Stilus Magistri
Giochiamo in dialetto
Nella Giornata Nazionale del Dialetto
lunedì 16 gennaio 2017
22.41
Il 17 Gennaio le PRO LOCO (UNPLI) d'Italia promuovono la Giornata Nazionale del Dialetto. Nelle radici secolari del nostro popolo abbiamo elaborato il saggio di dialettologia, "Sulle vie dei ciottoli del dialetto canosino", presentato un anno fa in un linguaggio di "quasi teatro", come ha scritto Paolo Pinnelli su "La Gazzetta del Mezzogiorno" e come ha riportato Bartolo Carbone su Canosaweb, sfogliato e apprezzato dai cari emigranti di Torino e di Milano. In un'epoca di giochi digitali riscopriamo la pagina del giochi in dialetto, pensando che solo al gioco della trottola l'Università di Palermo ha scritto un libro di indagine in Sicilia, che noi abbiamo esteso nelle radici elleniche della Magna Grecia nel Museo Archeologici Nazionale di Atene.
I giochi in dialetto
Il dialetto è rappresentato linguisticamente anche nei giochi del '900, ormai scomparsi, ma sempre creativi in gruppo e quindi riproponibili nella nostra cultura digitale e consumistica. Molti giochi socializzavano per strada all'aria aperta. Il ludus discendi (il gioco di imparare) è stato un modo di crescere e di vivere nella nostra infanzia e adolescenza. Movimento, socializzazione e comunicazione, costruzione artigianale, creatività e divertimento emergono nei giochi del '900, di cui ritroviamo radici culturali nei giochi dei bambini del Medio Evo, dell'Antica Roma, dell'Antica Grecia. Elenchiamo alcuni giochi, che meritano uno studio approfondito e che hanno divertito molte generazioni: papulìcchie e papulàcchie, jàpre e squàcce (indovinare l'oggetto nascosto in un pugno da aprire); tùp tùp! stè un mòneche? (colonna di pugni); le chiànghe (gioco sulle pietre o campana); u mazzagàtte (gioco del tiro di un pezzo di legno); u stàcce (sorta di bocce); la cumète (l'aquilone)… che meraviglia!; l'atteraprète (la fionda); u cucinìdde (il cucinino delle bambine); la pupédde (la pupetta) dove il gioco delle bambole, di terracotta, di legno, di stoffa, rappresenta il mondo dell'infanzia femminile dal 2000 a. C., dall'antico Egitto, all'antica Roma; o scecàffe (allo schiaffo da indovinare); alla lotta con coppie di cavallo e cavaliere, che impugnava le mani (esiste un dipinto antico); ai dadi; alla dama, al Tris, all'Oca; le castédde de l'aménele (i mucchi di mandorle sovrapposte, da far cadere con il marrone); li rucelìcchie (giochi sul marciapiede con tappi di metallo di bottiglie); la palle di pézze; u parapàlle; le biglie di vetro; u cùrle (la trottola di legno); mosca cieca (bendati col fazzoletto); le figurine; feselìcchie (fessolicchio) (gioco di squadra per fare campo); zombacavàdde (salto a cavallo di compagni distesi avanti); "Muselòne" (gioco di Guardia e ladri, che rievocava il famoso brigante Musolino dell'Aspromonte); u cìrchie (gioco con il cerchio di bicicletta, guidato da un'asta); u carrùzze (il carrettino a tre ruote); la slìtte (pattino a due ruote); l'atteracùppe (il lanciaconi di carta o cerbottana); u frescekétte (il fischietto fatto con canne dell'Ofanto); la corsa nei sacchi; l'albero della cuccagna e altri; ai quattro angoli; a Testa o Croce di una moneta; alla morra; all'ascunnétte (a nascondino); ai rocchetti di legno del filo di cotone: venivano dentati e con un elastico e una leva, diventavano dei piccoli trattori o carri armati; o vezzàrre (gioco col bottone con i fili infilati e intrecciati, che facevano ruotare velocemente il bottone); allo yo-yo; al fazzoletto tra due squadre, come abbiamo giocato a volte a Scuola, con i bambini all'aperto!
Nel Medioevo, ritroviamo i giochi di corte come i dadi, il Tris (Filetto), gli Scacchi, l'Oca (citata come gioco della "zara" da Dante Alighieri, nel Purgatorio, Libro VI, vv. 1-4).
Nell'antica Roma i bambini giocavano anche loro a testa o croce con la moneta, gridando: navia aut capita? (nave o testa?) oppure a pari e dispari con le dita (père o spère), dicendo "par, impar"; giocavano con il cerchio da spingere o con la trottola di legno (turbo), con il carretto, al filetto (una sorta di Tris), a dama, ai dadi, all'aquilone. E alcun giochi, erano presenti anche tra i bambini dell'Antica Grecia: la trottola, come abbiamo appreso dal Museo Archeologico Nazionale di Atene. Questi giochi si sono tramandati nel Medioevo, nell'Umanesimo, nel Rinascimento, giungendo nel '700 e poi fino al '900 dei nostri nonni.Dagli anni '70 Fra' Celestino Di Muro, canosino, ha scritto un libro "li sciùche de na vòlte!" (i giochi di un tempo). Il proverbio canosino del 17 Gennaio, festa di Sant'Antonio e primo giorno di Carnevale dice: "Sand'Andùne, màscekere e sùne" (Sant'Antonio, maschere e suoni).
