Stilus Magistri
Dialettando nei Cutini del Gargano
‘Ndruvelacutòne” di paese
sabato 15 settembre 2018
16.20
Dialettando "sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino", capita di ascoltare Antonio Damiano, nella voce di due cari amici del Comune di Canosa, un quesito sulla etimologia del lemma "'ndruvelacutòne". Nella persona di Antonio Damiano facciamo memoria del nipote di Lucia Damiano, la prima scrittrice del Dialetto nel '900 in un libro da lui custodito. Il significato di "'ndruvelacutòne" già lo abbiamo riportato nell'opera di Dialettologia del 2015, ma non avevamo ricercato l'etimologia e la radice storica. Il lemma indica una persona che intorbida una cosa, una storia, un pasticcione, un imbroglione nel senso figurato. Si tratta di una parola composta da "'ndruvelè" (dal lat. torbidus), cioè intorbidare e "cutòne". I Cutini, presenti nel territorio del Gargano, come a Rignano Garganico, sono delle doline carsiche le cui acque vengono arginate con muretti a secco e diventano ricche di zooplancton. Nel Grande Cutino sono presenti il tritone crestato e il rospo smeraldino la rana verde, con alcune piante come la lenticchia d'acqua, che a volte ricopre la superficie dell'acqua di un tappeto verde. Ristagnando, l'acqua spesso s'intorbida, generando il senso figurato di chi intorbida le cose con il suo comportamento, riducendo il cutino ad una pozzanghera torbida. Ammiriamo dunque nel Gargano i Cutini, ma evitiamo di essere "'ndruvelacutòne", lasciando sempre le acque della vita chiare, limpide e belle. Un caro saluto agli "'ndruvelacutòne"!
maestro Peppino Di Nunno
maestro Peppino Di Nunno