Stilus Magistri
Fiera del bestiame a Canosa
Restano le radici volontarie del mattino del 20 maggio
venerdì 22 maggio 2015
16.43
È trascorso più di un secolo dalla fiera del bestiame a Canosa nel rione agreste di Costantinopoli, scomparsa dopo aver coinvolto la civiltà contadina, l'agricoltura, l'artigianato, i laboratori della Scuola, ma al mattino del 20 maggio sono perseveranti nell'incuria degli uomini le radici di questa fiera. Al mattino del 20 maggio sull'altura del rione Costantinopoli si apre una vetrina storica e culturale di cavalli, di carretti e carrettieri, di finimenti del cavallo da Bitonto in una dimensione ambientale, di asini che vengono da Pescasseroli, di cavalli che provengono da Salerno, da Calitri, da Potenza, in un territorio unico e irripetibile, visitato da pochi canosini, dove figurano anche bambini accompagnati e giovani e dalle Associazioni equestri di Canosa. Ci siamo recati, acqusitando un bastone di pastori della transumanza, un campanaccio da mucche, quando a Canosa in vico San Pietro, c'era ancora un allevamento di Mucche , "rète o vacchère"; da Salerno ci viene presentato un campanaccio grande, "la scekasaràule", quando ' rincasavano' le mucche dal pascolo. Un carrettiere, "u trainìre" porta lo staffile e lo fa schioccare con abilità, mentre tra i finimenti, detti "guarnemìmde" facciamo un viaggio nel tempo. Il globalismo e la tecnologia non possono cancellare la civiltà contadina, millenaria e l'identità delle nostre radici, del nostro DNA, mentre si riscoprono a ragione la bruschetta, il grano arso, la passeggiata a piedi tra cavalli dell'agriturismo.
Porto volontariamente questa cultura popolare a Scuola, tra i bambini della Scuola Primaria De Muro Lomanto, con l'accoglienza della Dirigente e delle colleghe. Con gli attrezzi facciamo laboratorio, con il campanaccio, quando a Canosa c'erano tanti allevamenti di pecore e di capre, dai tempi dell'Antica Roma fino alla prima metà del '900; con il bastone dei pastori della transumanza, dove non c'è la plastica, ma legno, ferro e natura che promuovono l'educazione ambientale. Poi arriva il verso del cavallo, il nitrito, il carretto e il… carretiere, riscoperto dai bambini e scritto dalla poesia del Pascoli, "Carrettiere" e dal foglio matricolare di mio padre Giovanni soldato nell seconda Guerra mondiale: quanti carettieri hanno fatto le due guerre mondiali del '900! E così presento il tanto atteso staffile, la frusta del carrettiere, detta in dialetto " u scruscète", che faccio schioccare senza aver dimenticato l'abilità di ragazzo sul carretto; è fatto di legno flessibile e di budello di bue, dove l'estremità frusta l'aria superando la velocità del suono di 340 metri al secondo; è un mini bang supersonico, come il tuono degli aerei militari. Saranno pure fragili i miei passi per cause di servizio, ma con la mano supero il muro del suono e la frusta schiocca con lo stupore della Psicologa, presente a Scuola con la Dirigente Dott.ssa Nadia Landolfi; non temete ! non voglio frustare nessuno, ma solo l'aria antica e nuova.
Infine presentiamo la trappola per topi, che figurava nelle case sotteranee con il divertente aneddoto di un canosino e un americano nella Liberazione, tra l'inglese "yes" e il canosino "nan jésse", tra il "sì" dell'americano e il "non esce" del topo in trappola, detta " u mastrìlle". Ma i topi ci sono ancora in casa e li acchiappiamo con le mani di giorno, ogni giorno; la Dirigente resta incredula come i bambini, ma in tutte le case e le scuole c'è un topo da prendere in mano con il codino: è il… mouse del computer! Alla fine cantiamo con i bambini: "alla fiera di Canosa ho incontrato… i cavalli, le capre, le pecore, le galline, il galletto, i cani, i gatti", mentre i bambini fanno il verso dell'animale. Alla fine "alla fiera di Canosa" ho incontrato " u ciucciarìdde", il mite asinello, ma mi raccomando di studiare, per non diventare asinelli come Pinocchio. Al termine la collega maestra Nicla De Sario, fra le sue composizioni in dialetto canosino, legge la poesia "u lamìnde de l'àrve d'alòve", il lamento dell'ulivo, maltrattato nella raccolta meccanica traumatica, disattentendo quella antica, millenaria, tradizionale e manuale. La lezione formativa è stata una pagina di storia, di letteratura, di scienze, di cultura, di favola, di gioco, di educazione ambientale, di educazione alla cittadinanza, una pagina dei nostri padri. Da oggi, da domani, è auspicabile una piccola fiera dei prodotti agricoli canosini nello spazio antistante la Chiesa di Costantinopoli, dove non debbano mancare le "nocelline" che si mangiavano in fiera, cui seguiva la preghiera con la Chiesa aperta e con la città aperta.