Buona Festa!
maestro Peppino Di Nunno
I giochi in dialetto
Il dialetto è rappresentato linguisticamente anche nei giochi del '900, ormai scomparsi, ma sempre creativi in gruppo e quindi riproponibili nella nostra cultura digitale e consumistica. Molti giochi socializzavano per strada all'aria aperta. Il ludus discendi (il gioco di imparare) è stato un modo di crescere e di vivere nella nostra infanzia e adolescenza. Movimento, socializzazione e comunicazione, costruzione artigianale, creatività e divertimento emergono nei giochi del '900, di cui ritroviamo radici culturali nei giochi dei bambini del Medio Evo, dell'Antica Roma, dell'Antica Grecia. Elenchiamo alcuni giochi, che meritano uno studio approfondito e che hanno divertito molte generazioni: papulìcchie e papulàcchie, jàpre e squàcce (indovinare l'oggetto nascosto in un pugno da aprire); tùp tùp! stè un mòneche? (colonna di pugni); le chiànghe (gioco sulle pietre o campana); u mazzagàtte (gioco del tiro di un pezzo di legno); u stàcce (sorta di bocce); la cumète (l'aquilone)… che meraviglia!; l'atteraprète (la fionda); u cucinìdde (il cucinino delle bambine); la pupédde (la pupetta) dove il gioco delle bambole, di terracotta, di legno, di stoffa, rappresenta il mondo dell'infanzia femminile dal 2000 a. C., dall'antico Egitto, all'antica Roma; o scecàffe (allo schiaffo da indovinare); alla lotta con coppie di cavallo e cavaliere, che impugnava le mani (esiste un dipinto antico); ai dadi; alla dama, al Tris, all'Oca; le castédde de l'aménele (i mucchi di mandorle sovrapposte, da far cadere con il marrone); li rucelìcchie (giochi sul marciapiede con tappi di metallo di bottiglie); la palle di pézze; u parapàlle; le biglie di vetro; u cùrle (la trottola di legno); mosca cieca (bendati col fazzoletto); le figurine; feselìcchie (fessolicchio) (gioco di squadra per fare campo); zombacavàdde (salto a cavallo di compagni distesi avanti); "Muselòne" (gioco di Guardia e ladri, che rievocava il famoso brigante Musolino dell'Aspromonte); u cìrchie (gioco con il cerchio di bicicletta, guidato da un'asta); u carrùzze (il carrettino a tre ruote); la slìtte (pattino a due ruote); l'atteracùppe (il lanciaconi di carta o cerbottana); u frescekétte (il fischietto fatto con canne dell'Ofanto); la corsa nei sacchi; l'albero della cuccagna e altri; ai quattro angoli; a Testa o Croce di una moneta; alla morra; all'ascunnétte (a nascondino); ai rocchetti di legno del filo di cotone: venivano dentati e con un elastico e una leva, diventavano dei piccoli trattori o carri armati; o vezzàrre (gioco col bottone con i fili infilati e intrecciati, che facevano ruotare velocemente il bottone); allo yo-yo; al fazzoletto tra due squadre, come abbiamo giocato a volte a Scuola, con i bambini all'aperto!
Nel Medioevo, ritroviamo i giochi di corte come i dadi, il Tris (Filetto), gli Scacchi, l'Oca (citata come gioco della "zara" da Dante Alighieri, nel Purgatorio, Libro VI, vv. 1-4).
Nell'antica Roma i bambini giocavano anche loro a testa o croce con la moneta, gridando: navia aut capita? (nave o testa?) oppure a pari e dispari con le dita (père o spère), dicendo "par, impar"; giocavano con il cerchio da spingere o con la trottola di legno (turbo), con il carretto, al filetto (una sorta di Tris), a dama, ai dadi, all'aquilone. E alcun giochi, erano presenti anche tra i bambini dell'Antica Grecia: la trottola, come abbiamo appreso dal Museo Archeologico Nazionale di Atene. Questi giochi si sono tramandati nel Medioevo, nell'Umanesimo, nel Rinascimento, giungendo nel '700 e poi fino al '900 dei nostri nonni.Dagli anni '70 Fra' Celestino Di Muro, canosino, ha scritto un libro "li sciùche de na vòlte!" (i giochi di un tempo). Il proverbio canosino del 17 Gennaio, festa di Sant'Antonio e primo giorno di Carnevale dice: "Sand'Andùne, màscekere e sùne" (Sant'Antonio, maschere e suoni).
Buona Festa!
maestro Peppino Di Nunno