Stilus Magistri
Dialettando “u verròchele”
La cavalletta salterella
martedì 6 settembre 2016
7.04
Dialettando "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino" di Giuseppe Di Nunno, aggiornando i termini evocati dal popolo, la voce della cara collega Maria Rosaria Casamassima, già citata nel libro nella "littorìne", ci richiede la storia del termine "verròchele". Ricordiamo da ragazzi, specialmente d'estate, questa cavalletta salterella, insetto che provoca nel numero un danno per le coltivazioni dei campi e del grano, come attestano le piaghe d'Egitto nel libro Esodo, 10, della Bibbia con l'invasione delle locuste. Le cronache riportano un'invasione di cavallette nella Capitanata nell'estate del 1623. Si tratta della locusta migratoria, un insetto ortottero della famiglia degli Acrididi (Anacridium aegyptium), che si sposta periodicamente in sciami arrecando danni alle coltivazioni di cereali. Questo insetto degli Ortotteri spesso d'estate si affacciava presso le nostre case saltellando e citato nella fraseologia dialettale, "zòmbe cume a nu verròchele" , salta come una cavalletta.
Nell'indagine di dialettologia troviamo il lemma nel dialetto cerignolano e manfredoniano, ma anche nel Salento e in Sicilia troviamo "lu vrucu" con la derivazione "vurrùchele". L'etimologia risale al latino bruchum, bruco. Nell'archeologia letteraria e nelle ricerche filologiche ritroviamo in latino la locusta e il bruchum associati nei danni alla ruggine (rubiginem), in Rufino d'Aquileia del IV sec. e in Rupertus Tuitiensis , monaco benedettino del XII secolo, nei Commentaria in duodecim prophetas minores, PL, (auctor 1070-1129): proinde et locustam et bruchum et rubiginem et erucam... Nella tesi di Dottorato del 2013 di Alfio Lanaia in Filologia Moderna presso l'Università di Catania in riferimento ai nomi dei piccoli animali, leggiamo l'etimologia del bruchum, che si ritrova nel dialetto "vrucu". L'autore precisa il "passaggio del significato da 'cavalletta' a 'bruco', in quanto in occitano i due animali sono associati in una designazione come chat-sauterelle per 'bruco'". È la cavalletta canosina che salta, evocata in dialetto nel senso figurato: "zòmbe cùme a nu verròchele!". Se lo trovate, catturatelo come facevamo da ragazzi e ponetelo dentro un barattolo di vetro in osservazione! Attenti o verròchele!
maestro Peppino Di Nunno
Nell'indagine di dialettologia troviamo il lemma nel dialetto cerignolano e manfredoniano, ma anche nel Salento e in Sicilia troviamo "lu vrucu" con la derivazione "vurrùchele". L'etimologia risale al latino bruchum, bruco. Nell'archeologia letteraria e nelle ricerche filologiche ritroviamo in latino la locusta e il bruchum associati nei danni alla ruggine (rubiginem), in Rufino d'Aquileia del IV sec. e in Rupertus Tuitiensis , monaco benedettino del XII secolo, nei Commentaria in duodecim prophetas minores, PL, (auctor 1070-1129): proinde et locustam et bruchum et rubiginem et erucam... Nella tesi di Dottorato del 2013 di Alfio Lanaia in Filologia Moderna presso l'Università di Catania in riferimento ai nomi dei piccoli animali, leggiamo l'etimologia del bruchum, che si ritrova nel dialetto "vrucu". L'autore precisa il "passaggio del significato da 'cavalletta' a 'bruco', in quanto in occitano i due animali sono associati in una designazione come chat-sauterelle per 'bruco'". È la cavalletta canosina che salta, evocata in dialetto nel senso figurato: "zòmbe cùme a nu verròchele!". Se lo trovate, catturatelo come facevamo da ragazzi e ponetelo dentro un barattolo di vetro in osservazione! Attenti o verròchele!
maestro Peppino Di Nunno