Stilus Magistri
Gesù, nelle parole dei nonni
Lettera a Papa Francesco
giovedì 3 ottobre 2013
10.06
Carissimo Papa Francesco, Servo dei Servi di Dio, è bello che Lei abbia innestato nel Suo Magistero, l'insegnamento dei nonni, che costituiscono le nostre radici familiari e sociali.
Sono un maestro in pensione, ma sempre al servizio, e ora che sono nonno a 64 anni, con tre figli lontano per lavoro, penso di più alle parole dei nonni.
Nei miei studi e nella mia esperienza di maestro di Scuola Elementare, non più in servizio, ma ancora al servizio volontario con le mie fragilità fisiche, ho ritrovato un proverbio del nostro paese e del territorio barese, simile a quel detto: "u tavéute nan tène le palte" (la bara non ha tasche). Tavéute deriva dall'arabo tabut (cassa da morto) e palte deriva dal francese paltot (capotto, giacca).
Nella voce del tempo dei nonni, testimoni di Gesù, vogliamo indirizzarLe e dedicarLe alcune parole di insegnamenti cristiani, che ho raccolto in una poesia in dialetto canosino (Li Crestiène), trasmessa ai bambini, anche attraverso il sito www.canosaweb.it
I nonni parlavano in dialetto, ma col cuore di Gesù e Maria.
Ma anche mia nonna Rosinella diceva "l'Arcangelo Raffaele ti assista".
Anche l'olio d'oliva si usava, facendo un segno di croce (na cràucia d'ughhjie).
Mia moglie Elena, continua a fare il pane in casa e sarebbe bello condividerlo con Lei.
In fondo sul portale delle nostra storica Cattedrale del VI sec. è scritto: "DOMUS MEA / DOMUS ORATIONIS" ("La mia casa sarà casa di preghiera") , Luca, 19, vv.45.48.
E ricordando il Battesimo ricevuto in Chiesa, parlando di qualche difetto di una persona, si salvaguardava il Battesimo: "da fòre u Vattìsme" (tranne il Battesimo).
Caro Papa Francesco, anche noi diciamo al suo starnuto: "cresci Santo!"
I nostri nonni erano gente viva nella fede, popolare, semplice, povera, ma grande nel cuore.
Così è scritto in un graffito della cavità di tufo a Canosa di Puglia, da me esplorata negli anni 80: VIVA GESU' - VIVA MARIA.
È sera, così prega nonna Rosetta in dialetto: "Mu s'achjéute la porta maie / cu mande de Marôje, /
ke le mène de san Geséppe, / ke l'anidde de san Semiòne" (Ora si chiude la porta mia, / con il manto di Maria, / con la mano di San Giuseppe / con l'anello di San Simone).
Anche al termine della giornata, il nonno auspicava "domani è un altro giorno, se Gesù Cristo vuole" (se Gèse Criste vòle).
Mentre nell'iconografia e teologia il Crocifisso è raffigurato sulla sommità del Golgota, il Crocifisso canosino nel buio sottoterra regge le fondamenta della città e della storia.
Ai suoi piedi, dopo la mia scoperta sotterranea del 1984, abbiamo pregato il Padre Nostro con il Parroco della Cattedrale San Sabino, mons. Felice Bacco e con il Vescovo del tempo mons. Giuseppe Lanave.
Il tufo, roccia calcarea di Canosa di Puglia, punteggiata di sette storiche colline come Roma e le città dell'Asia Minore, ha costituito la religiosità del tempio ellenistico del IV sec. a, C. e la cupola cristocentrica con sette cerchi concentrici, riportata alla luce in Cattedrale in questo anno della Fede, dal VI secolo, in cui fu opera del Vescovo Santo, Sabino, grande amico (valde diligebat) di San Benedetto negli incontri a Montecassino.
Il tufo è la pietra canosina, che parla in questa CITTA' DI PRINCIPI, IMPERATORI, VESCOVI e… NONNI contadini e cristiani.
La gentilissima Matilde Forlin ci scrive. "Mia nonna mi diceva: la benedizione passa sette muri; non muove foglia che Dio non voglia; dopo canta' Rosari", invitando a recitare, anzi a cantare il Rosario dopo il lavoro della giornata.