Buona fiera di Canosa!
maestro Peppino Di Nunno
20 maggio 2015 (le foto personali, nella diffusione vanno citate nell'autore con la ricerca storica).
Porto volontariamente questa cultura popolare a Scuola, tra i bambini della Scuola Primaria De Muro Lomanto, con l'accoglienza della Dirigente e delle colleghe. Con gli attrezzi facciamo laboratorio, con il campanaccio, quando a Canosa c'erano tanti allevamenti di pecore e di capre, dai tempi dell'Antica Roma fino alla prima metà del '900; con il bastone dei pastori della transumanza, dove non c'è la plastica, ma legno, ferro e natura che promuovono l'educazione ambientale. Poi arriva il verso del cavallo, il nitrito, il carretto e il… carretiere, riscoperto dai bambini e scritto dalla poesia del Pascoli, "Carrettiere" e dal foglio matricolare di mio padre Giovanni soldato nell seconda Guerra mondiale: quanti carettieri hanno fatto le due guerre mondiali del '900! E così presento il tanto atteso staffile, la frusta del carrettiere, detta in dialetto " u scruscète", che faccio schioccare senza aver dimenticato l'abilità di ragazzo sul carretto; è fatto di legno flessibile e di budello di bue, dove l'estremità frusta l'aria superando la velocità del suono di 340 metri al secondo; è un mini bang supersonico, come il tuono degli aerei militari. Saranno pure fragili i miei passi per cause di servizio, ma con la mano supero il muro del suono e la frusta schiocca con lo stupore della Psicologa, presente a Scuola con la Dirigente Dott.ssa Nadia Landolfi; non temete ! non voglio frustare nessuno, ma solo l'aria antica e nuova.
Infine presentiamo la trappola per topi, che figurava nelle case sotteranee con il divertente aneddoto di un canosino e un americano nella Liberazione, tra l'inglese "yes" e il canosino "nan jésse", tra il "sì" dell'americano e il "non esce" del topo in trappola, detta " u mastrìlle". Ma i topi ci sono ancora in casa e li acchiappiamo con le mani di giorno, ogni giorno; la Dirigente resta incredula come i bambini, ma in tutte le case e le scuole c'è un topo da prendere in mano con il codino: è il… mouse del computer! Alla fine cantiamo con i bambini: "alla fiera di Canosa ho incontrato… i cavalli, le capre, le pecore, le galline, il galletto, i cani, i gatti", mentre i bambini fanno il verso dell'animale. Alla fine "alla fiera di Canosa" ho incontrato " u ciucciarìdde", il mite asinello, ma mi raccomando di studiare, per non diventare asinelli come Pinocchio. Al termine la collega maestra Nicla De Sario, fra le sue composizioni in dialetto canosino, legge la poesia "u lamìnde de l'àrve d'alòve", il lamento dell'ulivo, maltrattato nella raccolta meccanica traumatica, disattentendo quella antica, millenaria, tradizionale e manuale. La lezione formativa è stata una pagina di storia, di letteratura, di scienze, di cultura, di favola, di gioco, di educazione ambientale, di educazione alla cittadinanza, una pagina dei nostri padri. Da oggi, da domani, è auspicabile una piccola fiera dei prodotti agricoli canosini nello spazio antistante la Chiesa di Costantinopoli, dove non debbano mancare le "nocelline" che si mangiavano in fiera, cui seguiva la preghiera con la Chiesa aperta e con la città aperta.
Buona fiera di Canosa!
maestro Peppino Di Nunno
20 maggio 2015 (le foto personali, nella diffusione vanno citate nell'autore con la ricerca storica).