Il cane è amico dell'uomo, come nella civiltà contadina, quando abbaiava nel fare la guardia in paese e in campagna, senza essere di razza aggressiva.
maestro Peppino Di Nunno