Così risuonano le Sue parole che "respiravano in famiglia i pensieri del padre e della madre".
"Mio padre mi diceva: studia, perché ogni conoscenza in più è una ricchezza dei poveri".
"Mio padre non l'ho mai sentito alzare la voce sopra mia madre, e diceva sempre in dialetto: sentite vostra madre".
"E mia madre, che mi ha trasmesso lo stupore della vita, mi diceva: preparati ragazzo, preparati, perché il Signore ha del bene da farti fare".
Grazie card. Tonini!
Le parole della nonna, della mamma, diventano anche proverbi e sapienza popolare, come "le parole dei Sapienti" del libro dei Proverbi del V sec. a. C. dell'Antico Testamento; sono parole dei nonni di Israele che manifestano "i cieli per la loro altezza e la terra per la sua profondità" (Prov. 25, 3).
I nostri nonni, i nostri genitori, sono i primi, come dice Papa Francesco, che "ci hanno insegnato a pregare".
Si associano alla suddetta lettera la Città e la Chiesa di Pederobba (TV), con cui Le abbiamo fatto dono dell'olio di Nardo, nel profumo evangelico del Suo stemma: i nonni nei diversi dialetti, dal Nord al Sud, hanno detto le stesse cose, dal Sudario, alla Casa di Preghiera, al Segno della Croce, ai "Cristiani", visti in tutta la gente di paese, come diceva Sua nonna e mia nonna.
Grazie nonni!
Grazie Papa Francesco!
Grazie Gesù e Maria!
È sera, chiediamo perdono dei nostri peccati, diciamo grazie al Signore della vita, facciamo silenzio prima del sonno e preghiamo per il Papa, come ci ha chiesto: "... Santa Maria, Madre di Dio, prega per Papa Francesco, Pastore, adesso e nell'ora della sua morte" Amen.
maestro Giuseppe Di Nunno
Canosa di Puglia, 2 ottobre 2013
Sono un maestro in pensione, ma sempre al servizio, e ora che sono nonno a 64 anni, con tre figli lontano per lavoro, penso di più alle parole dei nonni.
- Anche in Puglia "il sudario non ha tasche
Nei miei studi e nella mia esperienza di maestro di Scuola Elementare, non più in servizio, ma ancora al servizio volontario con le mie fragilità fisiche, ho ritrovato un proverbio del nostro paese e del territorio barese, simile a quel detto: "u tavéute nan tène le palte" (la bara non ha tasche). Tavéute deriva dall'arabo tabut (cassa da morto) e palte deriva dal francese paltot (capotto, giacca).
Nella voce del tempo dei nonni, testimoni di Gesù, vogliamo indirizzarLe e dedicarLe alcune parole di insegnamenti cristiani, che ho raccolto in una poesia in dialetto canosino (Li Crestiène), trasmessa ai bambini, anche attraverso il sito www.canosaweb.it
I nonni parlavano in dialetto, ma col cuore di Gesù e Maria.
- I Cristiani (li Crestiène)
- I bambini, anime di Dio
- I fioretti e l'Angioletto
Ma anche mia nonna Rosinella diceva "l'Arcangelo Raffaele ti assista".
- Alle anime del Purgatorio
- La buonanima di mio padre
- Se il Signore benedice i campi
- Che peccato! dinanzi alla morte
- Il segno della Croce sul pane
Anche l'olio d'oliva si usava, facendo un segno di croce (na cràucia d'ughhjie).
Mia moglie Elena, continua a fare il pane in casa e sarebbe bello condividerlo con Lei.
- Le orazioni in Chiesa
In fondo sul portale delle nostra storica Cattedrale del VI sec. è scritto: "DOMUS MEA / DOMUS ORATIONIS" ("La mia casa sarà casa di preghiera") , Luca, 19, vv.45.48.
E ricordando il Battesimo ricevuto in Chiesa, parlando di qualche difetto di una persona, si salvaguardava il Battesimo: "da fòre u Vattìsme" (tranne il Battesimo).
- Cresci santo!
Caro Papa Francesco, anche noi diciamo al suo starnuto: "cresci Santo!"
- La fede nel Signore
I nostri nonni erano gente viva nella fede, popolare, semplice, povera, ma grande nel cuore.
