Stilus Magistri
I Carabinieri Reali del Corpo di Cavalleria a Canosa di Puglia, nelle radici dell’Unità d’Italia
Scoperta in corso San Sabino la sede originaria della prima Scuderia del 1862, nel “governo” dei Cavalli
sabato 10 maggio 2014
15.16
All'indomani dell'Unità del Regno d'Italia del 1861 , una nota del 23 Luglio 1862, della Luogotenenza di Barletta, inviata al Regio Delegato del Governo in Canosa, attestava: "Essendo stabilito in massima che la Stazione di Canosa abbia a comporsi di Cavalleria e non più di fanteria…".
Nel Luglio del 1862, all'indomani del Regno dell'Unità d'Italia, la Caserma di "fanteria" dei Carabinieri Reali di Canosa di Puglia, si componeva in "cavalleria", con una "scuderia in via San Savino" (attuale corso San Sabino), al tempo del Sindaco Vito Samele.
Dalle fonti dell'Archivio Storico Comunale e dell'Ufficio Storico del Museo di Roma dell'Arma dei Carabinieri, accediamo, sotto lo stemma dei Savoia, alle conoscenze della nascita della "Stazione di Canosa di Puglia, dipendente dalla Luogotenenza e Compagnia di Barletta, e della Divisione di Bari, della 9^ Legione di Puglia".
Il Comune di Canosa, assunse la "Spesa occorrente per ridurre a scuderia i locali del Signor Pesce, messi alla strada San Savino di questo abitato, da servirsi per i Reali Carabinieri".
La "descrizione" della scuderia nella sede successiva in via Irpina, nei locali del sig. Petroni Savino e Scocchera, riporta alcune componenti strutturali: "stalla per i cavalli, mangiatoia per 6 posti, gran sottano con tufi con sottoposto basolato di pietra, con travi di legno e campanelli di ferro alla trave della mangiatoia per legare i cavalli. In detta scuderia vi esiste una pila di pietra e pozzo di acqua non potabile".
I "campanelli di ferro" erano i noti anelli di ferro, presenti nella civiltà contadina, infissi anche nelle pareti per strada, cui si legavano i cavalli, presenti anche nel lessico dialettale popolare (li cambanìdde).
Nell'anno 1867, al tempo del Sindaco di Canosa, Paulicelli Savino, "la scuderia e la Caserma dei RR. Carabinieri, sono poste in via Irpina, N. civico 14, nei locali di proprietà del sig. Scocchera e Petroni Savino".
Mi sono recato recentemente nel Corso San Sabino, nell'androne del Palazzo Pesce, riscoprendo la prima sede della scuderia, dove ritroviamo i segni nelle pietre, nei campanelli di ferro, in due fregi bronzei che raffigurano la testa di cavallo, dell'equus caballus dei Carabinieri.
Nel corso della Mostra dei Cappelli Storici della Benemerita Arma, ci siamo recati, in un viaggio nel tempo, a visitare l'androne storico del palazzo gentilizio con il Ten. Elpidio Balsamo, che ha 'plasmato' la Mostra dei Cappelli storici nell'androne del Museo dei Vescovi della Cattedrale San Sabino. Accompagnati dall'instancabile Maresciallo in congedo, Mimmo Porro, siamo stati accolti dal Vigile urbano Ezio Masotina, apponendo i nastri rosso-blu ai campanelli di ferro, che hanno evocato dopo 150 anni il tintinnio della presenza dei cavalli dei Carabinieri Reali a Canosa.
Da documenti storici trasmessi con apprezzata competenza dal Tenente Elpidio Balsamo della Compagnia di Barletta, rileggiamo due bandi di gara dell'ottobre 1860, in Sicilia, per l'acquisto dei cavalli e per il loro foraggio. Nella regione siciliana, "volendo preferire il prodotto indigeno", si acquistavano, "non accettando giumente", "cavalli di età non minore di anni 3 e non maggiore di anni 6, e di razza morello (col manto nero), bajo sauro (marrone rossastro), e storno (grigio-bianco)". "La fornitura del foraggio dei cavalli era composta da quattro rotoli di orzo e otto rotoli di paglia". Si consideri che il rotolo era una unità di misura di peso, che ho già ritrovato nello studio dei "Sacri Bronzi "(le campane) di Canosa; nel Regno delle Due Sicilie, corrispondeva in Sicilia a Kg. O,79, mentre in Campania a Kg. O,89.
La tradizione equestre dei Carabinieri, ha lasciato tracce storiche, da Pastrengo ai due conflitti mondiali, in particolare nella Grande Guerra e continua nel IV Reggimento dei Carabinieri a Cavallo, come anche nelle Scuderie del Quirinale, con cui abbiamo avuto contatti di studi e conoscenze, che attestano oggi come ieri, il compito dei Carabinieri di "governare i cavalli", con l'uso delle "campanelle di ferro" .
Mi sembra di rivivere la voce di mio padre Giovanni, agricoltore, che si svegliava di notte a "guvernè u cavàdde", prima di partire per il lavoro nei campi.
Ma il Tenente Balsamo, arricchisce lo studio lessicale, precisando che il termine si usa anche nel "governare il personale", facendoci comprendere che il cavallo, veniva e viene considerato come membro del Corpo dei Carabinieri.
Peraltro l'etimologia latina del verbo "gubernare", significa "reggere, guidare, dirigere", con un messaggio morale ai nostri Governanti, nell'arte "nobile e difficile" della vita politica del Paese.
La storia, maestra di vita, ci consente di riscoprire la Caserma di Canosa di Puglia, nelle radici reali, con l'apporto prezioso alla Mostra storica, dall'inizio dell'anno, del Luogotenente Savino Silecchia della Stazione di Canosa, il cui servizio, congiuntamente alla Compagnia di Barletta, e a tutta l'Arma, rappresenta un valore della Repubblica ed un patrimonio morale e storico italiano, mentre ricorre il Bicentenario dell'Arma dei Carabinieri, dal 1814 al 2014.
maestro Giuseppe Di Nunno di Canosa di Puglia – Anno 2014.
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