- Famiglia, Chiesa domestica
- Gesù e Maria, sempre Maria
Così è scritto in un graffito della cavità di tufo a Canosa di Puglia, da me esplorata negli anni 80: VIVA GESU' - VIVA MARIA.
È sera, così prega nonna Rosetta in dialetto: "Mu s'achjéute la porta maie / cu mande de Marôje, /
ke le mène de san Geséppe, / ke l'anidde de san Semiòne" (Ora si chiude la porta mia, / con il manto di Maria, / con la mano di San Giuseppe / con l'anello di San Simone).
- Se Gesù Cristo vuole!
Anche al termine della giornata, il nonno auspicava "domani è un altro giorno, se Gesù Cristo vuole" (se Gèse Criste vòle).
- Un Crocifisso sotto terra a Canosa di Puglia
Mentre nell'iconografia e teologia il Crocifisso è raffigurato sulla sommità del Golgota, il Crocifisso canosino nel buio sottoterra regge le fondamenta della città e della storia.
Ai suoi piedi, dopo la mia scoperta sotterranea del 1984, abbiamo pregato il Padre Nostro con il Parroco della Cattedrale San Sabino, mons. Felice Bacco e con il Vescovo del tempo mons. Giuseppe Lanave.
Il tufo, roccia calcarea di Canosa di Puglia, punteggiata di sette storiche colline come Roma e le città dell'Asia Minore, ha costituito la religiosità del tempio ellenistico del IV sec. a, C. e la cupola cristocentrica con sette cerchi concentrici, riportata alla luce in Cattedrale in questo anno della Fede, dal VI secolo, in cui fu opera del Vescovo Santo, Sabino, grande amico (valde diligebat) di San Benedetto negli incontri a Montecassino.
Il tufo è la pietra canosina, che parla in questa CITTA' DI PRINCIPI, IMPERATORI, VESCOVI e… NONNI contadini e cristiani.
- Mia nonna diceva… dalla Puglia al Veneto
La gentilissima Matilde Forlin ci scrive. "Mia nonna mi diceva: la benedizione passa sette muri; non muove foglia che Dio non voglia; dopo canta' Rosari", invitando a recitare, anzi a cantare il Rosario dopo il lavoro della giornata.
- Mia madre diceva… del card. Ersilio Tonini
Così risuonano le Sue parole che "respiravano in famiglia i pensieri del padre e della madre".
"Mio padre mi diceva: studia, perché ogni conoscenza in più è una ricchezza dei poveri".
"Mio padre non l'ho mai sentito alzare la voce sopra mia madre, e diceva sempre in dialetto: sentite vostra madre".
"E mia madre, che mi ha trasmesso lo stupore della vita, mi diceva: preparati ragazzo, preparati, perché il Signore ha del bene da farti fare".
Grazie card. Tonini!
- I padri della Bibbia ci dicevano…
Le parole della nonna, della mamma, diventano anche proverbi e sapienza popolare, come "le parole dei Sapienti" del libro dei Proverbi del V sec. a. C. dell'Antico Testamento; sono parole dei nonni di Israele che manifestano "i cieli per la loro altezza e la terra per la sua profondità" (Prov. 25, 3).
- Mia madre mi diceva… con l'esempio
I nostri nonni, i nostri genitori, sono i primi, come dice Papa Francesco, che "ci hanno insegnato a pregare".
Si associano alla suddetta lettera la Città e la Chiesa di Pederobba (TV), con cui Le abbiamo fatto dono dell'olio di Nardo, nel profumo evangelico del Suo stemma: i nonni nei diversi dialetti, dal Nord al Sud, hanno detto le stesse cose, dal Sudario, alla Casa di Preghiera, al Segno della Croce, ai "Cristiani", visti in tutta la gente di paese, come diceva Sua nonna e mia nonna.
Grazie nonni!
Grazie Papa Francesco!
Grazie Gesù e Maria!
È sera, chiediamo perdono dei nostri peccati, diciamo grazie al Signore della vita, facciamo silenzio prima del sonno e preghiamo per il Papa, come ci ha chiesto: "... Santa Maria, Madre di Dio, prega per Papa Francesco, Pastore, adesso e nell'ora della sua morte" Amen.
maestro Giuseppe Di Nunno
Canosa di Puglia, 2 ottobre 2013